PAGINE

lunedì 30 maggio 2011

Saggio sul progresso - II

Il progresso può comportare delle modifiche nelle consuetudini sociali, o nella diffusione di certi manufatti utilizzati dall'uomo. Dette modifiche talvolta creano dei dualismi fra vecchie/nuove consuetudini e vecchi/nuovi manufatti, e sebbene i nuovi rappresentino il "progresso", i vecchi non sempre scompaiono. A volte sopravvivono come formule alternative, sottoponendosi a mutazioni per adattarsi al diverso comune sentire e riguadagnare la propria posizione di precedente prestigio nella gerarchia mentale degli individui.

Esempio di dualismo causato dal progresso
Per molti decenni i nostri antenati sono stati abituati a comperare il giornale. La sua funzione era fondamentale al momento della defecazione, in quanto permetteva di passare il tempo leggendo e - alla conclusione dell'atto - veniva poi utilizzato per ripulire il retto dagli escrementi.
Tuttavia alcuni studiosi notarono che la carta da stampa e l'inchiostro tipografico risultavano particolarmente irritanti per l'epidermide, e così venne concepita la carta igienica, specifica per l'uso in questione.
Tale progresso ha comportato il crollo delle vendite dei quotidiani, soprattutto in certe regioni italiane dove l'acquisto del medesimo era subordinato all'abitudine di cui sopra.
A fronte di tale evoluzione, i quotidiani non sono tuttavia scomparsi. Alcuni di essi hanno invece tentato di riguadagnare la propria funzionalità modificandosi nelle loro caratteristiche esteriori, e si sono specializzati nel pubblicare stronzate scritte da giornalisti di merda. In tal modo tentano di suggerire alle persone che i giornali non sono stati affatto soppiantati dalla carta igienica, ma - al contrario - sono in grado di porsi come validissima alternativa al nuovo prodotto.
(continua)

venerdì 27 maggio 2011

Moralità letteraria

Nel corso dei secoli si è spesso discusso sui valori morali della letteratura. In alcune epoche (ad esempio del XIX secolo) i libri dovevano "necessariamente" essere pedagogici, contenere insegnamenti di vita, trasmettere valori positivi... in poche parole, avevano l'obbligo di conformarsi ai valori vigenti. Lo scrittore come un maestro di vita.
Ai giorni nostri (ma talvolta anche in passato, basta leggere bene certe opere antiche) questo compito viene sentito meno. Chi scrive spesso non si pone il problema dei contenuti pedagogici, sostenendo che non sta a lui fornire insegnamenti. C'é addirittura la provocazione di chi racconta vicende immorali in modo compiaciuto, a sottolineare l'assenza di ogni regola etica.
Però... però magari succede che un certo autore che non ha mai dato prova di particolare sensibilità in questo ambito, all'improvviso sente la necessità di scrivere un romanzo (o più spesso un saggio) per far capire alla gente che non bisogna mai cadere nell'errore di cedere al razzismo, al disimpegno politico, al disinteresse egoistico verso lo sfruttamento dei diseredati nei paesi del terzo mondo, all'uso della violenza...
Insomma, anche il più ambiguo degli scrittori può improvvisamente sentire la necessità di mandare un messaggio educativo, o quanto meno di affermare dei principi ai quali ispirarsi.
Quanta sincerità e quanta ipocrisia c'è in tutto questo? Quali sono le proporzioni? Me lo chiedo perché notando la schizofrenia di certi personaggi pubblici, a volte ho il sospetto che la seconda abbia il sopravvento sulla prima...

mercoledì 25 maggio 2011

Michael Parkes

L'Art Nouveau, o come viene storicamente chiamata (solo) in Italia, Stile Liberty, è una forma espressiva nata a cavallo fra XIX e XX secolo che io adoro.
Perciò, nel corso delle mie ricerche di pittori contemporanei capaci di interessarmi non potevo non restare colpito da Michael Parkes.
L'artista americano definisce la sua opera "realismo magico", ma mi sembra abbastanza evidente il suo debito nei confronti di Alfons Mucha, Sartorio, Galileo Chini e Edward Burne-Jones.


Non si limita a copiare, questo è evidente.
Ha un suo stile, e soprattutto una tecnica pittorica molto raffinata e pressochè priva di difetti.
La stilizzazione degli elementi ha sicuramente il realismo magico che l'autore attribuisce alla propria arte (ma anche in questo caso si potrebbe dire che certi pittori di inizio '900 hanno precorso le sue idee...)


Insomma, un pittore (e scultore) che non si può definire completamente originale, ma che non posso fare a meno di apprezzare per la sua capacità di far rivivere figure e immagini raffinate che hanno plasmato l'immaginario collettivo dei nostri bisnonni.


lunedì 23 maggio 2011

Saggio sul progresso

Come ho già scritto in altri post, a volte scatta una scintilla nella mia testa... razionalità, follia e umorismo si fondono in un'unico stato d'animo che ha un solo, possibile sfogo: il divertissment...

BREVE SAGGIO SUL PROGRESSO

Viene definito “progresso” un'evoluzione in senso migliorativo degli elementi esistenziali delle società umane, in termini sociali, tecnologici e materiali. Ogni singola evoluzione comporta però anche degli aspetti secondari imprevisti. Appare pertanto opportuno rielaborare il concetto di “progresso”.

Esempio di progresso
Nelle epoche primitive gli uomini bevevano acqua di sorgente, quindi si stabilivano a poca distanza da ogni fonte di acqua dolce. Ma i romani pensarono di far progredire questa situazione permettendo alle persone di avere l'acqua corrente in casa pur abitando a migliaia di chilometri dalle sorgenti. Così brutalizzarono centinaia di migliaia di schiavi e costruirono i loro celebri acquedotti, autentici capolavori architettonici.
Gli illuministi sostennero però che la schiavitù non fosse eticamente corretta, e ne chiesero l'abolizione. Il problema conseguente fu che la manodopera a pagamento rendeva gli acquedotti in stile romano così costosi da far schizzare il prezzo della bolletta dell'acqua a cifre stratosferiche (più o meno quelle che pagheremo fra qualche mese se al referendum vinceranno i “no”).
Per ottenere un progresso in questa situazione vennero inventati i tubi, semplici ed economici, che avevano però l'inconveniente di essere odiosamente anti-estetici.
Gli assessori comunali ovviarono al problema inventando l'asfalto e nascondendo la bruttura dei tubi sotto la  dura scorza di catrame e bitume. Un progresso che implicava una nuova conseguenza inattesa: in caso di perdite di acqua nei tubi, non si poteva intervenire. In molti comuni italiani questa problematica viene ritenuta più che accettabile ed è totalmente ignorata.
In altre parti del mondo si è invece cercata una forma di progresso che risolvesse questo aspetto imprevisto dell'uso dell'asfalto, e sono stati costruiti i martelli pneumatici per sfondare il manto stradale e intervenire sui tubi rotti.
Anche questo progresso ha comportato danni collaterali: nello specifico, l'ossessivo rumore dei trapani a percussione che rompono l'asfalto ha originato parecchi mal di testa agli inquilini dei palazzi nei dintorni.
A tale scopo sono state inventate le pillole analgesiche.
Quindi, sulla base di quanto sopra esposto, una prima definizione aggiornata di “progresso” che possiamo trarre è:
il progresso è un'evoluzione che determina l'aumento dei profitti delle case farmaceutiche.
(continua)

venerdì 20 maggio 2011

Lo farei?

Le città di provincia in genere sono noiose e piene di gente conformista e prevedibile. Molti però nascondono uno spirito eccentrico che si manifesta in forma attenuata, per lo più tramite hobby più o meno diffusi. Si va dal fanatico del softair che ogni tanto indossa la mimetica e simula una battaglia con altri appassionati di questo gioco, al capellone che suona la chitarra in una garage-band di splendidi quarantenni... Tutto rigorosamente part-time, un passatempo di pochi attimi che ha il nobile scopo di evitare la metamorfosi in un grigio uomo-poltrona lobotomizzato dalla quotidianità. Le ore della giornata continuano a essere scandite dalla consapevolezza di essere adulto, con l'obbligo della maturità, del senso di responsabilità, del conto in banca...
Certo, se il chitarrista quarantenne trovasse l'improvvisa chance di suonare in modo professionale, con ottimi guadagni economici, potrebbe mollare il suo lavoro e inseguire la passione di una vita. Chi potrebbe criticarlo? Il profitto giustifica l'immaturità, se questa si trasforma in una fonte di reddito.
Ma se rimane economicamente infruttuosa?...
Nella mia città viveva, sino a pochi anni fa, un pittore dilettante che purtroppo non è più di questo mondo. Non è mai diventato famoso, e neppure ha mai provato a entrare nel giro. Semplicemente dipingeva. E non voleva fare altro. É stato coerente sino in fondo con questa sua... passione/eccentricità (barrare l'opzione precelta). E ha rinunciato ad avere una vita rispettabile in cui la pittura sarebbe diventata un hobby domenicale.
La scelta di non uniformarsi ha comportato un prezzo da pagare: non avendo mai cercato un impiego serio, ha vissuto a lungo coi suoi genitori e poi in piccolissimi appartamenti con affitto basso. Guadagnava qualche soldo vendendo i suoi quadri alla gente, stile "artista di strada", e ovviamente non ha mai messo insieme grosse cifre, tutt'altro. Doveva spesso ricorrere ad aiuti economici da parte di sua sorella, e naturalmente non si è mai creato una famiglia (quale donna sposerebbe un uomo perennemente disoccupato e senza una lira in tasca?)
Però lo ha fatto. Ha scelto di inseguire la sua insana e immatura passione per la pittura senza alcun guadagno, né economico né sociale.
Mi chiedo: io lo farei? Se per assurdo si potesse essere uno "scrittore di strada" che vende racconti a prezzi stracciati, quanto basta per pagarsi un tetto e un piatto di minestra, io vorrei esserlo? E rinunciare alla casa con qualche metro quadro in più, l'automobile, la televisione, il pc, l'adsl, i libri comprati in libreria e non presi in prestito in bilblioteca?
La mia risposta sincera è: non so se ne avrei il coraggio...

mercoledì 18 maggio 2011

Sembra lontano...

Durante il week end appena trascorso, complice il caos che ha sconvolto la piattaforma blogger.com e ha impedito a me e ad altri milioni di utenti di aggiornare il proprio blog, mi è venuta voglia di dare un'occhiata alla mia precedente creatura su internet.
Il mio vecchio blog era molto meno specialistico di questo. Parlavo di me, di varie notizie di cronaca, dell'autodeterminazione dei popoli, del Tibet, di come si prepara un buon tè... Un diario generico, che ora appare lontanissimo.
La variazione più clamorosa è quella relativa al tè: da argomento di svariati post a bevanda vietata, causa alcuni problemi fisici che ancora mi sto portando dietro. C'è anche qualche post di argomento letterario, pochi in verità (e ammetto che un paio li ho copia/incollati su questo blog: il riciclaggio di vecchi post, a quanto mi risulta, non dovrebbe essere un reato...)
Insomma, tutto cambia. Situazioni, blog, stati d'animo. E anche noi stessi.

lunedì 16 maggio 2011

Concorso ilmiolibro.kataweb

Ritorno a parlare del servizio di print-on-demand che utilizzo, ilmiolibro, perchè stavolta ha organizzato un concorso letterario, ovviamente battezzato con il nome ilmioesordio.
Per partecipare basta essere utenti del sito, il che implica una spesa minima (la stampa di un proprio libro tramite i loro servizi, anche in un solo esemplare).
Io sono già utente quindi non avrei neppure questa spesa da sostenere, ma sto valutando di non far partecipare il mio unico romanzo disponibile sul portale (già, dimenticavo: concorso riservato ai romanzi, niente raccolte di racconti) e di inviarne un altro. Tanto c'è tempo sino al 31 luglio per iscriversi (altre info utili qui).
Comunque, maggiori dettagli sono disponibili sul link del concorso sopra riportato. Purtroppo le opere saranno giudicate dalla scuola di scrittura creata da Alessandro Baricco (in fondo non si può aver tutto dalla vita) però l'idea del confronto mi stimola, anche se già so che le mie speranze sono pari a zero.
Vedremo cosa deciderò di fare.

sabato 14 maggio 2011

Virtuale materializzato

Ringraziando la piattaforma blogger.com per i problemi tecnici di ieri, ho avuto il piacere di scoprire che il post programmato per venerdì 13 maggio si è cancellato...
Per la serie: inconvenienti sul web.
Ma nonostante questo episodio, resta intatto in me lo spirito del messaggio che volevo postare, ovvero: la mia progressiva conversione a internet. Sono partito anni fa con estremo scetticismo, ma col trascorrere del tempo ho cominciato ad usufruire sempre di più delle potenzialità della rete: acquisti on line, interazioni virtuali con altri utenti, "passeggiate" preliminari nei luoghi dove andrò in vacanza grazie ai servizi di google maps, home banking, scambio di libri, gestione di un blog ;-) ...
L'unico settore in cui ero rimasto indietro è l'utilizzo di internet come tramite per conoscere materialmente le persone che si celano dietro i nickname. In fondo sono un asociale vagamente paranoico, e il contatto umano è sempre problematico per me. Ma negli ultimi mesi ho superato anche questo limite, come può testimoniare Mirco e come potrebbe confermare un altro internauta estraneo alla combriccola dei bloggers che frequento abitualmente, uno che ho conosciuto tramite nuovi lidi virtuali e al quale ho potuto stringere la mano di persona.
Insomma, il web come antidoto alla mia scarsa attitudine ai rapporti sociali. Perchè no? Dopo tutto, che gusto c'è a fare il solitario se non c'è nessuno con cui vantarsene?

mercoledì 11 maggio 2011

Una poesia di Salvador Espriu

CANÇÓ DE CAPVESPRE

S'enduien veus d'infants
el sol que jo mirava.
Tota la llum d'estiu
se'm feia enyor de somni.

El rellotge, al blanc mur,
diu com se'n va la tarda.
S'encalma un vent suau
pels camins del capvespre.

Potser demà vindran
encara lentes hores
de claror per als ulls
d'aquest esguard tan àvid.

Però ara és la nit.
I he quedat solitari
a la casa dels morts
que només jo recordo



CANZONE DEL CREPUSCOLO

Voci di bambini trasportavano
il sole che io guardavo.
Tutta la luce dell'estate
si faceva in me desiderio di sogno.

L'orologio, sul muro bianco,
racconta come se ne va il pomeriggio.
Un vento calmo e soave
soffia nei sentieri del crepuscolo.

Forse domani verranno
ancora lente ore di
chiarore per gli occhi
di questo sguardo così avido.

Ma ora è notte.
E sono rimasto solo
nella casa dei morti
che soltanto io ricordo.


Nota: ho riportato la versione originale in catalano dell'autore, ma per onestà devo ammettere che la mia traduzione si basa su una versione in castigliano (spagnolo) tratta da un'antologia bilingue dell'opera poetica di Espriu.

lunedì 9 maggio 2011

Il punto della situazione - again & again

Come ho già ammesso in altre circostanze, i post in cui faccio "il punto della situazione" in realtà servono più per auto-spronarmi. Della serie: se dichiaro che sto scrivendo un romanzo, devo portarlo a termine visto che ormai mi sono esposto a dirlo pubblicamente.
In passato ha funzionato, ma ultimamente questo sistema mostra delle falle.
Non ho ancora iniziato nessuna traduzione (benchè avessi scritto più volte che ero intenzionato a cimentarmi con qualche libro mai tradotto in italiano).
Sono ancora a metà del percorso per il mio romanzo fanta-sociologico (eppure ci sto lavorando da parecchi mesi).
Sono totalmente privo di idee per altri eventuali racconti (comunque non forzo mai l'ispirazione, non ne sono capace).
Soprattutto però, dedico più tempo a altre attività. Non riesco più a scrivere con continuità, persino il blog mi mette in difficoltà.
Stavo pensando di inserire qui le recensioni per aggiungere un nuovo appuntamento mensile, ma d'altronde le mie impressioni sui libri letti sono già presenti su anobii e comunque uno o due post in più al mese non farebbero la differenza...
Insomma, forse sto semplicemente attraversando una fisiologica fase di stanchezza, come capita per qualunque tipo di attività.

venerdì 6 maggio 2011

Michael Cheval

Di origine russa ma di fatto cittadino del mondo, il pittore contemporaneo Michael Cheval porta avanti la tradizione dell'arte surrealista.
Rende omaggio a Dalì e Magritte (vedi immagine a sinistra), ed è chiaramente debitore di questa corrente figurativa, ma tecnicamente appartiene al movimento definito assurdista (laddove l' "assurdità" va intesa come un rovesciamento della realtà e della logica, secondo i criteri dell'autore stesso).
Ha saputo sviluppare un proprio stile e delle tematiche ricorrenti, mettendole su tela con una tecnica davvero ineccepibile.



Le sue figure umane, enigmatiche o grottesche, sembrano fuoriuscite da un'opera teatrale rinascimentale. Indossano abiti che rievocano le principesse chiuse nei castelli delle fiabe, i giullari di corte, i ciambellani e le dame tardo-medievali.
Molto spesso il soggetto del dipinto sembra prendersi gioco dell'osservatore.



In effetti non è la sola tipologia di archetipi creati da Cheval. É un artista assai prolifico, capace di fondere realtà e immaginazione in moltissime forme. Io sono stato particolarmente attratto da questo settore del suo universo pittorico, ma la sua intera produzione è degna di interesse, almeno secondo il mio modestissimo parere.



Le sue intuizioni visive hanno qualcosa di speciale. Consiglio vivamente di fare una ricerca sul web o andare direttamente sul suo sito internet perchè merita un approfondimento che lo spazio limitato di questo blog e il dilettantismo del suo autore non possono offrire.

mercoledì 4 maggio 2011

Strani poteri

Sarà un caso, ma un certo mio libro (di cui non dirò il titolo per i motivi che capirete leggendo il resto del post) ogni volta che viene letto da qualcuno ha un effetto inevitabile: quel qualcuno sparisce. Perdo ogni contatto con lui.
Se si vuole escludere la combinazione casuale, restano due possibili spiegazioni:

1) il contenuto del libro in questione fa sorgere seri dubbi sulla sanità mentale (e quindi sul tasso di pericolosità latente) dell'autore. Ovviamente il lettore decide che è tassativo rescindere ogni rapporto con lui.

2) il libro ha strani poteri magici: se lo legge qualcuno che non sia l'autore, viene automaticamente risucchiato in una dimensione parallela, scaraventato in un altro universo, trasferito in un'epoca passata o futura lontana secoli da quella attuale.

Dovendo scegliere preferirei la 2), ma ho l'avvilente sensazione che la risposta esatta sia l'altra...

lunedì 2 maggio 2011

Crescita reale?

I miei libri scolastici mi hanno insegnato a diffidare dai grafici. Vanno analizzati attentamente per capire cosa esprimano realmente, senza limitarsi alle cifre.
Nel caso del mio blog, il grafico delle pagine visitate sembrava esprimere una crescita esponenziale:









Ma esaminando i dati mi sono accorto dell'inghippo: le pagine più gettonate sono quelle relative a M.C. Escher e Mark Ryden. Da sole raggiungono una cifra pari a circa il 50% del totale. Insomma, il grafico sopra indicato denota solo che ho saputo scegliere due artisti interessanti di cui parlare (peraltro già abbastanza noti per conto loro, senza alcun bisogno che io li promuovessi ;-)
Morale: devo darmi da fare per rendere più interessanti i miei post letterari e i miei scritti scaricabili gratuitamente.
E devo continuare a diffidare dei grafici.