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lunedì 7 marzo 2011

Scrittura in senso stretto

La scrittura è una cosa abbastanza comune, eppure quanto è preziosa! Quando si ha qualcuno in qualche angolo remoto del mondo e si è pieni di ansia sul suo conto, ecco che arriva una lettera e ci sembra che la persona sia proprio nella stessa stanza! E, strano a dirsi, dare forma ai propri pensieri in una lettera anche se si sa che probabilmente questa non giungerà mai a destinazione è un grande conforto. Se non esistesse la scrittura, di che atroci depressioni si soffrirebbe!

Questa frase, estrapolata dalle “Note del guanciale” di Sei Shonagon, mi ha costretto a riflettere su vari aspetti della scrittura. Intanto il suo scopo primario: la comunicazione mediata, in sostituzione del contatto verbale. Una lettera da parte di un amico, un documento con informazioni importanti (specialmente in passato quando non esistevano né telefoni né internet), valgono forse di più di qualsiasi romanzo nell’economia della propria esistenza materiale. Eppure la lettura di un libro è qualcosa di così speciale talvolta, riesce a trasmettere emozioni pari a quelle delle esperienze reali.
E poi il concetto che scrivere, pur sapendo che ciò che si scrive forse non verrà mai letto, è comunque un grande conforto. Vero. Ma perché mai? In fondo, che motivo c’è di sentirsi sollevati solo per aver messo nero su bianco emozioni, pensieri e ammonimenti che non verranno letti, o forse lo saranno da parte di estranei che non conoscono nulla della nostra vita?
L’ultima considerazione di Sei Shonagon: Se non esistesse la scrittura, di che atroci depressioni si soffrirebbe!
Sarà davvero così? Forse invece è proprio la scrittura a creare un corto circuito mentale di ragionamenti, riflessioni e sottigliezze che probabilmente non avrebbero luogo se non esistesse la maniera di sistemarle ordinatamente su un foglio di carta per poi rileggerle, esaminarle, correggerle, analizzarle e rielaborarle. Molte volte, nel dormiveglia, transitano dei pensieri complessi e contorti che svaniscono non appena ci si addormenta, e sono del tutto dimenticati al momento del risveglio. Un soffio e via. È possibile che senza scrittura il pensiero procederebbe in modo più lineare, e tutto sembrerebbe più semplice. Certo, senza scrittura vivremmo in un mondo assai più arretrato di quello attuale. Saremmo indietro di un paio di millenni. Ma forse non avremmo neppure gli elementi concettuali per elaborare l'idea di “atroce depressione”.

5 commenti:

  1. Se non ricordo male, gli arborigeni australiani non hanno nel vocabolario della loro lingua un termine per descrivere i dolori psicologici e mentali. Loro conoscono solo il dolore fisico.
    Bisognerebbe fare una ricerca e scoprire se tra di loro c'è ancora il trasferimento delle informazioni per mezzo verbale o, se possiedono una scrittura, una cultura scritta.
    Ciò potrebbe essere un indizio per rispondere ai tuoi dubbi.

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  2. Sicuramente ci sarà una risposta a livello psicologico alle tue domande, ma io non sono in grado di dartela. Nella mia esperienza comunque la scrittura, il foglio rimpito di parole, è come uno specchio in cui mi rivedo: controllo se il maglione è messo bene, se il bavero del cappotto scende bene, se quello che sto pensando in quel momento è equilibrato o no. Scrivere mi chiarisce le idee che ho in testa, me le fa 'fermare, marmorizzare' così che non svaniscano (come le canzoni di Vasco!). Perché scriviamo anche se sappiamo che nessuno leggerà? Forse per sentirci vivi, per farci compagnia, per dimostrare a noi stessi che valiamo come scribacchini, per fare un viaggio in una valle paradisiaca o in un incubo che altrimenti nessuno ci farà mai fare.
    Temistocle

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  3. @ Glauco : come fare un viaggio nel tempo, migliaia di anni indietro nella psiche dell'uomo.
    @ Tim : "per fare un viaggio in una valle paradisiaca o in un incubo che altrimenti nessuno ci farà mai fare" - Questa la segno perchè mi piace parecchio :-)

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  4. Io non riesco a immaginarmi in un mondo senza la possibilità di scrivere e/o leggere. Sono perfettamente d'accordo che senza scrittura si soffrirebbero atroci depressioni e per quanto riguarda quello che hai scritto dopo (che forse è proprio la scrittura a farci arrovellare)... la mia esperienza è questa: adesso scrivo solo quando sono ispirata e ai miei racconti, ma anni fa io scrivevo SEMPRE. Da quando avevo 14 anni per 4 anni pieni e poi per altri otto un po' a singhiozzo, ho tenuto il cosiddetto "diario personale" (che era di solito un quadernone) che - negli anni "pieni" - mi durava due mesi, lo portavo ovunque, scrivevo ovunque. Per me scrivere era un bisogno fisico, certo rileggevo spesso quello che scrivevo e mi ci arrovellavo su, ma intanto dovevo scrivere!!
    Non so immaginare cosa sarebbe stato di me se non avessi potuto scrvere. E sono convinta che scrivere (e poi anche rileggere - continuamente - quello che avevo scritto), mi abbia aiutata anche a crescere, facendomi riflettere sulle cose che mi accadevano.
    Anche a me la frase di TIM piace un sacco :)

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  5. Senza scrittura non ci saremmo evoluti per niente. Prova a spiegare la teoria della relatività a gesti! ;)

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