Dal basso della mia lunga esperienza
come scribacchino mai pubblicato, ho sicuramente tutti i titoli
necessari per non impartire lezioni di scrittura, e infatti mi
sono sempre astenuto da iniziative simili.
Però nessuno mi impedisce di
ironizzare sull’argomento.
Ordunque, coraggiosi aspiranti
scrittori, predisponete le vostre menti a ricevere i sublimi
suggerimenti del magnanimo Ariano Geta, che condividerà con voi le
nozioni apprese dopo anni e anni di pratica.
Partendo con un minimo di serietà,
sono giunto alla conclusione che la scrittura è il mezzo tramite il
quale si persegue il fine ultimo della narrativa: raccontare.
Il mezzo e il fine sono entrambi
necessari.
Un uomo che parla in modo estremamente
forbito, ma di fatto non dice nulla, è vacuo. Uno che invece
racconta storie interessanti, ma si esprime con un linguaggio grezzo,
è genuino. Dovendo scegliere tra i due estremi è preferibile essere
genuino, mantenendo però la consapevolezza di dover migliorare il
mezzo.
Come si fa? Qual è il metodo giusto
per rendere originale la propria scrittura? Ebbene… (da questo
punto in poi la serietà scompare)… esistono varie tecniche.
Una è la rarefazione verbale.
Periodi brevi. Separati da un punto. E basta. Niente virgole. Meglio
è se la sintassi usuale non rispettano. Fa più figo. E poi
interrompere una descrizione. Spezzarla. Al suo interno inserire
stratosferiche levigazioni di un concetto. Inusuali perifrasi di
simboli. Incoerenti come le due che precedono. Utilizzando però
fantasmagoriche parole. Quanto basta per ipnotizzare l’inesperto
lettore. Elevarlo sopra un empireo di significati. Ma prendendolo per
il culo. Perché in realtà non gli hai raccontato un cazzo.
La tecnica opposta è la
moltiplicazione verbale. Che si potrebbe descrivere ed
estrinsecare come forma espressiva comunicativa mediata ottenuta
tramite la proliferazione, l’accrescimento, l’estensione,
l’aggiunta ossessiva e mai doma di parole vane ed inutili pur
tuttavia utilizzate abbondantemente e senza limitarsi. Non fermandosi
mai a un solo, unico, misero, riduttivo aggettivo. Ogni sostantivo
venga invece preceduto e seguito da una corroborante sequela briosa
di elementi pomposamente aggiuntivi. Scrivere, creare, raccontare,
trasmettere, comunicare, emozionare l’incantato e incantevole
lettore affascinato dall’ipertrofia incontrollata del movimentato
testo in cui tante, numerose, infinite parole vengono
entusiasticamente e gioiosamente sparate sulla bianca pagina in un
pirotecnico fulgore di enfasi narrativa, quantunque a lungo andare
potrebbe oltraggiosamente assumere la poco dignitosa forma di
un’accozzaglia forzata. Per un’elegante gestione di tale
particolarissima scrittura si raccomanda premurosamente un’infinita
pratica onde evitare il disastroso e odioso esito di essere bollati
come fastidiosi e prolissi.
Per oggi può bastare. Tornerò
sull’argomento nei prossimi giorni. Forse.
Un uomo che parla in modo estremamente forbito, ma di fatto non dice nulla, è vacuo. Uno che invece racconta storie interessanti, ma si esprime con un linguaggio grezzo, è genuino. Dovendo scegliere tra i due estremi è preferibile essere genuino
RispondiEliminaConcordo.
Ovviamente meglio ancora se si riesce a raccontare cose interessanti scrivendo in modo non banale.
RispondiEliminaPeriodi brevi. Separati da un punto. Non "fa più figo". Secondo me è solo comodo un espediente di chi ha difficoltà con le parole.
RispondiEliminaPossibile anche questo ;-)
EliminaA volte lo stile è frutto di compromessi. L'ipertrofia narrativa di certi scrittori di Weird Tales, per esempio, era dovuta al fatto che la rivista pagava (negli anni '30) le loro storie mezzo centesimo a parola.
RispondiEliminaAnche certi scrittori moderni sfornatori di bestsellers secondo me scrivono tanto solo per giustificare il prezzo esorbitante del romanzo... Come puoi vendere a 20 euro un romanzo di 100 pagine? Ma se sono 500, beh, allora... ;-)
EliminaLo stile è il mio grande cruccio. Per evitare di diventare totalmente illeggibile mi appoggio alla sintassi latina, con il risultato che annido subordinate, coordinate e incisi XD
RispondiEliminaMah, detto senza piaggeria, posso garantirti che i tuoi post li leggo volentieri e li trovo molto scorrevoli. Quindi il tuo stile non è male ;-)
EliminaTi ringrazio molto! Ma sono certa di avere ancora del margine di miglioramento :D
EliminaMUAHAHAHAHAHAHAHA!
RispondiEliminaMi hai fatto murì dal ridere :-)))
È un bellissimo post, perfettamente riuscito nell'intento.
E mi hai anche fatto venire in mente due autori:
Col discorso sulal genuinità, Tolkien: che non era uno scrittore (di mestiere) e nella "forma" dei suoi scritti lo si vede (e lo dice una che lo ADORA);
Sulla moltiplicazione verbale Joice: che non disprezzo, anzi, adoro, ma che non si possa dire certo comprensibile (anche se non è ciò che hai descritto tu) quando scrive l'Ulisse!
Nel caso di Joyce c'è un discorso legato al famigerato "flusso di coscienza" che rende particolarmente complessa la sua prosa, ma con metodo e soprattutto con uno scopo.
EliminaTolkien è un gran narratore, il suo linguaggio è forse semplice ma sicuramente non banalizza le storie che racconta.
@Dama riguardo a Joyce raccomando il Finnegans wake
EliminaOh, sì, il flusso di coscienza me lo ricordo bene… ma di Joice pereferisco, per esempio, i Dubliners… :-)))
RispondiEliminapenso che se c'è veramente qualcosa da dire e si conosce un minimo la lingua italiana, si riesce a trasmettere il concetto con qualsiasi stile. Il resto ritengo sia questione di gusto personale. Ci sono autori che mi piacciono, ma sono prolissi, perciò ho imparato a saltare a pie' pari certe loro descrizioni lunghissime e, alla fine, inutili, dal mio punto di vista.
RispondiEliminaCon certi autori bisogna saltare direttamente l'intero romanzo ;-)
EliminaBravissimo. Un mito.
RispondiEliminaOppure dovrei dire...
Un soggetto con elevate capacità tecniche e stilistiche consapevole di averle, troppo modesto per ammetterlo e capace di lasciarle trasparire sotto un velo di pungente ironia.
Buona. Troppo.
EliminaUn benevolo commento che dolcemente lusinga il mio tentativo di produrre spunti interessanti ma non pedanti.
La semplicità prima di tutto.
RispondiEliminaSemplicità intesa come linearità, chiarezza.
Ciao benvenuto :-)
EliminaSono perfettamente d'accordo. Basta non banalizzare troppo la scrittura, e una semplicità lineare diventa l'ideale per raccontare qualunque cosa.