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venerdì 18 marzo 2011

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 Per chiudere questa serie di post centocinquantenari, esprimo la mia opinione su certi argomenti strettamente correlati alle polemiche sui festeggiamenti. È la mia idea in merito, quindi può essere condivisa, non condivisa, contestata, discussa… È questo il bello della democrazia: il confronto delle diverse idee, nel reciproco rispetto degli interlocutori (questo non sempre avviene, purtroppo).
FEDERALISMO: perché no? Potrebbe essere un nuovo modo di far rapportare i cittadini al potere politico che li rappresenta. L’importante è che non si trasformi in una contrapposizione fra diverse entità regionali e che rimanga il concetto di "solidarietà nazionale".
SECESSIONE: onestamente non credo sia un bene, come ho già spiegato in un precedente post dandone le motivazioni (frazionamento = debolezza). Riconosco l’autodeterminazione dei popoli, quindi se in una regione si verificasse, in modo chiaro e privo di ambiguità, una richiesta di scissione da parte di una maggioranza qualificata (tipo il 60% della popolazione) la riterrei dotata dei crismi della legittimità. Ma la considererei un male, e mi addolorerebbe.
REVISIONISMO STORICO: la Storia ovviamente non è matematica, ed è perfettamente accettabile cercare di ristudiarla e interpretarla in modo diverso. Però queste revisioni devono basarsi sempre e comunque su documenti storici, dati concreti (non inventati), testimonianze certe (non improvvisazioni), e soprattutto devono essere prive di secondi fini. Altrimenti non è più “revisionismo”, ma “manipolazione”. E non ha più niente di “storico”, diventando puramente “propagandistica”.
PATRIOTTISMO: il nazionalismo esasperato del tipo “la mia patria è la migliore del mondo e tutte le altre nazioni fanno schifo” francamente lo detesto. È colpa di questi atteggiamenti se sono nati movimenti di estrema destra molto pericolosi che hanno segnato negativamente la storia europea.
Però “patriottismo” significa anche voler bene al proprio paese senza odiare gli stranieri; impegnarsi per il proprio paese pensando al bene comune e non al tornaconto personale; essere solidali in situazioni difficili; rimanere uniti nei momenti di crisi. Ecco, in Italia manca questo tipo di patriottismo, che è parente stretto dell’educazione civica. Credo che - piuttosto che eventuali scissioni - sarebbe meglio cercare di modificare questo atteggiamento. Passare da un menefreghismo nazionale a un menefreghismo regionale non sarebbe un gran progresso.
ITALIANITA’: l’appartenenza a una nazione non si sceglie, esattamente come una famiglia. Posso non essere soddisfatto dei miei genitori e rinnegarli, ma sarei idiota se pensassi che questo cancellerebbe anche la loro parte di DNA dentro di me. Allo stesso modo, chi odia questo paese non può comunque pensare di tagliare i ponti con la propria “italianità”. Perché nel resto d'Europa, già in epoca pre-unitaria, si parlava di “Italia” e “italiani”. Magari intesi solo come “un’espressione geografica” (copyright conte von Metternich), ma comunque appartenenti a un contesto ben definito. E insultarsi reciprocamente serve solo a trasformarsi in burletta di fronte al prossimo. Quando marito e moglie (o genitori e figli) iniziano a litigare in mezzo a una strada scaricandosi addosso i peggiori insulti, la gente che passa si mette a ridere e trova ridicoli entrambi.
FUTURO: credo che gli eventi storici abbiano una loro bizzarra ineluttabilità. Se qualcosa deve accadere, alla fine accade. Nel contesto delle considerazioni già fatte, se il futuro dell’Italia dovesse essere rappresentato dalla sua fine come entità unitaria, quanto meno mi auguro che il processo di disgregazione sia di tipo cecoslovacco e non yugoslavo. Soprattutto però, mi auguro che non sia un deja vu del periodo storico dal XVI al XVIII secolo…

8 commenti:

  1. Arrivati alla fine di questi tuoi post ti devo dire 'veramente bravo' e ringraziare per come hai trattato in modo completo e onesto intellettualmente l'argomento. Sul tuo glossario finale sono perfettamente daccordo, anche sul 'federalismo', che è l'argomento più spisnoso non foss'altro perché c'è gente che se ne riempie la bocca ma non sa neanche di che si tratta. Linkerò questi tuoi post sul mio blog.
    Temistocle

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  2. Grazie Temistocle, ho cercato solo di esprimere la mia opinione in merito. Tu sai che sono il primo a non essere soddisfatto dell'Italia per tante cose, ma non penso che rinnegare l'unità sarebbe una soluzione peggiore dei mali attuali.

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  3. complimenti per la serie di post.
    La storia è bella e importante. Me ne sono accorto una volta diplomato. I libri erano praticamente nuovi e io non sapevo nulla. Adesso sono logori e sempre aperti sul comodino o scrivania.

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  4. Una poderosa serie di post, li ho recuperati questa mattina e devo dire che sono tra le poche cose equilibrate che io abbia letto in questi giorni sulla Rete. E' vero che siamo l'Italia dei diecimila campanili ma il continuo revisionismo, spesso basato sul nulla, mi sta cominciando a dare noia. La Storia la si fa su documenti e testimonianze, non su 'bignami' di incertissima provenienza come si fa spesso per fare polemiche idiote. Ancora una volta, bravo!

    Angelo Benuzzi

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  5. Tutti i post sono stati davvero interessanti. Condivido la forza dell'Unità rispetto al frazionamento, ma io sognerei (SE funzionasse, e vista l'italianità il condizionale è doveroso) un federalismo gestionale (politico/finanziario/amministrativo) della nostra penisola. NO alla seccessione. Però ammetto di vergognarmi profondamente di tutto quello che non va nell'Italia. Come dici tu, non si possono rinnegare le proprie radici, ma è difficile convivere con tutto questo. Per me, una vera fatica che corrisponde ad arrabbiature quotidiane.

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  6. @ Mirco e Angelo : grazie :)
    @ Dama Arwen : anch'io non ho niente in contrario alla trasformazione in repubblica federale. E anch'io mi vergogno per tutto quel che non va nel nostro paese e spesso dico "ho fatto male a non emigrare in Inghilterra quando ne avevo la possibilità". Però credo che per tante cose il nostro paese abbia anche aspetti positivi. Le cose che non vanno sono numerose, però bisogna anche saper reagire. Ad esempio: molta gente si lamenta dei governanti, però sono gli stessi che se gli si proponesse di candidarsi al consiglio comunale della propria città direbbero "ah no, io non me la sento, non sono in grado". Ecco, se ci si tira indietro è ovvio che nulla può cambiare. Io spero che gli italiani siano più attivi e meno passivi nella vita pubblica, altrimenti le lamentele sono giustificate solo in parte.

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  7. Ariano, ti ammiro. Mi succede spesso di leggere tuoi post su argomenti (come già per l'arte) di cui sono convinta di non essere in grado di leggere una riga, invece vengo qua, leggo, e qualcosa mi rimane perfino. Quando parli dell'Italia grazie al cielo mi rimane un po' più che quando parli di arte :)
    Essere capace di esprimere idee complete in modo che tutti le capiscano e siano in grado di prendere posizione rispetto a esse è veramente una gran cosa. Complimenti.

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