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venerdì 30 ottobre 2009

Compendio sui centri commerciali - 2

continua il poco serio compendio sui sacri templi del consumismo alla voce "Commesse"

La psicopaticasnob è un’altra tipologia tipica. In genere si incontra più facilmente in quelle catene dove le commesse devono indossare una divisa. La classica situazione in cui capita di vederla è di fronte a uno scaffale, mentre rimette in ordine due articoli fuori posto bisbigliando frasi tipo “Tutte le volte, tutte le sante volte!” con una voce che sembra il sibilo di un demone infernale che si è appena impadronito della sua anima. In genere basta guardarla negli occhi per decidere che, tutto sommato, forse è meglio rivolgersi a un’altra commessa. Però c’è anche qualche incosciente che si azzarda a chiedergli se può aiutarlo a trovare un certo articolo. In genere lei non risponde subito. Si volta con un’espressione del viso a volte sarcastica, altre volte minacciosa, e risponde: “Ma certo, io sto qui apposta per fare la schiava! E fai questo, e fai quest’altro, metti a posto, servi il cliente, magari vai pure alla cassa a fargli lo scontrino…”. Mentre finisce di pronunciare le ultime parole si allontana, e uno non capisce se sta cercando l’articolo che gli è stato richiesto o se piuttosto sta andando a prendere la sega elettrica e lo scatolone dove conserva i resti delle sue vittime. Nel dubbio è meglio andarsene e non tornare mai più in quel negozio.

La psicopaticasnob viene quasi sempre abbinata alla cicciottellasimpaticona, che sembra fatta apposta per integrarsi con lei. Si riconosce subito per l’evidente sovrappeso, ma anche per lo stile tipo Flash con cui si muove. In genere serve sette clienti contemporaneamente e attraversa l’intera area del negozio alla media di venti volte al minuto. Mentre conclude la vendita trova comunque il tempo di rimettere al loro posto tutti i 104 articoli che gli hanno fatto tirare fuori, e riesce anche a rispondere alla tua domanda “Sa dove è il bagno?” sorridendo in modo sincero e indicandoti dettagliatamente dove puoi trovarne uno. Ride e scherza con tutti, riesce a scovare la taglia M o la scarpa n. 42 che parevano terminate, corre al bar a prendere un caffè per tutte le colleghe e contemporaneamente finisce di servire la signora anziana e noiosa che tutte cercano di evitare, e al momento della chiusura abbassa le serrande, azzera il registratore di cassa e controlla il magazzino con un’ubiquità quasi paragonabile a quella di Sant’Antonio da Padova. Nello stesso tempo in cui lei è riuscita a fare tutte queste cose, la psicopaticasnob sta ancora finendo di rimettere in ordine i due articoli fuori posto…

La raffinataesclusiva è un livello di commessa più elevato, tipico delle catene di prestigiose marche di abbigliamento e accessori, ma talvolta è possibile trovarne alcuni esemplari anche in negozi di secondo piano. La si riconosce perché indossa sempre vestiti di colori pastello, tutti perfettamente abbinati con scarpe, foulard, cinta e persino con lo smalto alle unghie (sempre rigorosamente tenue perché i colori accesi sono troppo volgari). Mentre serve i clienti fa venire il dubbio che il tempo si stia per fermare: ogni passo, ogni gesto, tutto viene eseguito al rallentatore, perché i movimenti troppo rapidi sono roba da cafoni. Capire la sua provenienza geografica è impossibile. Ha una voce così totalmente priva di accenti regionali che potrebbe benissimo fare la speaker radiofonica, ma non lo farebbe mai perché la radio ha un difetto mostruoso: fa sentire la voce, ma non fa vedere le immagini, e la povera raffinataesclusiva non potrebbe mostrare in pubblico i suoi vestiti… la sua esistenza sarebbe priva di uno scopo. Gli abiti che indossa una commessa raffinataesclusiva in effetti sono sicuramente qualcosa di unico al mondo. Non accetterebbe mai di indossare un vestito che potrebbe essere visto anche addosso ad un’altra donna: sarebbe una situazione orribilmente volgare. Questa sua particolare esigenza spesso ha delle conseguenze piuttosto dolorose. C’è un caso documentato di una commessa raffinataesclusiva che, dopo aver trovato un abito perfetto per il suo gusto, ha chiesto alla boutique che lo vendeva se ne esistessero esemplari identici. La padrona della boutique ha spiegato che ne aveva fatti otto, due per ogni taglia. Dopo una meditazione lunga e sofferta, la raffinataesclusiva ha firmato un assegno da 800 euro e li ha presi tutti. Ha conservato una taglia M per se, e gli altri sette esemplari li ha bruciati nel caminetto. Quelle con un fidanzato danaroso e paziente in genere cercano di farsi portare in vacanza in luoghi dove nessun loro connazionale si sognerebbe mai di mettere piede, così da essere certi di riportare a casa capi di abbigliamento mai visti in Italia. Quando ti capita di leggere notizie tipo: “Due turisti italiani in vacanza nel Bhutan sono stati presi in ostaggio dai guerriglieri locali” o “Giovane coppia rapita dai predoni del Gabon”, quasi certamente era una raffinataesclusiva col suo fidanzato.

(continua)

1 commento:

  1. Hia dimenticato una categoria, diffusissima qui a Roma: la checcazzovoi.
    Fa la commessa, ma non per vocazione.
    Lo fa perché non ha trovato di meglio, ed è (giustamente) frustrata.
    E incazzata con chiunque entri nel negozio.
    Non saluta quando entri.
    Non risponde al tuo saluto.
    Non ti sorride.
    Mastica la gomma e ti guarda come a dirti "eccone un altro: e tu che cazzo voi da me?"
    Non ha quasi mai quello che cerchi e non fa il minimo sforzo per cercartelo o proporti un'alternativa.
    Se ne strafotte se compri o no, tanto a lei non cambia nulla.
    Quando esci senza aver comprato, ti maledice dietro.
    Non so dove sei tu, ti assicuro che a Roma ce ne sono finché ne vuoi, così.
    E allora ti dico: evviva quelle col sorriso di plastica.

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