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lunedì 18 ottobre 2010

Hundertwasser

Anche l’architettura ogni tanto trova spazio su questo blog, e nel post di oggi voglio esprimere la mia ammirazione (come al solito da fruitore e non da addetto ai lavori) per l’austriaco Friedrich Stowasser (1928-2000) meglio noto come Hundertwasser.
Artista del tutto anticonvenzionale, è stato principalmente un pittore, ma è comunque difficile inquadrarlo in modo preciso. Paradossalmente le sue opere figurative non mi attirano granché in quanto tendono all’espressionismo e all’astrattismo, generi che non amo molto. Trovo però interessanti certe sue proposte architettoniche, anche e soprattutto dal punto di vista concettuale.
Egli provava una profonda repulsione per la serialità, per gli edifici monotoni e “tutti uguali”. Il comune di Vienna gli diede la possibilità di applicare i suoi principii, e lui riuscì a realizzare qualcosa di apparentemente impossibile: una casa popolare dove tutti gli appartamenti sono diversi tra loro, dalle finestre al colore delle stuccature. La Hundertwasserhaus (vedi foto in alto), è un’autentica sfida alle grigie palazzine a schiera che spesso rattristano le periferie.
D’altro canto, progetti di questo tipo sono obiettivamente difficili da attuare, e proporli su larga scala resta un’utopia. Ma Hundertwasser, da bravo artista, cercava proprio le utopie. Così, tra i suoi progetti ancora incompiuti figurano anche case e autostrade parzialmente interrate nel sottosuolo e circondate da alberi e piante, in modo da creare un’interazione (e soprattutto una compatibilità profonda) tra sviluppo ed ecologia. Difficile dire se un giorno sarà davvero possibile realizzarli, ma su piccola scala sono sicuramente verosimili. Il comune di Jonkoping, in Svezia, vorrebbe ridisegnare i propri spazi urbani in modo da diventare una città completamente ciclabile e senza bisogno di autovetture entro il 2050. Se Hundertwasser fosse ancora vivo sicuramente starebbe già lì, a progettare il possibile scenario eco-sostenibile inseguito da questa piccola comunità nordica. Egli credeva così profondamente alla possibilità di coniugare progresso, ecologia e arte al punto di creare un design esteticamente piacevole persino per gli stabilimenti industriali (vedere per credere l'inceneritore di Spittelau, opera sua).
Ma l’artista austriaco immaginava anche un coinvolgimento delle persone comuni in questa ridefinizione dell’edilizia abitativa. Una sua particolare teoria era “il diritto alla finestra”, un principio in base al quale chiunque doveva essere libero di decorare e dipingere le finestre di casa propria (includendo nel discorso gli appartamenti dei condomini). Egli diede l’esempio, personalizzando alcune case private con disegni fantasiosi, ma anche in questo caso resta purtroppo valida l’obiezione mossagli da uno dei beneficiari del suo lavoro: lei è un artista e può permettersi di aggiungere liberamente colori attorno ai telai delle finestre, ma se ci provassi io, cittadino qualsiasi, ci sarebbero problemi a non finire.
Ecco, forse rimane questo il limite più grande ai sogni di Hundertwasser, ovvero: non tutti sono Hundertwasser, e c’è anche chi preferisce le monotone case a schiera squadrate e identiche l’una all’altra. E ciò, in fin dei conti, rappresenta pur sempre un sacrosanto diritto assolutamente incontestabile. Resta comunque doveroso, almeno da parte mia, dire grazie a questo artista austriaco che ha cercato di mettere un po’ di fantasia nelle città moderne.

3 commenti:

  1. Sono stato a Vienna tre volte e tuute e tre le volte sono passato a vedere la casa matta: i colori, le forme smussate e anche l'intimità che traspare, rilassano anche perchè la casa non è molto lontana dagli algidi palazzi mttleuropei del Ring :-)
    Il tutto anche se capisco poco d'arte

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  2. Wow! è bellissimo quel condominio... :)

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  3. Nel mio unico viaggio a Vienna (2002) non mi persi la Hundertwasserhaus.
    Peccato che di quel viaggio, per motivi miei, rimossi praticamente tutto.
    Ogni cosa: luoghi, sapori, panorami. Soprattutto persone.
    Di quella casa mi resta solo un vago ricordo di ceramica blu.
    Devo tornarci, stavolta in grazia con l'Umanità.

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