"La vita é altrove" di Kundera é un altro di quei libri che mi ha lasciato addosso una traccia profonda.
Per chi non conoscesse la trama: Jaromil é un giovane nato in Cecoslovacchia nel dopoguerra che cresce "asfissiato" dalle premure morbose di una madre ossessiva. Isolato dai suoi coetanei, incapace di vivere la vita reale, sfoga la sua incapacità scrivendo poesie e immaginando un alter-ego che vive in un contesto quasi fantastico, Xavier.
I suoi sogni idealistici di una "realtà" migliore trovano un inevitabile speranza nel comunismo, che si presenta (siamo nei primi anni dopo la seconda guerra mondiale) come una forza rivoluzionaria capace di cambiare il mondo. La sua adesione al comunismo é quindi la speranza in un'utopia, senza rendersi conto che la "realtà" a lui non piace per la sua personalissima incapacità di viverla, e non per colpa dei sistemi politici vigenti.
Aderendo al comunismo si trasforma in un poeta "di regime" che scrive facili poesiole secondo i canoni del "realismo socialista", ma nella vita privata continua ad accumulare delusioni e frustrazioni, soprattutto in campo sentimentale. Quando finalmente incontra una ragazza che gli si concede e probabilmente lo ama, lui tuttavia continua a vivere "poeticamente" la propria vita e la relazione con questa ragazza, cercando connotazioni che diano "drammaticità" da finzione letteraria alla sua banale quotidianità. In nome della "fedeltà" alla causa comunista finisce con denunciare il fratello della sua amante dopo che lei gli ha accennato (quasi certamente solo per trovare una scusa plausibile per giustificare un ritardo) che stava meditando di fuggire in occidente.
Nella parte finale del romanzo Jaromil si sente ormai forte e "uomo", ma viene nuovamente umiliato dalla realtà e dalla sua incapacità. Una brutta infreddatura causa la sua morte (patetica e per niente eroica) a soli 20 anni.
Il romanzo solleva una gran quantità di temi, anche legati alla realtà sociale e politica della Cecoslovacchia degli anni '50. Il tema specifico che più mi ha interessato (pur non essendo l'unico affrontato) é la scelta di fare attività letteraria come possibile "fuga" dalla realtà. Nel corso della narrazione Kundera traccia spesso dei paralleli tra Jaromil e poeti famosi, talvolta in modo abbastanza discutibile (Baudelaire o Rimbaud ad esempio sembrano decisamente fuori luogo), ma resta il nodo centrale: l'idealismo dell'arte, della letteratura o anche delle ideologie politiche (e nel caso del comunismo é opportuno ricordare che nella prima metà nel XX secolo aveva creato delle aspettative enormi con milioni di persone sinceramente convinte della possibilità di costruire un mondo migliore) ridotti a banali valvole di sfogo.
Essendo uno che (sia pure da dilettante) ama scrivere, mi sono sentito costretto a chiedermi se davvero la letteratura non sia solo una forma di evasione, anziché qualcosa di altamente elevato. Per capirci, si insinua il dubbio che tra lo scrivere un capolavoro della letteratura e lo sfogarsi su un diario per una delusione, alla fine la differenza sia ben poca... La letteratura (o almeno un certo modo di vivere la letteratura) come rifugio per vivere una realtà alternativa; la letteratura, quindi, non tanto diversa da un videogioco o dal guardare una soap opera in televisione...
E' una riflessione che non ho ancora completamente risolto, ma sicuramente continuerò a scrivere, almeno fino a quando sentirò la necessità di farlo.
mercoledì 30 settembre 2009
lunedì 28 settembre 2009
Il print-on-demand per farsi libri personalizzati
Un uso del print-on-demand che ho scoperto e che mi sta intrigando é la possibilità di creare i propri libri scegliendo ogni minimo dettaglio grafico, praticamente la versione post-industriale dei manoscritti medioevali, basta stamparne una sola copia e rimane un libro unico al mondo.
Non mi riferisco tanto ai testi scritti, quanto piuttosto alle raccolte di immagini, stampe, quadri, etc. che magari sono facilmente reperibili su internet in alta definizione, ma quasi impossibili da trovare (a prezzi accessibili a noi comuni mortali) a livello di libri stampati.
Oppure può capitare che uno sia interessato a certe tematiche molto specifiche (che so, illustrazioni ispirate ai racconti di Howard o di Poe) per le quali non esiste neppure una monografia in commercio. Ma é sufficiente raccogliere le immagini desiderate nel web, incollarle su word e aggiungere testi e descrizioni a piacimento e tutto ciò che si vuole, ed ecco pronto un libro personalizzato al 100% che aspetta solo di essere stampato in un' unica copia...
NOTA 1: ovviamente le immagini le scarico da siti che autorizzano il download e riguardano autori il cui copyright é scaduto.
NOTA 2: anche se la nota 1 fosse una bugia, dovevo scriverla per forza...
Non mi riferisco tanto ai testi scritti, quanto piuttosto alle raccolte di immagini, stampe, quadri, etc. che magari sono facilmente reperibili su internet in alta definizione, ma quasi impossibili da trovare (a prezzi accessibili a noi comuni mortali) a livello di libri stampati.
Oppure può capitare che uno sia interessato a certe tematiche molto specifiche (che so, illustrazioni ispirate ai racconti di Howard o di Poe) per le quali non esiste neppure una monografia in commercio. Ma é sufficiente raccogliere le immagini desiderate nel web, incollarle su word e aggiungere testi e descrizioni a piacimento e tutto ciò che si vuole, ed ecco pronto un libro personalizzato al 100% che aspetta solo di essere stampato in un' unica copia...
NOTA 1: ovviamente le immagini le scarico da siti che autorizzano il download e riguardano autori il cui copyright é scaduto.
NOTA 2: anche se la nota 1 fosse una bugia, dovevo scriverla per forza...
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giovedì 24 settembre 2009
Una traduzione
Avendo studiato letterature straniere mi é rimasta una certa passione per le traduzioni di libri stranieri, meglio se corredate da un valido apparato critico. Non facendolo come mestiere, ho provato a cimentarmi almeno a livello amatoriale.
Il risultato é una traduzione di tre racconti di H.H. Munro "Saki" che, secondo quanto mi risulta, non erano mai stati precedentemente tradotti in italiano, e già questo mi intrigava. Poi c'é da considerare che sono racconti comici scritti ed ambientati nell'Inghilterra degli inizi del 1900, quindi il testo é "datato" sotto ogni punto di vista, e cercare di adattarlo alla lingua italiana era una bella sfida. Senza contare la necessità di fare un'introduzione con un discreto apparato critico... Almeno da dilettante mi piace fare queste cose "inutili"...
E' possibile scaricarlo gratuitamente come ebook da questo link
Il risultato é una traduzione di tre racconti di H.H. Munro "Saki" che, secondo quanto mi risulta, non erano mai stati precedentemente tradotti in italiano, e già questo mi intrigava. Poi c'é da considerare che sono racconti comici scritti ed ambientati nell'Inghilterra degli inizi del 1900, quindi il testo é "datato" sotto ogni punto di vista, e cercare di adattarlo alla lingua italiana era una bella sfida. Senza contare la necessità di fare un'introduzione con un discreto apparato critico... Almeno da dilettante mi piace fare queste cose "inutili"...
E' possibile scaricarlo gratuitamente come ebook da questo link
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traduzione
RACCONTI FANTASTICI
titolo: Racconti Fantastici
anno: 2009
pagine: 100
formato: 15 x 23
prezzo: € 6,18
acquisto: solo online sul sito de ilmiolibro
genere: raccolta di racconti fantastici
anteprima: vedi il link per l'acquisto oppure qui
Il libro raccoglie cinque racconti: "Il delirio di una fata anziana", "Il demone senza nome", "L'università onnipotente", "L'etrusco immortale" e "12 luglio 1895". Cliccando sui due link in alto si possono leggere delle anteprime.
Potete trovare alcune recensioni visionando i commenti a questo post, e ovviamente potete scriverne una voi stessi.
anno: 2009
pagine: 100
formato: 15 x 23
prezzo: € 6,18
acquisto: solo online sul sito de ilmiolibro
genere: raccolta di racconti fantastici
anteprima: vedi il link per l'acquisto oppure qui
Il libro raccoglie cinque racconti: "Il delirio di una fata anziana", "Il demone senza nome", "L'università onnipotente", "L'etrusco immortale" e "12 luglio 1895". Cliccando sui due link in alto si possono leggere delle anteprime.
Potete trovare alcune recensioni visionando i commenti a questo post, e ovviamente potete scriverne una voi stessi.
martedì 22 settembre 2009
Elogio dello scrittore professionista
Come già fatto in passato, per il post del giorno sono stato ispirato da altro blog, in questo caso quello di Glauco.
Il tema é semplice: c'é chi scrive intingendo la penna nel proprio sangue anziché nell'inchiostro. L'immagine é un po' forte, e non va presa letteralmente, però quasi tutti coloro che all'improvviso, a 14 o 15 anni, prendono in mano un pezzo di carta per scriverci sopra vogliono solo raccontare qualcosa che gli brucia dentro.
Quella é un'età in cui a tutti capita di scrivere poesie patetiche, penose pagine di diario, sfoghi ridicoli e lettere melodrammatiche. Poi c'é anche chi continua a scrivere superata l'adolescenza, chi si appassiona ai grandi scrittori e sogna di diventare come loro. Ma magari continua ad avere lo stesso approccio emotivo e non razionale.
Personalmente per tanto tempo ho odiato quei professionisti del libro capaci di scrivere con mestiere le loro 400 pagine annuali per vendere le solite migliaia di copie. Li consideravo romanzi prefabbricati.
Adesso però mi rendo conto di quanto sia importante la loro capacità di "saper scrivere" prescindendo dall'ispirazione del momento, dai propri gusti personali e dal genere affrontato. In fondo é un'abilità, una grande abilità coltivata nel corso degli anni.
Io so scrivere bene, ma onestamente non ho fatto sforzi particolari perché un dono di natura. Sapevo scrivere bene già in prima media. Quando scrivo un racconto non faccio altro che assecondare questo dono. Se però mi dicessero: scrivi un romanzo di genere (che so, giallo, rosa o thriller) di almeno 300 pagine, anche mediocre, basta che non sia proprio una cazzata... beh, dubito che ci riuscirei.
Perciò, complimenti ai vari Stephen King, Ken Follett, Danielle Steel, Michael Crichton, ma anche ai tanti sconosciuti che, sotto vari pseudonimi, pubblicano diversi libri ogni anno vendendo le 1000 / 2000 copie richieste dall'editore.
Detto con sincerità e con tanta, tanta invidia.
(N.B.: l'invidia é per il loro talento, non per il successo o i soldi che guadagnano).
Il tema é semplice: c'é chi scrive intingendo la penna nel proprio sangue anziché nell'inchiostro. L'immagine é un po' forte, e non va presa letteralmente, però quasi tutti coloro che all'improvviso, a 14 o 15 anni, prendono in mano un pezzo di carta per scriverci sopra vogliono solo raccontare qualcosa che gli brucia dentro.
Quella é un'età in cui a tutti capita di scrivere poesie patetiche, penose pagine di diario, sfoghi ridicoli e lettere melodrammatiche. Poi c'é anche chi continua a scrivere superata l'adolescenza, chi si appassiona ai grandi scrittori e sogna di diventare come loro. Ma magari continua ad avere lo stesso approccio emotivo e non razionale.
Personalmente per tanto tempo ho odiato quei professionisti del libro capaci di scrivere con mestiere le loro 400 pagine annuali per vendere le solite migliaia di copie. Li consideravo romanzi prefabbricati.
Adesso però mi rendo conto di quanto sia importante la loro capacità di "saper scrivere" prescindendo dall'ispirazione del momento, dai propri gusti personali e dal genere affrontato. In fondo é un'abilità, una grande abilità coltivata nel corso degli anni.
Io so scrivere bene, ma onestamente non ho fatto sforzi particolari perché un dono di natura. Sapevo scrivere bene già in prima media. Quando scrivo un racconto non faccio altro che assecondare questo dono. Se però mi dicessero: scrivi un romanzo di genere (che so, giallo, rosa o thriller) di almeno 300 pagine, anche mediocre, basta che non sia proprio una cazzata... beh, dubito che ci riuscirei.
Perciò, complimenti ai vari Stephen King, Ken Follett, Danielle Steel, Michael Crichton, ma anche ai tanti sconosciuti che, sotto vari pseudonimi, pubblicano diversi libri ogni anno vendendo le 1000 / 2000 copie richieste dall'editore.
Detto con sincerità e con tanta, tanta invidia.
(N.B.: l'invidia é per il loro talento, non per il successo o i soldi che guadagnano).
lunedì 21 settembre 2009
Gustave Moreau
Uno dei miei pittori preferiti é Gustave Moreau (1826-1898), l'artista che meglio incarna il Simbolismo.
Nelle sue opere ricorrono temi tipici del contesto culturale in cui viveva: rivisitazione di temi mitologici e biblici secondo una nuova forma di estetica, immagine conturbante della donna che appare sempre seduttrice, talvolta inconsapevole e talvolta ben conscia e decisamente spietata. E poi la bellezza androgina dell'uomo, soprattutto se giovane, l'esoticismo esasperato, la profusione di dettagli decorativi...
Ma lasciando da parte queste "etichette" accademiche e parlando dal mio punto di vista di semplice fruitore dilettante, la bellezza dell'arte di Moreau é nell'originalità del suo stile e nel mantenersi sempre all'interno di questo stile.
Avere un proprio "stile" inconfondibile é il miglior risultato che un artista possa raggiungere, almeno secondo me. Distinguersi significa avere qualcosa di speciale.
Non mi riferisco solo alla pittura, ma ad ogni genere di espressione artistica, comprese la musica e la letteratura. Moreau non si é mai discostato dai propri temi prediletti per tutta la vita, senza preoccuparsi di essere ripetitivo. Chi é originale nel proprio stile non corre mai questo rischio.
Nelle sue opere ricorrono temi tipici del contesto culturale in cui viveva: rivisitazione di temi mitologici e biblici secondo una nuova forma di estetica, immagine conturbante della donna che appare sempre seduttrice, talvolta inconsapevole e talvolta ben conscia e decisamente spietata. E poi la bellezza androgina dell'uomo, soprattutto se giovane, l'esoticismo esasperato, la profusione di dettagli decorativi...
Ma lasciando da parte queste "etichette" accademiche e parlando dal mio punto di vista di semplice fruitore dilettante, la bellezza dell'arte di Moreau é nell'originalità del suo stile e nel mantenersi sempre all'interno di questo stile.
Avere un proprio "stile" inconfondibile é il miglior risultato che un artista possa raggiungere, almeno secondo me. Distinguersi significa avere qualcosa di speciale.
Non mi riferisco solo alla pittura, ma ad ogni genere di espressione artistica, comprese la musica e la letteratura. Moreau non si é mai discostato dai propri temi prediletti per tutta la vita, senza preoccuparsi di essere ripetitivo. Chi é originale nel proprio stile non corre mai questo rischio.
venerdì 18 settembre 2009
Racconti fantastici
In attesa che esca "Trilogia veneta sognata", che é nato come libro già nella mia mente, ho intanto pubblicato "Racconti fantastici" su ilmiolibro.kataweb.it
Si tratta di una raccolta di storie fantastiche che ho scritto nel corso degli anni, e quindi lo vedo come una collezione di scritti più che come un progetto unitario. Ovviamente c'é l'elemento comune del "fantastico", dal fantasy alla fantascienza, dal fairy-tale alla fantasia letteraria. Non sono racconti pieni di azione e adrenalina, tutt'altro. Sicuramente ho cercato di trasmettere una certa "suspence" sino alla fine di ogni narrazione e di dare ad ognuna di esse un finale che in qualche modo dia un senso alla storia, ma anche se le vicende sono fantastiche ho provato ad affrontare temi connessi alla vita reale ed alla natura umana: la conformità contrapposta alla ribellione in "Il delirio di una fata anziana"; la formazione della mentalità e degli atteggiamenti esistenziali "estremi" che possono generare personaggi davvero fuori dal comune in "Il demone senza nome"; la manipolazione della vita delle persone (e quindi potenzialmente delle masse...) da parte di chi detiene il potere in l' "Università onnipotente"; ciò che sopravvive del passato e si perpetua nel futuro tramite l'uomo in "L'etrusco immortale". L'ultimo racconto, "12 luglio 1895" é invece l'unico che considero solo una "fantasia letteraria".
Come potete vedere in alto a sinistra la copertina é decisamente anonima poiché non sono stato in grado di produrre un file "RGB" o qualcosa del genere come richiesto dal portale. Per compensare la cosa ogni racconto ha una sua "copertina" interna, purtroppo in bianco e nero (il colore costava troppo).
Ecco, il prezzo. Io gli ho dato il prezzo più basso possibile, il minimo imposto dal portale, ovvero 6,18 euro (con un potenziale guadagno di ben 32 centesimi a copia). Il motivo é che in questa fase ci tengo soprattuto ad essere letto, non considero neppure l'idea di guadagnarci qualcosa, anzi magari ci rimetterò pure.
Per questo motivo invito chiunque a contattarmi per e-mail così troverò il sistema per fargli leggere il libro.
Per gli amici fissi di questo blog invece non é un "invito" ma un ordine perentorio: vi IMPONGO :) di contattarmi per e-mail in modo di darmi la possibilità di farvi avere questo libro, almeno in formato digitale.
Rammento che c'é la possibilità di leggere un'anteprima su lulu.com e... beh, del libro e dei racconti che lo compongono ne avevo già parlato in un post precedente, quindi inutile aggiungere altro.
Resto a disposizione per ogni opinione, richiesta, approfondimento, etc.
Si tratta di una raccolta di storie fantastiche che ho scritto nel corso degli anni, e quindi lo vedo come una collezione di scritti più che come un progetto unitario. Ovviamente c'é l'elemento comune del "fantastico", dal fantasy alla fantascienza, dal fairy-tale alla fantasia letteraria. Non sono racconti pieni di azione e adrenalina, tutt'altro. Sicuramente ho cercato di trasmettere una certa "suspence" sino alla fine di ogni narrazione e di dare ad ognuna di esse un finale che in qualche modo dia un senso alla storia, ma anche se le vicende sono fantastiche ho provato ad affrontare temi connessi alla vita reale ed alla natura umana: la conformità contrapposta alla ribellione in "Il delirio di una fata anziana"; la formazione della mentalità e degli atteggiamenti esistenziali "estremi" che possono generare personaggi davvero fuori dal comune in "Il demone senza nome"; la manipolazione della vita delle persone (e quindi potenzialmente delle masse...) da parte di chi detiene il potere in l' "Università onnipotente"; ciò che sopravvive del passato e si perpetua nel futuro tramite l'uomo in "L'etrusco immortale". L'ultimo racconto, "12 luglio 1895" é invece l'unico che considero solo una "fantasia letteraria".
Come potete vedere in alto a sinistra la copertina é decisamente anonima poiché non sono stato in grado di produrre un file "RGB" o qualcosa del genere come richiesto dal portale. Per compensare la cosa ogni racconto ha una sua "copertina" interna, purtroppo in bianco e nero (il colore costava troppo).
Ecco, il prezzo. Io gli ho dato il prezzo più basso possibile, il minimo imposto dal portale, ovvero 6,18 euro (con un potenziale guadagno di ben 32 centesimi a copia). Il motivo é che in questa fase ci tengo soprattuto ad essere letto, non considero neppure l'idea di guadagnarci qualcosa, anzi magari ci rimetterò pure.
Per questo motivo invito chiunque a contattarmi per e-mail così troverò il sistema per fargli leggere il libro.
Per gli amici fissi di questo blog invece non é un "invito" ma un ordine perentorio: vi IMPONGO :) di contattarmi per e-mail in modo di darmi la possibilità di farvi avere questo libro, almeno in formato digitale.
Rammento che c'é la possibilità di leggere un'anteprima su lulu.com e... beh, del libro e dei racconti che lo compongono ne avevo già parlato in un post precedente, quindi inutile aggiungere altro.
Resto a disposizione per ogni opinione, richiesta, approfondimento, etc.
mercoledì 16 settembre 2009
Saper scrivere per il lettore
In questi ultimi giorni sul mio e su altri blog si é parlato del fatto che un esordiente che voglia essere pubblicato debba "saper scrivere per il lettore", ed andare incontro al lettore significa facilitare il lavoro dell'editore. Ineccepibile.
Purtroppo scrivere qualcosa che piace principalmente a se stessi significa quasi automaticamente perdere di vista i lettori.
Mi permetto di fare una riflessione che forse sembrerà un "sacrilegio", e dico: uno dei capolavori di Pirandello, "Uno, nessuno e centomila", se per assurdo venisse presentato oggi ad un editore da un esordiente verrebbe scartato. O meglio, gli direbbero: l'idea é buona, ma la parte iniziale é troppo "filosofica" e la storia scorre male; e poi ci sono troppe frasi relative incastrate negli enunciati principali, tantissime virgole, alcune parole e concetti ribaditi in modo esasperante che rendono la lettura difficoltosa. Da rivedere.
E' così. Mentre "Il fu Mattia Pascal" é un libro tutt'ora facilmente leggibile per la sua scorrevolezza, che dissimula i concetti più profondi dietro la trama non certo piatta, col protagonista creduto morto, la clamorosa vincita al casinò, il tentativo di costruirsi una nuova vita ed una nuova identità, "Uno, nessuno e centomila" non é per niente semplice da leggere. Il linguaggio in alcuni punti é contorto, ma questa é stata sicuramente una scelta (geniale) dell'autore: riesce a rendere in modo perfetto quella tipica verbosità febbrile e ripetizione ossessiva di concetti follemente lucidi che sicuramente ci sarà capitato di ascoltare da parte di quelle persone in preda a delle strane (ma non sempre..) paranoie che finiscono col condurle all'esaurimento nervoso o addirittura alla follia.
Io credo che non sia un caso che per poter pubblicare "Uno, nessuno e centomila" Pirandello abbia dovuto attendere fino al 1925, quando era ormai diventato famoso. Poteva imporre le proprie scelte all'editore. Invece il più scorrevole (e comunque straordinario) "Il fu Mattia Pascal" fu pubblicato nel 1904, quando il nome di Pirandello era ancora marginale, quasi uno sconosciuto che non poteva permettersi di selezionare in partenza il numero dei suoi lettori e degli editori disposti a dargli fiducia.
Ovviamente ci sono anche scrittori che hanno scelto in partenza di pubblicare opere complesse e non certo adatte ad ottenere un grande successo di pubblico, e il loro talento é stato riconosciuto solo da alcuni critici.
Coniugare il talento e il saper scrivere per il lettore (come ne "Il fu Mattia Pascal") é un dono riservato a pochi eletti.
Purtroppo scrivere qualcosa che piace principalmente a se stessi significa quasi automaticamente perdere di vista i lettori.
Mi permetto di fare una riflessione che forse sembrerà un "sacrilegio", e dico: uno dei capolavori di Pirandello, "Uno, nessuno e centomila", se per assurdo venisse presentato oggi ad un editore da un esordiente verrebbe scartato. O meglio, gli direbbero: l'idea é buona, ma la parte iniziale é troppo "filosofica" e la storia scorre male; e poi ci sono troppe frasi relative incastrate negli enunciati principali, tantissime virgole, alcune parole e concetti ribaditi in modo esasperante che rendono la lettura difficoltosa. Da rivedere.
E' così. Mentre "Il fu Mattia Pascal" é un libro tutt'ora facilmente leggibile per la sua scorrevolezza, che dissimula i concetti più profondi dietro la trama non certo piatta, col protagonista creduto morto, la clamorosa vincita al casinò, il tentativo di costruirsi una nuova vita ed una nuova identità, "Uno, nessuno e centomila" non é per niente semplice da leggere. Il linguaggio in alcuni punti é contorto, ma questa é stata sicuramente una scelta (geniale) dell'autore: riesce a rendere in modo perfetto quella tipica verbosità febbrile e ripetizione ossessiva di concetti follemente lucidi che sicuramente ci sarà capitato di ascoltare da parte di quelle persone in preda a delle strane (ma non sempre..) paranoie che finiscono col condurle all'esaurimento nervoso o addirittura alla follia.
Io credo che non sia un caso che per poter pubblicare "Uno, nessuno e centomila" Pirandello abbia dovuto attendere fino al 1925, quando era ormai diventato famoso. Poteva imporre le proprie scelte all'editore. Invece il più scorrevole (e comunque straordinario) "Il fu Mattia Pascal" fu pubblicato nel 1904, quando il nome di Pirandello era ancora marginale, quasi uno sconosciuto che non poteva permettersi di selezionare in partenza il numero dei suoi lettori e degli editori disposti a dargli fiducia.
Ovviamente ci sono anche scrittori che hanno scelto in partenza di pubblicare opere complesse e non certo adatte ad ottenere un grande successo di pubblico, e il loro talento é stato riconosciuto solo da alcuni critici.
Coniugare il talento e il saper scrivere per il lettore (come ne "Il fu Mattia Pascal") é un dono riservato a pochi eletti.
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martedì 15 settembre 2009
Trilogia veneta sognata
“Trilogia veneta sognata” è nato dalla mia passione non solo turistica ma anche letteraria per Venezia, la Venezia della Repubblica Serenissima, la città immortalata da Canaletto in decine di quadri straordinari, la città di cui parlano nei loro scritti autobiografici Giacomo Casanova e Carlo Goldoni.
Tutto è partito da una sorta di romanzo fantasy che volevo scrivere ambientandolo in un contesto “settecentesco”. Purtroppo il progetto non è andato a buon fine (ne ho pubblicato un frammento qualche giorno fa).
In quello stesso periodo riflettevo sui limiti della narrativa. Una canzone accompagna le parole con la musica, un film con delle immagini, un fumetto con i disegni. Pensavo ai “codici miniati” medioevali, in cui le parole scritte si fondono con le miniature, si intervallano coi disegni e formano esse stesse delle decorazioni.
La narrativa pura e semplice invece ha “solo” le parole, che formano il linguaggio dello scrittore.
Il linguaggio… Beh, il linguaggio dice tante cose. Le avanguardie letterarie dei primi anni del 1900 hanno provato proprio a rivoluzionare il linguaggio: i futuristi, i surrealisti, il “flusso di coscienza” di James Joyce…
E non solo: lo stile del linguaggio fa capire tante cose. Le memorie di Goldoni sono abbastanza comprensibili, ma sono scritte chiaramente con uno stile che non è quello di oggi. Hanno quel linguaggio un po’ rococò, pieno di parole ricercate, e soprattutto esprimono lo spirito del settecento: leggerezza, allegria, teatralità.
Quello è stato il primo spunto: provare a scrivere qualcosa che sembrasse in tutto e per tutto appartenere al settecento, ambientandolo nella splendida Venexia di cui parlano quasi tutti i viaggiatori del nord Europa nei loro resoconti del “grand tour” in Italia.
In qualche modo doveva essere una finzione, una finzione ottenuta grazie al linguaggio. Ma a questo punto l’idea si è sviluppata: e se il linguaggio “settecentesco” si fondesse con quello moderno? E se la “finzione” fosse non solo per il lettore, ma anche per i personaggi del racconto? Se il testo scritto fosse funzionale al racconto?... Così è nato definitivamente il progetto su cui ho lavorato per diverso tempo: un gioco letterario in cui la struttura della narrazione prende il sopravvento sulla storia, sui personaggi e sulla narrazione stessa, ovvero “Iperbole”. Un gioco come il quadro che fa da copertina al libro (in alto a sinistra): una visione immaginaria di Venezia del Canaletto (chiunque sia stato a Venezia sa che i quattro cavalli sono in cima alla basilica, non nella piazzetta).
Ho provato a mandarlo a qualche editore, e come previsto dalla “procedura” l’ho fatto precedere da una sinossi. Ovviamente respinto. Giusto. Me ne sono reso conto quando ho riletto quella sinossi a mente fredda, un po’ di tempo dopo. Come poteva un editore accettare un testo del genere? E’ un libro che venderebbe pochissime copie e potrebbe interessare solo un pubblico molto ristretto (è quello che avete pensato dopo aver letto la descrizione di come è nato il racconto, non è vero?).
Se fossi stato un autore affermato, con milioni di copie vendute alle spalle, me l’avrebbero potuto concedere. Ma ero un perfetto sconosciuto (come ora d’altronde).
Però ero così legato a quel racconto… Lo stesso fermento mi aveva ispirato un altro scritto di ambientazione settecentesca, “Commedia reale”, e successivamente un terzo, “Vi racconto la mia storia”, sia pure diverso per epoca e contesto ambientale.
Nel momento in cui ho capito che quel libro era impossibile da pubblicare tramite un editore, ho deciso che un giorno l’avrei pubblicato a mie spese. Quel giorno è arrivato prima di quanto avessi preventivato grazie al “print-on-demand”.
Ecco, ho voluto dare la priorità al libro al quale sono più legato per il tempo che gli ho dedicato, per la cura che ci ho messo, per il modo in cui ho dovuto editarlo non solo linguisticamente ma anche tipograficamente.
Ora posso anche provare a scrivere qualcosa di più convenzionale.
Magari l’anno prossimo… ;-)
Tutto è partito da una sorta di romanzo fantasy che volevo scrivere ambientandolo in un contesto “settecentesco”. Purtroppo il progetto non è andato a buon fine (ne ho pubblicato un frammento qualche giorno fa).
In quello stesso periodo riflettevo sui limiti della narrativa. Una canzone accompagna le parole con la musica, un film con delle immagini, un fumetto con i disegni. Pensavo ai “codici miniati” medioevali, in cui le parole scritte si fondono con le miniature, si intervallano coi disegni e formano esse stesse delle decorazioni.
La narrativa pura e semplice invece ha “solo” le parole, che formano il linguaggio dello scrittore.
Il linguaggio… Beh, il linguaggio dice tante cose. Le avanguardie letterarie dei primi anni del 1900 hanno provato proprio a rivoluzionare il linguaggio: i futuristi, i surrealisti, il “flusso di coscienza” di James Joyce…
E non solo: lo stile del linguaggio fa capire tante cose. Le memorie di Goldoni sono abbastanza comprensibili, ma sono scritte chiaramente con uno stile che non è quello di oggi. Hanno quel linguaggio un po’ rococò, pieno di parole ricercate, e soprattutto esprimono lo spirito del settecento: leggerezza, allegria, teatralità.
Quello è stato il primo spunto: provare a scrivere qualcosa che sembrasse in tutto e per tutto appartenere al settecento, ambientandolo nella splendida Venexia di cui parlano quasi tutti i viaggiatori del nord Europa nei loro resoconti del “grand tour” in Italia.
In qualche modo doveva essere una finzione, una finzione ottenuta grazie al linguaggio. Ma a questo punto l’idea si è sviluppata: e se il linguaggio “settecentesco” si fondesse con quello moderno? E se la “finzione” fosse non solo per il lettore, ma anche per i personaggi del racconto? Se il testo scritto fosse funzionale al racconto?... Così è nato definitivamente il progetto su cui ho lavorato per diverso tempo: un gioco letterario in cui la struttura della narrazione prende il sopravvento sulla storia, sui personaggi e sulla narrazione stessa, ovvero “Iperbole”. Un gioco come il quadro che fa da copertina al libro (in alto a sinistra): una visione immaginaria di Venezia del Canaletto (chiunque sia stato a Venezia sa che i quattro cavalli sono in cima alla basilica, non nella piazzetta).
Ho provato a mandarlo a qualche editore, e come previsto dalla “procedura” l’ho fatto precedere da una sinossi. Ovviamente respinto. Giusto. Me ne sono reso conto quando ho riletto quella sinossi a mente fredda, un po’ di tempo dopo. Come poteva un editore accettare un testo del genere? E’ un libro che venderebbe pochissime copie e potrebbe interessare solo un pubblico molto ristretto (è quello che avete pensato dopo aver letto la descrizione di come è nato il racconto, non è vero?).
Se fossi stato un autore affermato, con milioni di copie vendute alle spalle, me l’avrebbero potuto concedere. Ma ero un perfetto sconosciuto (come ora d’altronde).
Però ero così legato a quel racconto… Lo stesso fermento mi aveva ispirato un altro scritto di ambientazione settecentesca, “Commedia reale”, e successivamente un terzo, “Vi racconto la mia storia”, sia pure diverso per epoca e contesto ambientale.
Nel momento in cui ho capito che quel libro era impossibile da pubblicare tramite un editore, ho deciso che un giorno l’avrei pubblicato a mie spese. Quel giorno è arrivato prima di quanto avessi preventivato grazie al “print-on-demand”.
Ecco, ho voluto dare la priorità al libro al quale sono più legato per il tempo che gli ho dedicato, per la cura che ci ho messo, per il modo in cui ho dovuto editarlo non solo linguisticamente ma anche tipograficamente.
Ora posso anche provare a scrivere qualcosa di più convenzionale.
Magari l’anno prossimo… ;-)
lunedì 14 settembre 2009
Libri in corso...
In attesa che arrivi finalmente la pubblicazione su Boopen (e dovrebbe mancare poco, spero), ho ultimato la raccolta di racconti fantastici che sto per mettere nel catalogo de ilmiolibro.kataweb. Praticamente, dopo aver aspettato una vita senza pubblicare nulla, adesso sto per “pubblicare” due libri in un colpo solo. Sarà colpa dell’età che avanza…
Anticipo qualcosa su entrambi.
“Trilogia veneta sognata”, il libro in lista d’attesa su Boopen, contiene tre racconti.
Il più lungo, “Iperbole”, è quello su cui ho lavorato per più tempo, e al quale sono maggiormente legato. E’ scritto in un modo sperimentale, ma tutt'altro che illeggibile, almeno nelle mie intenzioni. Comunque, per evitare che risulti incomprensibile, ho inserito un’introduzione in cui vengono fornite le chiavi di lettura del testo. Una scelta che da un lato toglie un po’ di sorpresa al lettore, dall’altro gli evita di perdersi nei meandri del mio scritto senza capire quale sia la direzione da seguire. Per fare una piccola anticipazione, dirò che la storia comincia in un palazzo nobiliare venexian nel ‘700, e il protagonista è un giovane aristocratico felice della sua vita e della sua città, ma all’improvviso scoprirà che la realtà in cui si trova non è esattamente quella che lui pensava che fosse…
Il secondo racconto, “Commedia reale”, si basa sul paradosso di un attore che, mentre recita il suo ruolo di “smemorato”, in realtà sta vivendo la sua reale condizione poiché la memoria l’ha persa davvero. Anche questo ha un’ambientazione settecentesca, ma è meno sperimentale del primo.
Il terzo, “Vi racconto la mia storia”, si svolge nella marca trevigiana agli inizi del 1900. In questo caso lo sperimentalismo è praticamente assente, la narrazione si svolge nei canoni tradizionali, e l’elemento fantastico della narrazione è semmai trasfigurato nel poetico (l'ingenuità é una malattia da cui non si guarisce facilmente...)
L’altro libro, quella che uscirà fra poco su ilmiolibro.kataweb (come forse saprete su questo portale la “pubblicazione” è decisamente più semplice) è una raccolta di “Racconti fantastici”.
“Il delirio di una fata anziana” e “L’università onnipotente” sono già noti a chi frequenta questo blog. “Il demone senza nome” è ambientato in un oriente antico e fantastico, praticamente un fantasy. “L’etrusco immortale” ha più i caratteri del racconto storico, e l’elemento fantastico serve solo per permettere al protagonista di vivere secoli e secoli per poter verificare se una certa profezia si avvererà davvero. “12 luglio 1895” è una fantasia letteraria sulla quale manterrò un po’ di mistero.
Tornerò a parlare di questi due libri nei prossimi giorni. Sono consapevole che, essendo io uno sconosciuto, difficilmente ci saranno persone disposte a spendere soldi sui miei scritti. Ma siccome ci tengano che vengano letti (in fondo è questo lo scopo di un libro) possibilmente da lettori qualificati, è mia intenzione inviarne alcune copie a mie spese a chi sia disposto ad accollarsi l’onere di leggerli… alcune persone già staranno tremando…
Se ci fosse qualche lettore anonimo del blog che sinora non ha mai lasciato commenti, questa è l’occasione giusta: ci guadagnate un libro gratis… E se proprio facesse schifo, potete sempre regalarlo a uno che vi sta antipatico… ;-)
Anticipo qualcosa su entrambi.
“Trilogia veneta sognata”, il libro in lista d’attesa su Boopen, contiene tre racconti.
Il più lungo, “Iperbole”, è quello su cui ho lavorato per più tempo, e al quale sono maggiormente legato. E’ scritto in un modo sperimentale, ma tutt'altro che illeggibile, almeno nelle mie intenzioni. Comunque, per evitare che risulti incomprensibile, ho inserito un’introduzione in cui vengono fornite le chiavi di lettura del testo. Una scelta che da un lato toglie un po’ di sorpresa al lettore, dall’altro gli evita di perdersi nei meandri del mio scritto senza capire quale sia la direzione da seguire. Per fare una piccola anticipazione, dirò che la storia comincia in un palazzo nobiliare venexian nel ‘700, e il protagonista è un giovane aristocratico felice della sua vita e della sua città, ma all’improvviso scoprirà che la realtà in cui si trova non è esattamente quella che lui pensava che fosse…
Il secondo racconto, “Commedia reale”, si basa sul paradosso di un attore che, mentre recita il suo ruolo di “smemorato”, in realtà sta vivendo la sua reale condizione poiché la memoria l’ha persa davvero. Anche questo ha un’ambientazione settecentesca, ma è meno sperimentale del primo.
Il terzo, “Vi racconto la mia storia”, si svolge nella marca trevigiana agli inizi del 1900. In questo caso lo sperimentalismo è praticamente assente, la narrazione si svolge nei canoni tradizionali, e l’elemento fantastico della narrazione è semmai trasfigurato nel poetico (l'ingenuità é una malattia da cui non si guarisce facilmente...)
L’altro libro, quella che uscirà fra poco su ilmiolibro.kataweb (come forse saprete su questo portale la “pubblicazione” è decisamente più semplice) è una raccolta di “Racconti fantastici”.
“Il delirio di una fata anziana” e “L’università onnipotente” sono già noti a chi frequenta questo blog. “Il demone senza nome” è ambientato in un oriente antico e fantastico, praticamente un fantasy. “L’etrusco immortale” ha più i caratteri del racconto storico, e l’elemento fantastico serve solo per permettere al protagonista di vivere secoli e secoli per poter verificare se una certa profezia si avvererà davvero. “12 luglio 1895” è una fantasia letteraria sulla quale manterrò un po’ di mistero.
Tornerò a parlare di questi due libri nei prossimi giorni. Sono consapevole che, essendo io uno sconosciuto, difficilmente ci saranno persone disposte a spendere soldi sui miei scritti. Ma siccome ci tengano che vengano letti (in fondo è questo lo scopo di un libro) possibilmente da lettori qualificati, è mia intenzione inviarne alcune copie a mie spese a chi sia disposto ad accollarsi l’onere di leggerli… alcune persone già staranno tremando…
Se ci fosse qualche lettore anonimo del blog che sinora non ha mai lasciato commenti, questa è l’occasione giusta: ci guadagnate un libro gratis… E se proprio facesse schifo, potete sempre regalarlo a uno che vi sta antipatico… ;-)
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venerdì 11 settembre 2009
Libri vissuti
A partire da oggi apro un nuovo tag, "librivissuti". Uno spazio dedicato a quei libri la cui lettura mi ha lasciato un segno profondo dentro.
Si dice che la lettura trasmetta emozioni, ed é vero, ma in alcuni casi va anche oltre, ed ha l'effetto di un'esperienza vissuta... almeno così é stato per me in certi casi.
Quindi non ne parlerò come un critico che sta facendo la sua recensione, ma come un lettore che prova a spiegare ciò che gli é rimasto di quel libro.
Comincerò con "Confessioni di una maschera" di Yukio Mishima.
Riassumo la storia per chi non la conoscesse. Il protagonista inizia a raccontare, in prima persona, la storia della sua vita da quando era bambino. Nell'infanzia ha un primo, strano turbamento sessuale vedendo un'immagine di San Sebastiano sofferente. Pian piano comincia ad appassionarsi alla contemplazione di uomini cui viene inflitto un atto di violenza, e per lungo tempo ignora che gli altri ragazzini si appassionano semmai a immagini di donne nude.
L'adolescenza lo conduce alla scoperta della propria omosessualità e dei propri istinti sadici, di cui però sottovaluta l'importanza, come se, crescendo, tutto dovesse magicamente risolversi. Essendo molto riservato ed avendo degli atteggiamenti da "topo di biblioteca", gli altri ragazzi non immaginano minimamente questa sua natura nascosta, e lui stesso cerca di ignorarla e di comportarsi come gli altri. Finisce addirittura col fidanzarsi, benché non provi nessuna attrazione per le ragazze.
Nello sfondo del Giappone bombardato dagli americani, e poi nei primi anni del dopoguerra, avviene l'inevitabile impatto con la propria "diversità". Dopo aver rotto il fidanzamento e sperimentato drammaticamente la totale asessualità verso le donne, decide di fare l'unica cosa possibile: scrivere questo romanzo per svelare a tutti la sua vera natura che aveva tenuta nascosta dietro una "maschera", conscio di tutte le conseguenze che questa rivelazione potrà avere nei suoi rapporti con gli altri.
Come si capisce é un romanzo che affronta il tema della diversità, una diversità "inevitabile" e che può trasformarsi in un trauma, in un senso di angosciato isolamento rispetto alla "massa" delle persone normali. Un romanzo scritto splendidamente, ambientato nel Giappone degli anni '40 ma che potrebbe essere collocato in qualunque altro paese.
Per me fu un pugno nello stomaco, forse perché anch'io all'epoca credevo che fosse possibile, semplicemente crescendo, "omologarsi" e diventare "uguale agli altri". Nel corso degli anni ho invece capito che la propria eventuale "diversità" non sparisce, deve essere accettata in primo luogo da noi stessi, e comunque non può essere nascosta agli altri. E non c'é bisogno di essere omesessuali o sadici per essere diversi. La "diversità" può essere qualunque comportamento leggermente fuorviante rispetto al proprio contesto. La "massa" tende a catalogare come diverso chiunque si discosti dai comportamenti generalizzati, anche per cose abbastanza stupide.
Se col tempo ho imparato a non volermi conformare e ad apprezzare la diversità di chiunque rispetto all'asettica "normalità" delle classificazioni standard, e se riesco ad essere maggiormente "me stesso" rispetto al passato, lo devo anche a questo libro. Un pugno nello stomaco che ora non fa più male.
Si dice che la lettura trasmetta emozioni, ed é vero, ma in alcuni casi va anche oltre, ed ha l'effetto di un'esperienza vissuta... almeno così é stato per me in certi casi.
Quindi non ne parlerò come un critico che sta facendo la sua recensione, ma come un lettore che prova a spiegare ciò che gli é rimasto di quel libro.
Comincerò con "Confessioni di una maschera" di Yukio Mishima.
Riassumo la storia per chi non la conoscesse. Il protagonista inizia a raccontare, in prima persona, la storia della sua vita da quando era bambino. Nell'infanzia ha un primo, strano turbamento sessuale vedendo un'immagine di San Sebastiano sofferente. Pian piano comincia ad appassionarsi alla contemplazione di uomini cui viene inflitto un atto di violenza, e per lungo tempo ignora che gli altri ragazzini si appassionano semmai a immagini di donne nude.
L'adolescenza lo conduce alla scoperta della propria omosessualità e dei propri istinti sadici, di cui però sottovaluta l'importanza, come se, crescendo, tutto dovesse magicamente risolversi. Essendo molto riservato ed avendo degli atteggiamenti da "topo di biblioteca", gli altri ragazzi non immaginano minimamente questa sua natura nascosta, e lui stesso cerca di ignorarla e di comportarsi come gli altri. Finisce addirittura col fidanzarsi, benché non provi nessuna attrazione per le ragazze.
Nello sfondo del Giappone bombardato dagli americani, e poi nei primi anni del dopoguerra, avviene l'inevitabile impatto con la propria "diversità". Dopo aver rotto il fidanzamento e sperimentato drammaticamente la totale asessualità verso le donne, decide di fare l'unica cosa possibile: scrivere questo romanzo per svelare a tutti la sua vera natura che aveva tenuta nascosta dietro una "maschera", conscio di tutte le conseguenze che questa rivelazione potrà avere nei suoi rapporti con gli altri.
Come si capisce é un romanzo che affronta il tema della diversità, una diversità "inevitabile" e che può trasformarsi in un trauma, in un senso di angosciato isolamento rispetto alla "massa" delle persone normali. Un romanzo scritto splendidamente, ambientato nel Giappone degli anni '40 ma che potrebbe essere collocato in qualunque altro paese.
Per me fu un pugno nello stomaco, forse perché anch'io all'epoca credevo che fosse possibile, semplicemente crescendo, "omologarsi" e diventare "uguale agli altri". Nel corso degli anni ho invece capito che la propria eventuale "diversità" non sparisce, deve essere accettata in primo luogo da noi stessi, e comunque non può essere nascosta agli altri. E non c'é bisogno di essere omesessuali o sadici per essere diversi. La "diversità" può essere qualunque comportamento leggermente fuorviante rispetto al proprio contesto. La "massa" tende a catalogare come diverso chiunque si discosti dai comportamenti generalizzati, anche per cose abbastanza stupide.
Se col tempo ho imparato a non volermi conformare e ad apprezzare la diversità di chiunque rispetto all'asettica "normalità" delle classificazioni standard, e se riesco ad essere maggiormente "me stesso" rispetto al passato, lo devo anche a questo libro. Un pugno nello stomaco che ora non fa più male.
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giovedì 10 settembre 2009
Un po' di sentimentalismo...
Ho aggiunto un nuovo ebook gratuito su lulu.com, “L’incontro mancato”. Si tratta di uno scritto breve di tipo sentimentale… Lo scrissi molti anni fa, e rileggendolo mi sono reso conto che non era poi così originale, e che certi passaggi e il linguaggio in generale si prestano facilmente ad essere stroncati… Però lo considero una cosa da poter leggere in quei momenti in cui ci si sente particolarmente sereni, e sufficientemente indulgenti verso l’ingenuità della gioventù…
Avrete capito che ci sono affezionato. E’ per questo che ho voluto riservargli l’onore della “vetrina". Si può scaricare qui oppure direttamente dal catalogo delle Edizioni gTerma
Avrete capito che ci sono affezionato. E’ per questo che ho voluto riservargli l’onore della “vetrina". Si può scaricare qui oppure direttamente dal catalogo delle Edizioni gTerma
mercoledì 9 settembre 2009
Recensione de "L'università onnipotente"
Il mio racconto "L'università onnipotente" é stato letto e "promosso" da Alessandro "Alex McNab", che lo ha inserito in un elenco di libri e film di cui consiglia lettura e visione.
La segnalazione é davvero gradita soprattutto in virtù dell'ampia competenza di Alessandro nel campo della fantascienza.
Come lui stesso fa presente nel suo post, al momento é disponibile solo un'anteprima di questo e di altri racconti fantastici, ma magari potrei anche decidere di rinunciare ad inserirli in un catalogo e riproporli come ebook gratuiti...
Ci penserò su questi giorni.
La segnalazione é davvero gradita soprattutto in virtù dell'ampia competenza di Alessandro nel campo della fantascienza.
Come lui stesso fa presente nel suo post, al momento é disponibile solo un'anteprima di questo e di altri racconti fantastici, ma magari potrei anche decidere di rinunciare ad inserirli in un catalogo e riproporli come ebook gratuiti...
Ci penserò su questi giorni.
martedì 8 settembre 2009
A proposito di Ariano Geta...
Anche se sono solo uno... pseudonimo, volevo parlare un po' di me.
Sin da bambino ho avuto la passione per la lettura. Libri di storia, ma anche fumetti. Provavo a disegnarne qualcuno anch'io, ma non avevo la mano del disegnatore. Però leggendo le pagine redazionali dei giornalini che i miei genitori mi compravano, scoprii subito che oltre al "disegnatore" esisteva anche lo "sceneggiatore", quelle che le storie le scrive. Inutile aggiungere che ho provato subito a cimentarmi. E' stata quella la mia "origine" come... grafomane. Centinaia di pagine dattiloscritte con stupidaggini infantili. Un'esperienza che però mi ha lasciato qualcosa, come mi sarei reso conto molti anni dopo.
Il primo vero racconto l'ho scritto quando ho iniziato a andare all'università. Avevo scelto Lingue e Letterature Straniere perché mi interessava studiare le lingue, ma libro dopo libro, esame dopo esame, mi sono appassionato più alle letterarature.
Nel corso degli anni universitari e post-universitari ho scritto molto, anche disordinatamente, e molti fogli manoscritti (eh si, non avevo il pc a quei tempi) meriterebbero solo di essere bruciati. Ma ci sono affezionato, come fossero un ricordo di qualcosa...
Crescendo ho avuto la trafila tipica della maggior parte delle parsone: trovi un lavoro, compri casa, metti su famiglia... e quando hai mezz'ora libera scrivi qualcosa (beh, questo magari é meno tipico ;)
Più di un anno fa ero finito in una specie di apatia, e avevo smesso di scrivere. Per dare sfogo alla mia grafomania latente ho iniziato a tenere un blog, un blog in cui avrei dovuto parlare di me, invece spesso parlavo di scrittori, di racconti, di poesie, e di quanto mi sentivo vuoto non avevndo più lo stimolo a scrivere racconti...
Non avevo mai preso seriamente in considerazione l'idea di tentare la pubblicazione, anche considerate le varie difficoltà che si incontrano nel proporsi agli editori (comunque sperimentate). Pensavo che un giorno avrei fatto stampare qualcosa a mie spese, anche se sarebbe costato un bel po'. Invece, per caso, ho scoperto navigando che adesso la stampa a proprie spese é un costo sostenibile per chiunque grazie al print-on-demand.
Soprattutto però ho scoperto altri "fissati" della scrittura e della lettura come me. Persone che sul web sono pienamente disponibili a condividere con chiunque le loro esperienze editoriali, i propri scritti, le conoscenze che hanno accumulato lungo anni di tentativi e talvolta di delusioni. Poter interagire con loro mi fa capire più o meno cosa dovessero essere gli incontri fra Borges, Bioy Casares e Silvina Ocampo nei caffé letterari di Buenos Aires (solo "più o meno", certo, non sono due cose completamente paragonabili, però almeno ora ho una mezza idea, una mezza sensazione, un qualcosa che prima non avevo affatto).
Seguendo il loro esempio (e in alcuni casi attingendo informazioni dai loro blog), visto che non riuscivo più a scrivere niente di nuovo ho rimesso mano ai miei racconti già scritti. Il progetto al quale ero più legato, il racconto "Iperbole" con il corollario di altre due storie a formare un'ideale trilogia, l'ho letto e riletto più volte, corretto, editato, sviscerato, e infine l'ho inviato a Boopen per la pubblicazione.
Ho creato questo blog, alcuni racconti li ho caricati su lulu.com, e... ho iniziato a scrivere nuovi racconti. Ho ritrovato l' "ispirazione", diciamo così.
In definitiva, quello stato di apatia in cui mi trovavo circa un anno fa sembra dimenticato.
Mi sento bene.
Sin da bambino ho avuto la passione per la lettura. Libri di storia, ma anche fumetti. Provavo a disegnarne qualcuno anch'io, ma non avevo la mano del disegnatore. Però leggendo le pagine redazionali dei giornalini che i miei genitori mi compravano, scoprii subito che oltre al "disegnatore" esisteva anche lo "sceneggiatore", quelle che le storie le scrive. Inutile aggiungere che ho provato subito a cimentarmi. E' stata quella la mia "origine" come... grafomane. Centinaia di pagine dattiloscritte con stupidaggini infantili. Un'esperienza che però mi ha lasciato qualcosa, come mi sarei reso conto molti anni dopo.
Il primo vero racconto l'ho scritto quando ho iniziato a andare all'università. Avevo scelto Lingue e Letterature Straniere perché mi interessava studiare le lingue, ma libro dopo libro, esame dopo esame, mi sono appassionato più alle letterarature.
Nel corso degli anni universitari e post-universitari ho scritto molto, anche disordinatamente, e molti fogli manoscritti (eh si, non avevo il pc a quei tempi) meriterebbero solo di essere bruciati. Ma ci sono affezionato, come fossero un ricordo di qualcosa...
Crescendo ho avuto la trafila tipica della maggior parte delle parsone: trovi un lavoro, compri casa, metti su famiglia... e quando hai mezz'ora libera scrivi qualcosa (beh, questo magari é meno tipico ;)
Più di un anno fa ero finito in una specie di apatia, e avevo smesso di scrivere. Per dare sfogo alla mia grafomania latente ho iniziato a tenere un blog, un blog in cui avrei dovuto parlare di me, invece spesso parlavo di scrittori, di racconti, di poesie, e di quanto mi sentivo vuoto non avevndo più lo stimolo a scrivere racconti...
Non avevo mai preso seriamente in considerazione l'idea di tentare la pubblicazione, anche considerate le varie difficoltà che si incontrano nel proporsi agli editori (comunque sperimentate). Pensavo che un giorno avrei fatto stampare qualcosa a mie spese, anche se sarebbe costato un bel po'. Invece, per caso, ho scoperto navigando che adesso la stampa a proprie spese é un costo sostenibile per chiunque grazie al print-on-demand.
Soprattutto però ho scoperto altri "fissati" della scrittura e della lettura come me. Persone che sul web sono pienamente disponibili a condividere con chiunque le loro esperienze editoriali, i propri scritti, le conoscenze che hanno accumulato lungo anni di tentativi e talvolta di delusioni. Poter interagire con loro mi fa capire più o meno cosa dovessero essere gli incontri fra Borges, Bioy Casares e Silvina Ocampo nei caffé letterari di Buenos Aires (solo "più o meno", certo, non sono due cose completamente paragonabili, però almeno ora ho una mezza idea, una mezza sensazione, un qualcosa che prima non avevo affatto).
Seguendo il loro esempio (e in alcuni casi attingendo informazioni dai loro blog), visto che non riuscivo più a scrivere niente di nuovo ho rimesso mano ai miei racconti già scritti. Il progetto al quale ero più legato, il racconto "Iperbole" con il corollario di altre due storie a formare un'ideale trilogia, l'ho letto e riletto più volte, corretto, editato, sviscerato, e infine l'ho inviato a Boopen per la pubblicazione.
Ho creato questo blog, alcuni racconti li ho caricati su lulu.com, e... ho iniziato a scrivere nuovi racconti. Ho ritrovato l' "ispirazione", diciamo così.
In definitiva, quello stato di apatia in cui mi trovavo circa un anno fa sembra dimenticato.
Mi sento bene.
lunedì 7 settembre 2009
Nuovo racconto su lulu.com
Come detto nel precedente post, per i romanzi sono negato. Ho provato a scriverne alcuni un po’ di anni fa, ma nessuno mi ha soddisfatto. Forse ci proverò nuovamente, chissà…
Uno di questi “tentativi” si è letteralmente arenato. Volevo realizzare una specie di fantasy ambientato in un mondo che assomigliasse all’Europa del 1700, e che, proprio perché ispirato al “secolo dei lumi”, avesse alcuni elementi dei “contes philosophiques” di Voltaire. Alla fine mi è servito solo come esercizio di scrittura, e mi ha lasciato alcune idee poi confluite nel racconto “Iperbole” (uno di quelli che, spero a breve, sarà pubblicato su Boopen). Ma il “romanzo” è rimasto incompiuto.
Un capitolo del romanzo però poteva costituire un breve racconto a se stante, un “frammento”, e come tale ho deciso di pubblicarlo nella mia vetrina su lulu.com. E’ disponibile gratuitamente come ebook, con il titolo La prova di coraggio. Ovviamente apparterrà al catalogo delle edizioni gTerma che conto di ampliare pian piano...
Uno di questi “tentativi” si è letteralmente arenato. Volevo realizzare una specie di fantasy ambientato in un mondo che assomigliasse all’Europa del 1700, e che, proprio perché ispirato al “secolo dei lumi”, avesse alcuni elementi dei “contes philosophiques” di Voltaire. Alla fine mi è servito solo come esercizio di scrittura, e mi ha lasciato alcune idee poi confluite nel racconto “Iperbole” (uno di quelli che, spero a breve, sarà pubblicato su Boopen). Ma il “romanzo” è rimasto incompiuto.
Un capitolo del romanzo però poteva costituire un breve racconto a se stante, un “frammento”, e come tale ho deciso di pubblicarlo nella mia vetrina su lulu.com. E’ disponibile gratuitamente come ebook, con il titolo La prova di coraggio. Ovviamente apparterrà al catalogo delle edizioni gTerma che conto di ampliare pian piano...
mercoledì 2 settembre 2009
Scrivere e raccontare
Essendo un lettore accanito, ormai ho una certa competenza nel capire se un testo "gira bene" oppure no (ovviamente anche il mio gusto personale ha il suo peso, non posso negarlo... certi autori considerati grandi fatico a leggerli, benché abbiano il consenso della critica e il plauso di migliaia e migliaia di lettori).
Comunque, in generale, credo che i due elementi fondamentali sono SCRIVERE e RACCONTARE. C'é chi sa "scrivere" splendidamente, ma é terribilmente noioso a "raccontare", e c'é chi sa "raccontare" in modo straordinario ma non sempre riesce a "scrivere" correttamente. Saper fare bene entrambe le cose é un dono di pochi eletti.
Personalmente temo di appartenere alla tipologia "scrive bene / racconta così così".
E' il motivo per cui non riesco a scrivere un romanzo. Posso gestire la narrazione per un numero limitato di pagine, superato quel limite non riesco più a organizzarla in maniera decente...
Comunque, in generale, credo che i due elementi fondamentali sono SCRIVERE e RACCONTARE. C'é chi sa "scrivere" splendidamente, ma é terribilmente noioso a "raccontare", e c'é chi sa "raccontare" in modo straordinario ma non sempre riesce a "scrivere" correttamente. Saper fare bene entrambe le cose é un dono di pochi eletti.
Personalmente temo di appartenere alla tipologia "scrive bene / racconta così così".
E' il motivo per cui non riesco a scrivere un romanzo. Posso gestire la narrazione per un numero limitato di pagine, superato quel limite non riesco più a organizzarla in maniera decente...
martedì 1 settembre 2009
Comunicazione di servizio
EDIT DEL 04/09/2009 (in MAIUSCOLO le modifiche rispetto al messaggio iniziale)
Come da titolo... Faccio presente che I MIEI RACCONTI "IL DELIRIO DI UNA FATA ANZIANA", "L'UNIVERSITA' ONNIPOTENTE" E "IL DEMONE SENZA NOME" SU LULU.COM SONO ORA DISPONIBILI SOLO IN ANTEPRIMA. E' POSSIBILE SCARICARE UN EBOOK GRATUITO CON LE PAGINE INIZIALI DI QUATTRO RACCONTI (INCLUDE ANCHE L'INEDITO "L'ETRUSCO IMMORTALE")
Il motivo é: poiché sto per trasformarli in un libro cartaceo tramite un servizio online che poi lo esporrà sul suo catalogo (non certo gratis), per una forma di correttezza verso eventuali acquirenti di questo libro ho ritenuto opportuno non far leggere gratuitamente il suo contenuto su lulu.com
Ma per gli amici però non cambia nulla: basta che mi chiedano una copia dell'ebook, magari tramite posta elettronica, e glielo farò avere senza alcuna spesa ;)
P.S.: il libro cartaceo é per uso personale ("parenti ed amici" come recita la formula rituale), però visto che comparirà su un sito internet con un bel prezzo sopra, e visto che (non si sa mai) qualche navigatore del sito potrebbe fare la follia di comprarlo, immagino che poi sarebbe abbastanza seccato nello scoprire che gli stessi identici racconti erano scaricabili gratis altrove...
Come da titolo... Faccio presente che I MIEI RACCONTI "IL DELIRIO DI UNA FATA ANZIANA", "L'UNIVERSITA' ONNIPOTENTE" E "IL DEMONE SENZA NOME" SU LULU.COM SONO ORA DISPONIBILI SOLO IN ANTEPRIMA. E' POSSIBILE SCARICARE UN EBOOK GRATUITO CON LE PAGINE INIZIALI DI QUATTRO RACCONTI (INCLUDE ANCHE L'INEDITO "L'ETRUSCO IMMORTALE")
Il motivo é: poiché sto per trasformarli in un libro cartaceo tramite un servizio online che poi lo esporrà sul suo catalogo (non certo gratis), per una forma di correttezza verso eventuali acquirenti di questo libro ho ritenuto opportuno non far leggere gratuitamente il suo contenuto su lulu.com
Ma per gli amici però non cambia nulla: basta che mi chiedano una copia dell'ebook, magari tramite posta elettronica, e glielo farò avere senza alcuna spesa ;)
P.S.: il libro cartaceo é per uso personale ("parenti ed amici" come recita la formula rituale), però visto che comparirà su un sito internet con un bel prezzo sopra, e visto che (non si sa mai) qualche navigatore del sito potrebbe fare la follia di comprarlo, immagino che poi sarebbe abbastanza seccato nello scoprire che gli stessi identici racconti erano scaricabili gratis altrove...
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