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giovedì 7 ottobre 2010

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“I nostri introiti derivano esclusivamente dalla pubblicità”. La tipica frase pronunciata dai presentatori delle tivù private, che siano le tre reti Mediaset o Canale 45 Valtellina. Tradotto in concreto: io offro intrattenimento televisivo a titolo gratuito, e a finanziarmi ci pensano gli sponsor in cambio della visibilità del loro marchio presso l’audience televisiva.
Negli ultimi anni questo fenomeno della “sponsorizzazione” è dilagato. La pubblicità ormai è presente anche in luoghi impensabili sino a pochi anni fa: le fiancate degli autobus pubblici, le magliette delle squadre di calcio rionali (alla faccia delle banali t-shirt tutte dello stesso colore di quando ero bambino io), i vestiti di singole persone che vogliono provare a stabilire un record da guinness dei primati e chiedono a una ditta di “sostenerlo economicamente” in cambio della pubblicità riflessa che otterrebbe se il record verrà effettivamente raggiunto…
Adesso siamo arrivati ai banchi di scuola: sarà possibile “sponsorizzarli” col proprio marchio commerciale (leggi questo link).
Non esprimo giudizi in merito, ma invece lancio una proposta: e se lanciassero la “casa editrice sponsorizzata”? Il libro è gratuito, te lo regalo, però devi sorbirti a ogni pagina, in alto e in basso, le pubblicità dei “sostenitori” del progetto. Forse così potrebbero essere pubblicati romanzi e racconti difficilmente proponibili tramite i canali ufficiali.
Una provocazione, lo ammetto, anche per tutte le considerazioni che si potrebbero fare, sia sul piano morale che su quello etico (senza contare la dignità e l’amor proprio dello scrittore). Comunque, i giornali cosiddetti “free-press” (come l’ormai famoso Metro News) già utilizzano questa politica editoriale per le loro edizioni cartacee…

8 commenti:

  1. Ricordo un progetto simile, proposto qualche anno fa da un piccolo editore. Era l'epoca che sul blog scrivevo presentazioni delle case editrici. Non so come sia andato a finire questo progetto. Boh! A ogni modo, a me non piacerebbe. I libri sono già pieni di pubblicità. Quando un personaggio guida la sua "Mercedes", fuma una "Lucky Strike", beve un "Jack Daniels". Basterebbe sfruttare quelle citazioni e forse già succede... chissà!

    Poi...

    Non è forse vero che ora, in libreria, sono apparsi i libri consigliati da Edward (il vampiro di Twilight)? E non son mica libretti da nulla. Si parla di Romeo e Giulietta e Cime Tempestose.
    Poi c'è il telefilm Castle, ora in onda sulla Rai, che promuove... guarda caso... i libri di Richard Castle, realmente in vendita (anche in Italia, grazie a Fazi).

    Su questo argomento, tra un po', scriverò pure io, sul blog ^_^

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  2. Io ci ho fatto caso leggendo un fumetto gratuito distribuito dalle mie parti. Ci sono pubblicità su ogni pagina, ma almeno ha permesso ad alcuni disegnatori di pubblicare i propri lavori e (chissà) magari ottenere una certa visibilità.
    Forse attrezzandoci anche noi scribacchini potremmo riuscire a fare qualcosa del genere...

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  3. Anch'io sono favorevole a pubblicazioni sponsorizzate, se l'impaginazione non interrompe la lettura del testo; l'importante è che si possa pubblicare e leggere. Ricordo qualche tempo fa' una cosa simile con i telefonini: ti beccavi una pubblicità all'inizio e poi avevi la conversazione gratis; non so che fine abbia fatto. E lo stesso accade su youtube: spesso ti devi sorbire 10-15 secondi di spot prima di vedere il tuo filmato.
    Temistocle

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  4. @Tim:
    Non sono sicuro che possa funzionare sul lungo periodo. Penso alle pagine web, talmente piene di banner da rendere quasi impossibile di capire dove si trovi l'articolo vero. E penso ai plugin per i browser che eliminano automaticamente tutti i banner così da permettere la lettura pulita del testo.

    Non mi piace.

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  5. Molte pubblicazioni periodiche locali funzionano soltanto con sponsorizzazione, ma perlomeno sono gratuite. Forse hanno anche fondi regionali e provinciali a cui attingere. Per i libri non penso che funzioni perché rovinerebbero l'estetica. Potrebbero inserire fogli volanti o cose del genere.
    Nel web la pubblicità è sempre più invadente perché rende. Il fatturato della pubblicità online ha superato quello di quella offline. A volte i siti sono inguardabili. Non è come una volta: un banner animato a lato, adesso ti devi sorbire una animazione prima del caricamento della pagina e quella non si può togliere con nessun plugin. E molte volte ha anche l'audio. Io chiudo subito :-/

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  6. Sì, ok, la pubblicità rende possibile un sacco di roba, e per parecchi anni io ci ho portato a casa il pane e pure il companatico.
    Ma, personalmente, non la sopporto più-
    L'hanno messa persino nel mio sportello bancomat.
    Dove proprio non al sopporto, è all'inizio del mio DVD preferito, che ho appena scartato dal suo cellophane e ficcato nel lettore.
    Cinque minuti di trailer di fim che non vedrò mai e che non riesco a skippare col telecomando.
    È troppo.
    Penso poi a Gloutchov quando accenna ai vari marchi inseriti nei romanzi: William Gibson ne cita a dozzine per ogni capitolo, ma almeno riesce a farlo con eleganza.
    Tirarci fuori dei soldi? Posibile, ma credo solo se puoi vantare una posizione nella classifica dei bestseller.

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  7. In un certo senso libri "sponsorizzati" già esistono: sono edizioni-regalo che le grandi aziende offrono ai dipendenti (o ai clienti Top), in genere antologie di scrittori affermati su un tema dato. Sembra però che questo tipo di regali però non abbia grande riscontro in termini di soddisfazione dell'utente. E, ad ogni modo, il grande problema degli editori nello scegliere cosa pubblicare non è il costo materiale dei libri, ma la difficoltà di ottenere visibilità in libreria. I quotidiani free-press funzionano perché 1) soddisfano un'esigenza del pubblico, 2) sono distribuiti in ambiti alternativi a quelli ove sono venduti i quotidiani "a pagamento", ambiti che li rendono altamente visibili al pubblico potenziale. Non credo sia possibile, per eventuali libri "free", soddisfare queste due condizioni.

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  8. @ Davide l. Malesi: questa mi ricorda la storia di un libro d'arte che ho avuto in regalo. Ricordi Ariano è quello che voglio inviarti a Natale: un certo Bosch:D

    boh io non la vedo molto chiara. Un libro deve essere un libro e non deve essere sporcato

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