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mercoledì 7 gennaio 2015

L'ombra interiore che genera scrittura

Le barche verdi e le vele allegre della baia / Io non le vedo. Soprattutto / Vedo la rete strappata del pescatore. / Perché parlo solo del fatto / Che la contadina quarantenne cammina in modo curvo? / I seni delle ragazze / Sono caldi come sempre.
È una strofa tratta da una poesia di Bertolt Brecht. Il senso è facilmente intuibile: l'ispirazione lirica, nel caso del letterato tedesco, nasce solo dalla coscienza di quel che vi è di ingiusto nel mondo intorno a lui.
Molto più egoisticamente, posso affermare che mi accade qualcosa di simile quando la negatività opprime la mia esistenza individuale.
Quando mi capitano quei momenti in cui resto inerte su una poltrona, con gli occhi persi nel vuoto, a rimuginare sui due periodi della mia vita in cui ho attraversato stati depressivi prolungati; quando sono presente solo fisicamente nelle situazioni quotidiane, mentre in realtà vago in una tetraggine che mi inghiotte come un buco nero; è quasi sempre in tali circostanze che germogliano spunti, idee, immagini, situazioni che poi, forse, tradurrò in parole scritte.
La cosa curiosa è che scrivere per me è un piacere, come d'altronde ho sempre detto. Però le basi nascono dai momenti negativi.
Può darsi che io scriva come reazione al senso di vuoto, per rammentarmi che esistono anche sensazioni positive.
Talvolta mi chiedo: e se fosse preferibile non sprofondare più in temporanei abissi di inedia spirituale però perdendo, conseguentemente, il desiderio di raccontare storie tramite la mediazione della parola scritta?

16 commenti:

  1. Secondo me il nostro lato d'ombra è un elemento fondamentale di noi. Se ci pensi bene, anche nella realtà esteriore è l'ombra che dà dimensione e profondità alle cose (mi sembra lo dica, con parole, simili, anche Bulgakov nel Maestro e Margherita). Così come è la morte a dare spessore e profondità alla vita, che altrimenti sarebbe vuota e insignificante.

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    1. Ovviamente certi quesiti me li pongo nei momenti più tediosi, allo stesso modo in cui si desidera morire nei momenti in cui la sofferenza travalica ogni possibile gioia.

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  2. Io credo che dipenda 'semplicemente' dal fatto che tu hai associato negli anni e partendo da uno stimolo spontaneo il processo di scrittura ad uno stato di negatività, che quindi adesso si è concretizzato e calcificato nella tua normale prassi creativa.
    Non penso che se cercassi di ovviare agli abissi tu perderesti lo stimolo alla scrittura, l'immaginazione è un qualcosa che va al di là dello stato d'animo, magari tu ti racconti storie in qualsiasi momento, anche durante una giornata di sole passata con tua figlia al parco - per fare un esempio -, ma sei abituato ad ascoltarti solo nei momenti di abisso.
    Ti scrivo questo perché nella mia piccola esperienza di vita io ho dovuto affrontare un grosso salto qualche anno fa, passando da una concezione magico-spirituale dell'esistenza ad una più concreta e razionale e all'inizio ho avuto le tue stesse ed identiche paure: come posso nutrire la mia creatività se mi manca il magico nel quotidiano? O senza immaginare che vi siano dèi attorno a me o entità spirituali qualsiasi? Eppure sapevo - grazie anche all'aiuto della persona che mi sta accanto - che anche se io avessi cambiato la mia concezione del quotidiano (cosa che mi è veramente servita tantissimo per comprendere meglio cose che mi spiegavo a metà), il mio immaginario non mi avrebbe abbandonata, avrebbe avuto solo il bisogno di uscire nella sua interezza e verità e non più mortificato da una 'credenza' fissata sul vuoto, quindi ci sarebbe voluto solo del tempo.
    Ti porto questo esempio concreto perché è l'unica cosa che ho per poterti spiegare che un cambiamento è un sacrificio di qualcosa ma può essere una liberazione ed un modo per sprigionare forze nuove.

    Ciao Ariano, un abbraccio forte!

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    1. Ti ringrazio per le belle parole, il tuo esempio è significativo anche se è quasi un calco opposto rispetto al mio.
      Posso dirti però che quando sto bene non ho proprio stimoli a scrivere, davvero, è come se l'assenza di tensione rendesse inutile lo sfogo della medesima.
      Proverò a capirmi meglio da questo punto di vista.

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  3. Che dire caro Ariano.
    Penso che scrivere faccia parte di uno stato d'animo insondabile e difficile da spiegare.

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    1. "Insondabile e difficile da spiegare" è l'espressione più giusta. Io poi sono anche insondabile e difficile di mio ;-)

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  4. Se riesci a riemergere dai momenti "bui" e a trarne qualcosa di positivo non mi sembra ci sia qualcosa di male.. è un modo come un altro di percepire le cose.
    ;)

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    1. Sì, infatti il questot nasce durante i momenti bui, non dopo ;-)

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  5. Penso che questa cosa (sprofondare negli abissi) più o meno accade a tutti e non è male se le tue opere sono nate da lì...

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    1. Dici che capita a tutti?
      A volte non ne sono così sicuro...

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  6. Come spesso accade, i tuoi post mi fan divagare in pensieri semi OT. Mi son messa a guardare (in inglese) la serie di True Detective: nel primo episodio c'è un monologo travestito da dialogo, di uno dei due protagonisti, in cui io mi ci ritrovo al 100% e che mi è venuto in mente leggendo questo tuo post. DEVO recuperarlo, e postarlo nel mio blog, così ti fai un'idea (pessimista, ma pur sempre un'idea :-)

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    1. Le idee pessimiste sono sempre le più interessanti ;-)

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  7. "Quando mi capitano quei momenti in cui resto inerte su una poltrona, con gli occhi persi nel vuoto, a rimuginare sui due periodi della mia vita in cui ho attraversato stati depressivi prolungati; quando sono presente solo fisicamente nelle situazioni quotidiane, mentre in realtà vago in una tetraggine che mi inghiotte come un buco nero; è quasi sempre in tali circostanze che germogliano spunti, idee, immagini, situazioni che poi, forse, tradurrò in parole scritte.
    La cosa curiosa è che scrivere per me è un piacere, come d'altronde ho sempre detto. Però le basi nascono dai momenti negativi. "

    Ecco: non ho altro da aggiungere...

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  8. Io ho avuto un periodo di inedia completa che è durato quasi un anno, ed in quel periodo ricordo di non essere riuscita a scrivere nemmeno una parola: non importa che la scrittura nasca dalla gioia o dalla disperazione, dall'amore o dall'odio. L'importante è che ci sia un' energia a generarla. L'immobilità è soltanto silenzio...

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    1. Questo è vero. Può darsi che la stasi totale mi ridurrebbe a un vegetale.

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