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martedì 18 febbraio 2014

Libri vissuti - Zorba il greco

Era un bel po' che non usavo questo tag.
Quando parlo di “libri vissuti” mi riferisco egoisticamente alla traccia che hanno lasciato in me. È possibile che in termini oggettivi non meritino l’appellativo di capolavoro, è persino plausibile che abbiano delle vistose imperfezioni tecniche, ma io non voglio giocare a fare il critico letterario. Intendo esclusivamente raccontare il loro impatto nella mia vita di lettore.
E nel caso di “Zorba il greco”, noto soprattutto per il film che ne è stato tratto (che ha influito anche sulle scelte dell'editore italiano, visto che il titolo originale del romanzo sarebbe "La vita e le avventure di Alexis Zorba") l’impatto è stato notevole.
Zorba è un animale pieno di vitalità feroce. Non viene idealizzato, e neppure trasformato in un vecchio saggio: è semplicemente un uomo che vuole ogni giorno riscoprire la vita e godersela sino in fondo.
Il romanzo è Zorba. In confronto a lui l’altro protagonista – lo scrittore che narra la storia del loro soggiorno a Creta nel tentativo di rendere fruttuosa una miniera di lignite – appare insignificante. È ripiegato dentro la propria mente, insegue questioni ideali senza quasi accorgersi di avere anche un corpo e degli istinti.
Detta così sembra una trama piuttosto cliché: il contrasto fra riflessione e azione, fra anima e carne, fra vita contemplativa e vita (prepotentemente) attiva… Però – che ci posso fare? – la semplicità della scrittura di Nikos Kazantzakis mi appare come un pregio anziché un limite. Le piccole ripetizioni che a volta si notano da un capitolo all’altro, la scelta di raccontare le scene più violente e grottesche quasi con pudore, lasciando sempre trasparire una comprensione e un amore profondo per la natura umana – di cui, comunque, non vengono nascosti né gli eccessi né i vizi – hanno una bellezza, una profondità che talvolta non si scorge in romanzi esteticamente impeccabili ma al tempo stesso asettici.
Un Zorba lo abbiamo conosciuto quasi tutti. É il tipo che ha viaggiato molto, si vanta di aver cambiato tante città e donne, e racconta continuamente le sue storie da spaccone che in molti casi sono talmente esagerate da lasciar pensare che le stia sparando grosse. Però, nonostante tutto, si fa finta di credere a ogni dettaglio e lo si lascia parlare perché la sua esuberanza, la sua energia, la sua vitalità sono troppo affascinanti. Gli si perdonano anche gli eccessi: raccontati da lui sembrano giustificabili anche i comportamenti che in genere non apprezzeremmo.
Ovvio che l'incontro fra due uomini così diversi sia illuminante soprattutto per lo scrittore-narratore. Lui trae il maggior guadagno, lui impara a riemergere dai meandri della propria vita fatta di sola meditazione e studio, lui inizia a comprendere meglio ogni cosa alla luce della furente, straripante energia del vecchio Zorba.
Invece Zorba non deve imparare nulla dallo scrittore: è un farabutto, è spietato, eppure capace di essere generoso; privo di ogni ideale ma disposto a lottare per una causa (e sempre pronto a mollarla in un attimo); è contraddittorio, talvolta odioso, ma compenetrato nella materialità della vita con un'intensità tale da capirla meglio di chiunque, anche nei suoi aspetti più difficili coi quali riesce sempre a trovare una conciliazione.
Una lettura in cui gli eventi, pur presenti, sono secondari rispetto alle numerose pagine dedicate all'introspezione psicologica della voce narrante, in contrapposizione agli aneddoti della vita di Zorba dove c'è spazio solo per le donne, il vino, il lavoro e il buttar tutto per aria e ricominciare daccapo, anche senza un motivo.
Una lettura fortemente incentrata sull'interiorità dell'uomo e i suoi eterni quesiti: la vita, la morte, gli ideali, le gesta, l'amore, la fede nel soprannaturale. Un libro vissuto perché ha esteso la mia visione della condizione umana.

8 commenti:

  1. Risposte
    1. Non so se sia la migliore narrativa possibile, ma a me è piaciuto davvero questo romanzo.

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  2. Bellissimo posto. Sono curiosa di questo libro che ti ha affascinato così...

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  3. Io una volta incontrai una versione femminile di Zorba, una ragagazza che sosteneva di aver girato il mondo, di aver visto tutto quanto e di non volersi fermare mai. Per un piccolo tratto le nostre strade si sono accompagnate, ma non era fatto per durare...
    Chi sa che fine avrà fatto, magari adesso lavorerà come precaria in un Call Center. :(

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    1. Anch'io conosco un "Zorba", ormai anziano ma ancora in gamba.

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  4. Buffo... ho lontane reminiscenze del film e ho ballato più volte per gioco il famoso sirtaki annesso, ma questo libro non mi era neanche mai capitato sotto gli occhi. In realtà non ne sospettavo neanche l'esistenza.

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