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sabato 5 marzo 2011

Strane parabole letterarie

La fama è una strana creatura che spesso si diverte a giocare con le vite di coloro che la inseguono.
Nella letteratura capita spesso che chi la raggiunge poi la perda irreparabilmente, oppure la ottenga quando è troppo tardi per godersela.
Lo scrittore inglese Hall Caine, contemporaneo di Joseph Conrad e H.G. Wells, da vivo ebbe un successo straordinario creando degli autentici best-sellers, ma da decenni il suo nome è ormai dimenticato e i suoi romanzi non sono più stati ristampati.
Sul versante opposto troviamo coloro le cui opere hanno ricevuto la dignità della stampa solo a beneficio dei propri discendenti.
Guido Morselli ad esempio. I suoi libri vennero sistematicamente respinti dagli editori, ed è diventato un autore di punta del catalogo Adelphi solo dopo la sua morte.
Oppure c’è il caso più raro della scelta volontaria: il poeta Gerard Manley Hopkins decise di farsi prete dopo essersi convertito al cattolicesimo, e nel corso della propria esistenza volle dedicarsi a tempo pieno alla vocazione sacerdotale e all’attività accademica presso l’università di Dublino. Le sue liriche furono pubblicate quasi venti anni dopo la morte a cura dell’amico Robert Bridges, e suscitarono un enorme interesse presso la critica che continua ancora oggi, tanto è vero che molte sue poesie compaiono abitualmente nelle antologie poetiche in lingua inglese.
Ma un caso davvero curioso è quello del nostro connazionale Alfredo Oriani. Da vivo pubblicò numerosi romanzi e saggi, senza mai ottenere successo e restando in secondo piano nel panorama letterario nazionale.
Morto nel 1909, si trovò a diventare involontariamente (e inconsapevolmente) il precursore del fascismo poiché Mussolini considerava il suo saggio La rivolta ideale un’anticipazione dei principî ideologici delle camicie nere. Fu così che durante la dittatura Alfredo Oriani venne celebrato dal regime: si organizzavano pellegrinaggi alla sua casa natale a Faenza e il suo nome era contrapposto a quello di Marx. Il pelatone in persona curò la pubblicazione dell’opera omnia di Oriani, di fatto trasformato in pre-fascista.
Finita la dittatura, lo scrittore ritornò nell’oblio, per di più macchiato da questo scomodo marchio che, paradossalmente, gli era stato appiccicato in modo arbitrario e a sua totale (nonché postuma) insaputa.
Solo verso gli anni ’80 si risvegliò un piccolo interesse nei suoi confronti grazie agli studi di Giovanni Spadolini, noto esponente politico repubblicano - per breve tempo anche Presidente del Consiglio dei Ministri – che rivalutò i saggi di Oriani inquadrandoli nel difficile contesto dell’Italia post-unitaria in cui l’entusiasmo risorgimentale si era rapidamente spento in seguito agli scandali politici e ai disastri militari in Etiopia.
Dopo la scomparsa di Spadolini, per Oriani è iniziato un nuovo periodo di accantonamento, anche se il centocinquantenario dell’unità potrebbe far rinascere un certo interesse verso la sua opera.
O forse no: la fama si diverte a giocare con le sue vittime anche quando sono ormai morte da cento anni.

5 commenti:

  1. Lessi qualcosa di Oriani molto tempo fa, ma non mi entusiasmò più di tanto. Penso che più che della sua scrittura ci sia sempre interessato di lui per le vicende di cui hai ben raccontato.
    Temistocle

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  2. Hai perfettamente ragione, ad esempio non conosco Hall Caine

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  3. Io non penso di aver mai letto Guido Morselli. Cercherò di recuperare.

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  4. @ Tim : è probabile. Resta la bizzarria di questa fama legata a certi interessi politici (nel senso letterale della parola).
    @ Ivanalessia : ho citato lui, ma ci sono decine di autori famosi da vivi e letteralmente dimenticati dai posteri.
    @ Mirco : di Morselli ho letto un solo romanzo, ma penso che approfondirò la conoscenza della sua opera.

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  5. ... cerca di darti da fare di più, così entrerai nelle librerie di tutti ... da glorioso contemporaneo e non ... postumo! Ciao

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