venerdì 8 dicembre 2017

Strenna natalizia

Benché io sia notoriamente un grinch, per una serie di ragioni mi sono ritrovato a elaborare un racconto dall'atmosfera natalizia. Data la mia idiosincrasia per questa festività, non sono del tutto certo che questo racconto possa piacere a chi ama la notte del 24 dicembre: forse è più adatto a chi la vive un po' forzatamente come me. Ma non è troppo acido, lo giuro ;-)
Visto che oggi è la festa dell'Immacolata, quasi il preannuncio ufficiale del Natale, io ve lo offro come un anticipo fra i regali da scartare sotto l'albero. Chi lo gradisce e vuole contraccambiare non deve fare altro che andare sulla mia pagina autore di amazon e omaggiarmi con l'acquisto di un mio ebook. Tra l'altro ce ne anche uno che, tecnicamente romanzo di formazione (anche se il protagonista non è più così giovane), si può definire una storia anti-natalizia. Mi riferisco a "Cronaca di natale".
Questo non è l'ultimo post del 2017, mi rifarò vivo prima di San Silvestro, però ora il blog passa in modalità festiva e quindi colgo l'occasione per porgere i miei migliori auguri a tutti :-)
Buona lettura!

BABBO A NATALE
I dubbi interiori sono venuti dopo, conseguenza della riflessione. L’opposizione istintiva invece l’avevo espressa subito, palese, sin da quando era stata avanzata la proposta che assomigliava a un ordine perentorio.
“Lo fanno tutti! In ogni casa dove ci sono bambini c’è qualcuno che…”
“Io mi distinguo sempre dalla massa, lo sai”.
“L’avrei chiesto a mio padre, ma ci tiene tanto a essere presente come spettatore per filmare la scena”.
“Certo: la farsa deve avere una forma visibile anche per i posteri, a futura memoria”.
“Ma dai!”
“Poi glielo mostreremo e le diremo: ‘Vedi? Questa eri tu, piccola e ingenua, quando ti dicevano che i regali li portava Babbo Natale. E questo, grande grosso e coglione, era papà travestito con una palandrana rossa e un barbone bianco per indurti a credere a quella menzogna’ ”.
“Addirittura menzogna! Ma neanche le volessimo mettere in testa chissà quale bestialità! Ti sembra così atroce che una pupetta di diciotto mesi, per due o tre anni della sua vita, creda che esiste un vecchietto che porta regali solo ai bimbi buoni?”
“Non mi ci vedo io a recitare la parte. Se potessimo chiederlo a…”
“A chi? Il giorno di Natale ognuno sta coi suoi, lo dice pure il proverbio. Forse se tuo padre venisse…”
“Non può, lo ha invitato mio fratello. Comunque ti garantisco che pure lui non lo farebbe mai, è come me da questo punto di vista”.
“Tuo padre non ti diceva che i regali te li portava Babbo Natale?”
“Sì che me lo diceva! Intendevo dire che non si travestirebbe mai”.
“Quindi i tuoi genitori ti raccontavano comunque una menzogna, secondo quanto hai detto prima. Perché non glielo hai mai rimproverato?”
“Guarda, ti dirò una cosa: tu lo sai che prima di conoscerti io ho sofferto per un certo periodo di crisi depressive…”
“Sì, me ne hai parlato un paio di volte”.
“Ecco, con l’aiuto dello psicologo io sono arrivato a trovare la causa dei miei stati depressivi in un atteggiamento basato su un eccesso di aspettative…”
“E che c’entra?”
“Un eccesso di aspettative nasce anche da un’infanzia in cui ogni capriccio viene accontentato dai genitori, praticamente ti fanno credere che tutto è possibile se solo lo desideri…”
“No, ti prego, ho capito dove vuoi andare a parare! Stai sostenendo che a vent’anni hai sofferto di depressione… perché quando eri bambino i tuoi genitori ti hanno detto che esisteva Babbo Natale e che ti portava i regali?”
“No, non fino a questo punto, lo so che le cause di una crisi depressiva sono chiaramente più ampie. Però, in minima percentuale, anche questa illusione infantile può incidere su…”
“Ma dai! Allora tutti dovremmo essere depressi! Ogni bambino ha ricevuto i regali convinto che glieli portasse Babbo Natale!”
“Sì, naturalmente le reazioni possano differire in base al tipo psicologico della personalità del soggetto”.
“Ecco, appunto. Quindi puoi travestirti e fingere di essere Babbo Natale senza avere il dubbio di aver rovinato la psiche di tua figlia!”
“No, non insistere. Addirittura farglielo vedere come se esistesse davvero mi sembra troppo”.
“Insomma, non vuoi rendere speciale questo Natale che potrebbe essere il primo di cui lei manterrà qualche traccia nella memoria”.
“Se questo è lo scopo, mi sembra che anche soltanto facendole trovare i regali sotto l’albero la magia sarà comunque la stessa…”
“E quella non è una menzogna? Dove sta la differenza?”
“Eh?”
“Perché il travestimento da Babbo Natale non lo accetti, e invece l’illusione che sia stato lui, e non noi, a mettere i regali sotto l’abete, ti sta bene?”
Lo ammetto, a questa obiezione non ho saputo replicare in modo convincente. Ho farfugliato qualche argomento facilmente confutabile e alla fine mi sono impuntato con “Non lo faccio, e basta!” abbastanza simile al “Perché no!” delle discussioni fra i bimbi piccoli.
A quel punto era inevitabile che finissi con l’analizzare razionalmente l’argomento e le sue motivazioni contrapposte.
In effetti è inoppugnabilmente vero che quando i figli sono piccoli ricevono insegnamenti sin troppo ottimistici per non turbare la loro innocenza. Riconosco che sarebbe sgradevole spiegare a un ragazzino che non sempre il bene trionfa sul male e che d’altronde bene e male non sono del tutto separati ma tendono a compenetrarsi e confondersi l’uno con l’altro in una zona di confine assai estesa. Concetto arduo per una mente ancora in pieno sviluppo. Inopportuno.
Al tempo stesso però, che motivo c’è di ammantare una festa popolare con elementi sovrannaturali? È una celebrazione. Si mangia tutti insieme, si sta in allegria, si gioca, si rammenta la nascita di un uomo che con le sue predicazioni ha avuto un ruolo importantissimo nella storia dell’umanità e che, prescindendo dalla sua presunta natura divina, ha lasciato degli insegnamenti utili – non tutti, alcuni sono alquanto controversi eh! – e quindi il 25 dicembre, data simbolica, si celebra la sua venuta al mondo.
Mentre argomentavo interiormente tra me e me il concetto pareva ineccepibile. Purtroppo Elisa riesce a smontare ogni mio ragionamento.
“Ma scusa tanto, se Babbo Natale non va bene perché non c’è necessità di un elemento sovrannaturale, allora Gesù cos’è?”
“Ma quella è religione, non una fiaba!”
“Se vuoi fare il razionale a ogni costo devi escludere ogni cosa non dimostrata scientificamente, fiaba o religione che sia!”
“Infatti lo sai che io sono più scettico di San Tommaso…”
“E allora perché citi un santo come esempio?”
“… Perché è un personaggio storico, va bene? Lo prendo a esempio come personaggio storico! E comunque, persino uno poco credente come me riconosce che una teologia può avere maggiore fondatezza di una favola…”
“Allora, se è per questo, ti rammento che Babbo Natale nasce dalla religione!”
“Ma…”
“Non è forse derivato da San Nicola?”
“Non è la stessa cosa!”
“Perché?”
“Perché… Oddio, come faccio a spiegartelo?”
Domanda retorica senza soluzione, ormai l’ho capito: quando ho uno scontro dialettico con Elisa sprofondo nell’incapacità di esprimere in modo compiuto i miei pensieri. Non che i suoi mi sembrino poi così inattaccabili, però riesce a complicarmi le idee e… beh, forse ce le avevo già un po’ confuse di mio su questo argomento.
Insomma, eccomi qui, dopo il cenone della Vigilia, chiuso in camera per indossare il mio travestimento da testimonial di una nota bevanda gassata. Ma perché, poi, un vecchietto obeso? San Nicola era un cristiano di scuola orientale, probabilmente digiunava spesso e mortificava il suo corpo per concentrarsi sull’importanza dello spirito.
In effetti sarebbe più giusto così: a Natale tutti a digiuno per rammentare gli aspetti spirituali dell’esistenza.
… Vabbé, forse così è eccessivo.
Mamma mia, come sono ridicolo con questa maschera! E sia, togliamoci questo dente e non se ne parla più.

“Che succede?”
“Chi è che bussa?”
“Uh, guarda! Babbo Natale!”
“Lo vedi tesoro, è venuto Babbo Natale a portarti i regali!”
“Avvicinati, così nonno vi scatta una foto insieme!”
“Che sacco grosso, quanto regali!”

Guarda come ride la mia piccolina. Ché poi sarebbe ugualmente contenta anche se potesse accorgersi che sono io. É divertente per un figlio vedere il proprio papà travestito come un buffone per offrire regali alla famiglia in modo originale.

“Se ne deve andare adesso!”
“Dovrà portare i regali ad altri bambini!”
“Certo, lui li porta a tutti i bambini del mondo!”
“Non può stare tutta la serata qui con noi”.
“Salutalo! Digli: ciao Babbo Natale, grazie per i regali, continuerò a essere buona anche l’anno prossimo!”

“Ma dove sei stato?”
“Un attimo in bagno…”
“Lo sai che mentre non c’eri è venuto Babbo Natale?”
“Ma va?...”
“Diglielo a papà, diglielo che hai visto Babbo Natale!”
Ecco che Elisa mi fa l’occhietto, come fa ogni volta che vuole dirmi: ‘Hai visto? È successo forse qualcosa di brutto a voler fare come dicevo io?’
È successo, in sostanza, che per svolgere il mio ruolo di papà per cinque minuti sono entrato nella fiaba. Sono diventato uno dei personaggi. Non il lupo cattivo o l’orco, ma Babbo Natale. Perché crescendo si può diventare anche un orco, però è la famiglia che propone il suo modello al bimbo che cresce. Un modello possibilmente positivo.
Sì, in fin dei conti è un inganno non diverso da altri, un inganno con uno scopo nobile.
Buon Natale piccola mia.

29 commenti:

  1. Buon Natale, ma ci sentiamo con maggiore calma più avanti.

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  2. E bravo Ariano! Sembra vita vissuta! 😊
    E comunque una bella morale c'è. L'amore sconfigge anche il grinch 😃😃😃😃
    Bacio e auguri!

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    1. Ma noi grinch lottiamo con le unghie e coi denti, garantito :-D

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  3. Da quest'anno il mio blog è ufficialmente denatalizzato. E tra poco anche il blogger sparisce per un po' ;-)
    Racconto carino, anche se dalle premesse speravo in un po' più di grincheria ^^

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    1. Gli spiriti dei natali passati, presente e futuri un po' hanno fatto breccia nel mio ruvido cuore ammiratore di Ebenezer Scrooge ;-)

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  4. Grande Ariano, mi piace il tuo racconto basato sul dialogo serrato. Belle le conclusioni. Ogni casa ha il suo Grinch, anche nella mia ce n'è uno. Di solito il tipico malumore da "odiolefeste" inizia il giorno dell'Immacolata, quando si tirano fuori dagli scantinati i polverosi scatoloni con gli addobbi. Pensavo fossero capricci, invece qualche giorno fa da un autorevole psicologo ho scoperto che dietro alla sindrome del mal di festa ci sono diverse ragioni. Quindi, da ora in poi guarderò con grande indulgenza tutti i Grinch del mondo. Sappilo!:))

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    1. Grazie, anche perché in effetti dei motivi ovviamente ce li ho per essere grinch... se magari non ci fossero certe situazioni private lo sarei molto meno.

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  5. Un racconto molto grazioso!
    Di recente mi sono ritrovata a parlare con bimbi (figli di amici) che mi hanno illustrato le loro idee e teorie su Babbo Natale e ho trovato divertente sapere quello che immaginano che faccia ponendo loro le domande più assurde.

    In ogni caso, buone feste! ;)

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  6. Il tuo racconto di Natale mi è piaciuto moltissimo, mi ha fatto ridere e sorridere. Io sono un po' Grinch come te e ti capisco, ma Babbo Natale è un dolce inganno per un bambino, ci sarà tempo per la cruda verità della vita. Siamo entrati tutti in modalità natalizia nonostante tutto, anch'io ho proposto un racconto di Natale sul mio blog. Un caro augurio Ariano.

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  7. Delizioso racconto su un tema che riappare più o meno ogni anno. Ecco, fra le altre cose vorrei scrivere un copione su Babbo Natale, prima o poi.

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    1. Grazie, vedrai che in questi giorni ti verrà l'idea giusta ;-)

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  8. Il maggiore dei miei figli ha sedici anni e mi dice: “a me piaceva un sacco credere a Babbo Natale”; il grinch della famiglia, qui, è l’altro di quattordici: guarda il fratello e gli risponde: “solo un cretino come te poteva dire una simile fesseria.”
    No, vabbè, sono entrambi figli miei, ma come li ho fatti uno l’opposto dell’altro?
    Comunque, il racconto ha qualcosa di “arianesco” nella sostanza, è un modo simpatico di augurare il Buon Natale.
    E io ricambio volentieri. Gli auguri, perché i tuoi libri li ho tuttiiii, 😋🤗

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    1. Grazie mille Marina :-)
      La diversità figliesca ci può stare tutta: io ho una sorella, mia madre ci ha cresciuto allo stesso modo, eppure uno dei suoi interrogativi esistenziali irrisolti è: "come è possibile che tu e tua sorella siate così diversi l'uno dall'altro?"

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  9. Credere a Babbo Natale fa parte della magia dell'infanzia, quando si credeva ogni cosa possibile! Del resto, che cosa non si farebbe per accontentare la propria principessa? :)

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    1. Infatti persino il papà razionalista infine cede ;-)

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    2. Per un secondo ho letto una r di troppo nel verbo “cede”
      Sarebbe stato un vero scoop! 😋

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    3. Il verbo "credere" è uno dei più difficili da coniugare per me :-D

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  10. Posso dire che nel mio ultimo libro ci sono ben due racconti di ambientazione natalizia?

    Venendo invece al tuo di racconto: la moglie è davvero una rompicogl**** doc!
    Comunque mi sembra di riconoscere nell'assunto centrale su cui hai basato il racconto la spiegazione freudiana della superstizione e la credenza nella magia. Quando il bambino è molto piccolo vede soddisfatta "magicamente" ogni cosa di cui necessita (cibo quando ha fame, amore quando si sente spaventato...) da parte di un essere superiore e onnipotente (la Madre), e matura in lui la convinzione che sarà sempre così. Poi quando questo smette di succedere subentra un senso di angoscia; se non si è in grado di superare questa fase, da adulto manifesterà la credenza in superstizioni (se faccio questo, avverrà questo) e atteggiamenti ossessivo-compulsivi (non posso fare a meno di fare questo, altrimenti non posso andare avanti con la mia vita).

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    1. La mia era soprattutto la domanda sulla natura di un "inganno", ovviamente affrontata in modo generico e umoristico, senza la pretesa di dare risposte o giudizi ;-)

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  11. Che bel racconto!
    Si avvicina il Natale, tanti auguri e buone feste!

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