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mercoledì 23 gennaio 2013

Strane critiche

All’epoca degli studi universitari ho avuto la possibilità di crearmi una vasta cultura sulla critica letteraria.
Ammetto che non ero un grande appassionato di questo argomento, perciò eviterò di esprimere opinioni serie e mi limiterò a scherzarci sopra, con tante umili scuse a Lukàcs, De Sanctis e tutti gli altri guru di questo particolare settore.
Quello che più mi ha colpito della critica letteraria è stato il tentativo, soprattutto nel XX secolo, di creare un metodo analitico universale, cosa in se stessa condivisibile ma che purtroppo non può prescindere da un aspetto fondamentale della scrittura, ovvero: non è matematica.
Due più due fa quattro, ma due forme retoriche più due rime baciate non necessariamente fanno un capolavoro.
Il critico letterario medio in genere è una persona con un livello culturale estremamente elevato, e forse questo toglie naturalezza al suo approccio con la lettura. Una frase non è più una frase ma un costrutto verbale da smembrare al microscopio, e il critico spesso scorge (o vuole ad ogni costo scorgere) significati nascosti che probabilmente neppure l’autore stesso aveva mai preso in considerazione. Il risultato è che certi saggi critici assomigliano agli studi esegetici sulle profezie di Nostradamus e sono meno appassionanti di un trattato di botanica.
Inoltre la critica non è esente da critiche (scusate, non ho resistito alla tentazione), e talvolta sorgono dispute su un certo autore o una certa opera. La mia tesi di laurea era incentrata sulla raccolta poetica “Astrophel and Stella” del poeta elisabettiano Philip Sidney, e ho dovuto documentarmi. Per il critico Lever, l’io narrativo della raccolta in questione esprime il punto di vista di un “ego moderno” con una sensibilità paragonabile a quella presente nei “Sonetti” di Shakespeare; secondo il critico Lanham invece siamo di fronte a un io narrante assai limitato, con connotati adolescenziali, in nessun modo paragonabile all’io narrante shakespeariano…
Infine, la critica letteraria – al pari della letteratura stessa – è influenzata dal contesto sociale e storico, e il risultato è stato la nascita di certe scuole di pensiero sin troppo vincolate alla loro epoca. Sapevate, ad esempio, che è esistita una critica marxista, che analizzava le opere letterarie basandosi sul presupposto dell’imminente rivoluzione socialista mondiale e considerava gli autori come persone particolarmente sensibili in grado di scorgere i segnali di tale ineluttabile evento? (prescindendo da tale scuola, sappiate che c’è stato chi ha asserito che il romanzo “Controcorrente” di Joris-Karl Huysmans, pietra miliare del decadentismo, in realtà esprima la vergogna di essere borghese e l’auspicio dell’avvento del proletariato… Il fatto che Huysmans abbia poi trovato risposte ai suoi dubbi esistenziali nella fede cattolica è stato stranamente omesso...)
Conclusione di questo post sconclusionato: non criticate i critici e rispettate il loro lavoro. Ma sentitevi liberi di leggere quel che volete leggere e di percepirvi ciò che voi percepite, anche se è limitativo. Se poi volete ampliare le vedute, i saggi di De Sanctis, Lukàcs etc. sono sicuramente disponibili in molte biblioteche.

6 commenti:

  1. Le critiche di critici o non critici, non mi hanno mai toccata.. mi faccio trascinare dall'istinto anche se a volte finisco per pentirmene.. :p

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  2. Non mi faccio mai incantare dalle recensioni o dai critici; preferisco sempre toccare con mano. Specie oggi come oggi che i (re)censori sono per la maggior parte pagati dalle case editrici per pompare i propri prodotti.

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  3. Qunado ero al liceo, non ero malaccio nei temi, italiano mi piaceva come materia, specie nello studio degli autori.
    In 5a la mia prof mi disse che un "buon libro di critica letteraria mi avrebbe aiutata a migliorare ancora".
    Andai al libraccio, mi misi a spulciare e chiedere consiglio su cosa fosse meglio.
    Acquistai un volume, non ricordo quale, ma non so se mi servì mai, anche se lo lessi.

    Per quanto un minimo di studio della vita e del periodo storico di un autore ci possa aiutare a comprenderlo meglio, io sono una che vive di emozioni.
    Emozioni delle parole e delle immagini.

    Mi viene in mente la famosa questione Tolkien è di destra, con tutto il boicottaggio degli anni '70 e '80 da parte di quelli di sinistra e di tutte queste stronzate.

    Stronzate perché ogni forma di espressione artistica, ma anche riflessiva o ricreativa, secondo me non devono mai essere imbrigliati. E l'arte è una cosa istintiva e irrazionale e non capisco come si possa desiderare studiarli x imbrigliarla in schemi prestabiliti.
    Secondo me è un mero esercizio di chi non è capace di emozionarsi.
    Oddio, magari non è sempre così, ma spesso.
    Boh, spero di non aver scritto troppe cazzate.

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  4. Da molto tempo ho smesso di dare ascolto all' opinione dei critici, che in fondo sono esseri umani come me e come tali soggetti alla stessa parzialità e limitatezza nei giudizi che potrei avere io.

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  5. Interessante riflessione la tua. Ci ho pensato l'altro giorno, quando mi trovavo alla presentazione di un libro scritto da un'amica e alcune persone ne hanno dato la loro interpretazione... l'autrice stessa ha commentato che era interessante sentire quello che gli altri pensavano che lei volesse dire con il suo scritto, ma non necessariamente lei voleva dire quelle cose!
    :)

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  6. Neanche a me piace l'opinione dei critici... importante è la propria sensazione...

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