Da bravo contabile (anche se come impiegato contabile, a dire il vero, non sono mica tanto bravo) so bene che un bilancio si redige sempre e comunque partendo dai numeri. Le bugie si aggiungono successivamente.
Ebbene: i post pubblicati nel corso del 2013 sono stati 82; nel 2012 avevano raggiunto quota 128, pertanto c'è stato un calo percentuale pari a... boh, la formula matematica per estrapolare il dato in questione non me la ricordo. Comunque, i post sono calati.
I contatti hanno superato di poco i ventunomila, perciò rispetto all'anno scorso sono in diminuzione di alcune migliaia (così su due piedi non saprei specificare quante, però sono di meno e non di più).
Anche gli ebook venduti sono diminuiti, visto che non riesco neppure a raggiungere quota duecento sul mio report annuale del kindle direct publishing.
Gli anni invece sono aumentati: ne ho uno in più, ma presumo che ciò non costituisca un dato particolarmente rilevante, e neppure originale.
Insomma, concludendo lo definirei un bilancio negativo caratterizzato da un forte elemento di recessione rispetto all'anno precedente.
Vedremo se nel 2014 ci sarà la ripresa o il collasso finale (purtroppo la frase potrebbe riguardare non solo il blog, ma al momento preferisco uno scaramantico silenzio).
Restano gli auguri. Almeno quelli non diminuiscono, sono sempre tanti, tantissimi per tutti i lettori del blog. Che l'anno nuovo vi possa portare ciò che più desiderate dalla vita :-)
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lunedì 30 dicembre 2013
martedì 24 dicembre 2013
venerdì 20 dicembre 2013
Obiettivi per il 2014
Il 2013 è stato un anno difficile. Lutti famigliari, la paura che si moltiplicassero a causa di vari ricoveri ospedalieri di persone care, l'acuirsi della crisi dell'azienda in cui lavoro...
Certo, ci sono stati anche bei momenti, soprattutto grazie alla mia principessina. Mi ha fatto scoprire, a 43 anni compiuti, un'imprevedibile passione per il pattinaggio sul ghiaccio.
Però purtroppo il bilancio non è positivo. Ho passato momenti neri, e durante questi dodici mesi ormai quasi terminati ho dovuto cercare motivazioni per figurarmi una realtà accettabile. Inventarmi qualcosa. Perché in fondo, citando Pirandello
abbiamo in noi, senza sapere né come né perché né da chi, la necessità di ingannare di continuo noi stessi con la spontanea creazione di una realtà (una per ciascuno e non mai la stessa per tutti) la quale di tratto in tratto si scopre vana e illusoria. Chi ha capito il gioco non riesce più a ingannarsi; ma chi non riesce più a ingannarsi non può più prendere né gusto né piacere alla vita.
Io ho cercato di inventarmi un elemento speciale per il 2014. Qualcosa che lo rendesse almeno diverso dal 2013, visto che non esiste alcuna garanzia che un anno sia migliore di quello che lo ha preceduto.
Compiendo questa ricerca mentale mi sono reso conto che quando ho iniziato a scrivere racconti e poesie correva l'anno 1989, perciò ne consegue che il 2014 costituirà il mio 25° anno di... attività scribacchina.
Quindi il prossimo anno dovrò per forza di cose tracciare dei bilanci su larga scala e analizzare quella parte di tempo della mia vita che ho impiegato mettendo nero su bianco fantasie e storie germinate nella mia mente.
Insomma, non ho ancora definito i programmi, ma penso di dare un'impostazione più personale al blog, parlare più insistentemente di me stesso.
E già so che la frequenza dei post rimarrà bassa, probabilmente persino inferiore a quella del 2013.
Però non intendo diminuire la mia partecipazione alla blogosfera almeno come frequentatore degli spazi altrui. Dovrete sopportare le mie intrusioni per un altro anno ;-)
Certo, ci sono stati anche bei momenti, soprattutto grazie alla mia principessina. Mi ha fatto scoprire, a 43 anni compiuti, un'imprevedibile passione per il pattinaggio sul ghiaccio.
Però purtroppo il bilancio non è positivo. Ho passato momenti neri, e durante questi dodici mesi ormai quasi terminati ho dovuto cercare motivazioni per figurarmi una realtà accettabile. Inventarmi qualcosa. Perché in fondo, citando Pirandello
abbiamo in noi, senza sapere né come né perché né da chi, la necessità di ingannare di continuo noi stessi con la spontanea creazione di una realtà (una per ciascuno e non mai la stessa per tutti) la quale di tratto in tratto si scopre vana e illusoria. Chi ha capito il gioco non riesce più a ingannarsi; ma chi non riesce più a ingannarsi non può più prendere né gusto né piacere alla vita.
Io ho cercato di inventarmi un elemento speciale per il 2014. Qualcosa che lo rendesse almeno diverso dal 2013, visto che non esiste alcuna garanzia che un anno sia migliore di quello che lo ha preceduto.
Compiendo questa ricerca mentale mi sono reso conto che quando ho iniziato a scrivere racconti e poesie correva l'anno 1989, perciò ne consegue che il 2014 costituirà il mio 25° anno di... attività scribacchina.
Quindi il prossimo anno dovrò per forza di cose tracciare dei bilanci su larga scala e analizzare quella parte di tempo della mia vita che ho impiegato mettendo nero su bianco fantasie e storie germinate nella mia mente.
Insomma, non ho ancora definito i programmi, ma penso di dare un'impostazione più personale al blog, parlare più insistentemente di me stesso.
E già so che la frequenza dei post rimarrà bassa, probabilmente persino inferiore a quella del 2013.
Però non intendo diminuire la mia partecipazione alla blogosfera almeno come frequentatore degli spazi altrui. Dovrete sopportare le mie intrusioni per un altro anno ;-)
lunedì 16 dicembre 2013
Una recensione e due ringraziamenti
La raccolta di racconti Shakespeare noir ha ricevuto la sua prima recensione su amazon, peraltro positiva, e ovviamente è sempre una piccola grande soddisfazione per il misero scribacchino che gestisce questo blog.
Voglio porgere due ringraziamenti. Il primo è tutto per il lettore che ha avuto la cortesia di recensirlo. I feedback sono importantissimi perché incoraggiano gli altri frequentatori del kindle store di amazon a scaricare l'estratto gratuito, darci un'occhiata, per poi magari decidere che l'ebook sembra interessante e vale la pena di comprarlo.
Il secondo ringraziamento va invece a Ferruccio che due mesi fa ha ospitato Shakespeare noir nella vetrina del suo blog e da quel momento l'ebook ha ricevuto maggiore attenzione, almeno a giudicare dalle vendite, quindi penso di non esagerare se dico che questa recensione è anche un po' merito suo.
Visto che siamo in argomento, colgo l'occasione per invitare tutti coloro che sono stati favorevolmente colpiti da un ebook a inserire il loro feedback nell'apposito spazio dell'e-store presso il quale lo hanno acquistato (se l'e-store lo permette, ovvio, e nel caso di amazon la risposta è sicuramente sì).
E se invece l'impressione fosse negativa... beh, d'altronde noi scribacchini ci siamo messi in gioco proprio per capire se valiamo qualcosa. Posso garantire che anche una critica - se ben motivata, accuratamente dettagliata e specifica nell'evidenziare quel che non va nella narrazione - può essere di enorme aiuto.
Voglio porgere due ringraziamenti. Il primo è tutto per il lettore che ha avuto la cortesia di recensirlo. I feedback sono importantissimi perché incoraggiano gli altri frequentatori del kindle store di amazon a scaricare l'estratto gratuito, darci un'occhiata, per poi magari decidere che l'ebook sembra interessante e vale la pena di comprarlo.
Il secondo ringraziamento va invece a Ferruccio che due mesi fa ha ospitato Shakespeare noir nella vetrina del suo blog e da quel momento l'ebook ha ricevuto maggiore attenzione, almeno a giudicare dalle vendite, quindi penso di non esagerare se dico che questa recensione è anche un po' merito suo.
Visto che siamo in argomento, colgo l'occasione per invitare tutti coloro che sono stati favorevolmente colpiti da un ebook a inserire il loro feedback nell'apposito spazio dell'e-store presso il quale lo hanno acquistato (se l'e-store lo permette, ovvio, e nel caso di amazon la risposta è sicuramente sì).
E se invece l'impressione fosse negativa... beh, d'altronde noi scribacchini ci siamo messi in gioco proprio per capire se valiamo qualcosa. Posso garantire che anche una critica - se ben motivata, accuratamente dettagliata e specifica nell'evidenziare quel che non va nella narrazione - può essere di enorme aiuto.
giovedì 12 dicembre 2013
Letterati e uomini d'azione
I letterati sono una categoria ampia e ovviamente tutt'altro che univoca nelle proprie attitudini.
Si tende a pensare che il loro rapporto con l'"azione" sia scarso, visto che scrivere è un'attività sedentaria e creativa.
Tuttavia il letterato è spesso (non sempre, ovvio) anche una persona che si impegna attivamente nelle questioni sociali e politiche, pronto a prendere posizione pubblicamente in tal senso e a schierarsi con (o contro) un certo movimento, potere, partito o governo.
In molte più occasioni di quanto si creda comunemente, i letterati hanno preso parte alle "grandi questioni" dei loro tempi non solo con la penna.
Dante Alighieri, l'uomo simbolo della letteratura italiana, fu un protagonista attivo della vita politica a Firenze, fu soldato nella battaglia di Campaldino e finì in esilio proprio per questioni politiche legate alla contrapposizione fra guelfi e ghibellini.
Anche il suo equivalente spagnolo, Miguel de Cervantes, decise di partecipare alla lotta contro l'espansionismo turco in modo diretto (questione assai sentita alla fine del XVI secolo in Europa) e si arruolò come soldato nella flotta cristiana che combatté a Lepanto.
In tutti i grandi sommovimenti storici con spargimento di sangue - rivoluzioni, guerre, lotte sociali - c'è sempre stato qualche letterato che non si è limitato a esprimere la sua opinione e ha preferito combattere armi un pugno perché riteneva giusto impegnarsi non solo intellettualmente. Ovviamente gli atteggiamenti possono variare.
Nella Guerra di Secessione americana, per dire, Ambrose Bierce si arruolò nell'esercito nordista e prese parte a numerosi combattimenti. Mark Twain invece si unì a una pattuglia volontaria sudista che però si sciolse dopo appena due settimane per l'evidente incapacità dei suoi componenti di affrontare azioni militari. Il poeta Walt Whitman abbracciò la causa nordista antischiavista, ma partecipò alla guerra non da soldato, preferendo seguire le truppe come infermiere ed assistere i feriti.
Durante la Prima Guerra Mondiale tantissimi letterati combatterono al fronte. Alcuni controvoglia, solo per obbedire alla coscrizione o per un generico senso del dovere verso la propria nazione. Altri invece erano profondamente convinti della necessità di impugnare le armi e parteciparono al conflitto arruolandosi per scelta personale, non perché costretti. Tra gli interventisti convinti si possono sicuramente citare i nostri D'Annunzio e Marinetti, mentre Ernest Hemingway e Jerome K. Jerome preferirono guidare mezzi di soccorso.
Nell'elenco possiamo includere anche George Orwell. Lo scrittore inglese andò in Spagna nel 1937 e si unì ai miliziani repubblicani per combattere contro i soldati di Franco, rimanendo peraltro ferito in uno scontro, allo stesso modo in cui il suo connazionale George Gordon Byron, grande poeta romantico, nel 1824 si era recato in Grecia per unirsi ai patrioti ellenici nella loro lotta indipendentista contro l'Impero Ottomano.
Insomma, l'immagine stereotipata del letterato inetto all'azione è decisamente erronea.
Si tende a pensare che il loro rapporto con l'"azione" sia scarso, visto che scrivere è un'attività sedentaria e creativa.
Tuttavia il letterato è spesso (non sempre, ovvio) anche una persona che si impegna attivamente nelle questioni sociali e politiche, pronto a prendere posizione pubblicamente in tal senso e a schierarsi con (o contro) un certo movimento, potere, partito o governo.
In molte più occasioni di quanto si creda comunemente, i letterati hanno preso parte alle "grandi questioni" dei loro tempi non solo con la penna.
Dante Alighieri, l'uomo simbolo della letteratura italiana, fu un protagonista attivo della vita politica a Firenze, fu soldato nella battaglia di Campaldino e finì in esilio proprio per questioni politiche legate alla contrapposizione fra guelfi e ghibellini.
Anche il suo equivalente spagnolo, Miguel de Cervantes, decise di partecipare alla lotta contro l'espansionismo turco in modo diretto (questione assai sentita alla fine del XVI secolo in Europa) e si arruolò come soldato nella flotta cristiana che combatté a Lepanto.
In tutti i grandi sommovimenti storici con spargimento di sangue - rivoluzioni, guerre, lotte sociali - c'è sempre stato qualche letterato che non si è limitato a esprimere la sua opinione e ha preferito combattere armi un pugno perché riteneva giusto impegnarsi non solo intellettualmente. Ovviamente gli atteggiamenti possono variare.
Nella Guerra di Secessione americana, per dire, Ambrose Bierce si arruolò nell'esercito nordista e prese parte a numerosi combattimenti. Mark Twain invece si unì a una pattuglia volontaria sudista che però si sciolse dopo appena due settimane per l'evidente incapacità dei suoi componenti di affrontare azioni militari. Il poeta Walt Whitman abbracciò la causa nordista antischiavista, ma partecipò alla guerra non da soldato, preferendo seguire le truppe come infermiere ed assistere i feriti.
Durante la Prima Guerra Mondiale tantissimi letterati combatterono al fronte. Alcuni controvoglia, solo per obbedire alla coscrizione o per un generico senso del dovere verso la propria nazione. Altri invece erano profondamente convinti della necessità di impugnare le armi e parteciparono al conflitto arruolandosi per scelta personale, non perché costretti. Tra gli interventisti convinti si possono sicuramente citare i nostri D'Annunzio e Marinetti, mentre Ernest Hemingway e Jerome K. Jerome preferirono guidare mezzi di soccorso.
Nell'elenco possiamo includere anche George Orwell. Lo scrittore inglese andò in Spagna nel 1937 e si unì ai miliziani repubblicani per combattere contro i soldati di Franco, rimanendo peraltro ferito in uno scontro, allo stesso modo in cui il suo connazionale George Gordon Byron, grande poeta romantico, nel 1824 si era recato in Grecia per unirsi ai patrioti ellenici nella loro lotta indipendentista contro l'Impero Ottomano.
Insomma, l'immagine stereotipata del letterato inetto all'azione è decisamente erronea.
sabato 7 dicembre 2013
Un paio di sogni per l'anno prossimo (e anche oltre)
Lo so che mancano ancora tre settimane alla fine dell'anno, però, per non concentrare tutto nel post finale del 2013, comincio anticipatamente a fare programmi per il 2014.
A fine dicembre esporrò la situazione in modo pragmatico e parlerò di dati concreti, come impone il buonsenso.
Ma siccome - almeno per questo fine settimana - voglio accantonare stò benedetto buonsenso che si sta rivelando indispensabile per affrontare le problematiche quotidiane ma al tempo stesso raffredda troppo emozioni e sogni rendendo l'esistenza un po' insipida; ebbene, oggi do spazio al quasi impossibile: dichiaro pubblicamente i miei desideri per l'anno venturo (s'intende quelli materialmente fattibili e tutt'altro che irrealistici).
-illustrare un mio libro
I libri illustrati sono una delle mie passioni. Mi piacerebbe vedere "Iperbole" o "Romanzo sensazionale" corredati da una decina di illustrazioni di alta classe... Purtroppo io non sono un disegnatore, ma spero sempre di incontrarne uno che sappia integrare le mie pagine scritte con adeguate immagini. Se avessi maggiori disponibilità economiche avrei già provveduto a ingaggiare un artista, può darsi che l'anno prossimo riesca a trovare la cosiddetta occasione per dar vita a questo desiderio senza spendere una cifra superiore alle mie possibilità.
-organizzare un evento letterario
Molti bloggers hanno dato vita a concorsi a tema, round robin di scrittura, gare di poesia e quant'altro. Sono iniziative utili per favorire l'incontro e il confronto tra noi scribacchini, tanto è vero che ho spesso (non sempre purtroppo) partecipato.
Non mi sento all'altezza di recitare il ruolo dell'organizzatore, però può darsi che alla fine decida di tentare ugualmente...
E questi sono i miei sogni non impossibili. Per quelli che lo sono eccome, beh, magari ne parlerò in un altro post.
A fine dicembre esporrò la situazione in modo pragmatico e parlerò di dati concreti, come impone il buonsenso.
Ma siccome - almeno per questo fine settimana - voglio accantonare stò benedetto buonsenso che si sta rivelando indispensabile per affrontare le problematiche quotidiane ma al tempo stesso raffredda troppo emozioni e sogni rendendo l'esistenza un po' insipida; ebbene, oggi do spazio al quasi impossibile: dichiaro pubblicamente i miei desideri per l'anno venturo (s'intende quelli materialmente fattibili e tutt'altro che irrealistici).
-illustrare un mio libro
I libri illustrati sono una delle mie passioni. Mi piacerebbe vedere "Iperbole" o "Romanzo sensazionale" corredati da una decina di illustrazioni di alta classe... Purtroppo io non sono un disegnatore, ma spero sempre di incontrarne uno che sappia integrare le mie pagine scritte con adeguate immagini. Se avessi maggiori disponibilità economiche avrei già provveduto a ingaggiare un artista, può darsi che l'anno prossimo riesca a trovare la cosiddetta occasione per dar vita a questo desiderio senza spendere una cifra superiore alle mie possibilità.
-organizzare un evento letterario
Molti bloggers hanno dato vita a concorsi a tema, round robin di scrittura, gare di poesia e quant'altro. Sono iniziative utili per favorire l'incontro e il confronto tra noi scribacchini, tanto è vero che ho spesso (non sempre purtroppo) partecipato.
Non mi sento all'altezza di recitare il ruolo dell'organizzatore, però può darsi che alla fine decida di tentare ugualmente...
E questi sono i miei sogni non impossibili. Per quelli che lo sono eccome, beh, magari ne parlerò in un altro post.
martedì 3 dicembre 2013
Ultimi racconti sensazionali
Come avevo anticipato in un precedente post, ecco disponibile su amazon il quarto e ultimo volume coi racconti di Hiroshi Miura.
La serie relativa allo scrittore giapponese è stata, al momento, quella che ha suscitato maggiore interesse, almeno a giudicare dalle copie vendute.
Ma non mi piace insistere su una serie a ogni costo, preferisco scrivere solo quando mi sento realmente ispirato a farlo, e perciò ho deciso di concluderla perché sento di aver parzialmente perso la spinta iniziale, e creare forzosamente un quinto o un sesto libro mi sembrerebbe una presa in giro a me stesso prima ancora che agli eventuali lettori.
L'anno prossimo mi porrò obiettivi diversi e cercherò nuovi ambiti narrativi.
Nel frattempo, ringrazio anticipatamente chiunque vorrà lusingarmi spendendo il prezzo di un caffé per comprare (e ovviamente leggere ed esprimere il proprio giudizio) sull'ultimo tomo dei racconti sensazionali.
La serie relativa allo scrittore giapponese è stata, al momento, quella che ha suscitato maggiore interesse, almeno a giudicare dalle copie vendute.
Ma non mi piace insistere su una serie a ogni costo, preferisco scrivere solo quando mi sento realmente ispirato a farlo, e perciò ho deciso di concluderla perché sento di aver parzialmente perso la spinta iniziale, e creare forzosamente un quinto o un sesto libro mi sembrerebbe una presa in giro a me stesso prima ancora che agli eventuali lettori.
L'anno prossimo mi porrò obiettivi diversi e cercherò nuovi ambiti narrativi.
Nel frattempo, ringrazio anticipatamente chiunque vorrà lusingarmi spendendo il prezzo di un caffé per comprare (e ovviamente leggere ed esprimere il proprio giudizio) sull'ultimo tomo dei racconti sensazionali.