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venerdì 24 dicembre 2010

Ariano's side of Survival - 3

AVVISO: questo post non rientra nella normale routine del mio blog, ma appartiene al progetto Survival Blog


Natale, anno 2015

Negli ultimi anni prima della nuova Era Gialla, ho sempre immaginato Babbo Natale come uno spiritello maligno che si introduce furtivamente nelle case e lascia un pacchettino invisibile con il suo speciale regalo per le feste: una bella maledizione. Che funziona sempre, anche se uno non se ne rende conto.
Stamattina neppure ci pensavo. Anzi, non mi ricordavo proprio che fosse il 25 dicembre. Avevo smesso di contare i giorni e di guardare il calendario.
Però verso l’alba ho sentito un rumore in lontananza. Ho dato un’occhiata dalla finestra della mansarda, la stanza strategica dove dormo e dalla quale si può dominare l’intero paese come un aquila reale su una pianura, o piuttosto come un cecchino in una città assediata.
Era lui, Santa Claus. Aveva un berretto rosso con la visiera, barba grigia incolta, giaccone verde invernale, calzoni militari e anfibi. E poi, a tracolla, il sacco coi regali: una mitraglietta e una cartucciera. Ovviamente c’erano anche le otto renne, con le tute mimetiche e il volto coperto da passamontagna o cappucci neri. Si erano stufate di trainare la slitta, e infatti camminavano su due piedi e viaggiavano sul retro di un furgone. Anche loro avevano i sacchi coi doni natalizi: fucili, pistole, granate, persino un mortaio portatile.
Se avessi avuto un equipaggiamento più appropriato avrei potuto realizzare uno dei miei vecchi sogni da uomo anacronistico e liberare il mondo dal flagello di quello spirito maligno che entra nelle case dei bimbi buoni per regalargli qualche brutta sorpresa (dai bimbi cattivi non ci va perché gli fanno paura, pure vigliacco il trippone mascherato). Ma non avevo i mezzi. Sapete, io non ho il porto d’armi, e quando ho chiesto all’armaiolo di fornirmi un paio di pistole di nascosto lui ha fatto un casino, non si può, è contro la legge, mi revocano la licenza, mi arrestano. Per convincerlo ho dovuto dargli più soldi di quanti ne ho spesi in cibarie. Se gli avessi domandato anche un fucile di precisione e un mirino a raggi infrarossi probabilmente non mi sarebbe bastata la liquidazione.
E così eccomi qua, in posizione vantaggiosa ma con due pistole e basta. Uno contro nove armati, due Beretta contro quattro Uzi, due Winchester, un paio di Remington e di tutto di più. Niente da fare, sarebbe un suicidio. Istinto di sopravvivenza. Nascosto e silenzioso in attesa che il nemico se ne vada.
Mentre il sole non sorgeva, e le nuvole cominciavano a far scendere a terra gli odiosi biglietti da visita delle festività noti come “fiocchi di neve”, Santa Claus e le sue renne incazzate hanno visitato proprio la casa che avrebbero dovuto evitare: la cascina in cui avevo stivato la maggior parte delle mie masserizie: taniche di benzina, scatole di proiettili, e decine di casse con cibi inscatolati. In pochi minuti Babbo Natale mi ha rubato tutto. Nuovo mondo, nuova versione: il vecchietto entra in casa e non ti lascia un cazzo, neppure la maledizione, anzi, si porta via le tue cose più preziose.
Ho valutato se fosse il caso di uscire allo scoperto e tentare una sortita in stile guerrigliero sudamericano: spara e nasconditi, spara e nasconditi. Poi mi sono ricordato che sandinisti, tupamaros, sendero luminoso e montoneros non hanno mai vinto una cazzo di rivoluzione che sia una, e ho concluso che anche se mi avessero derubato di tutto, quanto meno mi restava la vita. E due pistole cariche. E persino qualche derrata alimentare che mi ero portato nella mansarda proprio nell’ipotesi di assedio.
Non c’è stato alcun assedio perché loro non mi hanno visto. Le renne, anzi le cavallette natalizie hanno razziato tutto quello che entrava nel furgone. Dopo un’ora sono arrivati i rinforzi: tanti folletti vestiti di verde, con pistole non giocattolo e machete non di plastica e ben tre camionette per caricare il restante. Il paese sembrava ripopolato. Una succursale del polo nord, tra Santa Claus, renne e aiutanti, senza contare il freddo cane e i tetti delle case disabitate imbiancati.
Per fortuna negli ultimi mesi ho imparato a far scorrere le ore inutilmente senza andare in paranoia. Ho atteso sino a dopo il tramonto, quando la notte ha finalmente posto termine all’ennesimo maledetto Natale della mia vita. Sono uscito con estrema cautela, ma tanto loro non c’erano più. Spariti insieme a proiettili e scatolame. E benzina ovviamente, anche se un paio di taniche le tenevo nascoste altrove, vicino al generatore di elettricità autonomo.
Ora sono nudo. Ho autonomia per dieci, dodici giorni al massimo, poi devo diventare predatore. Non più avvoltoio che attende pazientemente le sue vittime e intanto spolpa i resti di una carogna. Non ho più nulla. Devo riorganizzarmi, sicuramente andarmene, anche se dubito che Babbo Natale ritornerà visto che il 25 dicembre è passato. Però non posso rischiare. Faccio il pieno a una vecchia Fiat e parto. Nei dintorni ci sono altri paesi che conosco bene, ma io me li ricordo solo in versione pre-gialla. Cosa siano diventati ora è un mistero. Proprio come il mio domani.

2 commenti:

  1. (fuori dal personaggio): Bellissimo post! Il Babbo Natale post-apocalittico è davvero riuscito. Sarai anche "prestato al genere", ma stai imparando a districarti in esso come un veterano di lungo corso.
    Sono curioso di sapere che ti inventarai, ora che stai per muoverti ;-)

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  2. Il sangue non è acqua! Bravissimo. Senza sbavature, senza troppe sdolcinature né intellettualismi. Vero stile Survival.
    Auguri!
    Temistocle

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