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venerdì 27 giugno 2014

Citazione con indovinello

Martino Lutero avrebbe voluto pagare centomila fiorini perché gli fosse risparmiata la vista di Roma?
Martino Lutero era uno sciocco.
Ecco qua: temperamenti per temperature. Bisognava considerare prima di tutto la temperatura.
In Germania fa freddo.
Ora, naturalmente, il freddo, come congela l'acqua, così irrigidisce gli spiriti. Formule precise. Precetti e norme assolute. Non c'è elasticità.
In ltalia fa caldo.
Il sole, se da un canto addormenta gl'ingegni e intorpidisce le energie, dall'altro mantiene elastiche, accese, in continua fusione le anime. Tirate, le anime cedono, s'allungano come una pasta molle, si lasciano aggirare intorno a un gomitolo qualsiasi, purché si faccia con garbo, s'intende, e pian pianino. Tolleranza. Che vuol dire tolleranza? Ma appunto questo: pigrizia mentale, elasticità morale. Vivere e lasciar vivere.
Il popolo italiano non vuol darsi la pena di pensare: commette a pochi l'incarico di pensare per lui.
Ora questi pochi, siamo giusti, anche per poter pensare così in grande, per tutti, senza stancarsi, bisogna che siano ben nutriti. Mens sana in corpore sano. E il popolo italiano li lascia mangiare, purché facciano sempre con garbo, s'intende, e salvino in certo qual modo le apparenze. Poi batte le mani, senza troppo scaldarsi, ogni qual volta i suoi commessi pensatori riescano per avventura a procurargli qualche soddisfazioncella.

 Secondo voi questa citazione risale a pochi anni fa o a più di cent'anni fa?...

domenica 22 giugno 2014

Leggere in GdL

Essendo un sociopatico, peraltro assai individualista, tendo a scegliere ogni cosa di testa mia.
Le letture in particolare: non mi lascio influenzare né dalla moda del momento né dai consigli altrui.
Però da alcuni mesi sto scoprendo - ed è sorprendente per me - che leggere in gruppo può essere un'esperienza interessante.
Ho partecipato sul web a diversi Gruppi di Lettura (GdL) e siccome in questi casi è necessario mettere d'accordo più teste può capitare che il libro prescelto dalla maggioranza sia un libro che il lettore in minoranza non conosceva neppure o non avrebbe mai immaginato di leggere. O addrittura che presupponeva in partenza di non apprezzare.
Invece si finisce con lo scoprire pagine originali, autori imprevisti, narrazioni inattese.
La condivisione con altri delle proprie impressioni di lettura aiuta sicuramente a vivere con maggiore interesse lo scorrere della vicenda e i temi trattati.
Insomma, il GdL può essere un modo diverso di vivere la passione per i libri.

E voi, avete mai partecipato a un GdL?

martedì 17 giugno 2014

Epitaffi d'autore

Visto che le uniche cose certe della vita sono la morte e le tasse (almeno secondo Benjamin Franklin, ma penso che siano in molti a condividere ;-) numerosi letterati si sono preparati all'evenienza dettando anticipatamente il proprio epitaffio.
Uno dei più celebri è quello di Shakespeare, sepolto nella Holy Trinity Church di Stratford-upon-Avon, tramite il quale il drammaturgo, curiosamente, sembra preoccuparsi che qualcuno possa rimuovere il corpo dalla tomba:
"Caro amico, per amore di Cristo, evita di scavare nella cenere qui racchiusa. Sia benedetto l'uomo che risparmia queste pietre e sia maledetto colui che rimuove le mie ossa"
Anche il suo connazionale John Keats, poeta romantico peraltro seppellito a Roma, dettò personalmente la propria epigrafe tombale: "Qui giace uno il cui nome era scritto sull'acqua", a voler tristemente ammettere di non essere riuscito a creare opere poetiche capaci di renderlo immortale. In effetti da vivo fu piuttosto disprezzato dalla critica letteraria, e la sua fama è fondamentalmente postuma. Diventa perciò particolarmente significativa l'aggiunta voluta dai suoi amici:
"Questa tomba contiene i resti mortali di un giovane poeta inglese che, sul suo letto di morte, con l'amarezza nel cuore, alla mercé del malevolo influsso dei suoi nemici, desiderava che queste parole fossero scolpite sulla sua lapide:" seguito da, appunto: "Qui giace uno il cui nome era scritto sull'acqua".
Il poeta austriaco Rainer Maria Rilke compose un'epitaffio estremamente poetico che fece nascere una piccola leggenda. Le parole da lui volute sulla propria tomba: "Rosa, oh pura contraddizione, delizia d'essere il sonno di nessuno pur sotto tante cigliasarebbero state scritte poiché il poeta, cogliendo una rosa del proprio giardino per regalarla a un ospite, si punse con una spina e la ferita gli causò un'infezione che nelle settimane successive lo avrebbe condotto alla morte. In realtà Rilke morì di leucemia, e questa romantica storia è solo uno dei tanti piccoli aneddoti, spesso assai fantasiosi, nati intorno alla sua figura.
Sdrammatizzante l'epitaffio autografo dell'artista francese Marcel Duchamp, sulla cui tomba di famiglia ha voluto far scrivere: "D'ailleurs c'est toujours les autres qui meurent" ("D'altronde sono sempre gli altri a morire").
Estremamente suggestive le parole dettate dallo scrittore greco Nikos Kazantzakis per la sua tomba, che assumono un valore ancora più forte in relazione alle vicende della sua sepoltura. La Chiesa Ortodossa greca aveva infatti condannato le sue opere considerandole blasfeme (per inciso: anche quella Cattolica), conseguentemente negandogli la possibilità di ricevere le esequie in terra consacrata. La sua salma venne perciò collocata in una tomba posta su un bastione delle mura di cinta di Heraklion, e la frase da lui prescelta sembra quasi una replica postuma: "Non spero nulla, non temo nulla. Sono libero".
Il grande Luigi Pirandello invece non volle né epitaffi né tombe. Il suo testamento mortuario è l'ultima opera letteraria della sua vita, un brevissimo racconto in cui egli, così come tanti personaggi delle sue novelle, sceglie una spiazzante bizzarria per sottrarsi all'inevitabilità delle convenzioni sociali:
"I.-Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera, non che di parlare sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzii né partecipazioni.
II.- Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso.
III.- Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta.
IV.- Bruciatemi. E il mio corpo, appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui".
Infine, una spiegazione riguardo l'immagine in alto. L'americano Billy Wilder è stato un regista e sceneggiatore ("writer" in inglese, che ovviamente significa anche scrittore o più universalmente autore). Con elegante autoironia, ha chiesto che venisse apposta sulla sua tomba la frase "I'm a writer, but then, nobody's perfect" ("Sono un autore, ma in fondo nessuno è perfetto") parafrasi della battuta finale di A qualcuno piace caldo, probabilmente il suo film più celebre.

sabato 7 giugno 2014

Ricordi scolastici o altre confessioni su me stesso

Mia figlia festeggia: la scuola, per quest'anno, è finita. Si è concessa una pacata esultanza da bimba, senza i gavettoni, le urla e le trombe da stadio degli adolescenti che sciamano via dagli istituti superiori come soldati di prima linea appena informati dell'armistizio.
Per me, affetto da sociopatia congenita, l'ultimo giorno di scuola prima delle vacanze estive era persino più liberatorio. Non c'era solo l'odio per lo studio coatto, il fastidio verso un obbligo imposto dalla legge: era una fuga dall'opprimente Grande Fratello. Condividere cinque ore al giorno, sei giorni su sette, con altri esseri umani spesso fastidiosi - che si trattasse dei bulletti delle quinte o dei professori che avevano ormai deciso che tu, qualunque cosa dicessi o scrivessi, anche l'intero programma a memoria virgole comprese, eri quello che "Sì, beh, però, insomma, non hai saputo esprimerlo correttamente" - oddio mio, che incubo!
Ma anche i compagni più innocui erano comunque occhi puntati addosso, una quarantina d'occhi che osservano e ti chiedono spiegazioni per ogni minimo gesto o atteggiamento, una miriade di telecamere umane tipo l'altro Grande Fratello, quello televisivo di MeRdiaset che all'epoca ancora non esisteva eppure già lo schifavo inconsciamente perché lo sperimentavo durante quei maledetti nove mesi di condivisione forzata di tempo e spazio con altri esseri umani che in maggioranza avrei evitato di frequentare.
Non avrei mai pensato di provare, a distanza di ormai venticinque anni, una sorta di nostalgia non per la scuola - questo mai! - ma per la sensazione di sollievo che mi regalava l'ultimo giorno di lezioni. 
Esagero? Può darsi.
Però, posso proclamare con certezza che il mio più bel ricordo scolastico è legato a una giornata in cui si teneva quell'inutile prassi burocratica chiamata "assemblea d'istituto". Per capirci: trecento studenti di tutte le classi vengono ammassati controvoglia in palestra mentre i gruppetti politicizzati tengono i loro comizi stereotipati con proposte che nessuno ascolterà, corredati da minacce verso i docenti di ricorrere a scioperi e occupazioni alle quali aderiranno soprattutto i compagni coi voti più bassi, nella speranza di trascinare l'intera scolaresca verso il basso: tutti da bocciare, ergo tutti da promuovere col voto minimo.
Ebbene, durante uno di questi odiosi teatrini tipicamente italici sono riuscito a scappare dalla scuola. I bidelli erano molto attenti: al primo tentativo mi avevano beccato minacciando di portarmi dal preside. Al secondo sono stato più svelto di loro. Non dimenticherò mai la soddisfazione che provavo mentre mi allontanavo dal carcere, sorry, dall'istituto superiore: avevo salvato tre ore della mia vita - poco, ma meglio di niente - dalla condanna all'ipocrisia forzata, il tipo di costrizione che detesto più di ogni altra cosa al mondo.

martedì 3 giugno 2014

Un lustro bloggando

Giugno 2009 - giugno 2014. Il detto popolare sarebbe "cinque anni e non sentirli", ma io li sento eccome. In effetti la vita media di un blog in genere si aggira intorno ai 4 / 5 anni, e poi tende ad esaurirsi. Ci sono eccezioni, ma non so se rientrerò in questa categoria.
Comunque, proviamo a mettere insieme un po' di pezzi di questo quinquennio.
Esordio: partii con l'idea di avere una vetrina sul web per promuovere i miei ebook e sfogare la mia passione per la scrittura. Fondamentalmente gli obiettivi sono ancora questi.
Aggiunte impreviste: amo l'arte, la pittura in particolare, ma non avevo intenzione di parlarne qui. Invece...
I fumetti, poi, sono stati un'improvvisazione che quasi ha colto di sorpresa anche me. A volte penso che in un universo parallelo esista il supereroe Writerman che nel tempo libero aggiorna un blog in cui racconta le storie di uno scrittore immaginario, tale Ariano Geta.
Risultati: le cifre sono sempre un'arma a doppio taglio. In questo momento in cui sto scrivendo, per dire, ho sfondato il tetto delle 225.000 visualizzazioni. Però, onestamente parlando, credo che siano in gran parte dovute a ricerche di immagini di cui il mio blog abbonda. In poche parole: c'è chi googla un certo quadro e finisce qui, ma di sicuro non era partito con l'intenzione di cercare Ariano Geta.
Soddisfazioni: la serie di Hiroshi Miura, in particolare il primo ebook. I racconti sensazionali vendono discretamente su amazon, e sebbene si parli comunque di piccole cifre (centinaia, non certo migliaia) per uno scribacchino autopubblicato e privo di agganci pubblicitari di qualsiasi genere è un grosso risultato.
Delusioni: i lavori in cui ho messo un particolare impegno, Gioco letterario e Trilogia veneta sognata, non hanno suscitato interesse. Evidentemente non sono riuscito a esprimere quel che avevo dentro di me. D'altronde la difficoltà concreta dello scrivere è proprio questa distanza, per taluni insormontabile, tra le idee e la capacità di raccontarle nel modo giusto.
Prospettive: come dicevo, cinque anni sono tanti. Negli ultimi diciotto mesi ho rallentato parecchio la frequenza dei post, e presumo che continuerò a postare saltuariamente, forse con intervalli persino più lunghi.
Progetti: avevo già accennato che nel corso del 2014 avrei tentato un ultimo romanzo, o quanto meno novella, del tipo mainstream. Ci sto lavorando, ma con molta lentezza. Levigo ogni singola parola, scolpisco ogni singola frase, eppure qualcosa mi lascia insoddisfatto. Comunque ho ancora sette mesi a disposizione per venirne a capo.
Desideri: che ve lo dico a fare? Sono gli stessi di qualunque scribacchino: vendere qualche copia in più, ricevere dei feedback, sentirsi ispirati per un nuovo progetto, terminare almeno uno dei quelli in corso, mantenere le amicizie e svilupparne di nuove. E poi poter continuare a leggere tanti libri, scoprire nuovi autori le cui opere ti danno soddisfazione... E infine, ovviamente, i desideri di qualunque essere umano, talmente ovvi da non dover neppure essere citati.
Ringraziamenti: a tutti coloro che hanno postato almeno un commento qui, a tutti quelli che hanno letto e apprezzato qualche mio articolo anche se non si sono palesati, a tutti gli acquirenti dei miei ebook, a tutti gli amici di blog, i collaboratori, i compagni di viaggio, dico solo che se potessi vi abbraccerei uno per uno. E vi offrirei anche un caffè, purtroppo non allo Schenardi di Viterbo che al momento è chiuso... ma un posto grazioso lo troverei ugualmente, promesso ;-)