Negli anni precedenti ho tratto bilanci, esposto progetti per l'anno a venire, sciorinato numeri e statistiche.
Stavolta evito anche perché i numeri sono tutti da recessione e i progetti hanno la tipica forma del "boh, non so, mah, forse, vedremo".
Per concludere l'anno stavolta invece vi lascio qualche immagine scattata nella Città dei Papi, ovvero Viterbo.
Gli addobbi natalizi nel quartiere medievale di San Pellegrino li ho trovati molto graziosi perché non troppo invasivi, tendevano più a evidenziare che a coprire...
L'albero di Natale è il mio preferito: artificiale, luminoso, nessun abete abbattuto e ambiente salvaguardato, niente figure da peracottari come è invece capitato a Roma con l'ormai famigerato Spelacchio...
Molti ragazzini sono ormai convinti che il Natale sia la festa di Santa Claus... Per certi aspetti è la rivincita dell'antica festività pagana che si svolgeva nella medesima data e sopra la quale è stata incastrata, secoli fa, la celebrazione della nuova religione cristiana. Così, nella Cattedrale di San Lorenzo c'era ovviamente il vero simbolo del Natale, la Natività. Il Bambinello è mancante poiché quando ho scattato la foto non era ancora la mezzanotte del 24...
La sorpresa più bella è stata l'esposizione di una vecchia Macchina di Santa Rosa, che resta pur sempre uno dei simboli di Viterbo.
Insomma, con l'augurio che tutti possiate trascorrere un bel Capodanno, ci rivediamo nel 2018 :-)
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giovedì 28 dicembre 2017
venerdì 8 dicembre 2017
Strenna natalizia
Benché io sia notoriamente un grinch, per una serie di ragioni mi sono ritrovato a elaborare un racconto dall'atmosfera natalizia. Data la mia idiosincrasia per questa festività, non sono del tutto certo che questo racconto possa piacere a chi ama la notte del 24 dicembre: forse è più adatto a chi la vive un po' forzatamente come me. Ma non è troppo acido, lo giuro ;-)
Visto che oggi è la festa dell'Immacolata, quasi il preannuncio ufficiale del Natale, io ve lo offro come un anticipo fra i regali da scartare sotto l'albero. Chi lo gradisce e vuole contraccambiare non deve fare altro che andare sulla mia pagina autore di amazon e omaggiarmi con l'acquisto di un mio ebook. Tra l'altro ce ne anche uno che, tecnicamente romanzo di formazione (anche se il protagonista non è più così giovane), si può definire una storia anti-natalizia. Mi riferisco a "Cronaca di natale".
Questo non è l'ultimo post del 2017, mi rifarò vivo prima di San Silvestro, però ora il blog passa in modalità festiva e quindi colgo l'occasione per porgere i miei migliori auguri a tutti :-)
Buona lettura!
BABBO A NATALE
I dubbi interiori sono venuti dopo, conseguenza della riflessione. L’opposizione istintiva invece l’avevo espressa subito, palese, sin da quando era stata avanzata la proposta che assomigliava a un ordine perentorio.
“Lo fanno tutti! In ogni casa dove ci sono bambini c’è qualcuno che…”
“Io mi distinguo sempre dalla massa, lo sai”.
“L’avrei chiesto a mio padre, ma ci tiene tanto a essere presente come spettatore per filmare la scena”.
“Certo: la farsa deve avere una forma visibile anche per i posteri, a futura memoria”.
“Ma dai!”
“Poi glielo mostreremo e le diremo: ‘Vedi? Questa eri tu, piccola e ingenua, quando ti dicevano che i regali li portava Babbo Natale. E questo, grande grosso e coglione, era papà travestito con una palandrana rossa e un barbone bianco per indurti a credere a quella menzogna’ ”.
“Addirittura menzogna! Ma neanche le volessimo mettere in testa chissà quale bestialità! Ti sembra così atroce che una pupetta di diciotto mesi, per due o tre anni della sua vita, creda che esiste un vecchietto che porta regali solo ai bimbi buoni?”
“Non mi ci vedo io a recitare la parte. Se potessimo chiederlo a…”
“A chi? Il giorno di Natale ognuno sta coi suoi, lo dice pure il proverbio. Forse se tuo padre venisse…”
“Non può, lo ha invitato mio fratello. Comunque ti garantisco che pure lui non lo farebbe mai, è come me da questo punto di vista”.
“Tuo padre non ti diceva che i regali te li portava Babbo Natale?”
“Sì che me lo diceva! Intendevo dire che non si travestirebbe mai”.
“Quindi i tuoi genitori ti raccontavano comunque una menzogna, secondo quanto hai detto prima. Perché non glielo hai mai rimproverato?”
“Guarda, ti dirò una cosa: tu lo sai che prima di conoscerti io ho sofferto per un certo periodo di crisi depressive…”
“Sì, me ne hai parlato un paio di volte”.
“Ecco, con l’aiuto dello psicologo io sono arrivato a trovare la causa dei miei stati depressivi in un atteggiamento basato su un eccesso di aspettative…”
“E che c’entra?”
“Un eccesso di aspettative nasce anche da un’infanzia in cui ogni capriccio viene accontentato dai genitori, praticamente ti fanno credere che tutto è possibile se solo lo desideri…”
“No, ti prego, ho capito dove vuoi andare a parare! Stai sostenendo che a vent’anni hai sofferto di depressione… perché quando eri bambino i tuoi genitori ti hanno detto che esisteva Babbo Natale e che ti portava i regali?”
“No, non fino a questo punto, lo so che le cause di una crisi depressiva sono chiaramente più ampie. Però, in minima percentuale, anche questa illusione infantile può incidere su…”
“Ma dai! Allora tutti dovremmo essere depressi! Ogni bambino ha ricevuto i regali convinto che glieli portasse Babbo Natale!”
“Sì, naturalmente le reazioni possano differire in base al tipo psicologico della personalità del soggetto”.
“Ecco, appunto. Quindi puoi travestirti e fingere di essere Babbo Natale senza avere il dubbio di aver rovinato la psiche di tua figlia!”
“No, non insistere. Addirittura farglielo vedere come se esistesse davvero mi sembra troppo”.
“Insomma, non vuoi rendere speciale questo Natale che potrebbe essere il primo di cui lei manterrà qualche traccia nella memoria”.
“Se questo è lo scopo, mi sembra che anche soltanto facendole trovare i regali sotto l’albero la magia sarà comunque la stessa…”
“E quella non è una menzogna? Dove sta la differenza?”
“Eh?”
“Perché il travestimento da Babbo Natale non lo accetti, e invece l’illusione che sia stato lui, e non noi, a mettere i regali sotto l’abete, ti sta bene?”
Lo ammetto, a questa obiezione non ho saputo replicare in modo convincente. Ho farfugliato qualche argomento facilmente confutabile e alla fine mi sono impuntato con “Non lo faccio, e basta!” abbastanza simile al “Perché no!” delle discussioni fra i bimbi piccoli.
A quel punto era inevitabile che finissi con l’analizzare razionalmente l’argomento e le sue motivazioni contrapposte.
In effetti è inoppugnabilmente vero che quando i figli sono piccoli ricevono insegnamenti sin troppo ottimistici per non turbare la loro innocenza. Riconosco che sarebbe sgradevole spiegare a un ragazzino che non sempre il bene trionfa sul male e che d’altronde bene e male non sono del tutto separati ma tendono a compenetrarsi e confondersi l’uno con l’altro in una zona di confine assai estesa. Concetto arduo per una mente ancora in pieno sviluppo. Inopportuno.
Al tempo stesso però, che motivo c’è di ammantare una festa popolare con elementi sovrannaturali? È una celebrazione. Si mangia tutti insieme, si sta in allegria, si gioca, si rammenta la nascita di un uomo che con le sue predicazioni ha avuto un ruolo importantissimo nella storia dell’umanità e che, prescindendo dalla sua presunta natura divina, ha lasciato degli insegnamenti utili – non tutti, alcuni sono alquanto controversi eh! – e quindi il 25 dicembre, data simbolica, si celebra la sua venuta al mondo.
Mentre argomentavo interiormente tra me e me il concetto pareva ineccepibile. Purtroppo Elisa riesce a smontare ogni mio ragionamento.
“Ma scusa tanto, se Babbo Natale non va bene perché non c’è necessità di un elemento sovrannaturale, allora Gesù cos’è?”
“Ma quella è religione, non una fiaba!”
“Se vuoi fare il razionale a ogni costo devi escludere ogni cosa non dimostrata scientificamente, fiaba o religione che sia!”
“Infatti lo sai che io sono più scettico di San Tommaso…”
“E allora perché citi un santo come esempio?”
“… Perché è un personaggio storico, va bene? Lo prendo a esempio come personaggio storico! E comunque, persino uno poco credente come me riconosce che una teologia può avere maggiore fondatezza di una favola…”
“Allora, se è per questo, ti rammento che Babbo Natale nasce dalla religione!”
“Ma…”
“Non è forse derivato da San Nicola?”
“Non è la stessa cosa!”
“Perché?”
“Perché… Oddio, come faccio a spiegartelo?”
Domanda retorica senza soluzione, ormai l’ho capito: quando ho uno scontro dialettico con Elisa sprofondo nell’incapacità di esprimere in modo compiuto i miei pensieri. Non che i suoi mi sembrino poi così inattaccabili, però riesce a complicarmi le idee e… beh, forse ce le avevo già un po’ confuse di mio su questo argomento.
Insomma, eccomi qui, dopo il cenone della Vigilia, chiuso in camera per indossare il mio travestimento da testimonial di una nota bevanda gassata. Ma perché, poi, un vecchietto obeso? San Nicola era un cristiano di scuola orientale, probabilmente digiunava spesso e mortificava il suo corpo per concentrarsi sull’importanza dello spirito.
In effetti sarebbe più giusto così: a Natale tutti a digiuno per rammentare gli aspetti spirituali dell’esistenza.
… Vabbé, forse così è eccessivo.
Mamma mia, come sono ridicolo con questa maschera! E sia, togliamoci questo dente e non se ne parla più.
…
“Che succede?”
“Chi è che bussa?”
“Uh, guarda! Babbo Natale!”
“Lo vedi tesoro, è venuto Babbo Natale a portarti i regali!”
“Avvicinati, così nonno vi scatta una foto insieme!”
“Che sacco grosso, quanto regali!”
…
Guarda come ride la mia piccolina. Ché poi sarebbe ugualmente contenta anche se potesse accorgersi che sono io. É divertente per un figlio vedere il proprio papà travestito come un buffone per offrire regali alla famiglia in modo originale.
…
“Se ne deve andare adesso!”
“Dovrà portare i regali ad altri bambini!”
“Certo, lui li porta a tutti i bambini del mondo!”
“Non può stare tutta la serata qui con noi”.
“Salutalo! Digli: ciao Babbo Natale, grazie per i regali, continuerò a essere buona anche l’anno prossimo!”
…
“Ma dove sei stato?”
“Un attimo in bagno…”
“Lo sai che mentre non c’eri è venuto Babbo Natale?”
“Ma va?...”
“Diglielo a papà, diglielo che hai visto Babbo Natale!”
Ecco che Elisa mi fa l’occhietto, come fa ogni volta che vuole dirmi: ‘Hai visto? È successo forse qualcosa di brutto a voler fare come dicevo io?’
È successo, in sostanza, che per svolgere il mio ruolo di papà per cinque minuti sono entrato nella fiaba. Sono diventato uno dei personaggi. Non il lupo cattivo o l’orco, ma Babbo Natale. Perché crescendo si può diventare anche un orco, però è la famiglia che propone il suo modello al bimbo che cresce. Un modello possibilmente positivo.
Sì, in fin dei conti è un inganno non diverso da altri, un inganno con uno scopo nobile.
Buon Natale piccola mia.
Visto che oggi è la festa dell'Immacolata, quasi il preannuncio ufficiale del Natale, io ve lo offro come un anticipo fra i regali da scartare sotto l'albero. Chi lo gradisce e vuole contraccambiare non deve fare altro che andare sulla mia pagina autore di amazon e omaggiarmi con l'acquisto di un mio ebook. Tra l'altro ce ne anche uno che, tecnicamente romanzo di formazione (anche se il protagonista non è più così giovane), si può definire una storia anti-natalizia. Mi riferisco a "Cronaca di natale".
Questo non è l'ultimo post del 2017, mi rifarò vivo prima di San Silvestro, però ora il blog passa in modalità festiva e quindi colgo l'occasione per porgere i miei migliori auguri a tutti :-)
Buona lettura!
BABBO A NATALE
I dubbi interiori sono venuti dopo, conseguenza della riflessione. L’opposizione istintiva invece l’avevo espressa subito, palese, sin da quando era stata avanzata la proposta che assomigliava a un ordine perentorio.
“Lo fanno tutti! In ogni casa dove ci sono bambini c’è qualcuno che…”
“Io mi distinguo sempre dalla massa, lo sai”.
“L’avrei chiesto a mio padre, ma ci tiene tanto a essere presente come spettatore per filmare la scena”.
“Certo: la farsa deve avere una forma visibile anche per i posteri, a futura memoria”.
“Ma dai!”
“Poi glielo mostreremo e le diremo: ‘Vedi? Questa eri tu, piccola e ingenua, quando ti dicevano che i regali li portava Babbo Natale. E questo, grande grosso e coglione, era papà travestito con una palandrana rossa e un barbone bianco per indurti a credere a quella menzogna’ ”.
“Addirittura menzogna! Ma neanche le volessimo mettere in testa chissà quale bestialità! Ti sembra così atroce che una pupetta di diciotto mesi, per due o tre anni della sua vita, creda che esiste un vecchietto che porta regali solo ai bimbi buoni?”
“Non mi ci vedo io a recitare la parte. Se potessimo chiederlo a…”
“A chi? Il giorno di Natale ognuno sta coi suoi, lo dice pure il proverbio. Forse se tuo padre venisse…”
“Non può, lo ha invitato mio fratello. Comunque ti garantisco che pure lui non lo farebbe mai, è come me da questo punto di vista”.
“Tuo padre non ti diceva che i regali te li portava Babbo Natale?”
“Sì che me lo diceva! Intendevo dire che non si travestirebbe mai”.
“Quindi i tuoi genitori ti raccontavano comunque una menzogna, secondo quanto hai detto prima. Perché non glielo hai mai rimproverato?”
“Guarda, ti dirò una cosa: tu lo sai che prima di conoscerti io ho sofferto per un certo periodo di crisi depressive…”
“Sì, me ne hai parlato un paio di volte”.
“Ecco, con l’aiuto dello psicologo io sono arrivato a trovare la causa dei miei stati depressivi in un atteggiamento basato su un eccesso di aspettative…”
“E che c’entra?”
“Un eccesso di aspettative nasce anche da un’infanzia in cui ogni capriccio viene accontentato dai genitori, praticamente ti fanno credere che tutto è possibile se solo lo desideri…”
“No, ti prego, ho capito dove vuoi andare a parare! Stai sostenendo che a vent’anni hai sofferto di depressione… perché quando eri bambino i tuoi genitori ti hanno detto che esisteva Babbo Natale e che ti portava i regali?”
“No, non fino a questo punto, lo so che le cause di una crisi depressiva sono chiaramente più ampie. Però, in minima percentuale, anche questa illusione infantile può incidere su…”
“Ma dai! Allora tutti dovremmo essere depressi! Ogni bambino ha ricevuto i regali convinto che glieli portasse Babbo Natale!”
“Sì, naturalmente le reazioni possano differire in base al tipo psicologico della personalità del soggetto”.
“Ecco, appunto. Quindi puoi travestirti e fingere di essere Babbo Natale senza avere il dubbio di aver rovinato la psiche di tua figlia!”
“No, non insistere. Addirittura farglielo vedere come se esistesse davvero mi sembra troppo”.
“Insomma, non vuoi rendere speciale questo Natale che potrebbe essere il primo di cui lei manterrà qualche traccia nella memoria”.
“Se questo è lo scopo, mi sembra che anche soltanto facendole trovare i regali sotto l’albero la magia sarà comunque la stessa…”
“E quella non è una menzogna? Dove sta la differenza?”
“Eh?”
“Perché il travestimento da Babbo Natale non lo accetti, e invece l’illusione che sia stato lui, e non noi, a mettere i regali sotto l’abete, ti sta bene?”
Lo ammetto, a questa obiezione non ho saputo replicare in modo convincente. Ho farfugliato qualche argomento facilmente confutabile e alla fine mi sono impuntato con “Non lo faccio, e basta!” abbastanza simile al “Perché no!” delle discussioni fra i bimbi piccoli.
A quel punto era inevitabile che finissi con l’analizzare razionalmente l’argomento e le sue motivazioni contrapposte.
In effetti è inoppugnabilmente vero che quando i figli sono piccoli ricevono insegnamenti sin troppo ottimistici per non turbare la loro innocenza. Riconosco che sarebbe sgradevole spiegare a un ragazzino che non sempre il bene trionfa sul male e che d’altronde bene e male non sono del tutto separati ma tendono a compenetrarsi e confondersi l’uno con l’altro in una zona di confine assai estesa. Concetto arduo per una mente ancora in pieno sviluppo. Inopportuno.
Al tempo stesso però, che motivo c’è di ammantare una festa popolare con elementi sovrannaturali? È una celebrazione. Si mangia tutti insieme, si sta in allegria, si gioca, si rammenta la nascita di un uomo che con le sue predicazioni ha avuto un ruolo importantissimo nella storia dell’umanità e che, prescindendo dalla sua presunta natura divina, ha lasciato degli insegnamenti utili – non tutti, alcuni sono alquanto controversi eh! – e quindi il 25 dicembre, data simbolica, si celebra la sua venuta al mondo.
Mentre argomentavo interiormente tra me e me il concetto pareva ineccepibile. Purtroppo Elisa riesce a smontare ogni mio ragionamento.
“Ma scusa tanto, se Babbo Natale non va bene perché non c’è necessità di un elemento sovrannaturale, allora Gesù cos’è?”
“Ma quella è religione, non una fiaba!”
“Se vuoi fare il razionale a ogni costo devi escludere ogni cosa non dimostrata scientificamente, fiaba o religione che sia!”
“Infatti lo sai che io sono più scettico di San Tommaso…”
“E allora perché citi un santo come esempio?”
“… Perché è un personaggio storico, va bene? Lo prendo a esempio come personaggio storico! E comunque, persino uno poco credente come me riconosce che una teologia può avere maggiore fondatezza di una favola…”
“Allora, se è per questo, ti rammento che Babbo Natale nasce dalla religione!”
“Ma…”
“Non è forse derivato da San Nicola?”
“Non è la stessa cosa!”
“Perché?”
“Perché… Oddio, come faccio a spiegartelo?”
Domanda retorica senza soluzione, ormai l’ho capito: quando ho uno scontro dialettico con Elisa sprofondo nell’incapacità di esprimere in modo compiuto i miei pensieri. Non che i suoi mi sembrino poi così inattaccabili, però riesce a complicarmi le idee e… beh, forse ce le avevo già un po’ confuse di mio su questo argomento.
Insomma, eccomi qui, dopo il cenone della Vigilia, chiuso in camera per indossare il mio travestimento da testimonial di una nota bevanda gassata. Ma perché, poi, un vecchietto obeso? San Nicola era un cristiano di scuola orientale, probabilmente digiunava spesso e mortificava il suo corpo per concentrarsi sull’importanza dello spirito.
In effetti sarebbe più giusto così: a Natale tutti a digiuno per rammentare gli aspetti spirituali dell’esistenza.
… Vabbé, forse così è eccessivo.
Mamma mia, come sono ridicolo con questa maschera! E sia, togliamoci questo dente e non se ne parla più.
…
“Che succede?”
“Chi è che bussa?”
“Uh, guarda! Babbo Natale!”
“Lo vedi tesoro, è venuto Babbo Natale a portarti i regali!”
“Avvicinati, così nonno vi scatta una foto insieme!”
“Che sacco grosso, quanto regali!”
…
Guarda come ride la mia piccolina. Ché poi sarebbe ugualmente contenta anche se potesse accorgersi che sono io. É divertente per un figlio vedere il proprio papà travestito come un buffone per offrire regali alla famiglia in modo originale.
…
“Se ne deve andare adesso!”
“Dovrà portare i regali ad altri bambini!”
“Certo, lui li porta a tutti i bambini del mondo!”
“Non può stare tutta la serata qui con noi”.
“Salutalo! Digli: ciao Babbo Natale, grazie per i regali, continuerò a essere buona anche l’anno prossimo!”
…
“Ma dove sei stato?”
“Un attimo in bagno…”
“Lo sai che mentre non c’eri è venuto Babbo Natale?”
“Ma va?...”
“Diglielo a papà, diglielo che hai visto Babbo Natale!”
Ecco che Elisa mi fa l’occhietto, come fa ogni volta che vuole dirmi: ‘Hai visto? È successo forse qualcosa di brutto a voler fare come dicevo io?’
È successo, in sostanza, che per svolgere il mio ruolo di papà per cinque minuti sono entrato nella fiaba. Sono diventato uno dei personaggi. Non il lupo cattivo o l’orco, ma Babbo Natale. Perché crescendo si può diventare anche un orco, però è la famiglia che propone il suo modello al bimbo che cresce. Un modello possibilmente positivo.
Sì, in fin dei conti è un inganno non diverso da altri, un inganno con uno scopo nobile.
Buon Natale piccola mia.