PAGINE

venerdì 7 maggio 2010

Torri d'avorio e paura del futuro

Come avevo già detto in alcuni post, ammetto che tendo a isolarmi nella mia torre d'avorio e cercare rifugio nella bellezza dell'arte e della letteratura (ma anche in quella della quotidianità, come la bellezza di un tramonto o di un balcone pieno di fiori).
Naturalmente sono consapevole di non vivere in una sfera asettica separata dal resto del mondo, il problema è che ormai ho sviluppato una sorta di orrida assuefazione agli allarmismi.
Sono stato bambino negli anni '70. Si parlava solo di crisi energetica, prezzi alle stelle, inflazione fuori controllo, disoccupazione, produzione in caduta libera, debito pubblico oltre il tetto massimo...
Poi sono venuti gli anni '80. Un politico molto noto diceva che l'Italia era il 5° paese più industrializzato e ricco nel mondo, anche se i dati forniti dagli organismi di controllo non erano così rassicuranti. Io continuavo a leggere percentuali abnormi alle voci "disoccupazione", "debito pubblico", "produttività", etc. e cominciavo a vedere coi miei occhi che purtroppo certe cose nel nostro paese non funzionano bene (scuola, uffici pubblici, tribunali...)
Sono arrivati gli anni '90, la crisi di tangentopoli, i continui riferimenti al baratro in cui stavamo cadendo, la deindustrializzazione e la fuga degli imprenditori verso Cina, India e altri paesi a basso costo, il crollo demografico e l'impossibilità per i giovani di poter pagare le pensioni a una popolazione anziana che li supera di numero...
Siamo ormai nel 2010, e francamente comincio a guardare avanti con molto fatalismo, senza preoccuparmi. Ma NON perché credo che non ci siano motivi per preoccuparsi. Quello che é successo anni fa in Argentina e adesso in Grecia mi rammenta che purtroppo i collassi nazionali sono possibili. Non riesco più a preoccuparmi perché non riesco più ad accettare mentalmente questo clima di allarme permanente, questa sensazione che siamo prossimi allo sfacelo.
Ecco, scusate lo sfogo ma era per sottolineare che la torre d'avorio non impedisce di vedere e sentire il mondo circostante. Nella mia testa non ci sono solo l'ammirazione per i quadri di Magritte e le decorazioni di Galileo Chini, non sono un idiota raffinato che si chiude nella sua stanza virtuale senza sapere quel che accade fuori. Conosco il mondo reale, ci sono immerso fino al collo e sono consapevole (purtroppo pienamente consapevole) di tutte le cose preoccupanti.
Ma non riesco a pensarci dal momento in cui mi alzo dal letto sino a quando vado a dormire. Passare la propria vita solo con questa angoscia permanente, l'attesa del crollo che tanti profetizzano da quando ero bambino, pian piano mi é diventata insostenibile. Inoltre la mia vita privata non é sempre stata ordinata come ora, ho avuto dei momenti difficili da cui non riuscivo più a venire fuori.
Ecco perché la torre d'avorio diventa una necessità per sopravvivere. Devo mantenere la consapevolezza che esistono ANCHE l'arte, il bello, l'ingegno, la creatività e i loro prodotti straordinari. Altrimenti rimane solo l'angoscia e qualche ricordo spiacevole.

2 commenti:

  1. Beh, oggi potremmo già far parte del club Argentina+Grecia se non ci fosse stata Tangentopoli. Gli anni 90 ci hanno sicuramente salvato da un patatrak inevitabile (e solo per caso... credo!). Ora però il suolo trema nuovamente, visto poi che il sistema finanziario è talmente globalizzato che il problema Grecia ha mandato in crisi pure il Giappone (e mi chiedo, da profano, come sia stato possibile!).

    Senza contare che pure la Spagna è messa male. Il boom di qualche anno fa non doveva essere proprio correttissimo... Mah!

    La cosa ideale è togliere tutti i soldi dalle banche e metterli sotto il materasso. Tanto con gli interessi bancari che danno sui conti correnti, forse, rende di più la piuma d'oca!! :D

    RispondiElimina
  2. Se avessi soldi li investirei in immobili. Le case, a parte i terremoti, non te le toglie nessuno.
    Eh sì caro Ariano. Proprio oggi ho avuto una giornata stressante, dura, al di là delle mie capacità di sopportazione. Mi consolavo col fatto che poi sarei andato in libreria. E vabbè... non ho fatto in tempo, avevano appena chiuso :)
    Mi accontento delle piccole cose.

    RispondiElimina