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giovedì 11 aprile 2013

Insuccessi che diventano miti

Non sempre un'opera letteraria che riceve una buona accoglienza al momento della sua prima uscita passa alla storia, e per contro può capitare che esordi disastrosi riescano pian piano a diventare degli autentici miti.
Lo scrittore francese Alphonse Daudet pubblicò nel 1872 il suo "Tartarin de Tarascon", picaresca vicenda che ha come protagonista il giovane provenzale Tartarin, e grazie a questo libro divenne l'uomo più odiato della Francia meridionale. Gli abitanti della Provenza - quelli della città di Tarascona in particolare - ritenevano che il personaggio da lui creato fosse macchiettistico e ridicolo, e che il romanzo risultasse oltraggioso per il buon nome della regione. Sembra addirittura che durante quei mesi concitati Daudet abbia ricevuto minacce di morte. Nessuno poteva prevedere che nel corso dei decenni successivi il personaggio di Tartarin sarebbe diventato uno dei simboli del carnevale provenzale e, a suo modo, un'icona letteraria del sud della Francia.
Herman Melville invece si trovò nella situazione paradossale di aver ottenuto un discreto successo con due romanzi oggi poco conosciuti, "Typee" e "Omoo", e di incappare in un flop clamoroso con "Moby Dick". Stampato in tremila copie, non riuscì a venderle tutte. Va aggiunto per onestà che anche i suoi successivi romanzi "Pierre" e "L'uomo di fiducia" furono disastrosi sul piano delle vendite, e ciò pose fine alla sua fama di scrittore. Il libro con le gesta di Ismaele, Achab e la balena bianca cessò di essere pubblicato nel 1872 (Melville aveva 53 anni e sarebbe vissuto sino al 1891), e rimase nel dimenticatoio fino al momento in cui venne riscoperto dalla critica letteraria nel 1921.
In quello stesso anno Luigi Pirandello ricevette una pessima accoglienza durante la prima rappresentazione del suo dramma "Sei personaggi in cerca d'autore" avvenuta a Roma. La struttura particolarmente innovativa e surreale della pièce teatrale non venne apprezzata dagli spettatori, e alla fine dello spettacolo la platea sommerse di fischi gli attori. Si dice che molti gridassero "Manicomio!" a sottolineare l'apparente insensatezza dell'opera. Nonostante questo debutto disastroso, il dramma in questione è oggi considerato uno dei capolavori assoluti del teatro italiano e mondiale.
La commedia "La cantatrice calva" di Eugène Ionesco passò invece inosservata. Venne messa in scena per la prima volta nel 1950, racimolando uno scarsissimo, perplesso pubblico e non suscitò alcun interesse nella critica. Ma successivamente sarebbe diventata una delle poche opere teatrali al mondo capaci di restare ininterrottamente in scena per 56 anni. Proprio così: il Teatro de la Huchette di Parigi ce l'ha nel suo cartellone dal 1957, e continua a mantenerla, quindi il numero di anni è destinato a salire. Sarebbe interessante scovare gli annoiati spettatori della fallimentare "prima" e chiedergli: lo avreste mai immaginato?

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