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domenica 9 febbraio 2014

Serissimi consigli per rendere originale la vostra scrittura

Dal basso della mia lunga esperienza come scribacchino mai pubblicato, ho sicuramente tutti i titoli necessari per non impartire lezioni di scrittura, e infatti mi sono sempre astenuto da iniziative simili.
Però nessuno mi impedisce di ironizzare sull’argomento.
Ordunque, coraggiosi aspiranti scrittori, predisponete le vostre menti a ricevere i sublimi suggerimenti del magnanimo Ariano Geta, che condividerà con voi le nozioni apprese dopo anni e anni di pratica.
Partendo con un minimo di serietà, sono giunto alla conclusione che la scrittura è il mezzo tramite il quale si persegue il fine ultimo della narrativa: raccontare.
Il mezzo e il fine sono entrambi necessari.
Un uomo che parla in modo estremamente forbito, ma di fatto non dice nulla, è vacuo. Uno che invece racconta storie interessanti, ma si esprime con un linguaggio grezzo, è genuino. Dovendo scegliere tra i due estremi è preferibile essere genuino, mantenendo però la consapevolezza di dover migliorare il mezzo.
Come si fa? Qual è il metodo giusto per rendere originale la propria scrittura? Ebbene… (da questo punto in poi la serietà scompare)… esistono varie tecniche.
Una è la rarefazione verbale. Periodi brevi. Separati da un punto. E basta. Niente virgole. Meglio è se la sintassi usuale non rispettano. Fa più figo. E poi interrompere una descrizione. Spezzarla. Al suo interno inserire stratosferiche levigazioni di un concetto. Inusuali perifrasi di simboli. Incoerenti come le due che precedono. Utilizzando però fantasmagoriche parole. Quanto basta per ipnotizzare l’inesperto lettore. Elevarlo sopra un empireo di significati. Ma prendendolo per il culo. Perché in realtà non gli hai raccontato un cazzo.
La tecnica opposta è la moltiplicazione verbale. Che si potrebbe descrivere ed estrinsecare come forma espressiva comunicativa mediata ottenuta tramite la proliferazione, l’accrescimento, l’estensione, l’aggiunta ossessiva e mai doma di parole vane ed inutili pur tuttavia utilizzate abbondantemente e senza limitarsi. Non fermandosi mai a un solo, unico, misero, riduttivo aggettivo. Ogni sostantivo venga invece preceduto e seguito da una corroborante sequela briosa di elementi pomposamente aggiuntivi. Scrivere, creare, raccontare, trasmettere, comunicare, emozionare l’incantato e incantevole lettore affascinato dall’ipertrofia incontrollata del movimentato testo in cui tante, numerose, infinite parole vengono entusiasticamente e gioiosamente sparate sulla bianca pagina in un pirotecnico fulgore di enfasi narrativa, quantunque a lungo andare potrebbe oltraggiosamente assumere la poco dignitosa forma di un’accozzaglia forzata. Per un’elegante gestione di tale particolarissima scrittura si raccomanda premurosamente un’infinita pratica onde evitare il disastroso e odioso esito di essere bollati come fastidiosi e prolissi.
Per oggi può bastare. Tornerò sull’argomento nei prossimi giorni. Forse.

19 commenti:

  1. Un uomo che parla in modo estremamente forbito, ma di fatto non dice nulla, è vacuo. Uno che invece racconta storie interessanti, ma si esprime con un linguaggio grezzo, è genuino. Dovendo scegliere tra i due estremi è preferibile essere genuino

    Concordo.

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  2. Ovviamente meglio ancora se si riesce a raccontare cose interessanti scrivendo in modo non banale.

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  3. Periodi brevi. Separati da un punto. Non "fa più figo". Secondo me è solo comodo un espediente di chi ha difficoltà con le parole.

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  4. A volte lo stile è frutto di compromessi. L'ipertrofia narrativa di certi scrittori di Weird Tales, per esempio, era dovuta al fatto che la rivista pagava (negli anni '30) le loro storie mezzo centesimo a parola.

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    1. Anche certi scrittori moderni sfornatori di bestsellers secondo me scrivono tanto solo per giustificare il prezzo esorbitante del romanzo... Come puoi vendere a 20 euro un romanzo di 100 pagine? Ma se sono 500, beh, allora... ;-)

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  5. Lo stile è il mio grande cruccio. Per evitare di diventare totalmente illeggibile mi appoggio alla sintassi latina, con il risultato che annido subordinate, coordinate e incisi XD

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    1. Mah, detto senza piaggeria, posso garantirti che i tuoi post li leggo volentieri e li trovo molto scorrevoli. Quindi il tuo stile non è male ;-)

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    2. Ti ringrazio molto! Ma sono certa di avere ancora del margine di miglioramento :D

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  6. MUAHAHAHAHAHAHAHA!
    Mi hai fatto murì dal ridere :-)))

    È un bellissimo post, perfettamente riuscito nell'intento.
    E mi hai anche fatto venire in mente due autori:
    Col discorso sulal genuinità, Tolkien: che non era uno scrittore (di mestiere) e nella "forma" dei suoi scritti lo si vede (e lo dice una che lo ADORA);
    Sulla moltiplicazione verbale Joice: che non disprezzo, anzi, adoro, ma che non si possa dire certo comprensibile (anche se non è ciò che hai descritto tu) quando scrive l'Ulisse!

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    1. Nel caso di Joyce c'è un discorso legato al famigerato "flusso di coscienza" che rende particolarmente complessa la sua prosa, ma con metodo e soprattutto con uno scopo.
      Tolkien è un gran narratore, il suo linguaggio è forse semplice ma sicuramente non banalizza le storie che racconta.

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    2. @Dama riguardo a Joyce raccomando il Finnegans wake

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  7. Oh, sì, il flusso di coscienza me lo ricordo bene… ma di Joice pereferisco, per esempio, i Dubliners… :-)))

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  8. penso che se c'è veramente qualcosa da dire e si conosce un minimo la lingua italiana, si riesce a trasmettere il concetto con qualsiasi stile. Il resto ritengo sia questione di gusto personale. Ci sono autori che mi piacciono, ma sono prolissi, perciò ho imparato a saltare a pie' pari certe loro descrizioni lunghissime e, alla fine, inutili, dal mio punto di vista.

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    1. Con certi autori bisogna saltare direttamente l'intero romanzo ;-)

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  9. Bravissimo. Un mito.

    Oppure dovrei dire...

    Un soggetto con elevate capacità tecniche e stilistiche consapevole di averle, troppo modesto per ammetterlo e capace di lasciarle trasparire sotto un velo di pungente ironia.

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    1. Buona. Troppo.
      Un benevolo commento che dolcemente lusinga il mio tentativo di produrre spunti interessanti ma non pedanti.

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  10. La semplicità prima di tutto.
    Semplicità intesa come linearità, chiarezza.

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    1. Ciao benvenuto :-)
      Sono perfettamente d'accordo. Basta non banalizzare troppo la scrittura, e una semplicità lineare diventa l'ideale per raccontare qualunque cosa.

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