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giovedì 9 dicembre 2010

Librerie di qualità

Ultimamente si parla molto del rischio che le librerie indipendenti scompaiano e che la distribuzione libraria finisca completamente nelle mani dei tre giganti Mondadori, Feltrinelli e Giunti, più altre catene a livelli minori (abitando in provincia di Roma mi viene in mente la Arion). Ovviamente con un ruolo sempre più preminente per i distributori online IBS, Libreria Universitaria, BOL e Amazon, e una crescente espansione del libro digitale che non necessita di intermediari tra editore e lettore.
In questo contesto, le librerie indipendenti vengono presentate come oasi di libertà in mezzo a un deserto di omologazione, ameni luoghi a metà fra il circolo culturale e il salotto letterario, ovviamente gestite da illuminati intellettuali che amano i libri e non li considerano merce da vendere.
Andando controcorrente, mi dichiaro non del tutto d’accordo. Premessa: è ovvio che bisogna esaminare caso per caso, ogni libreria fa storia a se. E altrettanto ovviamente sono solidale a prescindere con tutti i librai, ai quali auguro di non dover mai abbassare le serrande per cessata attività. Voglio però dire che conosco molte librerie indipendenti che hanno a cuore un solo tipo di vendita: quella dei testi scolastici, per ragioni talmente ovvie che non vale la pena di spiegarle. Espongono anche narrativa, ma solo i romanzi più pompati dalla pubblicità e vincitori di premi letterari, quindi non brillano per l’originalità dell’offerta. E se uno prova a chiedergli un libro di un editore poco noto ti rispondono che lo ordineranno, ma poi magari passano settimane prima che arrivi, e il gestore non sembra particolarmente infastidito dal ritardo… Insomma, in molti casi sono assai peggiori delle Giu-Monda-Feltri
Credo che – come in tutti i settori – ci vuole la passione, e a volte questa latita. Io mi auguro che le librerie indipendenti sopravvivano, però spero che si pongano davvero come una reale alternativa alle grandi catene, e non come la loro brutta copia.

6 commenti:

  1. Beh... sai... a volte la passione viene strangolata dalla necessità di sopravvivere.

    Una mia amica aveva una piccola libreria. Dedicava molto spazio agli esordienti e li presentava molto spesso nel suo piccolo locale. Però i conti erano da far quadrare e, visto che vicino aveva molti uffici notarili, ha cominciato a tenere anche testi necessari a questi uffici, poi un briciolo di cartoleria, quindi una fotocopiatrice, e alla fine anche qualche best-seller.
    Non ce l'ha fatta comunque... perché gli avvocati le chiedevano di consultare i testi in negozio, con la scusa di capire se gli servivano veramente, e poi alla fine (guarda caso), non gli servivano mai.

    Alla fine ha chiuso i battenti. Lei in lacrime. Il mondo invece se ne è fregato (tranne pochi amici, che sono stati presenti, me compreso, all'ultimo giorno di attività).

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  2. Mi dispiace. Come dicevo: ogni libreria fa storia a se. Peccato che in questo caso non c'é stato il lieto fine.

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  3. Un'esperienza simile a quella raccontata da Glauco. Un paio di anni fa due amici avevano aperto un piccola libreria che offrira soprattutto libri usati e remainders. Aveva poi un soppalco con un divanetto un paio di poltrone e una macchinetta per fare te, tisane, caffé, in modo da dare la possibilità alla gente di accomodarsi, prendere qualcosa e leggere un libro (gratuitamente). Il tutto in un'atmosfera informale e amicale. Non che le cose andassero alla grande, ma pagavano i debiti e recuperavano un minimo per loro a fine mese. Arrivata l'estate, e con la prospettiva della chiusura agostana, fecero il conto di non riuscire a pagare tutto e chiesero alla banca la concessione di un fido per il conto negozio (che fino ad allora aveva sempre rifiutato nonostante non fossero mai andati in rosso!). Ma la banca oppose un altro rifiuto e rifiutò anche di aumentergli il fido personale. Così furono costretti a chiudere pur non avendo mai avuto problemi economici ed essendo riusciti a creare un giro di gente interessata che ormai frequentava stabilmente il negozio.
    Temistocle

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  4. Evidentemente questo paese non é fatto per le librerie con la L maiuscola, ma solo per le loro imitazioni... e la cosa é abbastanza triste.

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  5. Aprire una libreria è sempre stato un mio sogno, ma non penso che lo farei mai. Vedo negozi chiudere ogni giorni, negozi che vendono cose utili e inutili, da Hallo Kitty, scarpe, vestiario, oggetti di casa. Perché dovrebbe sopravvivere una libreria?

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  6. Qualche oasi intelligente sopravvive, solo in presenza di personale qualificato e uno zoccolo duro di clienti che le consente di rimanere aperta. Difficilissimo fare impresa nel settore o trovare lo spazio necessario. Data la ristretta base di lettori forti il problema riguarda tutto il paese.

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