PAGINE

lunedì 5 marzo 2018

Di uno storico falsario delle mie parti

Il post odierno parlerà di manipolazione dell'informazione e falsificazione di documenti.
No, tranquilli, non ci sarà nessun riferimento ai discorsi e ai proclami della lunga tornata elettorale conclusasi ieri (che comunque mi ha ispirato l'argomento, diciamo così ;-)
Voglio solo dedicare qualche paragrafo a un bizzarro personaggio vissuto dalle mie parti in epoca rinascimentale le cui attività hanno anche una qualche attinenza con le tematiche letterarie del blog.
Giovanni Nanni, meglio noto come Annio da Viterbo, nacque nella città papale nel 1437. Diventato frate domenicano, era riuscito ad accattivarsi le simpatie della gerarchia ecclesiastica arrivando fino alla cima: sia Sisto IV (Francesco Della Rovere, zio di quel Giuliano Della Rovere che poi diventerà a sua volta papa col nome di Giulio II) che Alessandro VI (il famigerato papa Borgia) gli affidarono incarichi importanti e dimostrarono grande stima nei suoi confronti.
Grazie alla benevolenza del Borgia il frate viterbese ebbe a disposizione i mezzi e le risorse economiche per dedicarsi a ricerche erudite e scavi archeologici, come andava di moda in quegli anni di riscoperta dell'antica arte classica romana. Nel 1498 pubblicò ufficialmente il risultato dei lunghi anni trascorsi studiando testi antichi e reperti: una colossale opera in 17 volumi intitolata Antiquitatum Variarum, una collazione di documenti compilati da storici dell'antichità da lui commentati nonché corroborati dal ritrovamento di reperti che ne comprovavano la veridicità.
Tra le tante curiosità riportate nella sua opera c'è ad esempio la storia altomedievale di Viterbo, nata dall'unione di quattro borghi (Fanum, Arbanum, Vetulonia, Longula) su iniziativa del re longobardo Desiderio. Dall'unione deriva l'acronimo FAVL (pronunciato "fàul") che ancora oggi è uno dei toponimi tipici della città laziale grazie alla Porta Faul lungo le mura. Annio era certo della veridicità di tale notizia riportata da uno storico medievale poiché aveva rinvenuto durante i suoi scavi anche il documento ufficiale attestante tale evento: una stele marmorea circolare, di cui restava solo la parte superiore, in cui era incisa la dedicatoria della fondazione.
Una storia certamente molto suggestiva.
Peccato che fosse falsa, come pure la stele marmorea che era stata fatta 'fabbricare' da Annio stesso.
Non fu l'unico caso: i finti reperti archeologici, accuratamente invecchiati tenendoli seppelliti per qualche mese nella nuda terra, furono la specialità di Annio per così dire.
Quindi il frate viterbese scrisse diciassette volumi (migliaia di pagine) composti da menzogne elaboratissime ma elegantemente camuffate in modo da sembrare vere, cronache fasulle tratte da fittizi documenti storici ufficiali. Ci vollero un paio di secoli perché vari studiosi europei appurassero tale inganno.
Perché Annio realizzò questo gigantesco falso? Con quale fine?
Anche se sembra riduttivo (nell'Antiquitatum vi sono false ricostruzioni relative anche ad altri luoghi e personaggi del passato, non limitate quindi alla sola Tuscia) è possibile che il suo scopo fosse fondamentalmente quello di nobilitare la sua amata Viterbo: voleva che la fondazione della città assumesse un'aura leggendaria che cancellasse l'assai più prosaica verità storica. Tra i documenti inventati che cita vi è addirittura un'improbabile cronaca secondo la quale Noé (sì, proprio quello dell'arca) dopo l'abbassamento delle acque del diluvio giunse nel territorio dove poi sorgerà Viterbo e lì prese il nome di Janus (il Giano dei latini, secondo le inevitabili, fantasiose ricostruzioni) diventando il capostipite del popolo etrusco...
Insomma, una finzione letteraria che diventa falso storico che è poeticamente ucronia e praticamente fake news del XVI secolo. Una folle fantasia scritta per esaltare la propria città, che a differenza di Roma non poteva vantare una storia tanto gloriosa, né un'origine divina grazie all'approdo di Enea e al discendente Romolo figlio del dio Marte... (ma temo che anche questa storia qui non sia mica tanto vera ;-)
In un certo senso Annio è però riuscito nel suo scopo: alcune delle vicende immaginarie che ha trascritto nell'Antiquitatum compaiono negli affreschi del Palazzo dei Priori a Viterbo (bellissimo peraltro, vale la pena di visitarlo) e tra queste l'unione dei quattro borghi da cui nascerebbe la succitata sigla FAVL, immagine tanto potente che ancora oggi c'è gente che crede che quella storia sia vera.
Perché dopo tutto, a volte, la fantasia di uno scrittore (o di un falsario) è più stuzzicante della verità. Sarà per questo che ancora oggi le fake news hanno così tanti estimatori?

22 commenti:

  1. Direi proprio di si. In un certo senso Annio è stato uno dei padri delle fake news.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E comunque è in buona compagnia, le fake news sono un fenomeno molto antico...

      Elimina
  2. Perché Roma sì e Viterbo no? In fondo la finalità dei falsi di Annio non era così deprecabile, la leggenda dell'origine divina della nostra capitale ha contribuito in qualche modo alla sua grandezza. Questo Annio è un personaggio perfetto per un romanzo tipo Il nome della rosa. Ci hai pensato?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci ho pensato, lo ammetto. Però devo elaborare un'idea che vada al di là della semplice biografia romanzata o di un romanzo storico cliché.

      Elimina
  3. E' il fake news, ma se sia così bello, sarebbe benvenuto?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. É una domanda difficile. É più giusta una verità storica brutta o un mito bugiardo bello?

      Elimina
  4. Annio aveva la fantasia del romanziere perfetto e multiforme: se fosse vissuto ai giorni nostri sarebbe stato una sorta di Ken Follett con numerosi romanzi al suo attivo.
    In "Apologia della storia" di Marc Bloch c'è un intero capitolo dedicato alla fabbricazione dei falsi. Una delle maggiori epoche mitomani è stata quella medievale con le false reliquie che avevano inondato l'Europa, ma anche il periodo romantico con poemi e letterature del tutto costruiti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, indubbiamente Annio è in buona compagnia, per così dire. Nel suo caso però non si tratta di falsi utili per arricchirsi (tipo le reliquie false da te citate) o per giustificare acquisizioni territoriali come la famigerata "donazione di Costantino". É stato un vero e proprio tentativo di modificare la storiografia ufficiale per dare maggiore lustro a Viterbo e alla tradizione filosofica ebraica e romana e per contemporaneamente svilire quella greca.
      Comunque ha creato falsi reperti anche a beneficio di papa Borgia per "inventare" una discendenza della sua famiglia da divinità egiziane :-D

      Elimina
  5. Un po' di anni fa c'era chi falsificava il primo numero di Diabolik (all'epoca era valutato l'originale era quotato attorno al milione di lire). Sei come faceva per dare alle pagine quell'aspetto invecchiato? Le immergeva nel tè!
    Insomma, Annio ha fatto proseliti di tutti i tipi, compresi i ragazzi delle teste di Modigliani. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche Annio e i suoi emuli hanno la loro tradizione :-D

      Elimina
  6. Storia meravigliosa, che ci ricorda come la fake news sia sempre esistita!

    RispondiElimina
  7. Bella storia! Tante volte ho avuto l'idea di scrivere sul blog una recensione di un romanzo inesistente di un autore inesistente, per leggere poi i commenti, magari dottamente scritti. Però ogni volta mi sono fermato perché avrei dovuto mettere qualcosa che ai tempi di Annio non c'era: un link! Ecco quello che ci ha rovinato la fantasia: la mania di dover giustificare tutto, di dover provare ogni cosa. Magari se a quei tempi ci fosse stato qualcosa simile ad un link o a wikipedia, Annio avrebbe fatto una grama figura.
    A proposito di Viterbo, ci sono stato per un anno, per motivi di studio più di 30 ani fa, ed è una cittadina stupenda!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Viterbo è bella, sì.
      In effetti Annio ha potuto contare sul fatto che i "documenti" che lui diceva di aver consultato erano "disponibili" presso due studiosi non facilmente raggiungibili (uno era addirittura morto da qualche anno) quindi bisognava in un certo senso fidarsi di Annio e basta.

      Elimina
  8. In pratica Annio è l'illustre inventore delle fake news, una storia davvero interessante. Diciamo che è stato un modo creativo per far scoprire la bellezza della città di Viterbo, è una fake news utilitaristica a fin di bene. Le fake news di oggi, se non erro, sono soprattutto denigratore fatte per danneggiare qualcuno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Spesso è così, ma ci sono anche le fake news agiografiche ("Silvio ha appena parlato con Dio") ...

      Elimina
  9. Annio ha falsificato di tutto e di più e ha trovato un sacco di sostenitori, oltre che di eredi. Pensa solo alla mostra di Modigliani a Genova, dello scorso anno, senza voler tornare indietro nel tempo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come no, mi ricordo pure quelle due teste "stile Modì" pescate trent'anni fa che poi si scoprirono essere due falsi fatti da due studenti bontemponi.

      Elimina
  10. Ma daiiii! Questa sì che è carina! FAke news ante litteram.... passati secoli, cambiato niente.
    Tanto finchè ci saranno creduloni ci saranno fantasiosi mentitori

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In questo caso c'è stato un vero e proprio tentativo di modificare la storiografia ufficiale, un'arte che poi si è sviluppata alla grande nei regimi totalitari dei secoli successivi...

      Elimina