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giovedì 3 marzo 2011

Raw art

Non so quanti di voi abbiano mai sfogliato il volume Fantasy Worlds della Taschen.
Io l’ho trovato estremamente interessante, tanto è vero che lo tengo nello scaffale più basso del mio mobile libreria per averlo sempre a portata di mano.
Offre un elenco accurato e documentato di siti dove compaiono esempi di raw art, un termine con cui vengono definite quelle forme di arte dilettantesca, disordinata (ma non necessariamente) e sproporzionata creata da persone senza la benché minima formazione culturale in ambito figurativo.
Fenomeno poco frequente in Italia, è invece assai diffuso in Francia e negli Stati Uniti. Individui spesso appartenenti a classi sociali medio basse, vengono prese da una smania creativo-costruttiva che trova la sua valvola di sfogo nell’edificazione di “monumenti” realizzati in modo rozzo, raffazzonato, chiaramente privi di un progetto o di uno scopo preciso. Nella maggior parte dei casi i creatori di raw art si dedicano a questa attività solo nei ritagli di tempo, visto che devono lavorare per vivere, e quasi sempre sono costretti a utilizzare materiali di fortuna o di scarto (e comunque a bassissimo costo) poiché non hanno grosse disponibilità economiche. Sono tutti autodidatti, in un senso molto ampio del termine, e spesso c’è una certa ossessività nella loro applicazione a questo hobby.
I risultati possono essere diversi. Si va dal mucchio di oggetti diversi accumulati insieme che ricordano solo una discarica di rifiuti, a strutture più complesse e non prive di fascino. In casi rari riescono addirittura a suscitare un autentico interesse artistico.
Un esempio di raw art ossessiva sono le Watts Towers.

L’immigrato italiano Simone Rodia, operaio semi-analfabeta, le costruì a Los Angeles usando materiali raccolti della discarica dei rifiuti. Non appena smetteva di lavorare, prendeva cemento, cocci, plastica e vetri rotti per costruire “qualcosa di grosso”. Lui stesso non sapeva bene cosa. È andato avanti per anni, accumulando blocco su blocco, travatura su travatura, e raggiungendo i venti metri di altezza.


Molto più armonioso è Le Palais Ideal, che il francese Ferdinand Cheval costruì con le proprie mani, anche lui da solo, durante trent’anni di attività. Finito il suo lavoro, quasi ogni minuto del suo tempo libero era assorbito da questa opera che – per qualche motivo – voleva ad ogni costo accrescere, modellare, abbellire, sino a farla diventare grande come una reggia.
E ci sono decine di altri casi simili.
Trovo affascinante questa mania creativa, quasi malata, che si manifesta in persone dalla vita assolutamente normale. E mi chiedo cosa avrebbero potuto realizzare se fossero nati in una famiglia ricca, con la possibilità di frequentare l’Accademia di Belle Arti.

5 commenti:

  1. http://www.remotrash.it/trash.html
    E' un mio amico piemontese, ha creato tra l'altro, sempre con la spazzatura, magnifici presepi ... secondo me dovrebbe essere inserito in quel libro. Ciao

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  2. Forse sarebbero stati deviati verso percorsi più consoni ai loro status, nella tipica logica della cultura del profitto.
    Comunque non conoscevo l'arte, bella dritta...:-)

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  3. @ serena : sì, lo spirito della raw art è quello del tuo amico.
    @ mark : ovviamente può darsi che con una solida cultura accademica alle spalle avrebbero perso la spontaneità creativa.

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  4. non conoscevo questa forma d'arte, che trovo molto interessante. ho anche guardato le opere segnalate da serena e sono rimasta affascinata dal suo amico! (dalle opere del suo amico, più che altro!)

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  5. @Fra, ahahahah ... certo dalle sue opere! Mah, forse riescono bene a questi tipi strambi ... sul tipo Ligabue!

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