PAGINE

sabato 14 febbraio 2015

Scritture sperimentali del XX secolo (PRIMA PARTE)

Questo post sarà particolarmente lungo a causa della citazioni che vi sono incluse. D'altronde, se lo scopo è mostrare alcuni esempi di scritture sperimentali, dei campioni delle medesime sono fondamentali. Con una precisazione importante: un testo narrativo può essere giudicato solo nella sua integrità, le citazioni fuori contesto possono addirittura essere ingannevoli. Io però non voglio essere ingannevole, intendo solo fornire alcuni esempi di sperimentalismi letterari.
Come saprete nel XX secolo hanno avuto un ruolo importante. Molti letterati, con l'intento di rinnovare la scrittura, hanno tentato la loro personale via.
Un caso celebre è quello di James Joyce e il "flusso di coscienza" (stream of consciousness). Si può descrivere in breve come il il tentativo di rendere la spontaneità del procedere del pensiero, quindi senza un'organizzazione logica del discorso. Questo estratto che segue dal romanzo più famoso di Joyce, Ulisse, può rendere l'idea: si parte da un dialogo fra due personaggi e la scrittura inizia in forma convenzionale, ma poi man mano la narrazione si mescola col libero scorrere dei pensieri di Leopold Bloom e si disperde in divagazioni raccontate con la stessa spontanità disordinata con la quale fluirebbero nella sua mente.

- Il volantino, disse Mr Bloom.
Bantam Lyons alzò gli occhi all’improvviso sbirciando debolmente.
- Come hai detto? disse la sua voce acuta.
- Che puoi tenerlo, rispose Mr Bloom. Col volantino.
Bantan Lyons rimase in dubbio per un istante, sbirciando di traverso: poi respinse di nuovo le pagine aperte sulle braccia di Mr Bloom.
- Ci azzardo una puntata, disse. Ecco, grazie.
Si affrettò verso l’angolo del Conway’s. Coda di coniglio in gran fuga.
Mr Bloom ripiegò le pagine fino a formare un quadrato perfetto e vi adagiò dentro la saponetta, sorridente. Labbra stupide quel tizio. Scommettere. Un normale focolaio di vizi ultimamente. Fattorini che rubano per scommettersi sei pence. Riffa per un gran tacchino tenero. La cena di Natale per tre pence. Jack Fleming colpevole di appropriazione indebita per scommettere e poi se la fila in America. Ora gestisce un hotel. Non ritornano mai. Pignatte d’Egitto.
Camminò allegramente verso la moschea dei bagni. Ti ricordano una moschea quei mattoncini rossi, minareti. Oggi attività sportive al college, vedo. Adocchiò il poster a ferro di cavallo sopra il cancello del parco del college: un ciclista piegato in due come un pesce sgusciante in pentola. Pubblicità davvero brutta. Ora, se l’avessero fatto rotondo come una ruota. E poi i raggi: sport, sport, sport: e il mozzo della ruota grande: college. Qualcosa che catturi l’attenzione.
C’è Hornblower in piedi in portineria. Scambiaci due chiacchiere: potresti farti un giretto informale all’interno. Come sta, Mr Hornblower? Come sta, signore?
Proprio un tempo fantastico. Se la vita fosse sempre così. Tempo da cricket. Seduto lì all’ombra. Un over dopo l’altro. Non sanno giocare qui. Zero punti per sei wicket. Ma Captain Buller ha rotto una finestra al club di Kildare street con uno slog diretto a sinistra. Più facile che arrivava alla fiera di Donnybrook. E i crani che spaccavamo quando scendeva in campo M’Carthy. Onda di calore. Non durerà. Passa sempre, il flusso della vita, quanto nel flusso della vita rintracciamo ci è più caro di tutto il resto.
Ora goditi il bagno: tinozza pulita piena d’acqua, smalto fresco, il flusso tiepido, delicato. Ecco il mio corpo.


I romanzi di Joyce sono diventati casi letterari e hanno fruttato il Nobel all'autore. Ancora oggi vengono pubblicati e letti. 

Altri sperimentalismi hanno avuto meno fortuna e vengono ricordati più come folklore letterario. La prosa futurista di Filippo Tommaso Marinetti è il tipico esempio: in tutte le antologie si parla di questo movimento avanguardista per l'impatto che ebbe, peraltro duraturo e giudicato positivamente ancora oggi soprattutto nell'ambito della pittura e dell'architettura, ma è difficile trovare critici che considerino la narrativa di Marinetti poco più che una curiosità per studiosi e critici. Nelle sue intenzioni Marinetti puntava addirittura a stravolgere le regole grammaticali, almeno secondo il Manifesto tecnico della letteratura futurista nel quale sosteneva di voler "distruggere la sintassi", "abolire l'aggettivo" o che ogni sostantivo doveva "avere il suo doppio". All'atto pratico si limitò all'uso di metafore incoerenti, aggettivi inusitati rispetto al sostantivo al quale si riferiscono e abbinamenti impossibili come suoni con caratteristiche visuali o - per contro - immagini con caratteristiche sonore. Questo che segue è un estratto di Mafarka il futurista.

Allora Gazurmah s'innalzò di nuovo, per contemplare una catena di monti neonati, tutti azzurri sotto le loro mille cime color rosa, dromedari di una immensa carovana che brandì improvvisamente le sue scimitarre insanguinate e poi crollò giù, in mezzo a un ampio sventolio di vapori rossigni. Furono dapprima bandiere che si sfilacciarono a poco a poco, lontanissimo, sulla sussultante agonia di una montagna dalle ferite trionfali.
Enorme, questa girava su sé stessa, lanciava avanti il ventre, indietro la groppa, secondo il ritmo di una danza sotterranea, tanto più spaventevole che pareva svolgersi in un silenzio assoluto.
Finalmente la montagna si immobilizzò, morta, reclinata la fronte, facendo dondolare all'estremità d'un muscolo di verzura, il suo cuore di granito nero, strappato.
Allora Gazurmah s'involò rapidissimo sul mare bianco, oleoso e calmo. E, mentre scavalcava il promontorio del Sud, vide scavarsi in alto mare un abisso, incommensurabile buco nella sugna lucente delle acque.
L'atmosfera era attenta, e tranne quel vasto abisso centrale, la superficie del mare rimaneva immota. Gazurmah si volgeva, a quando a quando, per ammirare l'impeto astioso dei monti lanciati a galoppo e le flessioni tremanti delle valli, sotto il ventaglio convulsivo delle foreste sradicate, mentre, molto in alto, le cime si accoppiavano elasticamente, emettendo lunghi sibili di luce gialla.


Fornirò altri esempi nella seconda parte di questo post, fra pochi giorni.

11 commenti:

  1. Aspetto di scoprire gli altri autori, Ariano, sono curioso :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In realtà sono autori comunque noti, e non mi dilungherò troppo ;-)

      Elimina
  2. Marinetti era molto ambizioso, dei suoi progetti, forse anche troppo.
    Sinceramente ben pochi tra loro erano realizzabili.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo reputo uno dei casi in cui la provocazione supera l'intento e diventa fine a se stessa.

      Elimina
  3. Una gran bella idea questo post! Sarei curioso di sapere quanto ci hai lavorato...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Meno di quanto avrei voluto. Purtroppo ritagliare tempo libero per il blog è sempre un'operazione che deve pagar dazio alle incombenze più prosaiche.

      Elimina
  4. A me il Futurismo risulta affascinante, certo ci sono delle facilonerie ed entusiasmi quasi adolescenziali in mezzo, ma trovo che a volte quel genere di distruzione sia necessaria a costruire qualcosa di nuovo.
    La prosa di Marinetti che hai presentato è un delirio, un delirio di immagini, un delirio di colori, un crescendo esplosivo di lingua che vive per se stessa e per compiacere il singolo pronunciarsi di ogni parola, ma per me anche questa può essere una forma d'arte, una assoluta libertà della lingua!

    Oppure ho detto una serie di fesserie trasportata dalla tempesta futurista! :°D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo sul trasporto iniziale che una prosa del genere può trasmettere, ma mi chiedo se è possibile reggerla per un romanzo completo...

      Elimina
    2. Effettivamente ci ho pensato e credo che potrebbe venirne fuori un grandissimo mal di testa, per questo forse sarebbe stato più interessante pubblicare i 'deliri' in piccoli brani a se stanti piuttosto che in romanzi interi!

      Elimina