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giovedì 15 aprile 2010

Anteprima...

Non so se sia correlato al mio stato d'animo delle ultime settimane, fatto sta che in questi giorni ho iniziato a scrivere un racconto un po' diverso rispetto alle mie abitudini... Non è ancora terminato, ma poiché le idee per il post odierno scarseggiano, ho deciso di postare le prime righe in una sorta di anteprima...
Magari anche per ricevere qualche commento sull'idea e sul modo di narrarla...


ESISTENZA POSTUMA

Sono morto lo stesso giorno del mio compleanno, ma presumo che sia solo una coincidenza.

Per me era normale routine passare in quel vicolo a piedi.
Le macchine che lo imboccano devono verificare attentamente che non arrivi un’altra vettura dal lato opposto, perché non c’è spazio sufficiente per il doppio senso. Però non hanno mai pensato di farlo diventare un senso unico, e neppure proibire il passaggio ai pedoni.
Il giorno dopo sulla cronaca locale c’era un articolo in cui si parlava di tragedia annunciata, però, onestamente, non mi ricordo di un solo incidente avvenuto in quel pezzetto di strada schiacciato tra due palazzi antichi. Penso proprio di essere stato il primo.
Ero tranquillo. Avevo appena staccato dal lavoro e tornavo a casa. Stavo imboccando il vicolo a piedi per andare verso il parcheggio, come ho fatto migliaia di volte negli ultimi venti anni, e all’improvviso ho visto in lontananza quel fuoristrada che arrivava a velocità pazzesca.
Ho pensato “Questo è matto”, e infatti si è lanciato nel vicolo senza rallentare. Un’altra vettura stava arrivando dalla direzione opposta, e l’autista del fuoristrada ha deviato d’istinto a destra, senza rendersi conto che c’erano il muro del palazzo e un pedone in transito.
Ho sentito un dolore atroce, ma è durato poco. Diciamo che sono morto sul colpo, come hanno scritto sul quotidiano. Dopo un istante ho visto il mio corpo schiacciato tra muro e macchina, la faccia contorta in uno spasimo, e il sangue che colava dalla nuca. Però non ha fatto nessun lago. Niente scena da film, col rosso che si espande tipo cerchio intorno alla testa. Solo un piccolo fiotto che si è fermato quasi subito.
E non c’è stata neppure quell’altra tipica sequenza cinematografica in cui uno guarda il proprio cadavere e pensa ‘Sono morto! Non è possibile! No, non può essere!’
Io ero lì, a due passi dal mio corpo, consapevole di essere deceduto, però mi sentivo calmo. Per capirmi meglio dovresti far finta di stare al mio posto.
Prova a immaginare.

Ti hanno appena investito. Sarà passata una frazione di secondo, e tu vedi il tuo cadavere che perde sangue, e pensi: “Non sono più vivo. Quella macchina mi ha falciato”. Ma lo pensi senza provare alcuna emozione particolare, lo ripeti a te stesso come la constatazione di un dato di fatto. Come se vedessi in televisione la scena di un incidente.
-Lo vedi? Quello è morto stamattina. L’hanno preso sotto.
-Ah. Dove è successo?
-Boh, in qualche città americana. C’era una telecamera fissa e ha ripreso tutta la scena.
Qui invece la telecamera non c’é. Hai visto tutto in diretta, e sei pure il protagonista. Comincia a accorrere gente, anche l’autista del fuoristrada. Ha un’espressione sconvolta.
Lo guardi in faccia, e sai che quel tizio mai visto prima ti ha appena ammazzato, però non ti riesce di provare rancore nei suoi confronti. Comunque vorresti dirgli qualcosa.
-Riesci a sentirmi?
No, evidentemente no.
Intanto si è creato un assembramento di persone. Una ragazzina inizia a piangere e urlare in modo isterico, la fanno allontanare, qualcuno chiama i soccorsi al cellulare. Tu provi a parlare con tutti.
-Sono qui. Oh!, guardate che io sono qui! Sono morto, ma sto bene!
Niente, nessuno riesce a vederti o sentirti. Sei un fantasma. Uno spirito. E nessuno si accorge di te. Cominci a pensare che anche quelle altre scene classiche da film, coi fantasmi che emettono respiri di aria gelata e sussurrano frasi nelle orecchie dei viventi, siano in fondo delle buffonate.
Per forza. Sono idee di un regista vivente, uno che non ha la minima idea di cosa ci sia dopo la morte. Neanche te lo sapevi fino a pochi secondi fa.
Magari qualche volta ci hai pensato. Che ti immaginavi? Un giardino incantato? Tutti i tuoi parenti morti che ti aspettano?
Io non mi ero mai posto il problema. A dire il vero credevo che dopo non ci fosse nulla. Però magari mi sarebbe piaciuto rivedere il mio amico Graziano. Un po’ ci speravo.
Riprova ancora a metterti nei miei panni: sei appena morto e ancora devi fare il punto della situazione, anche se sei perfettamente lucido e per niente sconvolto. All’improvviso ti viene in mente quel tuo amico morto due anni fa, più giovane di te, neanche quaranta anni. Ripensi a quanto hai pianto il giorno del suo funerale, al fatto che ti sembrava assurdo. Beh, adesso anche tu sei come lui. Deceduto. La tua esistenza è appena terminata. Non ti verrebbe in mente che sarebbe bello se ci fosse la possibilità di rivederlo?
-Graziano!
No, non risponde. E neanche i nonni, neanche zio Giovanni. Nessuno dei tuoi morti si fa sentire. Eppure tu sei lì, in qualche modo cosciente, anche se non più vivo. Ormai sei consapevole che dopo la morte c’è qualcosa, quindi questo qualcosa ci sarà stato anche per loro, no?
Però non li percepisci. L’unica cosa che riesci a vedere è il mondo che hai appena lasciato.
Intanto é arrivata la polizia. In lontananza si sente anche l’ambulanza, anche se ormai serve a poco. Il tuo assassino involontario sta seduto per terra, mentre un agente gli fa delle domande. Un altro invece fotografa il tuo corpo, probabilmente la procedura per stabilire la dinamica dell’incidente mortale e valutare il grado di colpa.
In teoria dovrebbe essere interessante, o quanto meno doveroso, assistere al trasporto in obitorio del tuo corpo, vedere i tuoi parenti che gli stanno attorno, si disperano, e fanno commenti. Però non ne hai voglia. Ti sembra inutile.
Almeno a me è sembrato inutile, perciò mi sono allontanato.

(CONTINUA)

4 commenti:

  1. Ben scritto, molto suggestivo e... inquietante.
    Hai colto alcune riflessioni che penso in molti facciano, almeno una volta nella vita. Sul morire giovani e sul pensare, in fondo in fondo, che tocchi sempre agli altri, mai a noi.
    Leggerò volentieri il seguito.

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  2. Grazie Alex, detto da un lettore esperto come te é veramente gratificante.
    Nei prossimi giorni cercherò di concluderlo nel modo migliore... o peggiore, a seconda dei punti di vista.

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  3. Ciao,

    lo so che non sono nessuno per dirtelo (un fantasma?), ma il passaggio dalla prima alla seconda persona secondo me non ci sta molto: poteva benissimo continuare tutto con la prima.

    Cordialmente

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  4. Invece (vedi come a volte le intenzioni hanno esiti inattesi) lo considero un elemento fondamentale del racconto. Evidentemente non ha avuto l'effetto desiderato... Vabbé, in fondo sono un dilettante e qualche errore posso farlo.

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