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lunedì 19 aprile 2010

Esistenza postuma (conclusione)

La mia prima giornata da defunto si è conclusa nel luogo più appropriato, il cimitero. Speravo di trovare lì qualche risposta, ma non è successo niente. Inoltre non mi sono accorto che l’orario di apertura stava per scadere e sono rimasto chiuso dentro. Ho dovuto trascorrerci il pomeriggio e tutta la notte, che peraltro mi sono sembrate abbastanza brevi.
Ho indugiato a lungo sulla tomba di Graziano. L’ho chiamato tante volte, però nulla da fare.
Dove sei finito?
E dove sono finito io? In che posto mi trovo esattamente? E’ il limbo? E’ il purgatorio? Insomma, che cosa c’è dopo la morte?

Se per caso stai cominciando a sentirti agitato, tranquillizzati. Non devi preoccuparti per me, e neppure per te stesso. Lo so che le mie domande sembrano angoscianti, ma neanche così tanto, soprattutto se te le poni da cadavere.
Vale anche per la situazione. Passare la notte in un cimitero sarebbe spaventoso, da vivente. Ma da morto è una cosa naturale. A ogni condizione la sua naturalezza.
Tu magari stai davanti a internet e stai fissando immagini statiche di persone, i loro avatar.
Anch’io sto fissando immagini statiche di persone: le loro foto sulle lapidi.
Tu batti le dita sulla tastiera per scrivere frasi.
Io pure tamburello le dita, però sul marmo di una tomba.
Se cambiassimo ruolo proveremmo entrambi stupore, ma finché siamo ognuno al suo posto tutto rimane coerente. Comunque, puoi fare una prova e sostituirti a me. Solo in modo virtuale. Tanto se sei connesso a internet la virtualità è una cosa alla quale sei abituato, no?
Quindi sei al cimitero. Hai passato la notte lì senza ricevere alcun segnale o risposta. Sorge l’alba e il custode apre il cancello. Ti trattieni ancora un po’ perché non sai bene dove andare, e ti metti a guardare il cielo azzurro, le nuvole bianche che si sfilacciano alla luce del sole. Chissà quante volte sei passato sotto questa meraviglia senza neppure guardarla. Andavi troppo di fretta, avevi tante cose da fare. Ma ora hai di fronte a te un tempo lunghissimo (almeno così dovrebbe essere) e nessun impegno, perciò resti a goderti la vista del cielo.
All’improvviso però vedi una gran calca. Arriva gente, sguardi addolorati, lacrime, corone di fiori, una cassa da morto. E’ un funerale. Abbastanza logico in un cimitero.
Peraltro é il tuo.
E la ragazza? A lei non glielo fanno?
Beh, sicuramente era una turista, quindi la seppelliranno altrove, nel suo luogo di origine. E poi staranno facendo l’autopsia per trovare elementi utili per le indagini. Tu potresti fornire l’identikit dell’assassino, se solo potessi comunicare con i viventi. Ma non puoi farlo, quindi è inutile. Se fossi ancora vivo saresti già corso alla polizia, vero? Non te ne saresti fregato, ne sono certo.
Chi c’è al tuo funerale? Tutti, anche la tua ex moglie. E piange pure. Strano. Se ci teneva tanto a te perché non te lo ha dimostrato mentre eri vivo? Che odiosa ipocrisia.
Tu da vivo hai sempre dimostrato il tuo affetto a tutte le persone care, non hai aspettato che morissero per accorgerti di loro. Almeno credo, io non posso sapere le tue cose personali.
Parlando di me invece lo affermo con certezza: non ho atteso che le persone crepassero per stargli vicino. Le ho rispettate anche da vive.
Magari con qualche eccezione.
In alcuni casi isolati avrei potuto fare di più.
Ma parliamo di pochissime situazioni, eh!
Sei – sette al massimo.
Beh, forse una decina.
Intanto hanno iniziato a deporre la cassa nel loculo. I ragazzi non ci sono, probabilmente li hanno portati in chiesa ma voluto risparmiargli il momento dell’inumazione. Approvo. Loro sono giustificati. Alla loro età hanno il diritto di essere esentati dai momenti tristi. In fondo a quattordici e sedici anni… beh, a sedici anni uno potrebbe anche essere coinvolto… E’ un’età in cui bisogna iniziare a rendersi adulti, addentrarsi nel bello ma anche nel brutto della vita.
Io ho iniziato… quando ho iniziato? Quando ho guardato in faccia le cose spiacevoli dell’esistenza invece di voltare le spalle e rifugiarmi in un sogno dove tutto era perfetto? Quando ho smesso di comportarmi come un idiota che ignora il dolore, il male, la sofferenza, il distacco e la morte stessa?
E’ imbarazzante ammetterlo, ma non me lo ricordo. Mi sento come se fossi stato un ignavo idiota per tutta la vita, sino al momento dell’impatto con quel fuoristrada.
E tu, quando hai iniziato a guardare in faccia le cose spiacevoli?
Ma ti sto distraendo proprio mentre è in corso il tuo funerale. Seguilo pure con attenzione, non ti infastidisco più.
Guarda i tuoi genitori come piangono! E’ proprio brutto vedere morire i propri figli, e loro sono disperati. Non ti va di vederli ridotti così, e allora te ne vai.

Si, me ne sono andato. La sofferenza dei miei genitori era troppo brutta da guardare. Non volevo vederla. Basta non guardare e le cose sembra che non esistano.
Ti è mai capitato di avere un atteggiamento del genere?
Io sempre, l’ho appena ammesso e lo confermo. Fuggivo le cose tristi, non le guardavo, volevo illudermi che non esistessero. Tu non fai come me, vero? Bravo, fai bene. Non ignorare certe cose, anche se ti possono far sentire male. Cambiare canale per non sentire, spegnere la radio per non ascoltare, far finta che certi posti non esistano… atteggiamento vigliacco. E tu non sei vigliacco come me. Tu si che sei davvero vivo, sotto ogni punto di vista.
Io non lo sono mai stato. Ero morto anche da vivo. Uno spirito che sfugge, una creatura che si rende invisibile, un soffio d’aria che passa attraverso gli eventi senza volersi sentire toccato. Lo sono ora e lo ero prima. L’unica differenza è che adesso sono un fantasma mentre prima ero un uomo in carne e ossa. Però, almeno per l’atteggiamento, cambia veramente poco.
Forse è per questo che le cose della vita mi mancano relativamente poco e che ho questa sensazione di distacco assoluto e di impassibilità. Non è causata dall’essere un fantasma, ma solo da me. Così ero e così sono rimasto.
A pensarci bene è orrendo.
Fortunato te che riesci ad essere vivo in tutti sensi. Se solo potessi tornare indietro vorrei essere come te… Esistere in modo attivo, non fuggire, non distrarmi di fronte alle cose belle, non comportarmi da vigliacco, non dimenticare le persone per ricordarmene solo il giorno del loro funerale.
Si, mi piacerebbe proprio.
E se facessimo una prova?
Dai, desidera di prendere il mio posto. Vediamo che succede. Forse per un attimo potresti essere morto ed assistere al tuo funerale, e io – sempre per un attimo – mi risentirei vivo e avrei modo di pentirmi per la mia vigliaccheria.
Lo stai pensando?
No.
Perché mai? Hai paura. E di cosa? Ho detto ‘un attimo’, mica per sempre. Solo un istante in cui ci scambiamo di posizione e sperimentiamo un rovesciamento di prospettiva. Capisco che per te suoni meno allettante di quanto suoni a me, ma in fondo si tratterebbe di una cosa brevissima.
La facciamo questa prova?
Niente, non sei convinto.
Va bene, non insisto.
In fondo fai bene a non rinunciare neppure a un istante della tua vita.
Anche se sarebbe solo per un attimo, da morto vedresti le cose in modo diverso.
Io almeno vedo le tue stesse cose, però è come se fossero schiacciate, come se avessi davanti a me un gigantesco schermo che proietta immagini. Ci cammino dentro, ma percepisco una superficie liscia di fronte ai miei occhi, una semplice proiezione bidimensionale, senza forma, senza concretezza, senza neppure verità. Un luogo falso, che sembra la realtà ma non lo é. Un quadrante piatto su cui scorrono figure, cose, persone, ma che per me sono soltanto un quadrante. Provo ad afferrare un oggetto, a stringere una mano, e sento scorrere il mio tatto lungo una parete liscia.
Sono isolato da ciò che vedo, anche se ho l’impressione di starci in mezzo. Sto guardando un film, ciò che vedo è una sequenza registrata, non verità. Eppure sembra così autentica…
Non dirmi che provi delle sensazioni simili a volte.
Non dirmi che stai sperimentando una strana forma di disagio.
Se è così, scappa via subito. Si, scappa!
Corri all’aria aperta, afferra cose reali, stringi la mano a persone vive.
Fuggi dallo schermo piatto su cui scorre il film della vita fittizia.
Però devi farlo da solo, io non posso aiutarti.
Ormai sono morto, e questo è un grosso problema per me.

4 commenti:

  1. Si conclude proprio bene, complimenti.
    Il terzo e ultimo capitolo prende una piega metaforico-filosofica che ho proprio gradito. E che, almeno in parte, condivido.
    Fossi in te ordinerei un po' l'impaginazione e ne ricaverei un eBook. Mi offro di segnalarlo sul mio blog.
    La frase "Basta non guardare e le cose sembra che non esistano" è memorabile.
    Bravo!

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  2. Grazie Alex, detto da un lettore qualificato come te è un gran complimento.
    L'occasione che mi offri è troppo ghiotta per rinunciarci.

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  3. Concordo che la deriva che prende nel finale lo differenzia da un racconto stile Ghost.
    C'è qualche lungaggine qua e là, ma nel complesso scorre. ;)

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  4. Grazie Luca, mi fa piacere che ti sia piaciuto.
    La cosa particolare é che l'ho scritto sotto l'impulso di uno stato d'animo negativo che ho provato per parecchi giorni, e di cui non mi sono ancora completamente liberato...

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