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domenica 25 gennaio 2015

Autocitazione

Autocitarsi è una civetteria letteraria.
Molti autori raccontano se stessi in libri a carattere autobiografico. Qualcuno lo fa tramite un alter-ego fittizio, spostando continuamente e con voluta ambiguità il confine tra verità e invenzione narrativa (vedi ad esempio Henry Chinasky, il personaggio tramite il quale Charles Bukowski di fatto racconta se stesso).
Ma c'è chi si spinge oltre e trasforma il proprio nome e le proprie opere in elementi narrativi all'interno di una fiction.
Ad esempio, il romanziere americano Bret Easton Ellis è il protagonista del romanzo di... Bret Easton Ellis intitolato "Lunar Park". Nei capitoli iniziali la vicenda è autobiografica, ma lentamente si trasforma in una fiction all'interno della quale nulla di ciò che accade allo scrittore-personaggio coincide con la vita reale dello scrittore-persona fisica.
Naturalmente se uno scrittore celebre si autocita non passa inosservato.
Ad esempio: io non sono un lettore di Camilleri, eppure tramite canali di informazione libresca ho saputo che nel giallo "Il campo del vasaio" il romanziere siciliano fa leggere al suo commissario Montalbano un romanzo di... Camilleri, "La scomparsa di Patò".
Sono, per contro, un appassionato lettore del suo più straordinario conterraneo, il gigante siciliano del XX secolo Luigi Pirandello, che a sua volta cedette al vezzo di autocitarsi in modo ironico nella celebre pièce teatrale "Sei personaggi in cerca d'autore". La commedia si apre su un palcoscenico in cui una troupe sta allestendo la messa in scena de "Il giuoco delle parti" di... Pirandello. Mentre il Capocomico spiega alcuni dettagli del secondo atto, il Primo Attore commenta:
"Ma è ridicolo, scusi!"
E il Capocomico, infastidito, gli risponde:
“Ridicolo! ridicolo! Che vuole che le faccia io se dalla Francia non ci viene più una buona commedia, e ci siamo ridotti a mettere in iscena commedie di Pirandello, che chi l'intende è bravo, fatte apposta di maniera che né attori né critici né pubblico ne restino mai contenti?"
Un caso recente riguarda il controverso scrittore francese Michel Houellebecq, particolarmente apprezzato dal qui presente blogger, che nel romanzo "La carta e il territorio" inserisce se stesso nella finzione narrativa come personaggio minore, peraltro destinato a fare una brutta fine...
Un'autocitazione particolare di tipo metaletterario è quella dello scrittore spagnolo Miguel de Unamuno nel suo romanzo "Nebbia". Nelle pagine conclusive il personaggio principale Augusto Pérez medita seriamente di suicidarsi, ma prima di decidersi ne va a parlare con un professore universitario che conosce bene l'argomento, tale... Miguel de Unamuno (come dice lo scrittore in prima persona: In quel tempo Augusto aveva letto un mio saggio nel quale di sfuggita parlavo del suicidio [...] Intraprese allora un viaggio sin qui, a Salamanca [...] per farmi visita). L'incontro fra il personaggio letterario e l'autore che lo ha creato origina un dialogo inevitabilmente grottesco.
"Tu non puoi suicidarti anche se lo vuoi".
"Cosa?" esclamò [...]
"... Perché uno si possa uccidere, cosa è necessario?" gli chiesi.
"Che abbia il coraggio di farlo" mi rispose.
"No" gli dissi. "Che sia vivo!"
"Evidentemente".
"Ma tu non sei vivo".
"Come, non sono vivo? Sono forse morto?" [...]
"[...] non puoi ucciderti perché non sei vivo, e non sei vivo e neppure morto perché non esisti [...] non esisti altro che come ente di finzione; non sei, povero Augusto, niente altro che un prodotto della mia fantasia e di quella dei miei lettori che potrebbero leggere il racconto delle tue finte avventure e sfortune che io ho scritto; tu non sei altro che un personaggio di romanzo..."
(non spoilero il finale ma posso dirvi che a mio modestissimo avviso di lettore, tolta questa trovata metaletteraria, lo definirei un romanzo deludente).
Tornando all'argomento del post, so per certo che anche alcuni scribacchini colleghi del sottoscritto hanno citato se stessi all'interno dei propri ebook.
E voi conoscete altri casi di scrittori che si sono auto-citati nelle loro opere?

26 commenti:

  1. Non mi vengono in mente caso di autocitazioni come quella (clamorosa) di Bret Easton Ellis.
    Autori come Bukowski (o anche Henry Miller) scrivevano autobiografie, il che li tiene in qualche modo fuori da questo discorso.
    Ci sono però anche autocitazioni di diverso tipo: quelle dove in un racconto vengono citati personaggi presenti in altri racconti dello stesso autore.. un piccolo stratagemma che a me personalmente piace molto.

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    1. Sì, in effetti è un modo per estendere trasversalmente il proprio universo narrativo.

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  2. Forse vado fuori tema, ma si può considerare un vezzo dello scrittore anche quello di comparire (magari dietro preghiera del regista) in un film tratto da un suo libro. Stamani ho visto per la prima volta il film "Tropico del cancro" del 1970. E chi appare tutto a un tratto verso il finale del film, tra gli spettatori di una corsa di cavalli? Nientemeno che Henry Miller!

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    1. Potrebbe essere uno spunto interessante per un post futuro.

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  3. Non so se quella manzoniana potrebbe essere considerata autocitazione, nel suo caso è proprio una presenza all'interno del romanzo anche se mi fa molta simpatia leggerlo mentre si scusa con i lettori e mentre cerca di spiegarsi!
    Poi non ricordo bene se Giuseppe Bonaviri (mio conterraneo) appare in Giovanni Verga sulla Luna, un suo piccolo racconto presente nella raccolta L'infinito Lunare! Non ho moltissima memoria per queste cose anche perché a me capita di annusare l'autore al di fuori della specifica autocitazione quindi confondo le idee nella memoria!

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    1. Mi è venuto in mente che una delle autocitazioni più giganti è... la Divina Commedia! :°D
      Dante è protagonista ed autore della stessa con occhio spesso ironico!

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  4. Moebius ha disegnato una miniserie in cui egli stesso (in più versioni) è protagonista: Inside Moebius. Un esempio più letterario è invece quello di Mattatoio n. 5, in cui Kurt Vonnegut, a un certo punto, addita se stesso nel gruppetto di prigionieri a Dresda.

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  5. Mi piacciono molto le autocitazioni!
    Non me ne viene in mente nessuna che non avete già citato voi, al momento.

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  6. Ho un amico, scrittore esordiente che ha pubbicato un paio di romanzi. Non credo si possa parlare di autocitazione, ma semplicemtne si coglie, nel leggerli, che ci siano spunti di sé stesso all'interno. Leggendoli, rivedevo lui nelle vesti del protagonista, anche se gli avvenimenti da lui descritti non sono mai accaduti nella sua vita reale. Io non so scrivere, ma penso che almeno agli inizi sia forse nermale (? ditemi voi) prendere spunto dalle proprie esperienze o sensazioni, perché è più facile poterle descrivere minuziosamente piuttosto che inventarsi qualcosa da zero :-)

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    1. Sì, da "scribacchino" posso garantire che è normalissimo.
      L'autocitazione in senso stretto è ancor più specifica.

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  7. Hai mai citato te stesso nei tuoi libri, anche se parzialmente...?

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. ebbene sì, l'ho fatto: ho citato me stesso in uno dei miei racconti su Bacone, il famosissimi commissario sconosciuto ai più e anche ai meno. ma tanto nessuno verrà mai a saperlo visto che scrivo poliziotteschi proprio perché la gente possa chiedersi: ma chi è l'assassino/scrittore? perché ha deciso di far fuori i suoi personaggi rovinandoli in tal modo? Mi permetto di suggerire l'idea per un post: autori che citano o scrivono qualcosa "all'interno" di un romanzo altrui, una specie di spin off di altri autori (o di situazioni create da altri scrittori). Che ne pensi? Per fare un esempio (ma solo per quello!) penso al 'mio' "Il commissario Bacone e il bombolone di Moebious".

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    1. L'idea è stuzzicante ma devo documentarmi un pochino.
      Grazie per il suggerimento :-)

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  10. Ricordo la citazione pirandelliana... secondo me era a a dir poco geniale messa dove era messa!

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  11. Molto interessante :)
    A proposito di Pirandello, ti segnalo che anche nei "Giganti della montagna" una compagnia di attori mette in scena la "Favola del figlio cambiato" che è un'opera di Pirandello stesso... E il pubblico reagisce a fischi e proteste ad ogni rappresentazione, ragion per cui la compagnia cade in disgrazia ed inizia a sfaldarsi.

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    1. Ciao, benvenuta e grazie per la segnalazione interessante. Peraltro Pirandello è il mio scrittore preferito, ma ammetto di conoscerlo assai meno come drammaturgo.

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