PAGINE

venerdì 31 agosto 2012

Brevità vs prolissità


Ovviamente si parla sempre di gusti personali, e la lunghezza o brevità di un’opera letteraria sono pregi a seconda del punto di vista del lettore.
Io sono per la sintesi, quindi apertamente schierato con chi riduce al minimo le parole utilizzate. Sono talmente votato a questo atteggiamento che finisco col commettere degli autentici sacrilegi.
Ebbene sì, lo ammetto assumendomene tutto il biasimo che ne seguirà: se fossi stato l’editor di autori e poeti anche famosi, avrei sforbiciato qua e là.
Non sempre, sia chiaro. Di certi romanzi pur voluminosi non cancellerei neppure una singola parola. In altri casi però…
Ecco, sto per sputtanarmi. Farò solo un paio di esempi rapidi per evitare il rischio di polemiche, che non desidero assolutamente.
“Moby Dick” è un capolavoro, il vero romanzo simbolo della letteratura americana. La narrazione, soprattutto nella parte centrale, si alterna a capitoli ‘didattici’ (diciamo così) sulle balene, consuetudine abbastanza normale all’epoca in cui Melville lo scrisse. Se qualcuno mi chiedesse “Che dici, questi capitoli posso saltarli?” gli risponderei senza vergogna di sì. Il romanzo non perde nulla, anzi, diventa più adatto al gusto moderno. In my humble opinion, of course.
Oppure, la poesia “Il tramonto della luna” di Leopardi. Io la limiterei alle strofe prima e quarta, ignorando la seconda e la terza che sono la spiegazione dell’autore alla simbologia interna della poesia. Spiegazioni che servono solo in parte, perché la potenza evocativa delle immagini è tale da trasmettere al lettore le emozioni del poeta senza bisogno di note esplicative. Se volete fare una prova di lettura con e senza le due strofe centrali, la trovate su questo link.
E adesso, via libera agli insulti :-)

10 commenti:

  1. Io sono lentissima nella lettura, quindi certi mattoni di libri li guardo già con terrore! Qualcuno però l'ho comprato e non li ho ancora letti.. in verità ne ho tanti da leggere ma quelli più "enormi" li scarto già da subito! :p

    RispondiElimina
  2. Pure io sforbicerei parecchio il Moby Dick. Ci sono parti che ho letteralmente dormito. Facevo davvero fatica a mantenermi lucido nel leggerle. Ma erano altri tempi... proprio come dici tu. Oggi, probabilmente, lo stesso romanzo non sarebbe mai giunto sugli scaffali. :/

    RispondiElimina
  3. Io sono passato dall'amare carnalmente la prolissità e la lunghezza alla quasi totale brevità e immediatezza. Penso che se dovessi provare a leggere oggi un mattonazzo come Moby Dick (o come Il signore degli anelli, o come Guerra e Pace, o come *metti mattone a scelta*), probabilmente non lo finirei...

    RispondiElimina
  4. Non so: dipende, probabilmente.
    Da alcuni autori, il primo che mi sovviene: Stephen King, la prolissità mi va anche bene, perché la padroneggia come pochi altri e anzi ne fa una delle sue armi più affilate.
    Altri autori si scrivono addosso e basta, altri ancora la adoperano con ingenuità, altri con saccenza.
    La sintesi mi va bene, anche qui, se chi la usa riesce a non farti sembrare quello che leggi un riassunto.
    E qui il primo che mi viene in mente è: Brett Easton Ellis.
    Insomma, bisogna vedere.

    RispondiElimina
  5. Devo ammetttere che anche io sto passando verso i romanzi brevi, escludendo i mattoni.
    Che ne dici che mi stia diventando un analfabeta di ritorno?

    RispondiElimina
  6. brevità, brevità e ancora brevità! oggigiorno se non pubblichi 4-500 pagine sei considerato uno scrittore sfigato, anche se poi nel 90% delle volte quello che viene detto in 500 pagine si poteva dire nella metà. Non parlo naturalmente, ad esempio, dei capolavori del 'vecchio' S. King (IT, L'ombra dello scorpione, Le creature del buio, ecc.), dove ogni parola ha un suo perché; ma Continuum di G. Nerozzi mi sta sembrando eccessivamente prolisso (a meno di colpi di scena) tanto è vero che l'ho messo momentaneamente da parte.

    RispondiElimina
  7. Io credo che il tutto dipenda da come scorre il romanzo, lessi un romanzo di 500 pagine in due giorni, e allo stesso tempo non andai nemmeno oltre pagina venti di uno di 300.
    Se la storia e lo stile di scrittura mi piacciono, non si sente la lunghezza.
    Almeno non la sento io :D

    RispondiElimina
  8. @ tutti : vi ringrazio per aver arricchito questo post con le vostre opinioni.
    @ Luca : vengo a dare un'occhiata ;-)

    RispondiElimina
  9. Ecco, siccome Moby Dick lo devo ancora leggere, farò come dici, approvo la teoria.
    Anche quando lessi i Miserabili (con una fatica IMMANE) saltai i capitoli di narrazione politica contemporanea dell'epoca.
    E ti assicuro che non sono una che si spaventa per il numero delle pagina di un'opera (vedi letture multiple del signore degli anelli, delle Oscure Materie, dei Pilastri della Terra e via dicendo…)

    RispondiElimina