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giovedì 8 ottobre 2009

L'ULTIMO LIBRO DEL MAESTRO

titolo: L'ultimo libro del Maestro
anno: 2009
pagine: 161
formato: e-book digitale 15 x 23
prezzo: gratuito
acquisto: download gratuito
genere: romanzo storico-fantastico
anteprima: é gratuito...









Il romanzo ha la struttura di una storia "swords & sorcery", con avventura e colpi di scena, ma é anche l'occasione per analizzare un tema profondo come il sostrato "ideologico" tramite il quale il potere politico si auto-legittima agli occhi dei cittadini.
L'ambientazione é una Cina antica e un po' fantastica, con una connotazione "modernizzata" e più affine alle attuali cognizioni geopolitiche.
Ho provato a scriverlo in modo scorrevole, cercando di renderlo una lettura piacevole e non troppo impegnativa (almeno questa era l'intenzione).
Se volete fare una recensione del libro potete inserirla come commento a questo post.

11 commenti:

  1. Il titolo del file, "ultimo libro finale", ha un non so che di inquietante... intanto lo metto sul lettore, ciao e grazie!

    Simone

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  2. questi i giudizi ricevuti al concorso ioscrittore:

    Questo si può definire, a mio parere, un bel racconto. C’è tutto, l’avventura, il fascino dell ‘epoca guerriera cinese, scrittura scorrevolissima , finalmente una storia che mi ha avvinto. Inizialmente mi sembrava un po’ “mega” con tutte quelle azioni degne di Sasuke, in seguito mi hanno attratto la conoscenza della materia (almeno per me che ne sono totalmente profana non posso che fidarmi) e il modo in cui in fatti sono descritti in maniera semplice senza offendere l’intelligenza del lettore, facendoli incastrare tra di loro perfettamente senza dimenticanze o omissioni. I personaggi sono completi ( anche se Mei è un po’ noiosetta) secondo me è perfetta per trarne un film piacerebbe e tutti. La storia sebbene particolareggiata non vuole essere arrogante o pretenziosa e queste sono virtù rare che non si trovano spesso sia negli scrittori principianti sia nei professionisti. Per rispondere alla domanda finale…ovviamente preferisco pensarla come il Confucio revisionista. VOTO 8

    “Età dell’oro” e “Nuovi ordini mondiali”: è dall’11 settembre che proliferano elucubrazioni su nuove forme di convivenza fra i popoli. Temi di enorme portata, spesso affrontati (è questo il caso) con candida avventatezza. Nella Cina medioevale circola furtivamente un testamento (autentico, si saprà) in cui Confucio rinnega le proprie idee. Sui precetti del Maestro, rispettosi dell’ordine e dell’autorità, si fonda il consenso per i regnanti dell’epoca. Un Stato classista, misogino, con una idiosincrasia per gli oppositori, ma difeso a spada tratta dai propri servitori in nome di un malinteso senso di lealtà. Alla versione non ufficiale s’ispira un colto principe, descritto in modo macchiettistico come una sorta di “figlio dei fiori” ante litteram, che sogna la distruzione dell’ Impero e il ritorno a una vita primordiale, senza sovrastrutture sociali né apporti della scienza. A fare da cavie, una tribù di Unni, scelti come ideali iniziatori di questa nuova èra, ma a loro volta dipinti come caricaturali grulli cui pare preclusa qualsiasi forma di progresso (e chi lo dice?). Chi la spunterà é facile immaginarlo, se i due eroi della storia stanno dalla parte del potere costituito (ma gli eroi, di solito, non lo combattono lo status quo?). Trattasi di due spie, un uomo e una donna, che fra scazzottate da videogame e battute da caserma, fanno sparire il libro incriminato, in barba alla libertà d’espressione (all’uomo però qualche rimorso viene …). La confusione, insomma, regna sovrana, così come il monarca di turno, che grazie a loro rimane saldamente sul trono. In calce al romanzo, ecco il testamento: un folle manifesto contro il progresso e il sapere che corrompe le menti, che di fatto si riduce a una dicotomia fra uno stato autoritario e, tertium non datur, l’anarchia totale. Lo stile è piuttosto approssimativo, puerile, persino shoccante nel mettere in bocca a guerrieri orientali di mille anni fa freddure da film d’azione USA alla Schwarzenegger. VOTO 4

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  3. GIUDIZI DAL CONCORSO IOSCRITTORE:
    Il libro si legge velocemente, la scrittura è felice e scorrevole. Si entra subito nella storia, i personaggi si ricordano facilmente e sono ben delineati ognuno col suo carattere. L’argomento poi non era facile, filosofia e potere della parola, ci voleva poco a confezionare un polpettone noioso. Sono stata “contaminata” anch’io dall’ultimo libro del maestro, non conoscendo l’argomento ho sentito il bisogno di documentarmi per capire quali elementi erano reali e quali romanzati. Esattamente quel che ci si aspetta da un bel libro. Tutto questo fin quasi verso la fine. L’ultimo paragrafo della storia (pagg. 173/176) chiude purtroppo in tutta fretta lasciando in bocca un senso di insoddisfazione, è come se il libro fosse monco di una parte importante. L’appendice non mi è proprio piaciuta, non era ovviamente facile rendere l’idea di un libro capace di sconvolgere le menti e il tentativo non è riuscito, nonostante le illuminanti dissertazioni di Kong Fuzi. Io riscriverei il finale arricchendolo con alcuni dei concetti espressi dal maestro nell’appendice, lasciando però all’immaginazione del lettore la grandiosità del famoso ultimo libro Un paio di appunti al resto del libro: • Trovo anacronistico il paragone tra la rotazione delle braccia dell’automa con quella delle pale di un’elica. • Sono troppo enfatizzati il maschilismo e l’ottusità del Generale Kai. VOTO 8

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  4. ANCORA DAL CONCORSO IOSCRITTORE:

    Romanzo ben strutturato di facile lettura per la trama, a tratti avvincente, a tratti ingenua, ma nel complesso godibile. I dialoghi, in qualche occasione risultano leggermente stucchevoli, artificiosi, poco credibili, ma non compromettono la resa complessiva dell'opera che meriterebbe la pubblicazione - dopo le dovute correzioni grammaticali e ortografiche - se la conclusione fosse stata meno affretata. Il travaglio finale di Li You avrebbe meritato maggiore approfondimento. VOTO 7

    Romanzo storico sul popolo cinese e le sue contraddizioni. Ricco di colpi di scena, avventure, emozioni, sentimenti. Ben scritto, scorrevole, chiaro. Inquadrati bene tutti i personaggi, anche quelli in secondo piano. Si percepisce che chi scrive è un buon conoscitore della Cina e della sua storia. VOTO 9

    La narrazione fluida e coinvolgente di questo romanzo è capace di catapultare il lettore in una Cina d'altri tempi tra abili spie e fini pensatori. La trama è ben congegnata e tiene il lettore con il fiato sospeso fino all'ultima pagina, mentre i personaggi hanno uno spessore tale da sembrare reali e rendere così possibile l'importante fase dell'immedesimazione. L'unica nota negativa, forse, è la presenza dell'intero "ultimo libro" alla fine del libro che risulta un po' troppo pesante. Nel complesso reputo "L'ultimo libro del Maestro" un romanzo degno di essere letto e apprezzato da molti. VOTO 9

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  5. La forma è impeccabile e la struttura del romanzo è ragionata e ben equilibrata. L'argomento appare accattivante, ma si alternano momenti "filosofici" interessanti e profondi ad alcuni un po'ripetitivi e noiosi. Ad ogni modo è un buon lavoro. VOTO 8

    Sicuramente è difficile parlare di un mondo e di una cultura com'è quella orientale , se non li si conosce bene. Penso che l'autore ci sia riuscito abbastanza , dimostrando di conoscerla. La scrittura è gradevole e abbastanza scorrevole . Essendo un romanzo avventuroso, la suspense è un po'deboluccia. VOTO 6

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  6. Già nella prima fase mi è già capitato di leggere l’incipit di questo racconto e confermo la mia valutazione, sostanzialmente positiva. La storia, infatti, oltre ad avere un’ambientazione originale, contiene degli spunti, a mio avviso, interessanti. Ad esempio, mi è piaciuta molto la dicotomia dei due protagonisti che, pur essendo profondamente legati e svolgendo una funzione simile, reagiscono in maniera diametralmente opposta al messaggio contenuto nel libro (azzardo: rappresentano lo yin e lo yang?). D’altra parte, devo dire che rispetto all’incipit, il racconto perde decisamente smalto. Con l’andare delle pagine, in effetti, la narrazione (all’inizio piacevole e coinvolgente) si fa monotona (a dispetto degli eventi che si susseguono velocemente!) ed andrebbe un po’ sviluppata. Ad esempio, il turbamento di Li Yu mi sembra troppo repentino e meriterebbe una trattazione più accurata. Anche il finale, a mio modo di vedere, è raccontato in maniera troppo asettica. L’autore si è sforzato di costruire un personaggio credibile e degno di ammirazione; vederlo uscire di scena in maniera tragica, senza percepire il minimo pathos, causa nel lettore un senso di spaesamento. Infine, sempre in riferimento all’epilogo, mi sembra poco credibile che un’abilissima spia cada in un tranello così grossolano. Jun Ho si introduce nella casa di Li Yu dicendo di dover recapitare un messaggio del Grande Generale (quale?); poi, con una scusa assolutamente goffa, trova il pretesto per tornare in casa sua e controllarlo, senza che lui sospetti nulla. Sinceramente, è un romanzo che, in seguito all’accurata opera di revisione di cui ha bisogno, mi piacerebbe trovare in libreria. VOTO 5

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  7. Per scrivere della Cina ai tempi di Confucio e catturare l’interesse del lettore ci vuole un bel talento narrativo. L’argomento è noioso comunque, ma c’è chi riesce a imbastire una storia di beghe tra miniaturisti nella Istambul del 1500 e a cavarne del buono. Qui, a fronte di tanta ambizione il talento manca del tutto. Dopo un inizio fuorviante, il romanzo, peraltro lungo, è di una noia mortale. Scritto in modo approssimativo, pieno di ripetizioni materiali e concettuali ( si sentiva fischiare nell’aria il suono delle sue unghie che tagliavano l’aria – torcersi in pose contorte - il cunicolo era stretto ed angusto ) che indicano una rilettura distratta o assente, farcito di dialoghi assurdi, vuole creare mistero attorno a un libro proibito, ma non ci sono né mistero né storia, solo parole allo sbando a raccontare il niente che succede. Sono rari anche i momenti di ilarità: lo scontro tra due soldati: “senza offesa, ma lei è veramente folle “ che si insultano come due donne per un parcheggio, gli Unni che a fatica trattengono un urlo di eccitazione (centrata l’ iniziativa del pc di coniare il termine plenilUnnio ), il sole che declina verso oriente ( che considero una svista ) e l’acqua narcotizzata ( che invece considero un vero e proprio svarione ). La fine si raggiunge con fatica per trovare lo sbraco totale, col termine coglione ( Generale Kai, lei è veramente un coglione… reputo che la sua richiesta sia degna di un coglione… ma non poté fare a meno di ribadire che questo atteggiamento era tipico di un… coglione ) usato e abusato in una conversazione che ha la pretesa di svolgersi a quei tempi e in quei luoghi. Inopportuno e grottesco. VOTO 3

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  8. La scrittura è semplice e scorrevole, ma a volte molto banale, l'autore usa aggettivi e parole trite e abusate, accostati tra loro in modo scontato. La scena iniziale è efficace e ben descritta, riesce a mantenere l'attenzione e l'interesse, ma dopo la narrazione diventa molto più noiosa e scontata. Le vicende non sono particolarmente emozionanti e il nodo centrale della storia non cattura. Le idee filosofiche e gli spunti di riflessione sono interessanti, ma risultano pesanti nel modo in cui vengono esposti perchè non riescono a coinvolgere chi legge, e neppure i personaggi ne sembrano particolarmente presi. Consiglio all'autore di lavorare ancora e di maturare sia la sua scrittura, curando maggiormente le scelte lessicali, sia la capacità narrativa. VOTO 4

    Per la narrazione, l’ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi, questo romanzo merita un nove pieno, quasi dieci: ben scritto, dialoghi ottimamente costruiti, Tuttavia la trama, di per sé interessante, ripercorre e miscela temi già visti (troppo simile alla storia di Mulan) e pertanto perde in originalità. La conclusione poi è affrettata, lascia il lettore con una sensazione di vuoto, una troncatura netta dove ci si aspetterebbe invece ancora qualcosa. VOTO 8

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  9. L'ultimo libro del Maestro di Andrea Miroslavi è un romanzo molto avvincente soprattutto nella parte più d'azione, che è quella iniziale, mentre la seconda parte, quella filosofica o ideologica, risulta a tratti troppo lenta se non noiosa, come dire che dal kung fu si passa al tai chi. Miroslavi dosa sapientemente la suspence lasciando sempre intravvedere fra le righe uno sviluppo "imprevisto" per i protagonisti, un uomo e una donna, yin e yang in una storia dove c'è la spasmodica ricerca di un equilibrio tra azione e riflessione, il controllo totale del kung fu contrapposto all'anarchia dell'istinto primordiale. I personaggi sono descritti con una certa profondità e le situazioni, anche se immaginarie, restano sempre verosimili. Un romanzo che coinvolge il lettore, spronato a leggerlo fino alla fine e poi chiamato a fare la sua personale scelta. VOTO 8

    La scrittura è corretta e minuziosa, con qualche raro termine fuori registro (per esempio “coglione” nel significato di “idiota” nell’ultima parte). Nelle prime pagine troviamo automi da combattimento animati da “sangue verde”; maestri che si gettano dalla finestra con “atterraggio morbido”, a dimostrazione del fatto che non coltivano solo la mente, ma anche il fisico. Ci sono poi vari “Grandi”: il Grande Generale, il Grande Tiranno, il Grande Censore (sempre pronto alla censura di chi non abbia origini sufficientemente aristocratiche), ma non il Grande Fratello. E soprattutto un misterioso e ricercatissimo manoscritto: il Testamento Finale di Kong Fuzi Scritto per Negare Se Stesso, Commentato da Wei Yang. La formidabile guerriera Wei Yang, protetta dalla placca del comando, è oggetto di dichiarazioni antifemministe: “le donne sono un costante pericolo per il Paese, in quanto la natura bizzosa, imprevedibile e instabile rischia costantemente di vanificare il prezioso lavoro di centinaia di onesti soldati e funzionari che servono oculatamente il loro Sovrano”. Proprio a Wei Hang vengono rivelate le vere ultime volontà di Kong Fuzi, also known as Confucio. Più noioso di un romanzo dei Wu Ming, il lavoro approda tuttavia a conclusioni degne di nota: la vera saggezza è capire di non avere nulla da insegnare agli altri, e la vera bontà avere pietà del prossimo e non fargli del male “inculcandogli strane dottrine in testa”. Niente di veramente nuovo, comunque. Malgrado lo sforzo narrativo, il romanzo riesce di lettura alquanto greve. VOTO 5

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  10. Non si può dire nulla di male a livello formale: la scrittura è piana, scorrevole, i personaggi pur non eccellendo in caratteristiche psicologiche, sono ben delineati. Ma la storia mi lascia perplessa, al di là del gusto personale, non trovo nulla che vada al di là del romanzo di genere. O forse non ho capito il messaggio? VOTO 7

    Il romanzo, genere spionaggio-guerra ambientato in Asia intorno all’anno zero, ha una trama che non sta in piedi: alcuni cinesi cercano di catturare un sovversivo, solo perché pare abbia un libro di Confucio su cui è scritto che i barbari, annientando leggi, legislatori, regnanti e forze di polizia, daranno luogo ad una “ricreazione del mondo”. Non è nemmeno spiegato in che modo, dopo la distruzione di tutto, ci sarà la rinascita. Inoltre il sovversivo, che pare voglia soltanto un mondo migliore, è spesso in contraddizione: fa persino trucidare 9000 soldati cinesi. Perché poi non uccide anche il cinese “Li” che lo voleva incastrare? Le conversazioni in passato tra i due non sono un motivo valido, perché il sovversivo è venuto a sapere che erano trappole. Un’unica scena ha un po’ di ritmo: quella nella grotta delle monete; mentre tutto il resto non ha niente di originale. Alcune scene sono un po’ goffe: il combattimento iniziale di 10 uomini contro 2 sembra la parodia dei film di Bud Spencer e Terence Hill; la cinesina dice che tutti gli uomini che l’hanno vista nuda sono morti, quindi per giustificare calci e pugni fa prima vedere un seno. Dialoghi tutti da rivedere e comunque da snellire (lo stato mostro, l’idea di confine, concetto della donna), troppi discorsi con luoghi comuni (“la ricchezza e l’onore hanno varie forme”). Concetti ripetuti più volte in modi simili: “Mei ci aveva visto giusto”, “aveva fatto la scelta giusta”, “i fatti gli (che poi andrebbe “le”) avevano dato ragione. Anche il concetto che la ricreazione del mondo deve ripartire dai barbari sarà ripetuto una decina di volte. Il pronome “gli” indica “a lui” e non “a loro”. L’errore compare troppe volte, nella lingua parlata può passare, ma non quando ad esprimersi è un narratore esterno. Errori anacronistici: ai tempi degli unni potevano esistere razzi esplosivi? Consiglio: il libro (di Confucio) deve contenere qualcosa di più concreto. Che i barbari siano distruttivi si sa! VOTO 5

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  11. Una nouvelle philosophique incrociata con un wuxiapian (cappa e spada cinese)... un' idea quanto meno originale, e in parte riuscita. L'intreccio funziona, e, almeno fino a un certo punto, c'è una certa cura dei dettagli e dello stile, anche se le scene di combattimento stridono un po' rivelando troppo l'ispirazione cinematografica. Peccato che nella seconda metà del racconto la scrittura diventi frettolosa, scadendo nel grottesco, con gravi errori stilistici e di ritmo. Ad esempio la ridicola macchietta del Generale Kai e l'insulto (“coglione”) che più volte gli ripete la protagonista, così improbabile nel contesto da risultare imbarazzante. E perché poi farle indossare il tipico costume dei ninja? Non siamo in Giappone! Quanto alla probabilità di questo pensiero filosofico, che richiama troppo alla mente Jean-Jacques Rousseau, elaborato nella Cina del V secolo a.C., ho le mie riserve. VOTO 6

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