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venerdì 28 agosto 2009

Punti di vista

Bazzicando su internet ho trovato una “lettera aperta” del direttore di una piccola casa editrice “istituzionale”. In essa il direttore sostiene di voler mettere in guardia tutti gli aspiranti scrittori dai rischi in cui si può incorrere, e gli fornisce validi elementi per diffidare del “print on demand”, la nuova frontiera dell’editoria che ha però dei limiti notevoli. Il direttore li elenca compiutamente:

-praticamente nessun controllo sulla qualità dello scritto, che viene pubblicato così come è;
-nessun genere di appoggio da parte dell’editore, che si limita a mettere il libro a disposizione sul proprio catalogo on line, senza alcun tipo di promozione, diffusione nelle librerie, inserimento nei circuiti letterari, etc.;
-banalizzazione del sogno di pubblicare un proprio lavoro, dando l’illusione di essere diventati “autori” con un libro stampato in serie ed un numero ISBN fornito tipo “codice a barre”…
-nel complesso: un sistema con cui TUTTI possono pubblicare, a discapito della qualità.

Che dire, sono argomenti ineccepibili. Però, caro direttore, mi permetta di esprimere il mio punto di vista.
Io appartengo ai “banalizzati” che hanno scelto di pubblicare il loro libro col “print on demand”. Per me è comunque una grande soddisfazione dare forma ai miei lavori, anche se magari saranno semplicemente regalati ad amici e parenti, spendendo una cifra molto bassa. Prima non era possibile, a meno che non avessi 5000 euro da buttare via ogni anno. Già questo è un punto a favore del “book on demand”.
E poi non si è soggetti alla “tendenze” del mercato. Al giorno d’oggi sembra che uno debba per forza scrivere un romanzo di almeno 500 pagine. I racconti brevi (guarda caso il mio genere narrativo preferito) difficilmente vengono presi in considerazione. Sono forse stati aboliti?... Mi viene il sospetto che Borges e Poe al giorno d’oggi non riuscirebbero a pubblicare nulla, e i loro manoscritti gli verrebbero rispediti con un modulo prestampato: “Per la pubblicazione prendiamo in considerazione solo romanzi”…
Tutti possono pubblicare senza alcun controllo a discapito della qualità? Vero. Ma i libri “on demand” non si trovano nelle librerie, sono solo su internet. Le librerie continuano ad esporre i libri delle case editrici “istituzionali”, quindi nelle librerie il “degrado” non si dovrebbe notare. Però si nota un’altra cosa: che anche con gli editori famosi TUTTI possono pubblicare. Tutti coloro che sono MEDIATICAMENTE FAMOSI… Ha notato che sono in vendita (o lo sono stati in passato) opere di narrativa firmate da Jovanotti, Marina Ripa di Meana, Maurizio Costanzo, Silvana Giacobini, etc.? Hanno aggiunto qualcosa alla letteratura? Eppure sono stati pubblicati da editori importanti… Poi, per carità, può succedere che il comico Faletti si riveli uno scrittore di talento. Ma in linea di massima é ovvio che qualunque partecipante del “Grande Fratello” mediasettiano o di “Amici” ha la certezza di poter pubblicare il suo romanzo (come infatti è successo…) solo perché sarà sicuramente “comprato” (non necessariamente letto) dai ragazzini che collezionano tutti i “gadgets” relativi ai loro idoli televisivi (mentre uno “scrittore ignoto” come me non ha questa chance, spesso non riesce neppure a far leggere il proprio manoscritto, e comunque deve sperare che l’incipit sia perfetto e che il redattore della casa editrice a cui ha sottoposto il proprio manoscritto non vada di fretta, altrimenti rischia di essere “bocciato” dopo dieci righe…)
Il degrado nella qualità della narrativa ha altre radici, non è certo colpa del “book on demand”.

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