PAGINE

martedì 17 marzo 2015

L'idea non basta

Una delle convinzioni tipiche di chi non scrive è che l'idea di base tramite la quale sviluppare una storia sia molto importante. L'ammirazione di molti lettori verso certi autori nasce soprattutto per l'originalità dello spunto di partenza.
In realtà l'idea in sé serve a ben poco se non viene sorretta da uno sviluppo valido e, soprattutto, da una narrazione capace di coinvolgere emotivamente il lettore. Tanto è vero che può capitare persino che uno spunto realmente peculiare fallisca.
Adesso vi accenno un'idea che nonostante la sua straordinaria originalità è stata insufficiente per dare il successo all'autore che l'ha concepita: un bambino nasce già vecchio e man mano che passano gli anni ringiovanisce...
Sento le voci in sottofondo, mi gridano: "Ehi, ma che stai dicendo? Questa è lo spunto di partenza de Il curioso caso di Benjamin Button che non è stato affatto un insuccesso, ci hanno tratto anche un film in tempi recenti!"
Vero. É una novella di Francis Scott Fitzgerald scritta nel 1922, ma a renderla unica è stato lo stile narrativo del grande scrittore americano, non l'idea in sé. Tanto è vero che questo spunto non è affatto originale: qualcuno lo aveva avuto prima di lui.
Il poeta torinese Giulio Gianelli (1879-1914), amico di Guido Gozzano e appartenente come lui all'area dei cosiddetti 'crepuscolari', nel 1911 (quindi undici anni prima di Fitzgerald) aveva pubblicato un libro per bambini il cui titolo non necessita di spiegazioni: Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino. Si potrebbe obiettare che un libro per bambini è ben altra cosa rispetto a una racconto di narrativa mainstream, però ci sono numerosi esempi, proprio in quegli anni, di libri per bambini diventati successi mondiali: Pinocchio di Carlo Collodi (prima edizione 1883), Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (prima edizione 1865) o Peter Pan di J.M. Barrie (prima messa in scena teatrale nel 1904). Anche volendosi limitare a un libro noto soltanto in Italia, Il giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli (prima edizione 1907) pur non avendolo forse mai letto quanto meno lo avrete sentito nominare. Mentre di Giulio Gianelli e del suo Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino ne sapevate qualcosa? Eravate a conoscenza dell'esistenza di un libro simile?
Eppure l'idea era originalissima! Ma se il libro ha uno stile un po' noioso, poco coinvolgente, l'idea di partenza non può salvarlo dal farlo rimanere nel limbo delle mere curiosità letterarie note solo agli studiosi (se volete leggerlo per verificare di persona potete dare un'occhiata al testo integrale su questo link)
Conoscete altri casi simili?


24 commenti:

  1. Non conosco casi simili (non ho la tua cultura enciclopedica in materia!) ma concordo pienamente. Faccio un esempio di come secondo me sia la capacità narrativa a prevalere. Dopo anni ho deciso di leggere nuovamente qualcosa di S. King e sto provando con Duma Key, visto che era a un paio di eurini al mercatino. Ho passato pagina 200 e, anche se finora la storia non è forse neanche iniziata veramente (quindi non è appetibile da quel punto di vista), si lascia leggere, la scrittura in se è fluida non ha cali di nessun tipo e ogni nuovo capitolo ti tiene sulla corda non per il racconto quanto perché 'solletica le orecchie'. Ma forse questo è un altro argomento.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. É attinente: vuol dire che è appunto la narrazione in se a coinvolgere, non l'idea per la trama o l'intreccio che, nel caso del libri che stai leggendo, ti sembra quasi che non ci sia.

      Elimina
  2. Se ne parlava proprio qualche giorno fa su PennaBlu. Sono perfettamente daccordo con te. L'idea serve per avere l'abbrivio, ma poi è il lavoro sul contesto che crea la storia, altrimenti bye bye :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io ho parecchie idee buone, ma non si sono ancora concretizzate in novelle perché oltre l'idea non sono ancora andato.

      Elimina
  3. Anche con i lavoretti è la stessa cosa.. nella mente si creano immagini bellissime ma non è detto che la mano sia abbastanza abile da concretizzarle!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sicuramente. Ma mi pare che le tue mani concretizzino abbastanza bene ;-)

      Elimina
  4. Ah, il libro di Giannelli era molto amato da mio nonno, quindi io lo conoscevo! E in realtà mi risulta (non ho approfondito e non so come sia finita la cosa) che gli eredi abbiano fatto notare la primogenitura dell'idea ai produttori del film.
    Questo, ovviamente, non rende quello che hai scritto meno vero, anzi. A una buona storia serve una bella idea, una superba scrittura e un pizzico di fortuna

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh, la fortuna è quella che aiuta sempre. Non è mai secondaria, tutt'altro, gioca sempre il suo ruolo.

      Elimina
  5. Non lo conoscevo per niente, mi sento ignorante....

    RispondiElimina
  6. Nemmeno io lo conoscevo... e concordo con te e con il commento di Tim :)

    RispondiElimina
  7. Che domanda difficile... ho provato a pensarci ma no, non mi vengono in mente esempi del genere.
    Comunque il Giamburrasca ce l'avevo da bambino tra i miei libri. A quei tempi andava per la maggiore grazie alla serie televisiva con Rita Pavone.

    RispondiElimina
  8. Io forse ne avevo sentito parlare, ma non so citare casi simili in letteratura, ma in musica capita spesso che certi generi abbiano una paternità di sputata fra diversi gruppi (nell'ambito metal, ad esempio, c'è che dice che il Thrash sia stato 'inventato' dagli Exodus, chi lo dice per i Metallica), ma il discorso di base è uguale: un'idea generata da un individuo, viene messa meglio in scena da un altro che - diventando famoso più velocemente - se ne accaparra la paternità di fronte al pubblico!

    Comunque quoto Nyu! :°D

    RispondiElimina
  9. Un esempio simile è Dracula di Bram Stoker (1897), che tutti credono essere il primo. Non tutti si ricordano infatti del precedente Carmilla (1872) o del vampiro di Polidori, giunto addirittura secolo prima (1819).
    E anche chi conosce Polidori difficilmente si ricorda de "La fidanzata di Corinto", scritto da Goethe ancora prima (1797)...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. É vero, sono opere dimenticate quantunque anticipatrici della stessa idea di Bram Stoker.

      Elimina
    2. Non sono molto d'accordo. "Carmilla" di Le Fanu è un capolavoro e non si può neanche dire che sia un'opera dimenticata perché ne hanno tratto decine di film, uno anche nel 2014.

      Elimina
    3. Questo lo sappiano io, te, Ariano e probabilmente tutti quelli che passano di qui... Se invece chiedo qui in ufficio cos'è "Carmilla", sono sicuro che su 50 persone, 49 capiranno "Caramella" o "Camomilla"....
      Al contrario Dracula è universale.... lo conoscono anche i bambini dell'asilo...

      Elimina
    4. E' che il discorso di Ariano mi sembrava impostato in altri termini, molto lineari: metteva cioè a confronto un grande scrittore con qualcuno che oggettivamente non è da considerarsi tale.
      Nel caso di Dracula e Carmilla ci sarebbe invece da individuare il perché certi personaggi diventano icone universali e altri no.
      Prendiamo, per esempio, "Il libro della Giungla" e Il ciclo di Tarzan delle scimmie. Credo che nessuno, o quasi nessuno, si azzarderebbe a dire che Burroughs come scrittore sia all'altezza di Kipling, eppure Tarzan è diventato un icona mondiale, e Mowgli no (a dispetto del successo del film disneyano).
      In altre parole, mi sembra materiale per un altro post apposito.

      Elimina
  10. Non lo conoscevo per niente... ma quanto apprendo da te...

    RispondiElimina