mercoledì 25 novembre 2009

Libri vissuti - 4

E' un classico della letteratura moderna, uno di quei libri che hanno letto in tanti e che si trova abbastanza facilmente nelle antologie scolastiche, ed é diventato il simbolo dello stile narrativo del suo autore, Franz Kafka.
Borges lo ha definito un autore talmente originale che é riuscito a generare non solo imitatori postumi, ma addirittura precursori. Ovvero: scrittori antecedenti a Kafka che erano passati inosservati, hanno ottenuto visibilità grazie a lui poiché alcuni critici li hanno riscoperti notando nelle loro opere stili e tematiche che poi prenderanno forma concreta nel "Processo", nel "Castello" e, ovviamente, nella "Metamorfosi".
La vicenda non necessita neppure di essere raccontata poiché tutti la conoscono, anche quelli che non l'hanno letta. Io la inserisco a pieno titoli fra i miei "libri vissuti" che mi hanno lasciato una traccia addosso, perché posso garantire che (almeno per me) é stata una lettura inquietante e carica di angoscia, al termine della quale ho provato il forte desiderio di mettere da parte i libri per qualche tempo.
Perché questo effetto così devastante? Posso parlare solo a titolo personale, ma credo che il meccanismo narrativo inconfondibile del grande scrittore ceco sia saper condurre i lettori nell'inspiegabile e nell'iniquo e abbandonarli lì. Il racconto inizia riferendo che Gregor Samsa si é trasformato in un insetto, senza spiegare perché sia successo. Un approccio che non cambierà sino alla fine. La vita del protagonista sprofonda nell'incubo di questa assurda metamorfosi con tutte le sue conseguenze orribili, ma non si capirà mai perché sia avvenuta e perché lui ha dovuto subire questa esperienza atroce. Se nel finale fosse stata inserita una spiegazione, un'ipotesi che avesse dato un senso a questa trasformazione, la carica d'angoscia svanirebbe e il lettore si sentirebbe sollevato. Invece l'assurdità e l'ingiustizia di questa situazione rimangono prive di significato.
L'angoscia kafkiana é proprio questa secondo me: trasmettere sottilmente l'idea che sia vero il nostro terrore più profondo, ossia che gli eventi che ci accadono sono privi di un qualunque disegno o scopo, e che tutto il male che siamo costretti a subire non verrà in nessun modo ricompensato da una forma di giustizia superiore.

1 commento:

  1. Un altro di quei libri che devo assolutamente rileggere, è passato troppo tempo. Ho un'edizione Newton & Compton sgangheratissima, è l'occasione buona per sostituire il libro e rileggerlo.

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