PAGINE

sabato 26 febbraio 2011

Consigli per essere uno scrittore dilettante

Lezioni di scrittura non ne posso dare, il mio status di scribacchino non me lo permette.
Ancora meno posso permettermi di suggerire idee per essere pubblicati, anzi, semmai qualcuno dovrebbe darle a me.
L'unico tipo di consigli che mi sento in grado di proporre sono quelli relativi allo scrivere da dilettante, come faccio io.
Parlando per esperienza personale, sono riuscito a vivere serenamente la mia passione per la scrittura pur senza essere mai riuscito a pubblicare nulla grazie ad alcuni atteggiamenti mentali.
In primo luogo, metterci tutto l'impegno, fare editing, cercare di migliorarsi, avere un atteggiamento quanto più possibilmente professionale MA SENZA MAI DIMENTICARE che scrivere deve essere un piacere. Ergo: scrivo ciò che voglio io. Visto che non c'è un editore a darmi linee guida su argomenti, tipologie, trend di mercato e contenuti, tanto vale approfittarne no? Sarà che ogni volta che ho provato a cimentarmi con generi che non apprezzo ho dovuto abbandonare a metà il lavoro, trovandomi tra le mani un mare di schifezza e provando ribrezzo all'idea di rileggerla. No, non va bene. Io scrivo perchè amo la soddisfazione che sento nel momento in cui ho ultimato uno scritto che era già dentro la mia testa e su cui ho lavorato settimane per fargli vedere la luce nel modo migliore. É quella sensazione che mi da la volontà di mettermi davanti al pc a digitare, correggere, editare e "perdere" il tempo che potrei impiegare in modo diverso.
In secondo luogo, concepire i miei scritti come un lavoro artigianale. Visto che devo fare tutto da solo, allora cerco di avere lo stesso atteggiamento di un contadino del 1800 che si costruisce con le proprie mani una sedia a dondolo. Non sarà mai perfetta come quella creata in certe aziende specializzate, ma lui può permettersi di personalizzarla, di aggiungere dettagli che verrebbero considerati inutili o troppo individuali. Quindi, da buon dilettante, trovo piacevole anche inventare una copertina, un indice, scegliere un certo carattere tipografico, aggiungere note a piè di pagina. Il prodotto è mio, e lo rifinisco io.
Infine, l'ultimo consiglio che mi sento di dare: un buon dilettante dovrebbe scrivere tutto ciò che ha voglia di scrivere. Magari anche cose orride, depravazioni letterarie che sarebbe meglio tenere nascoste così come le depravazioni di altro genere. Però intanto scriverle. Tanto uno scribacchino non ha una reputazione (professionale) da difendere. E dare libero sfogo a ciò che comunque ci si sente dentro è molto utile per scrivere meglio anche tutto il resto.

8 commenti:

  1. Concordo pienamente con tutto quello che hai detto. L'elemento che hai sottolineato e che apprezzo di più è il senso di libertà che ha uno scribacchino: nessun obbligo di tempo, di trama, di genere. Quando qualche giorno fa ho letto su non ricordo più quale dei 'nostri' blog di quella famosa scrittrice licenziata perché non voleva stare ai cambiamenti imposti ai propri personaggi, che erano stati "comprati" dalla casa editrice, mi è venuta la pelle d'oca e quasi un disgusto per questa scrittura che esiste solo perché esiste il danaro. Chissà cosa penseranno i lettori di quella saga vampiresca che passerà di mano? e i nuovi autori, con che passione proseguiranno l'opera sapendo che se non va bene al 'capo' saranno trombati anche loro? che motivazione li spingerà? Se ci pensi siamo fortunati: facciamo un mestiere per cui non guadagnamo una lira, ma quando finiamo qualcosa sappiamo che è tutta farina del nostro sacco, nel bene e nel male. E se anche non avremo la soddisfazione (o la vanità?) di vedere il nostro nome su uno scaffale in libreria, chi se ne frega, andrà bene lo stesso!
    Temistocle

    RispondiElimina
  2. Già, almeno questo non ce lo possono togliere ;-)

    RispondiElimina
  3. Scribacchini come intagliatori, pittori da strapazzo, scultori vagabondi...mi piace questo accostamento. Fai come me fra otto anni e mezzo se la vita me lo permettera pubblicherò un bestiaseller per gli annali della scribioscrittura....:-D

    RispondiElimina
  4. Bellissima l'esortazione a scrivere anche cose di cui vergognarsi comodamente più tardi. Per niente scontata. :)

    RispondiElimina
  5. Concordo su tutto. Meglio un racconto scritto con il cuore e messo su un blog che uno commissionato da una casa editrice.
    Ci sono molti che scrivono bene ma non pubblicano, la differenza sta proprio nel fatto che quelli pubblicati hanno scritto come una casa editrice vuole. Se dovessi farlo pure io mi prenderei a schiaffi perché raramente trovo nella letteratura di oggi qualcuno che scrive come vorrei fare io.

    RispondiElimina
  6. Scusa, Geta, (non so come diavolo sono finito nel tuo blog) ad ogni modo, non riesco a essere d'accordo con quello che dici.
    Il percorso per migliorare se stessi come scrittori, è molto diverso, e molto meno facile e tranquillo, di quello del quale sembri accontentarti.
    Diventare scrittori professionisti è un'esperienza che insegna cose precluse ai dilettanti. Cose non necessariamente nobili e belle, anzi spesso antipatiche e spiacevoli. Ti insegna a sbattere la faccia contro tutti i lati sporchi, negativi, eccitanti e stimolanti della professione, e soprattutto a sbatterla contro i "tuoi" lati negativi e positivi, che prima ignoravi di avere. Per sapere chi sei, cosa vali, e dove vuoi davvero andare, devi entrare anche tu nella palude del professionismo, e capire quali compromessi sei disposto (oppure non disposto) a fare. E alla fine devi uscirne e avere la forza di ripulirti, e poi guardarti bene allo specchio per vedere cos'hai imparato e cosa sei diventato.
    Non è stando in casa tua, seduto tranquillo al tavolino a parlare soltanto con te stesso, che imparerai a scrivere al meglio delle tue capacità. A insegnarci a vedere i nostri sbagli, e quindi a migliorare, è il contatto intenso con gli altri. La critica degli altri, degli editori e dei lettori, è vitale per capire i nostri punti deboli. Il contatto spietato col successo e col fallimento, ti offre il modo di misurare te stesso e di capire quello che vali.
    Gianluigi Z.

    RispondiElimina
  7. Caro Gianluigi, io non dico che non voglio migliorarmi, o cimentarmi nell'ambito professionale. Ho inviato, e a volte continuo ancora a inviare a case editrici, dei miei manoscritti che (te lo garantisco) cerco di redigere quanto più accuratamente possibile, e che sarei pronto a rivedere e riesaminare in base alle eventuali indicazioni dell'editore.
    Poiché al momento non ne ho ancora avuto la possibilità e sono quindi un dilettante, cerco di vivere il mio dilettantismo nel miglior modo possibile.
    So bene che parlando con se stesso non si impara nulla, infatti lo scopo di questo blog è proprio cercare il confronto che al momento non posso avere coi lettori professionisti: i miei lavori sono tutti disponibili gratuitamente affinché chiunque (anche te se vuoi) possa leggerli e fare le sue critiche e dare i suoi consigli. Sarei ben felice di affrontare giudici più severi, ma come sai gli editori non concedono la possibilità di leggere le loro schede di valutazione, e allo scrittore respinto arriva solo in generico rifiuto acritico. Nell'attesa (non si sa ma) che qualcuno risponda in modo più articolato, non posso fare altro che espormi a quei pochi che provano a leggere i miei ebook e mi forniscono opinioni e consigli. Più di questo non posso fare.

    RispondiElimina