giovedì 20 dicembre 2018

Ultimo post del 2018

Natale è alle porte e l'anno sta per finire (per continuare coi luoghi comuni potrei pure aggiungere "le stagioni non sono più quelle di una volta" ma ve lo risparmio, anche se in effetti ve l'ho appena rifilato).
Insomma, come concludere degnamente l'anno blogghistico 2018?
Il bilancio numerico è negativo: calo vertiginoso dei post pubblicati, calo delle visite, calo degli ebook venduti... Sono in linea con le tendenze dell'economia nazionale, purtroppo.
Sul piano umano è stato invece un anno positivo, contrassegnato dal consolidamento dei buoni rapporti con tanti colleghi bloggers.
Inoltre il 2018 resterà negli annali del blog in quanto segna l'anno di "nascita" di Inagheshi ;-)
I programmi per il 2019 li ho già palesati, cosa altro posso aggiungere?
... Soltanto che, per quanto mi riguarda, sarebbe già un bel traguardo ritrovarmi qui fra dodici mesi senza alcuna variazione nella mia vita. Potervi dire che, al di fuori del blog, ho ancora un lavoro, una famiglia, tutte le persone care in salute, nessun problema finanziario.
É banale, lo so, ma giunti alla mia età l'unico sogno per il futuro è che non sia troppo diverso dal presente (purché nel presente di riferimento le cose vadano sostanzialmente bene, ovvio ;-)
Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito a rendere vivo questo blog coi loro commenti, contributi, messaggi e suggerimenti.
Ci vediamo l'anno prossimo... tosti e determinati come sempre :-D

giovedì 13 dicembre 2018

Ci saranno degli yonkoma

Vi ho già accennato che l'anno prossimo il blog sarà meno aggiornato ma ci sarà una striscia fumettistica settimanale. In effetti ci saranno degli yonkoma. Immagino che a questo punto sarà necessaria qualche spiegazione per i non-otaku (e forse anche la stessa parola otaku non è chiarissima per tutti, anche se ormai è abbastanza diffusa...)
Facciamo così: per ora vi spiego la prima indossando i panni di Inagheshi ;-)



mercoledì 5 dicembre 2018

Un tema pittorico ricorrente - 10

Le nature morte sono uno dei soggetti più tipici della pittura. Hanno il vantaggio di poter essere create in studio - o addirittura a casa - con relativa facilità: è sufficiente un tavolo sul quale arrangiare gli elementi che comporranno la tela, non servono né modelli da pagare né condizioni atmosferiche favorevoli per la luce. Inoltre sono soggetti generalmente apprezzati da tutti, quindi con ampio mercato per la vendita.
L'ascesa delle nature morte come genere è iniziata nel Rinascimento, dapprima create in forma di piccole allegorie, poi semplicemente come opere decorative.
La messa in scena artistica di selvaggina e primizie è uno dei temi preferiti, che peraltro ha una storia molto più antica. Tra gli egiziani, e soprattutto fra i romani, era considerato di buon auspicio decorare la propria casa con immagini di frutta e carne, un augurio di abbondanza e un omaggio visivo per i commensali. Nelle domus di Pompei sono abbastanza frequenti affreschi che noi definiremmo "nature morte" (i romani li chiamavano xenia, parola greca che indica il concetto di ospitalità e convivialità).


L'uso di soggetti quali fiori, frutti, selvaggina (ma anche libri, strumenti e altri oggetti inanimati) si sviluppò soprattutto nell'Europa del Nord, inizialmente come decorazione di tele di argomento religioso, poi come genere a se stante. L'elemento metaforico emerge grazie a delle simbologie che risultano comprensibili a chi ammira il quadro.
In questa opera di Pieter Claesz (1598-1661) è sin troppo evidente quale sia il messaggio implicito dell'immagine...


Nella natura morta del suo connazionale Laurens Craen (1620-1670) il messaggio è opposto: un elogio della vita e dei piaceri terreni. Lo si capisce dalla prosperità della tavola, dalla lussuosa presenza di uva e agrumi (non così diffusi in Olanda) e dai calici per gli alcolici semivuoti che lasciano intendere l'ebbrezza dai commensali; ma soprattutto dall'ostrica aperta in basso. É una simbologia che passa inosservata per i non-iniziati, ma sappiate che nella semantica figurativa di quell'epoca, ebbene, un'ostrica aperta simboleggiava... una donna che si concede.


Oltre ai vantaggi compositivi già citati, la natura morta ha l'ulteriore vantaggio di poter essere utilizzata per mettere in mostra i particolari virtuosismi stilistici del pittore che la esegue. Nelle due tele già viste si nota ad esempio come nella prima vi sia un uso notevole del contrasto luce/ombra, mentre nella seconda c'è una bellissima luminosità. Il pittore - pure lui olandese - Samuel Dirksz van Hoogstraten (1627-1678) aveva un gran talento per il trompe l'oeuil, e si divertiva a creare nature morte che rappresentavano gli interni di borsoni con lacci per bloccare gli effetti personali... Praticamente ritraeva valigie dell'epoca.


Ho mostrato solo pittori olandesi sinora, ma l'orgoglio patriottico mi spinge a rammentare che anche celebri artisti italiani come il Caravaggio hanno dipinto nature morte di grande effetto. Qui però voglio cogliere l'occasione per dare spazio a una delle pochissime pittrici italiane di epoca non moderna.
Come saprete purtroppo nei secoli scorsi le donne erano escluse da tante cose, compreso lo studio dell'arte. Ma Fede Galizia (1578-1630) era figlia di un pittore ed ebbe modo di apprendere da lui i segreti dei colori a olio. I suoi quadri più celebri sono proprio le nature morte, per le quali aveva un talento eccezionale.


In tempi più recenti le nature morte sono state coinvolte nel processo di rinnovamento della pittura, nel senso che rispecchiano le evoluzioni stilistiche dell'arte moderna e le attitudini dell'autore.
Ad esempio, il nostro Giorgio Morandi (1890-1964) ha dipinto quasi esclusivamente nature morte composte con bottiglie e altri recipienti per liquidi. Tuttavia la sua opera viene spesso associata al movimento dei metafisici come De Chirico e Carrà, poiché le sue bottiglie sembrano voler trasmettere una sensazione di straniamento e alienazione.


Il pittore francese Fernand Léger (1881-1955) è stato uno sperimentatore delle nuove correnti di inizio novecento, in particolare cubismo e astrattismo, cosicché la sua "Natura morta con un boccale di birra" sembra strizzare l'occhio ai quadri di Picasso e Braque:


Il visionario surrealista spagnolo Salvador Dalì (1904-1989) ha addirittura scherzato sul nome di questo tema pittorico ricorrente dipingendo una "Natura morta viva" in cui gli oggetti inanimati sulla tavola iniziano a muoversi come se avessero preso vita:


Insomma, le nature morte pur essendo così apparentemente semplici possono però fornire degli spunti originali all'artista che decide di cimentarvisi.