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mercoledì 14 marzo 2012

Vapore 1910

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Sabato 23 aprile 1910
Il Caffè San Carlo, con le sue armoniose architetture e la dorata luminosità dei suoi interni, era da molti decenni uno dei luoghi di ritrovo più signorili di Torino.
Sui salottini sedevano uomini eleganti e dame dell’alta società che, malgrado fosse ancora mattino, già sfoggiavano cappelli a falde larghe e abiti lunghissimi che coprivano le gambe sino al tallone.
Due di queste signore erano letteralmente ipnotizzate dalla lanterna magica, che proiettava su un piccolo schermo bianco la stilizzata figura di un oratore a mezzo busto. L’alternarsi delle figure disegnate su foglietti di carta trasparente, che passavano in sequenza davanti al cono di luce, faceva muovere bocca e occhi alla figura sullo schermo, e le parole provenienti da un’incisione di cera che girava sul grammofono sembravano che venissero pronunciate da lui.
Tra i vari spettacoli offerti dalla lanterna magica questo era uno di quelli che riscuotevano maggior successo. Il suo nome era TGCOM (Teatrino Giornalistico Colori e Ombre in Movimento), ma veniva popolarmente chiamato “tiggì”.
Il mezzo busto stilizzato, realistico nei lineamenti ma definibile chiaramente come un “disegno animato”, concentrava l’attenzione delle due signore già dette con la sua voce gentilmente fornita da un anonimo dipendente della TGCOM che quella mattina aveva inciso le proprie parole declamanti le notizie principali.
…La Federazione del Giuoco Calcio sta selezionando i migliori giocatori italiani per creare una squadra che rappresenti il nostro paese. La compagine affronterà una selezione transalpina composta da giocatori francesi. La partita è prevista il giorno 15 prossimo venturo del mese di maggio, e si svolgerà alla presenza di Sua Maestà Vittorio Emanuele III e della Regina Elena che presenzieranno all’evento…
In un salottino poco più innanzi sedevano due giovani vestiti come anglici dandy, senza baffi né basette, ma coi capelli leggermente più lunghi di quanto avrebbe preteso il buon gusto.
Uno dei due, biondo, esprimeva fastidio per le signore che guardavano la lanterna magica.
“È una cosa inventata per gli analfabeti, per coloro che non sanno leggere. Perché una persona istruita preferisce quel volgare teatrino – nel vero senso della parola – alla lettura di un quotidiano?”
L’altro, sorseggiando tè, sorrideva con aria spensierata. “Da tempo ho smesso di credere che l’alfabetizzazione possa migliorare la persona, a meno che non venga integrata con un’adeguata educazione all’uso che se ne può fare”.
Al tavolo accanto sedevo io, Ariano Geta. I due tipi in questione neanche mi guardavano, ma erano gli unici. Tutti gli altri eleganti avventori dell’elegante Caffè ogni tanto mi lanciavano un’occhiata che tradotta in parole significava qualcosa come: “Uh, ecco quel tipo bizzarro che sostiene di venire dal futuro e di aver deliberatamente scelto di vivere nel primo decennio del secolo ventesimo. Non è il caso di sprecare troppe parole su di lui: è solo uno stupido millantatore”.
La metà di ciò che pensavano era pura verità (sono davvero uno stupido millantatore), perciò ritengo di poter perdonare l’altra metà – errata – delle loro convinzioni. Che poi, cosa c’è di tanto strano in un uomo che viene dal futuro?
Comunque non intendo parlare di me, ma di quei due signori a me vicini.
Quello biondo stava lanciando un’occhiata compassionevole a Emilio Salgari che, seduto a un altro salotto, beveva il suo terzo vermout della mattinata.
“Farà una brutta fine”, disse a bassa voce con tono pietoso.
Prima che il suo amico potesse aprire bocca per esprimere la sua opinione in merito, le porte del Caffè si spalancarono in modo violento per l’ingresso veemente di sei giovani piuttosto aggressivi. Uno si mise davanti agli altri con l’aria di essere il capo, e alcuni dei presenti lo riconobbero: era Ernesto Celzani, fondatore del Movimento Nuovista, avanguardia artistica e letteraria che aveva prodotto numerose chiacchiere e assai minime opere.
Si mise al centro della sala con aria altezzosa e urlò parole ad alta voce.
“Un pederasta. Guglielmo Clapasson. É qui?”
(Il neo-linguaggio era una delle loro pantomime preferite: sostenevano che l'idioma italiano fosse eccessivamente ridondante e, pertanto, occorresse sfoltirlo per metterlo alla pari con la moderna essenzialità che esigeva il progresso).
“Penso che cerchino la lite”, osservò il signore biondo, che poi era proprio il Guglielmo Clapasson ferocemente invocato da Celzani.
“Benissimo”, commentò il suo amico terminando di bere il tè. “L’attività ginnica è fondamentale per il benessere del corpo, e cosa c’è di meglio di una sana sessione mattutina dedicata alla nobile arte del pugilato? Sono pronto”.
I due si alzarono in piedi. Non si qualificarono ma le parole erano decisamente inutili.
I sei nuovisti si avvicinarono minacciosi. Le loro giacche e cravatte brillavano di decorazioni con fili di metallo, i baffi e le basette erano rasati in fogge bizzarre formando vistose linee nere sui loro volti (anche questa discutibile estetica era frutto della loro interpretazione del “progresso”).
I clienti del San Carlo osservavano la scena con un po’ di timore ma anche con crescente curiosità. Le signore che un attimo prima seguivano il tiggì sulla lanterna magica ora erano girate verso il nuovo teatrino che appariva assai più dinamico e stuzzicante. Ma il gestore del Caffè interruppe lo spettacolo sul nascere.
“Se dovete risolvere le vostre questioni in modo incivile avete a disposizione qui fuori uno spazio enorme. Per favore uscite dal locale”.
L’invito fu accolto da entrambe la fazioni. Un attimo dopo i due schieramenti si fronteggiavano sul selciato di Piazza San Carlo.
(continua)

5 commenti:

  1. grande Ariano! un ottimo testo! contrariamente alla mia abitudine di leggere sempre tutto a conclusione, ho fatto uno strappo alla regola e sono rimasto veramente contento! a questo punto aspetto il prosieguo!

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    1. Ti ringrazio Tim, cercherò di pubblicarlo tutto di fila, senza interruzioni.

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  2. Il Tiggì per (ad uso degli analfabeti è un tocco di classe ;-)

    Bravò!

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  3. Ho aspettato di avere un po' di calma per leggerlo con attenzione... :)
    Anche a me è piaciuto molto "il tiggì per gli analfabeti"!!
    Bello... adesso vado a leggere la seconda parte :))

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