(Giorno di San Valentino)
LEI: Carino quel bracciale...
LUI: Te lo regalo io.
LEI: Che succede che mi vuoi fare un regalo per San Valentino? Non lo fai mai...
LUI: Veramente ogni volta che ci ho provato poi tu hai cominciato a...
LEI: Ho cominciato cosa?
LUI (esitante): Vabbé, voglio riprovare ad adeguarmi alla festività. Non posso farti un regalino perché ho voglia di festeggiare con te?
LEI (sospettosa): Che mi nascondi?
LUI: Niente! Che ti dovrei nascondere?
LEI: Ti è successo qualcosa di bello? Hai vinto dei soldi?
LUI: Ma no, volevo solo...
LEI: Dimmi la verità!
LUI: Ma non c'è nessuna verità, volevo solo farti un regalo...
LEI: In che senso "non c'è nessuna verita"? Mi racconti delle bugie?
LUI: Ma no, mi attenevo alla tua domanda!
LEI: E allora dimmi cosa mi nascondi! Perché all'improvviso senti la necessità di farmi un regalo per San Valentino?
LUI: Per essere carino con te!
LEI (sconvolta): Ho capito! Hai avuto una scappatella con un'altra!
LUI: Ma che stai dicendo?!
LEI: Chi è? Quella stronza di Jasmine?
LUI: Chi cazzo è Jasmine?
LEI: Ah, non ti ricordi chi è la tua ex?
LUI: Jessica vive in Francia da due anni ormai...
LEI: Insomma, devi dirmi la verità! Perché vuoi farmi un regalo? Cosa ti devi far perdonare?
LUI (urlando): Oh, ma vaffanculo! Ho cambiato idea, non te lo faccio più questo cazzo di regalo per San Valentino!
LEI: Chi se ne frega, me lo compro da sola!
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COMMESSA: Glielo impacchetto?
LEI: No, è per me e me lo metto subito. Incredibile eh? Mi tocca comprarmi da sola il regalo per San Valentino perché il mio fidanzato non ci pensa proprio! Lui è allergico a questa festa, sembra quasi che la odia. E io non capisco il perché!
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mercoledì 25 febbraio 2015
venerdì 20 febbraio 2015
lunedì 16 febbraio 2015
Scritture sperimentali del XX secolo (SECONDA PARTE)
Un autore che ha seguito un personalissimo percorso negli sperimentalismi letterari del XX secolo è sicuramente Tommaso Landolfi.
L'autore italiano ha prodotto opere molto diverse tra loro come stile e contenuti, inseguendo ogni volta nuove strade espressive.
Una delle sue scritture sperimentali più particolari è il racconto La passeggiata, nel quale sostituisce le parole più normalmente utilizzate dalla lingua italiana con sinonimi desueti od arcaici, non modificando quindi in alcun modo il senso della frase ma rendendola di difficilissima comprensione per il lettore medio.
Questo che segue è l'incipit del racconto:
La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava, la fante preparava la bozzima … Sono un murcido, veh, son perfino un po’ gordo, ma una tal calma, mal rotta da quello zombare o dai radi cuiussi del giardiniere col terzomo, mi faceva quel giorno l’effetto di un malagma o di un dropace! Meglio uscire, pensai invertudiandomi, farò magari due passi fino alla fodina.
In verità siamo ormai disavvezzi agli spettacoli naturali, ed è perciò da ultimo che siam tutti così magoghi e ci va via il mitidio. Val proprio la pena d’esser uomini di mobole, se poi, non che andarsi a guardare i suoi magolati, non si va neppure a spasso!…
Basta. Uscii dunque, e m’imbattei in uno dei miei contadini, che volle accompagnarmi per un tratto. Ma un vero pigo! In oggi di quegli arfasatti e di quelle ciammengole o manimorce, ve lo so dir io, non se ne trova più a giro; né servon drusce per farli parlare, ma purtroppo hanno perso anche la loro bella e pura lingua di una volta. Recava due lagene.
— Dove le porti?
— Agli aratori laggiù: vede, dov’è quell’essedo. C’è il crovello per loro.
— E il mivolo, o il gobbello?
— Bah, noialtri si fa senza.
E meno male che non avete al tutto dimenticato la vostra semplicità, pensai. Ma volevo scatricchiarmi; finalmente lui andò pei fatti suoi e potetti rimaner solo, e presi per una solicandola.
Un altro esempio abbastanza noto è costituito dalla scrittrice americana Gertrude Stein, altra sperimentatrice modernista della prosa letteraria. Il suo lavoro più indicativo da questo punto di vista è The making of Americans (noto in Italia come C'era una volta gli americani) nel quale utilizza un linguaggio caratterizzato dalla ripetizione e dall'esagerazione verbale del medesimo concetto. Ne propongo un estratto per rendere meglio l'idea.
La signorina Charles era del tipo di quel tipo di uomini e donne che io conosco bene nella vita. Conosco bene tutte le varietà di quel tipo.
In ognuno di quei tipi ci sono quelli graziosi e quelli che non sono poi così graziosi, sono piacevoli e sono spiacevoli, sono quelli che hanno quel tipo d'essere ma così leggero che difficilmente poi li rende di quel tipo, ci sono alcuni di loro che hanno quel modo d'essere di quel tipo d'essere dentro di loro così concentrato che è meraviglioso vederli, vedere quel tipo d'essere così completo in un uomo o una donna.
La signorina Charles era del tipo d'essere che io conosco bene nella vita, decisamente bene nella vita, io conosco bene tutte le varietà del tipo d'essere che la signorina Charles era nella vita in tutte le molte numerose milioni di varietà mai vissute che avessero avuto o avessero quel tipo d'essere in loro.
Potrei reperire altri esempi, ma quelli portati sono sufficienti per tirare una conslusione e proporla a tutti coloro che bazzicano questo blog: queste forme di scrittura sperimentale sono suggestive ma anche un po' fini a se stesse, giochi eruditi difficili da apprezzare per la massa dei lettori. La loro utilità resta però quella di aver proposto nuove vie, nuovi modi che - resi meno ermetici - hanno modificato in modo creativo la maniera di scrivere anche di autori più convenzionali.
Siete d'accordo?
L'autore italiano ha prodotto opere molto diverse tra loro come stile e contenuti, inseguendo ogni volta nuove strade espressive.
Una delle sue scritture sperimentali più particolari è il racconto La passeggiata, nel quale sostituisce le parole più normalmente utilizzate dalla lingua italiana con sinonimi desueti od arcaici, non modificando quindi in alcun modo il senso della frase ma rendendola di difficilissima comprensione per il lettore medio.
Questo che segue è l'incipit del racconto:
La mia moglie era agli scappini, il garzone scaprugginava, la fante preparava la bozzima … Sono un murcido, veh, son perfino un po’ gordo, ma una tal calma, mal rotta da quello zombare o dai radi cuiussi del giardiniere col terzomo, mi faceva quel giorno l’effetto di un malagma o di un dropace! Meglio uscire, pensai invertudiandomi, farò magari due passi fino alla fodina.
In verità siamo ormai disavvezzi agli spettacoli naturali, ed è perciò da ultimo che siam tutti così magoghi e ci va via il mitidio. Val proprio la pena d’esser uomini di mobole, se poi, non che andarsi a guardare i suoi magolati, non si va neppure a spasso!…
Basta. Uscii dunque, e m’imbattei in uno dei miei contadini, che volle accompagnarmi per un tratto. Ma un vero pigo! In oggi di quegli arfasatti e di quelle ciammengole o manimorce, ve lo so dir io, non se ne trova più a giro; né servon drusce per farli parlare, ma purtroppo hanno perso anche la loro bella e pura lingua di una volta. Recava due lagene.
— Dove le porti?
— Agli aratori laggiù: vede, dov’è quell’essedo. C’è il crovello per loro.
— E il mivolo, o il gobbello?
— Bah, noialtri si fa senza.
E meno male che non avete al tutto dimenticato la vostra semplicità, pensai. Ma volevo scatricchiarmi; finalmente lui andò pei fatti suoi e potetti rimaner solo, e presi per una solicandola.
Un altro esempio abbastanza noto è costituito dalla scrittrice americana Gertrude Stein, altra sperimentatrice modernista della prosa letteraria. Il suo lavoro più indicativo da questo punto di vista è The making of Americans (noto in Italia come C'era una volta gli americani) nel quale utilizza un linguaggio caratterizzato dalla ripetizione e dall'esagerazione verbale del medesimo concetto. Ne propongo un estratto per rendere meglio l'idea.
La signorina Charles era del tipo di quel tipo di uomini e donne che io conosco bene nella vita. Conosco bene tutte le varietà di quel tipo.
In ognuno di quei tipi ci sono quelli graziosi e quelli che non sono poi così graziosi, sono piacevoli e sono spiacevoli, sono quelli che hanno quel tipo d'essere ma così leggero che difficilmente poi li rende di quel tipo, ci sono alcuni di loro che hanno quel modo d'essere di quel tipo d'essere dentro di loro così concentrato che è meraviglioso vederli, vedere quel tipo d'essere così completo in un uomo o una donna.
La signorina Charles era del tipo d'essere che io conosco bene nella vita, decisamente bene nella vita, io conosco bene tutte le varietà del tipo d'essere che la signorina Charles era nella vita in tutte le molte numerose milioni di varietà mai vissute che avessero avuto o avessero quel tipo d'essere in loro.
Potrei reperire altri esempi, ma quelli portati sono sufficienti per tirare una conslusione e proporla a tutti coloro che bazzicano questo blog: queste forme di scrittura sperimentale sono suggestive ma anche un po' fini a se stesse, giochi eruditi difficili da apprezzare per la massa dei lettori. La loro utilità resta però quella di aver proposto nuove vie, nuovi modi che - resi meno ermetici - hanno modificato in modo creativo la maniera di scrivere anche di autori più convenzionali.
Siete d'accordo?
sabato 14 febbraio 2015
Scritture sperimentali del XX secolo (PRIMA PARTE)
Questo post sarà particolarmente lungo a causa della citazioni che vi sono incluse. D'altronde, se lo scopo è mostrare alcuni esempi di scritture sperimentali, dei campioni delle medesime sono fondamentali. Con una precisazione importante: un testo narrativo può essere giudicato solo nella sua integrità, le citazioni fuori contesto possono addirittura essere ingannevoli. Io però non voglio essere ingannevole, intendo solo fornire alcuni esempi di sperimentalismi letterari.
Come saprete nel XX secolo hanno avuto un ruolo importante. Molti letterati, con l'intento di rinnovare la scrittura, hanno tentato la loro personale via.
Un caso celebre è quello di James Joyce e il "flusso di coscienza" (stream of consciousness). Si può descrivere in breve come il il tentativo di rendere la spontaneità del procedere del pensiero, quindi senza un'organizzazione logica del discorso. Questo estratto che segue dal romanzo più famoso di Joyce, Ulisse, può rendere l'idea: si parte da un dialogo fra due personaggi e la scrittura inizia in forma convenzionale, ma poi man mano la narrazione si mescola col libero scorrere dei pensieri di Leopold Bloom e si disperde in divagazioni raccontate con la stessa spontanità disordinata con la quale fluirebbero nella sua mente.
- Il volantino, disse Mr Bloom.
Bantam Lyons alzò gli occhi all’improvviso sbirciando debolmente.
- Come hai detto? disse la sua voce acuta.
- Che puoi tenerlo, rispose Mr Bloom. Col volantino.
Bantan Lyons rimase in dubbio per un istante, sbirciando di traverso: poi respinse di nuovo le pagine aperte sulle braccia di Mr Bloom.
- Ci azzardo una puntata, disse. Ecco, grazie.
Si affrettò verso l’angolo del Conway’s. Coda di coniglio in gran fuga.
Mr Bloom ripiegò le pagine fino a formare un quadrato perfetto e vi adagiò dentro la saponetta, sorridente. Labbra stupide quel tizio. Scommettere. Un normale focolaio di vizi ultimamente. Fattorini che rubano per scommettersi sei pence. Riffa per un gran tacchino tenero. La cena di Natale per tre pence. Jack Fleming colpevole di appropriazione indebita per scommettere e poi se la fila in America. Ora gestisce un hotel. Non ritornano mai. Pignatte d’Egitto.
Camminò allegramente verso la moschea dei bagni. Ti ricordano una moschea quei mattoncini rossi, minareti. Oggi attività sportive al college, vedo. Adocchiò il poster a ferro di cavallo sopra il cancello del parco del college: un ciclista piegato in due come un pesce sgusciante in pentola. Pubblicità davvero brutta. Ora, se l’avessero fatto rotondo come una ruota. E poi i raggi: sport, sport, sport: e il mozzo della ruota grande: college. Qualcosa che catturi l’attenzione.
C’è Hornblower in piedi in portineria. Scambiaci due chiacchiere: potresti farti un giretto informale all’interno. Come sta, Mr Hornblower? Come sta, signore?
Proprio un tempo fantastico. Se la vita fosse sempre così. Tempo da cricket. Seduto lì all’ombra. Un over dopo l’altro. Non sanno giocare qui. Zero punti per sei wicket. Ma Captain Buller ha rotto una finestra al club di Kildare street con uno slog diretto a sinistra. Più facile che arrivava alla fiera di Donnybrook. E i crani che spaccavamo quando scendeva in campo M’Carthy. Onda di calore. Non durerà. Passa sempre, il flusso della vita, quanto nel flusso della vita rintracciamo ci è più caro di tutto il resto.
Ora goditi il bagno: tinozza pulita piena d’acqua, smalto fresco, il flusso tiepido, delicato. Ecco il mio corpo.
I romanzi di Joyce sono diventati casi letterari e hanno fruttato il Nobel all'autore. Ancora oggi vengono pubblicati e letti.
Altri sperimentalismi hanno avuto meno fortuna e vengono ricordati più come folklore letterario. La prosa futurista di Filippo Tommaso Marinetti è il tipico esempio: in tutte le antologie si parla di questo movimento avanguardista per l'impatto che ebbe, peraltro duraturo e giudicato positivamente ancora oggi soprattutto nell'ambito della pittura e dell'architettura, ma è difficile trovare critici che considerino la narrativa di Marinetti poco più che una curiosità per studiosi e critici. Nelle sue intenzioni Marinetti puntava addirittura a stravolgere le regole grammaticali, almeno secondo il Manifesto tecnico della letteratura futurista nel quale sosteneva di voler "distruggere la sintassi", "abolire l'aggettivo" o che ogni sostantivo doveva "avere il suo doppio". All'atto pratico si limitò all'uso di metafore incoerenti, aggettivi inusitati rispetto al sostantivo al quale si riferiscono e abbinamenti impossibili come suoni con caratteristiche visuali o - per contro - immagini con caratteristiche sonore. Questo che segue è un estratto di Mafarka il futurista.
Allora Gazurmah s'innalzò di nuovo, per contemplare una catena di monti neonati, tutti azzurri sotto le loro mille cime color rosa, dromedari di una immensa carovana che brandì improvvisamente le sue scimitarre insanguinate e poi crollò giù, in mezzo a un ampio sventolio di vapori rossigni. Furono dapprima bandiere che si sfilacciarono a poco a poco, lontanissimo, sulla sussultante agonia di una montagna dalle ferite trionfali.
Enorme, questa girava su sé stessa, lanciava avanti il ventre, indietro la groppa, secondo il ritmo di una danza sotterranea, tanto più spaventevole che pareva svolgersi in un silenzio assoluto.
Finalmente la montagna si immobilizzò, morta, reclinata la fronte, facendo dondolare all'estremità d'un muscolo di verzura, il suo cuore di granito nero, strappato.
Allora Gazurmah s'involò rapidissimo sul mare bianco, oleoso e calmo. E, mentre scavalcava il promontorio del Sud, vide scavarsi in alto mare un abisso, incommensurabile buco nella sugna lucente delle acque.
L'atmosfera era attenta, e tranne quel vasto abisso centrale, la superficie del mare rimaneva immota. Gazurmah si volgeva, a quando a quando, per ammirare l'impeto astioso dei monti lanciati a galoppo e le flessioni tremanti delle valli, sotto il ventaglio convulsivo delle foreste sradicate, mentre, molto in alto, le cime si accoppiavano elasticamente, emettendo lunghi sibili di luce gialla.
Fornirò altri esempi nella seconda parte di questo post, fra pochi giorni.
Come saprete nel XX secolo hanno avuto un ruolo importante. Molti letterati, con l'intento di rinnovare la scrittura, hanno tentato la loro personale via.
Un caso celebre è quello di James Joyce e il "flusso di coscienza" (stream of consciousness). Si può descrivere in breve come il il tentativo di rendere la spontaneità del procedere del pensiero, quindi senza un'organizzazione logica del discorso. Questo estratto che segue dal romanzo più famoso di Joyce, Ulisse, può rendere l'idea: si parte da un dialogo fra due personaggi e la scrittura inizia in forma convenzionale, ma poi man mano la narrazione si mescola col libero scorrere dei pensieri di Leopold Bloom e si disperde in divagazioni raccontate con la stessa spontanità disordinata con la quale fluirebbero nella sua mente.
- Il volantino, disse Mr Bloom.
Bantam Lyons alzò gli occhi all’improvviso sbirciando debolmente.
- Come hai detto? disse la sua voce acuta.
- Che puoi tenerlo, rispose Mr Bloom. Col volantino.
Bantan Lyons rimase in dubbio per un istante, sbirciando di traverso: poi respinse di nuovo le pagine aperte sulle braccia di Mr Bloom.
- Ci azzardo una puntata, disse. Ecco, grazie.
Si affrettò verso l’angolo del Conway’s. Coda di coniglio in gran fuga.
Mr Bloom ripiegò le pagine fino a formare un quadrato perfetto e vi adagiò dentro la saponetta, sorridente. Labbra stupide quel tizio. Scommettere. Un normale focolaio di vizi ultimamente. Fattorini che rubano per scommettersi sei pence. Riffa per un gran tacchino tenero. La cena di Natale per tre pence. Jack Fleming colpevole di appropriazione indebita per scommettere e poi se la fila in America. Ora gestisce un hotel. Non ritornano mai. Pignatte d’Egitto.
Camminò allegramente verso la moschea dei bagni. Ti ricordano una moschea quei mattoncini rossi, minareti. Oggi attività sportive al college, vedo. Adocchiò il poster a ferro di cavallo sopra il cancello del parco del college: un ciclista piegato in due come un pesce sgusciante in pentola. Pubblicità davvero brutta. Ora, se l’avessero fatto rotondo come una ruota. E poi i raggi: sport, sport, sport: e il mozzo della ruota grande: college. Qualcosa che catturi l’attenzione.
C’è Hornblower in piedi in portineria. Scambiaci due chiacchiere: potresti farti un giretto informale all’interno. Come sta, Mr Hornblower? Come sta, signore?
Proprio un tempo fantastico. Se la vita fosse sempre così. Tempo da cricket. Seduto lì all’ombra. Un over dopo l’altro. Non sanno giocare qui. Zero punti per sei wicket. Ma Captain Buller ha rotto una finestra al club di Kildare street con uno slog diretto a sinistra. Più facile che arrivava alla fiera di Donnybrook. E i crani che spaccavamo quando scendeva in campo M’Carthy. Onda di calore. Non durerà. Passa sempre, il flusso della vita, quanto nel flusso della vita rintracciamo ci è più caro di tutto il resto.
Ora goditi il bagno: tinozza pulita piena d’acqua, smalto fresco, il flusso tiepido, delicato. Ecco il mio corpo.
I romanzi di Joyce sono diventati casi letterari e hanno fruttato il Nobel all'autore. Ancora oggi vengono pubblicati e letti.
Altri sperimentalismi hanno avuto meno fortuna e vengono ricordati più come folklore letterario. La prosa futurista di Filippo Tommaso Marinetti è il tipico esempio: in tutte le antologie si parla di questo movimento avanguardista per l'impatto che ebbe, peraltro duraturo e giudicato positivamente ancora oggi soprattutto nell'ambito della pittura e dell'architettura, ma è difficile trovare critici che considerino la narrativa di Marinetti poco più che una curiosità per studiosi e critici. Nelle sue intenzioni Marinetti puntava addirittura a stravolgere le regole grammaticali, almeno secondo il Manifesto tecnico della letteratura futurista nel quale sosteneva di voler "distruggere la sintassi", "abolire l'aggettivo" o che ogni sostantivo doveva "avere il suo doppio". All'atto pratico si limitò all'uso di metafore incoerenti, aggettivi inusitati rispetto al sostantivo al quale si riferiscono e abbinamenti impossibili come suoni con caratteristiche visuali o - per contro - immagini con caratteristiche sonore. Questo che segue è un estratto di Mafarka il futurista.
Allora Gazurmah s'innalzò di nuovo, per contemplare una catena di monti neonati, tutti azzurri sotto le loro mille cime color rosa, dromedari di una immensa carovana che brandì improvvisamente le sue scimitarre insanguinate e poi crollò giù, in mezzo a un ampio sventolio di vapori rossigni. Furono dapprima bandiere che si sfilacciarono a poco a poco, lontanissimo, sulla sussultante agonia di una montagna dalle ferite trionfali.
Enorme, questa girava su sé stessa, lanciava avanti il ventre, indietro la groppa, secondo il ritmo di una danza sotterranea, tanto più spaventevole che pareva svolgersi in un silenzio assoluto.
Finalmente la montagna si immobilizzò, morta, reclinata la fronte, facendo dondolare all'estremità d'un muscolo di verzura, il suo cuore di granito nero, strappato.
Allora Gazurmah s'involò rapidissimo sul mare bianco, oleoso e calmo. E, mentre scavalcava il promontorio del Sud, vide scavarsi in alto mare un abisso, incommensurabile buco nella sugna lucente delle acque.
L'atmosfera era attenta, e tranne quel vasto abisso centrale, la superficie del mare rimaneva immota. Gazurmah si volgeva, a quando a quando, per ammirare l'impeto astioso dei monti lanciati a galoppo e le flessioni tremanti delle valli, sotto il ventaglio convulsivo delle foreste sradicate, mentre, molto in alto, le cime si accoppiavano elasticamente, emettendo lunghi sibili di luce gialla.
Fornirò altri esempi nella seconda parte di questo post, fra pochi giorni.
lunedì 9 febbraio 2015
Progetti in corso
Per l'anno solare 2015 ho in corso progetti meno ambiziosi rispetto allo scorso anno.
Nel 2014 mi ero messo in testa di scrivere un romanzo mainstream diverso rispetto ai miei standard, un romanzo che mi sentivo dentro da tempo (tutto quel che scrivo in effetti nasce prima interiormente come una massa indefinita di sensazioni, immagini, scene, stati d'animo, poi inizia a spingere finché sono costretto a lasciarlo traboccare e dargli una forma ordinata tramite la scrittura).
Il risultato lo conoscete già. Colgo l'occasione per pubblicizzare nuovamente "Un sabato diverso".
Stavolta il progetto è più simile ai miei lavori abituali. Si tratta di una serie di racconti con elementi ucronici e distopici, più improntati alla leggerezza che all'impegnato. Il tema principale sarà la presenza di nazioni immaginarie all'interno di scenari plausibili, quantunque con elementi sia realistici che metaletterari, coerentemente con il tipo di narrazione (saranno tre racconti autonomi, ognuno col suo stile).
Un secondo progetto, assai vago al momento, è di iniziare a raccogliere elementi per un romanzo più vasto la cui stesura potrebbe impegnarmi per diversi anni. L'idea è ancora in fase embrionale, sicuramente si evolverà nei prossimi mesi.
Poi c'è sempre l'imprevisto. Negli ultimi cinque giorni, per dire, ho scritto un racconto breve quasi di getto, un'idea improvvisa che mi è dilagata subito nei polpastrelli al punto che digitavo sulla tastiera mentre ancora la mente elaborava.
Per quanto riguarda il blog ammetto che non sono in grado di riprendere i ritmi di qualche anno fa e continuerò pertanto a postare mediamente ogni cinque giorni, talvolta anche qualcosa in più.
Come lettore continuerò sicuramente ad accumulare titoli dei miei autori preferiti, ma come d'abitudine darò spazio ad autori mai letti prima. Il mondo dei libri è troppo vasto per essere esplorato nella sua interezza, qualche variante rispetto ai sentieri abituali è doverosa proprio per estendere la propria esperienza e conoscenza della letteratura.
Nella blogosfera e nel web in generale continuerò a seguire gli amici, sperando di incontrarne anche di nuovi :-)
Ovviamente sono sempre disponibile per progetti collettivi compatibili con i miei interessi e per fornire - nei limiti delle mie possibilità - aiuti e consigli a chiunque ritenga opportuno rivolgersi al qui presente blogger.
Nel 2014 mi ero messo in testa di scrivere un romanzo mainstream diverso rispetto ai miei standard, un romanzo che mi sentivo dentro da tempo (tutto quel che scrivo in effetti nasce prima interiormente come una massa indefinita di sensazioni, immagini, scene, stati d'animo, poi inizia a spingere finché sono costretto a lasciarlo traboccare e dargli una forma ordinata tramite la scrittura).
Il risultato lo conoscete già. Colgo l'occasione per pubblicizzare nuovamente "Un sabato diverso".
Stavolta il progetto è più simile ai miei lavori abituali. Si tratta di una serie di racconti con elementi ucronici e distopici, più improntati alla leggerezza che all'impegnato. Il tema principale sarà la presenza di nazioni immaginarie all'interno di scenari plausibili, quantunque con elementi sia realistici che metaletterari, coerentemente con il tipo di narrazione (saranno tre racconti autonomi, ognuno col suo stile).
Un secondo progetto, assai vago al momento, è di iniziare a raccogliere elementi per un romanzo più vasto la cui stesura potrebbe impegnarmi per diversi anni. L'idea è ancora in fase embrionale, sicuramente si evolverà nei prossimi mesi.
Poi c'è sempre l'imprevisto. Negli ultimi cinque giorni, per dire, ho scritto un racconto breve quasi di getto, un'idea improvvisa che mi è dilagata subito nei polpastrelli al punto che digitavo sulla tastiera mentre ancora la mente elaborava.
Per quanto riguarda il blog ammetto che non sono in grado di riprendere i ritmi di qualche anno fa e continuerò pertanto a postare mediamente ogni cinque giorni, talvolta anche qualcosa in più.
Come lettore continuerò sicuramente ad accumulare titoli dei miei autori preferiti, ma come d'abitudine darò spazio ad autori mai letti prima. Il mondo dei libri è troppo vasto per essere esplorato nella sua interezza, qualche variante rispetto ai sentieri abituali è doverosa proprio per estendere la propria esperienza e conoscenza della letteratura.
Nella blogosfera e nel web in generale continuerò a seguire gli amici, sperando di incontrarne anche di nuovi :-)
Ovviamente sono sempre disponibile per progetti collettivi compatibili con i miei interessi e per fornire - nei limiti delle mie possibilità - aiuti e consigli a chiunque ritenga opportuno rivolgersi al qui presente blogger.