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mercoledì 10 marzo 2010

Croce e delizia

E' una frase fatta, decisamente cliché, ma il rapporto fra lo scrittore e i propri scritti é davvero croce e delizia.
Quando si ha questa inclinazione é ovvio che impegnarsi nell'atto di scrivere in modo creativo sia una fonte di soddisfazione. Ma é anche un travaglio interiore.
Montaigne, nel suo saggio in cui parla dell'amore dei padri per i figli, riesce addirittura a creare un parallelo con le opere narrative: un uomo può amare i propri scritti come se fossero suoi figli nel senso che sono stati generati da lui, e rappresentano quel che aveva nella sua mente e nella sua anima, pertanto la parte migliore di se.
Questa metafora é stata materializzata dalla sua connazionale dei giorni nostri, Amelie Nothomb, che ha dichiarato di essere "incinta" dei propri libri.
Esiste anche uno stress legato alla scrittura e alla sensazione di non riuscire ad esprimere un concetto con le parole giuste.
Conrad percepiva l'atto di scrivere come una fatica immane, al termine della quale si sentiva spossato.
Hawthorne, imbevuto della religiosità puritana della sua famiglia, confidò in una lettera privata di aver bruciato alcuni suoi manoscritti perché temeva che rappresentassero una forma di blasfemia. Poi cambiò idea e li riscrisse, e sebbene l'episodio sia messo in dubbio da alcuni suoi biografi denota comunque un rapporto a dir poco conflittuale coi propri scritti.
Kafka pubblicò pochissime cose da vivo, e i tanti manoscritti inediti avrebbero dovuto essere bruciati, almeno queste erano state le sue disposizioni per l'amico Max Brod, che invece ritenne che il grande scrittore ceco non volesse realmente distruggerli. E' evidente che per Kafka i propri scritti erano quasi delle tossine da espellere.
Un caso limite é rappresentato da Guido Morselli, morto suicida nel 1973. Il suicidio é un atto estremo, e ovviamente ha origine da chissà quante e quali concause. Tuttavia nel suo caso ci sono molte testimonianze che i continui rifiuti da parte di vari editori a pubblicare le sue opere (non a caso postume) abbiano influito sulla scelta di togliersi la vita.
Insomma, il rapporto con ciò che si scrive é complesso. Talvolta mi chiedo se la passione per la scrittura sia davvero un dono o piuttosto una dannazione...

2 commenti:

  1. Anch'io ritengo ciò che scrivo mio figlio. Il problema è che è un bamboccione e non vuole andarsene per la propria stra :D

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  2. Anch'io ritengo i miei racconti dei figli. Il problema è che sono dei bambocciono che non vogliono andarsene per la propria strada :D

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