lunedì 19 giugno 2017

Quando si scrive in segreto

Ho già spiegato più volte che ho deciso di mettermi in gioco tramite ebook gratuiti o autopubblicati (malgrado il mancato placet degli editori) poiché sono convinto che quando si scrive narrativa ci si rivolge implicitamente a un ipotetico lettore, quindi tenere tutto chiuso in un cassetto non ha senso. É un tipo di scrittura che nasce con lo scopo di essere letta, non occultata.
Però esiste un altro genere di scrittura che, al contrario, viene rigorosamente tenuta nascosta.
I cosiddetti diari segreti, ma anche certi sfoghi e confessioni che anziché restare confinati nella mente vengono scritti al volo su un fogliaccio o su un file del pc (talvolta solo per sparire subito dopo con un clic sul tasto canc oppure come combustibile per il fuoco del caminetto) prendono vita con lo scopo opposto, che è abbastanza contraddittorio: dare forma visibile a ciò che non deve essere mostrato agli altri.
Si tratta di pagine da elaborare e, talvolta, rileggere per una sorta di necessità personale che può assumere varie forme: autoanalisi, "vendetta", ricordo privato.
Qual è il senso di una scrittura di questo genere? Se si tratta di cose che nessuno oltre l'autore deve leggere, perché dargli una forma fisica che le espone al rischio delle sbirciate altrui?
Ovviamente una prima facile risposta è che: beh, col tempo i ricordi si cancellano, le sensazioni si affievoliscono. Raccontare (o meglio: raccontarsi) a caldo quel che si è provato per eventi appena vissuti che hanno lasciato un'emozione intensa e trascriverlo a futura memoria personale è un metodo per impedire che il grigiore del tempo ne sbiadisca l'intensità.
Io penso che sia anche una necessità quasi fisiologica: credo che mettere per iscritto certe esperienze sia un modo per esorcizzarle, per espellerle dalla mente come se fossero una tossina che, una volta messa nero su bianco, fa meno male (o più bene) all'anima.
Voi che ne pensate? Avete mai scritto cose "segrete" a esclusivo uso personale?

22 commenti:

  1. Be', si... Avevo un diario segreto. Ma non lo curavo molto, e alla fine ci annotavo solamente le giornate negative, per sfogo. Per cui ho chiuso con quell'esperienza 'narrativa' e, subito dopo, ho cominciato a scrivere racconti sul mio primissimo blog... Quanto tempo che è passato da quel periodo 'ingenuo'.

    RispondiElimina
  2. Da giovane amavo scrivere proprio con l'intento che descivi così bene negli ultimi passaggi del post. Devo dire che mi ha fatto star bene, mi è servito per elaborare molte cose, ho avuto una giovinezza turbolenta, molto turbolenta, e scrivere mi ha aiutato a stemperare.
    Forse anche adesso è così, boh.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si vede che hai molto da raccontare dentro di te, e devo dire che ci riesci bene.

      Elimina
  3. La mia risposta è sì. Ho scritto cose "segrete" per quasi un quarto di secolo. Ho cominciato a scrivere per uso personale ma con una certa continuità nella primavera del 1987 e solo alla fine del 2010 mi è venuta della voglia di rendere pubblico parte di quel che ho scritto. In realtà non ho mai considerato niente di quel che ho scritto come un segreto da difendere, ma scrivevo senza fine di pubblicazione in ubbidienza a un esercizio di autoesplorazione che mi ero proposto di eseguire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho avuto un periodo del genere, però ho iniziato a scrivere per narrare, l'uso "privato" è stata una parentesi.

      Elimina
  4. Parli con una che ha vissuto tutto il periodo della giovinezza con un dialrio personale dentro un cassetto. Ne ho scritti quindici e sono tutti rigorosamente conservati, perché niente di quel periodo vada perso. Io non andavo a letto se prima non scrivevo anche due righe nelle agende che riempivo fino all'ultima pagina: sfoghi, frasi, cronache di eventi da non dimenticare, nomi, allusioni, lì dentro c'è la mia vita.
    A me quei diari sono serviti in funzione catartica: scrivevo e mi liberavo di un problema o alleggerivo un'ossessione. Scrivere su un diario era un toccasana. Poiché sapevo che qualcuno poteva venire a sbirciare mettevo nomi in codice e parlavo per metafore: solo io avevo accesso ai miei segreti. Ed è ancora così: certe volte lascio parte dei miei pensieri scritti da qualche parte, ma in un modo talmente criptico da non risultare intellegibili nemmeno a chi mi conosce bene.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Accidenti, chissà che altarini si potrebbero svelare sapendo il "codice" di lettura ;-)

      Elimina
  5. A dire il vero no. Io rielaboro sempre in senso narrativo. Ci sono dei racconti più personali di altri. Alcuni che pensavo che non li avrei mai fatti leggere a nessuno, troppo legati a qualcosa di "mio". Poi però il tempo è passato, il legame è risultato meno evidente anche per chi mi conosce e quindi hanno perso quello status di segretezza. Qualcuno di questi racconti si è anche instradato verso la pubblicazione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Fondamentalmente è stato lo stesso per me, tranne un breve periodo di scrittura "privata".

      Elimina
  6. La seconda Ariano. Scrivere per capire ed esorcizzare eventualmente. Scrivere come sfogo.
    Lo avevo anch'io un diario segreto. Buttato quando diventando maggiorenne ero diventata automaticamente adulta (???????) Sì, ome se il passaggio fosse automatico. :)
    So che ci scrivevo di tutto e ti confesso che mi piacerebbe pure rileggerlo. O forse è meglio di no?????

    RispondiElimina
  7. Avevo il diario segreto da ragazzina ma è stata una cosa che non mi ha mai entusiasmato. Probabilmente non ho segreti particolari, esperienze da esorcizzare o un qualche bisogno di scrivere su un diario così privato. Se ho qualcosa da dire la condivido con le mie amiche o al massimo scrivo qualcosa sul blog. ^^

    RispondiElimina
  8. Da giovane scrivevo spesso lunghe lettere agli amici, mi piaceva moltissimo!
    Poi mi sono decisamente chiusa, per varie situazioni e un po' rimpiango quella mia capacità di comunicare ed essere aperta alle persone. Probabilmente ero gggiovane :D
    Ho anche scribacchiato, ma tutto quel che ho prodotto nel tempo è stato sempre distrutto XD Mai avuto un diario, ecco... la mia necessità è sempre stata scrivere per comunicare con qualcuno.
    Quindi, alla fine non ho segreti, perché non esistono le prove XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mannaggia, la CIA mi avrebbe pagato un bel po' di dollari se fossi riuscito a scovare le prove per incastrarti :-D

      Elimina
  9. Da ragazzina tenevo un diario, ma ha avuto breve durata. Mi pare che lo avessi scritto per un anno o poco più. Poi l'avevo lasciato perdere perché mi sembrava un esercizio sterile. Non mi dava nessuna soddisfazione tenerlo per me, mi piaceva comunque condividere.

    Ho scritto dei racconti che poi ho cestinato!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si vedeva già allora che eri più portata per raccontare storie che per scrivere in forma privata.

      Elimina
  10. Mai avuto un "diario segreto".
    Le agende le ho sempre utilizzate come ottimo supporto per prendere appunti di ogni genere, ma è un'abitudine che ho perso nel tempo. Ora come ora, nonostante la tecnologia, viaggio con foglietti sparsi per cose urgenti/importanti da tenere sottocchio. E riconosco sia per me una grossa pecca, vista la memoria infima in primis. Forse dovrei sfruttare anche io la scrittura in modo "terapeutico", chissà :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per quanto riguarda i foglietti promemoria, io ho un cervello stile "groviera" e dimenticherei quasi tutto, però mi aiuto tecnologicamente con l'app per android "Just reminder" (è stata creata da programmatori giapponesi!) nella quale inserisco avvisi (con suoneria a orario prefissato e testo esplicativo del memo) in modo da sostenere la mia fragile memoria. Lo consiglio ;-)

      Elimina
    2. E io accetto al volo il consiglio, grazie! :D

      Elimina