Tra me e Temistocle
è nato sin dall'inizio un ottimo rapporto di amicizia on line. É un
vero peccato che ancora non ci sia stato modo di incontrarci di persona,
ma per ovviare almeno in parte abbiamo pensato che potevamo far
incontrare i nostri personaggi...
Conoscete Andrea Arcani,
improbabile detective della provincia di Roma che indaga su casi stupidi
tipo corna domestiche? E conoscete Francesco Bacone, flemmatico
commissario di Vercelli spesso coinvolto in indagini sorprendentemente
comiche?
... no?
E allora, ecco l'occasione per rimediare a due lacune in un colpo solo. Su questo link potete leggere il primo crossover fra Arcani e Bacone (in rigoroso ordine alfabetico). E chissà che non ne seguano altri...
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mercoledì 28 novembre 2012
domenica 25 novembre 2012
Appuntamento con un personaggio letterario femminile
In genere evito di fantasticare sui personaggi romanzeschi. Però, giusto per creare un post letterario un po’ frivolo, mi sono posto la
domanda: con quale eroina della narrativa mi piacerebbe avere un appuntamento?
Rhoda, una delle voci che raccontano “Le onde” di Virginia
Woolf, ha notevoli affinità col sottoscritto. Avremmo tante cose da dirci e potremmo
parlare per ore senza stancarci, ne sono certo.
Se fosse un incontro ‘scopo matrimonio’ sceglierei Sònja, la
giovane prostituta di “Delitto e castigo” che benché sia costretta a vendere il
proprio corpo mantiene nell’animo un sentimento d’amore puro e profondo da
riversare eternamente sull’uomo che la salverà.
Trattandosi invece di una situazione più spiccia – quelle volgarmente
definite ‘una botta e via’ – la candidata ideale è Cecilia Malespano, tipica
femmina piacente nata dalla maliziosa fantasia dell’emulo dannunziano Guido Da
Verona.
E poi non potrebbe mancare un tè pomeridiano nel salotto di Emma Woodhouse, una delle eroine di Jane Austen, per parlare di argomenti frivoli.
Infine, per motivi troppo intimamente psicologici per poter essere spiegati a chi non è dentro il mio cervello, sarei
davvero curioso di conoscere meglio Laura, personaggio secondario ne
“L’immortalità” di Milan Kundera.
giovedì 22 novembre 2012
Premio Me.Me, ehm, Unia
Prima o poi un me.me. arriva, e io non faccio eccezione. Ho ricevuto il premio Unia, e l'invito mi arriva addirittura dall'inferno ;-)
Il sistema è semplice: occorre rispondere a sette domande e coinvolgere altri sette bloggers. Io, come da costume consolidato, estendo l'invito a chiunque passi da questi pizzi (è una furbata, lo so, ma spero che mi perdonerete).
Ordunque le domande e le mie umili risposte:
Qual è il primo libro che hai letto in assoluto?
Tolti i fumetti, direi "Un capitano di quindici anni" di Jules Verne.
Hai mai fatto un sogno ispirato a un libro che hai letto? Se
sì, racconta.
No, a dire il vero non mi è mai successo. Mi è capitato però di avere degli incubi che mi facevano svegliare in piena notte causati dalla lettura di "Dylan Dog", se può valere lo stesso.
Qual è la prima cosa che ti colpisce in un libro? La
copertina, la trama o il titolo?
In genere il titolo. Copertina e trama sul risvolto interno li considero degli specchietti per le allodole.
Ti è mai capitato di piangere per la morte di un
personaggio?
Piangere no, però sicuramente mi è successo di parteggiare per lui e quasi provare disappunto per le sue sventure.
Qual è il tuo genere preferito?
Direi la narrativa tradizionale. Ma ho letto e continuerò a leggere anche altri generi, soprattutto le commistioni fra realistico e fantastico.
Hai mai incontrato uno scrittore?
Di quelli famosi e/o pubblicati da una Grande Casa Editrice? No. Ma ho incontrato "scribacchini" appassionati.
Posta un'immagine che rappresenta cosa significa per te le
lettura:
Scelgo "Infinita gratitudine" di René Magritte. Leggendo la tua vita non cambia, però hai l'impressione che...
lunedì 19 novembre 2012
Consigli per una visita a una galleria d'arte
Finita la parentesi fumettistica già da diversi giorni, insisto con un post leggero, poco
serio.
-Se il quadro ritrae una donna con abiti ottocenteschi, non è il caso di proclamare a gran voce che vi piace perché assomiglia alla protagonista della telenovela “Cuore Selvaggio”.
-Se vedete il ritratto di un uomo che indossa cilindro, giacca, gilet e cravatta, potete tranquillamente evitare di ipotizzare che l’autore del quadro sia Leonardo da Vinci.
-Il divisionismo non ha niente a che fare con la provocazione del pittore Fontana che ha tagliato una tela in due con una rasoiata.
-Pellizza Da Volpedo è un pittore italiano vissuto alla fine del 1800, non un’espressione latina per indicare la pelliccia della volpe.
-Se lungo il percorso della mostra trovate una struttura metallica posta sopra una pedana con accanto una didascalia indicante il titolo dell’opera e il nome dell’autore, state pur certi che non è una panchina su cui potete mettervi seduti.
-Viceversa, se notate una poltroncina che sembra sia stata messa di fronte a un quadro di grandi dimensioni per permettervi di ammirarlo stando comodamente seduti, ebbene, potete sedervici. E non domandate mai “Ma questa poltrona è appartenuta al pittore?”
Qualche tempo fa sono stato alla Galleria Nazionale di Arte
Moderna a Roma in compagnia di persone non avvezze a questo tipo di visite.
L’esperienza mi ha suggerito alcuni consigli da fornire a tutti coloro che,
senza avere né interesse né passione, si trovano a dover affrontare una
situazione del genere. Prendete nota:
-Commenti tipo “Il quadro non è un granché ma la cornice è stupenda” sono alquanto inopportuni.
-Commenti tipo “Il quadro non è un granché ma la cornice è stupenda” sono alquanto inopportuni.
-Se il quadro ritrae una donna con abiti ottocenteschi, non è il caso di proclamare a gran voce che vi piace perché assomiglia alla protagonista della telenovela “Cuore Selvaggio”.
-Se vedete il ritratto di un uomo che indossa cilindro, giacca, gilet e cravatta, potete tranquillamente evitare di ipotizzare che l’autore del quadro sia Leonardo da Vinci.
-Il divisionismo non ha niente a che fare con la provocazione del pittore Fontana che ha tagliato una tela in due con una rasoiata.
-Pellizza Da Volpedo è un pittore italiano vissuto alla fine del 1800, non un’espressione latina per indicare la pelliccia della volpe.
-Se lungo il percorso della mostra trovate una struttura metallica posta sopra una pedana con accanto una didascalia indicante il titolo dell’opera e il nome dell’autore, state pur certi che non è una panchina su cui potete mettervi seduti.
-Viceversa, se notate una poltroncina che sembra sia stata messa di fronte a un quadro di grandi dimensioni per permettervi di ammirarlo stando comodamente seduti, ebbene, potete sedervici. E non domandate mai “Ma questa poltrona è appartenuta al pittore?”
venerdì 16 novembre 2012
Creatività e follia
Si dice comunemente che un artista è sempre un po’ matto,
nel senso buono del termine. In effetti esiste anche una base scientifica che
sembra sorreggere questo luogo comune: pare che le attività correlate alla
creatività abbiano origine nella parte destra del cervello, a differenza di
quelle attinenti alla logica che si sviluppano invece nella parte sinistra.
L’artista quindi privilegerebbe la zona meno razionale della mente, al
contrario di un banale impiegato amministrativo come Ariano Geta che è
costretto ad attingere alla metodica matematica necessaria per far quadrare i
conti.
È un discorso complesso, e io non sono una persona competente
in materia, perciò evito di addentrarmi ulteriormente. Quello di cui voglio
parlare è il momento in cui, purtroppo, subentra uno stato di malattia mentale
conclamata, quella che di fronte alla legge rende una persona “incapace di
intendere e di volere” o addirittura “un pericolo per se stesso e per gli
altri”.
Se il sottoscritto si trovasse in una situazione del genere,
sicuramente non potrebbe più esercitare la sua professione. Impossibile fare 2
+ 2 se la mente suggerisce che il risultato è 5.
Per le creazioni artistiche l’esito può essere diverso.
Dipingere un quadro o comporre musica implicano attività cerebrali in cui domina
la parte destra, pertanto gli input errati che giungono da sinistra potrebbero
risultare ininfluenti ai fini del risultato finale.
È noto ad esempio che pittori come Van Gogh o il nostro
Ligabue nel corso degli anni divennero mentalmente infermi, ma non per questo
persero la capacità di dipingere.
Il musicista Maurice Ravel agli inizi degli anni ’30 ebbe i
primi sintomi di una grave sindrome degenerativa del sistema nervoso che col
tempo avrebbe annientato le sue capacità cognitive, tuttavia per alcuni anni
continuò a comporre – ed eseguire – musica di elevata qualità.
In letteratura il discorso è più complesso poiché la scrittura
di un pazzo talvolta denota in modo evidente i deliri della mente malata. Anche
in questo caso però i risultati possono essere spiazzanti, come accade ad
esempio nei romanzi in cui il marchese De Sade sfoga la sua folle fantasia sadica (termine coniato partendo proprio
dal cognome Sade). Anche se la sua figura – e la sua opera – restano ancora
oggetto di controversia a distanza di due secoli e mezzo, non c’è dubbio che i
suoi scritti suscitano un profondo interesse nel lettore per via della meticolosità
maniacale con la quale vengono descritte le peggiori perversioni (nella maggior
parte dei casi solo immaginate) che si annidavano nella mente
dell’aristocratico francese.
Inoltre, soprattutto negli ultimi due secoli, hanno ottenuto
sempre più interesse le forme di scrittura sperimentale, astratta per così
dire, come la “prosa futurista” di Marinetti o quella “automatica” dei
surrealisti, e questo ha risvegliato l’interesse attorno ai letterati pazzi. È
un ambito che riguarda soprattutto la poesia, dove l’incoerenza concettuale e
l’esaltazione febbrile delle sensazioni dell’io narrante assumono un’estrema suggestività,
prescindendo dalla sanità mentale dell’autore.
Il poeta inglese settecentesco Christopher Smart era affetto
da turbe psichiche che lo condussero al manicomio, ma i poemetti che
testimoniano il suo ossessivo slancio mistico verso Dio sono giudicati molto
interessanti dalla critica letteraria.
Il nostro Dino Campana probabilmente non era pazzo come
credevano i suoi genitori (nei secoli scorsi erano molto più sbrigativi di oggi
a trarre certe conclusioni), tuttavia è probabile che avesse delle paranoie. In
ogni caso, non hanno inciso in nessuno modo sulla sua capacità di comporre
poesie dove la componente visionaria appare non dissimile rispetto a quella di
altri poeti che non soffrivano di alcun problema mentale.
Insomma, la follia non è un ostacolo per la creatività.
Purtroppo lo è per tante altre cose, perciò spero di non esserne mai toccato.
martedì 13 novembre 2012
Post mortem
Ne avevo già parlato altre volte. Purtroppo ogni tanto mi
capita di pensare a cosa ci sarà, eventualmente, dopo la vita. Sono un pessimo
cattolico e spesso ho dei dubbi sulla vita eterna, probabilmente perché non
riesco a immaginarmela.
A volte penso che con la morte cessiamo di esistere, però… però mi piace credere che almeno per un breve istante, che sembrerà lunghissimo, proveremo la sensazione di entrare a far parte di qualcosa di più vasto. Saremo pervasi da una profonda serenità, perché capiremo che stiamo scomparendo solo per confluire in ciò che si potrebbe chiamare Dio, o energia, o universo, o natura… Pochi lunghissimi istanti in cui tutto risulterà più chiaro, niente sembrerà più inspiegabile, ogni cosa assumerà il suo valore, qualsiasi elemento della vita e della storia occuperà il suo posto in modo sensato all’interno di quel tutto che stiamo per raggiungere…
Meglio fermarsi qui. Sta diventando un pensiero troppo impegnativo per ridurlo a un banale post del blog di Ariano Geta…
A volte penso che con la morte cessiamo di esistere, però… però mi piace credere che almeno per un breve istante, che sembrerà lunghissimo, proveremo la sensazione di entrare a far parte di qualcosa di più vasto. Saremo pervasi da una profonda serenità, perché capiremo che stiamo scomparendo solo per confluire in ciò che si potrebbe chiamare Dio, o energia, o universo, o natura… Pochi lunghissimi istanti in cui tutto risulterà più chiaro, niente sembrerà più inspiegabile, ogni cosa assumerà il suo valore, qualsiasi elemento della vita e della storia occuperà il suo posto in modo sensato all’interno di quel tutto che stiamo per raggiungere…
Meglio fermarsi qui. Sta diventando un pensiero troppo impegnativo per ridurlo a un banale post del blog di Ariano Geta…
sabato 10 novembre 2012
I senza tempo
Il "Grande Avvilente" Alessandro Forlani ha
meritatamente ottenuto la pubblicazione del suo romanzo "I Senza
Tempo" nella collana Urania.
Avendolo letto, posso dire che è un'invenzione continua, sia
a livello linguistico che narrativo. La vicenda - lineare ma non monotona -
ruota attorno a una figura mostruosa affamata di potere e di carne infantile
risvegliatosi dopo secoli, a una ragazza che ha materializzato il mondo dei
manga nella sua vita reale, a un figlio di immigrati semi-autistico ma
tutt'altro che ritardato, e a vari altri personaggi straordinariamente
costruiti.
Per descrivere questo romanzo ho coniato una metafora che
apparentemente può sembrare offensiva, ma in realtà è un complimento, e infatti
lo stesso Alessandro Forlani la ha apprezzata molto: è come quei film
fanta/horror trasmessi nei drive in americani in cui il regista gioca
consapevolmente coi cliché di quel genere.
"I Senza Tempo" diventa quindi un artificio
letterario (ma non pedante) arricchito da citazioni colte (la civiltà del
Barocco), cultura popolare (manga e anime) e satira sociale (dovreste vedere
l'Italia del 2024 in cui si svolge gran parte della vicenda: così
fantasiosamente... realistica, ahimé).
Un romanzo di genere che non passerà inosservato.
mercoledì 7 novembre 2012
L'ereader sfonda?
Terminata la parentesi fumettistica, ricomincio la normale programmazione del blog.
Lo spunto per il post di oggi me lo fornisce quel che sto vedendo coi miei occhi in questi ultimi giorni: la Mondadori è scesa in campo con tanto di artiglieria pesante pubblicitaria - tivvù e web - per invogliare i suoi clienti all'acquisto dell'ereader Kobo.
Potrebbe essere la volta buona? Il supporto di lettura digitale diventerà trendy?
Forse sì. Nelle librerie del gruppo editoriale ho visto vari modelli di Kobo esposti e numerosi clienti che provavano a familiarizzarci.
Però mi permetto di dare un suggerimento alla Mondadori, una cosetta apparentemente stupida che tuttavia potrebbe avere una sua rilevanza per il successo del prodotto: aggiungere nella confezione un flacone omaggio di profumo alla carta.
"Volete passare alla lettura digitale senza perdere il gusto dei libri tradizionali? Spruzzate un po' di Eau de Papier n° 5 sul vostro ereader, a vi sembrerà di avere tra le mani un volume fresco di stampa!"
Lo spunto per il post di oggi me lo fornisce quel che sto vedendo coi miei occhi in questi ultimi giorni: la Mondadori è scesa in campo con tanto di artiglieria pesante pubblicitaria - tivvù e web - per invogliare i suoi clienti all'acquisto dell'ereader Kobo.
Potrebbe essere la volta buona? Il supporto di lettura digitale diventerà trendy?
Forse sì. Nelle librerie del gruppo editoriale ho visto vari modelli di Kobo esposti e numerosi clienti che provavano a familiarizzarci.
Però mi permetto di dare un suggerimento alla Mondadori, una cosetta apparentemente stupida che tuttavia potrebbe avere una sua rilevanza per il successo del prodotto: aggiungere nella confezione un flacone omaggio di profumo alla carta.
"Volete passare alla lettura digitale senza perdere il gusto dei libri tradizionali? Spruzzate un po' di Eau de Papier n° 5 sul vostro ereader, a vi sembrerà di avere tra le mani un volume fresco di stampa!"