Come sapete non faccio mai segnalazioni "su richiesta". Se segnalo un blog o un autore autoprodotto è solo perché mi ha colpito in modo particolare, spesso imbattendomici casualmente.
Esattamente quel che mi è successo con "Visioni private" di Sabrina Folcia, un romanzo che ha diverse affinità con il mio racconto "L'era dell'esibizionismo globale" pubblicato a suo tempo sul blog e con la novella "Un sabato diverso".
L'idea di base è semplice: una ragazza ha l'opportunità di avere un appartamento ad affitto zero purché accetti di essere ripresa 24 ore su 24 da telecamere nascoste al suo interno.
La narrazione, pur non cercando né colpi di scena clamorosi né morbosità voyeuristiche (e lo spunto di partenza ne offrirebbe la possibilità, ma non aspettatevi un porno) indaga invece nella psicologia dei personaggi principali, la giovane protagonista e il suo padrone di casa. Partendo da loro due e dalle persone con le quali interagiscono nella quotidianità l'autrice elabora uno spaccato della società italiana contemporanea delineando il peggio che essa sa offrire, ma riesce anche a non condannare il tutto con un moralismo facile e a cerca invece una logica, quasi un percorso sociologico nel quale incanalare certe attitudini degli italiani di oggi.
Una storia che è quasi un'allegoria ma al tempo stesso è iperrealmente realistica, se mi concedete l'ossimoro, e offre numerosi spunti di riflessione.
domenica 30 agosto 2015
martedì 25 agosto 2015
Ennesima candelina
Una gentile amica del web qualche giorno fa mi ha chiesto "Come va?" e io le ho replicato che avrei tentato di dare una risposta alla sua domanda il giorno in cui il mio miserabile corpo avrebbe segnato un'altra tacca in quella celebrazione del processo degenerativo dell'organismo denominata "compleanno".
Ecco, avrete capito che pur essendo oggi il mio anniversario di nascita non ho uno stato d'animo festaiolo.
E così, per quanto riguarda la succitata domanda... beh, ammetto che è semplice:
"Come va?"
Semplicissima. Tuttavia continuo a sentirmi incapace di corredarla con una risposta esauriente. Da alcune settimane vivo isolato nell'attimo presente, come se non ci fosse nessun domani e neppure nessun "fra dieci minuti". Un cultore del buddhismo zen potrebbe supporre che ho raggiunto l'illuminazione, ma conosco sufficientemente bene lo zen per capire che la mia è un'assai più banale apatia, una cattolica accidia (non a caso inclusa fra i sette peccati capitali), una stupidità volontaria del cervello che tenta di rendersi amorfo perché ha paura di comprendere esattamente quale potrebbe essere la risposta all'apparentemente innocuo interrogativo racchiuso nelle due parole "Come va?"...
Parafrasando Carmen Consoli posso definirmi confuso e non felice. Perché mai?
Intanto perché vorrei modificare alcune situazioni non modificabili nell'immediato. E vorrei compiere azioni che oggettivamente non posso permettermi di compiere. Praticamente sperimento in pieno i limiti della condizione umana, sensazione che non ha niente di trascendentale eppure al tempo stesso può assomigliare alla condizione di chi ha ingoiato un boccone pesante senza riuscire né a digerirlo né a vomitarlo. Sta lì nello stomaco a causare fastidio e nausea senza potersene liberare.
Probabilmente devo solo ricominciare a scrivere nuovi racconti, leggere libri mai letti prima e impegnare il cervello. E naturalmente procrastinare ancora nel tempo, verso un futuro indefinito, la formulazione di una risposta alla domanda "Come va?"...
Ecco, avrete capito che pur essendo oggi il mio anniversario di nascita non ho uno stato d'animo festaiolo.
E così, per quanto riguarda la succitata domanda... beh, ammetto che è semplice:
"Come va?"
Semplicissima. Tuttavia continuo a sentirmi incapace di corredarla con una risposta esauriente. Da alcune settimane vivo isolato nell'attimo presente, come se non ci fosse nessun domani e neppure nessun "fra dieci minuti". Un cultore del buddhismo zen potrebbe supporre che ho raggiunto l'illuminazione, ma conosco sufficientemente bene lo zen per capire che la mia è un'assai più banale apatia, una cattolica accidia (non a caso inclusa fra i sette peccati capitali), una stupidità volontaria del cervello che tenta di rendersi amorfo perché ha paura di comprendere esattamente quale potrebbe essere la risposta all'apparentemente innocuo interrogativo racchiuso nelle due parole "Come va?"...
Parafrasando Carmen Consoli posso definirmi confuso e non felice. Perché mai?
Intanto perché vorrei modificare alcune situazioni non modificabili nell'immediato. E vorrei compiere azioni che oggettivamente non posso permettermi di compiere. Praticamente sperimento in pieno i limiti della condizione umana, sensazione che non ha niente di trascendentale eppure al tempo stesso può assomigliare alla condizione di chi ha ingoiato un boccone pesante senza riuscire né a digerirlo né a vomitarlo. Sta lì nello stomaco a causare fastidio e nausea senza potersene liberare.
Probabilmente devo solo ricominciare a scrivere nuovi racconti, leggere libri mai letti prima e impegnare il cervello. E naturalmente procrastinare ancora nel tempo, verso un futuro indefinito, la formulazione di una risposta alla domanda "Come va?"...
giovedì 20 agosto 2015
Cambio di look
Non che il vecchio banner e relativo colore mi avesse stufato...
... però, voi lo sapete, nella vita ogni tanto viene voglia di cambiare senza che vi sia un motivo concreto, solo perché si è talmente assuefatti all'abitudinario da temere di piombare in una monotona routine.
Cambiare lavoro, moglie, fede religiosa o squadra del cuore necessita di parecchia riflessione preventiva (e anche di una buona dose di culo, soprattutto il lavoro).
Ma per il blog è tutto molto più semplice, così, alla fine, è stato il prescelto per soddisfare questa mia latente brama di variegare maggiormente gli elementi che compongono il mosaico della mia vita.
Stavolta ho scelto un look più essenziale, meno raffinato ma (spero) più diretto.
Che ne dite, è venuto bene?
... però, voi lo sapete, nella vita ogni tanto viene voglia di cambiare senza che vi sia un motivo concreto, solo perché si è talmente assuefatti all'abitudinario da temere di piombare in una monotona routine.
Cambiare lavoro, moglie, fede religiosa o squadra del cuore necessita di parecchia riflessione preventiva (e anche di una buona dose di culo, soprattutto il lavoro).
Ma per il blog è tutto molto più semplice, così, alla fine, è stato il prescelto per soddisfare questa mia latente brama di variegare maggiormente gli elementi che compongono il mosaico della mia vita.
Stavolta ho scelto un look più essenziale, meno raffinato ma (spero) più diretto.
Che ne dite, è venuto bene?
lunedì 17 agosto 2015
Vendetta antiamericana di un italiano infastidito
Il titolo del post in effetti sintetizza troppo, potrebbe farmi sembrare un simpatizzante dell'ISIS o un ammiratore di Putin.
Il titolo corretto sarebbe stato: "Vendetta contro le produzioni televisive, cinematografiche ed editoriali americane che rappresentano un'Italia inesistente ai limiti dell'irritante", ma mi pareva troppo lungo.
Non so se avete compreso quel che intendo. Provo a spiegarmi meglio...
Telefilm americano, uno a caso, scena "ambientata in Italia"... In genere si vedono alcune inquadrature della Torre di Pisa, del Colosseo e di Piazza San Marco, in sequenza rapida. Poi la scena si fissa dove si trovano i protagonisti della fiction, un luogo con tanti grattacieli e macchinoni enormi che sfilano, la tipica piazza italiana. La telecamera zooma su un bar coi tavolini all'aperto e una bandiera italiana (o forse messicana) appesa all'ingresso. Lungo la strada sono di ronda due poliziotti con la divisa verde militare (le famose divise verdi della polizia italiana), pelle scurissima, baffi neri, occhiali da sole. A un tavolo del bar siede un signore che legge un quotidiano con gli occhiali da sole. Passano di corsa due bambini, uno dei due regge un pallone. Se tra i protagonisti del telefilm c'è una donna, in genere passa anche un uomo con gli occhiali da sole che se li abbassa per guardarla sbavando. Quando cercano di ordinare un caffé il cameriere è distratto, gli presta attenzione in ritardo e poi gli sorride come un idiota, infine gli serve una caraffa di caffé annacquato; mentre i protagonisti lo bevono passano al loro fianco alcune suore. Se i protagonisti entrano dentro il bar si può inevitabilmente notare una foto in bianco e nero di Sophia Loren appesa alla parete, ma anche un poster con una squadra di calcio (probabilmente il Real Madrid o il Benfica).
Ecco, io mi sono rotto le palle di queste scene "ambientate in Italia" di certe fiction americane.
Per vendetta un giorno scriverò la sceneggiatura di un film ambientato in America il cui protagonista è un ranger texano con la testa sempre sormontata da un cappellone da cow boy - anche quando va a dormire - che si reca a New York per indagare su un dirigente della CIA corrotto. Durante il soggiorno avrà una storia d'amore con una donna in carriera newyorkese che tromba sette volte al giorno con dieci persone diverse (contando ovviamente i ménage à trois).
La scena clou si svolge nel centro di New York: in una piazza con tipiche antiche case in tufo americane e trulli del New England, sopra le quali spiccano cartelli pubblicitari con immagini delle cascate del Niagara e del Big Ben, un ragazzo con la divisa da giocatore di football (casco incluso) sta portando a spasso il suo cane. Un nero con un ghetto blaster enorme sulle spalle fa suonare a tutto volume una canzone di Tiziano Ferro mentre due ragazze vestite da cheerleaders sono ferme davanti a una vetrina che espone scarpe della Superga. Un carabiniere hawaiano (con una corona di fiori sopra la divisa di ordinanza) si guarda attentamente intorno mentre due indiani pellerossa passano a cavallo in mezzo alla strada. In un bar un televisore acceso trasmette un discorso del presidente Nixon; all'ingresso sventola una bandiera americana del 1779 con 13 stelle. Poco più in là un signore sta leggendo un quotidiano newyorkese, ovviamente il Times di Londra.
Ecco, questa sarà la mia vendetta!
(N.B.: fa ancora molto caldo, siate indulgenti con questo povero blogger ;-)
Il titolo corretto sarebbe stato: "Vendetta contro le produzioni televisive, cinematografiche ed editoriali americane che rappresentano un'Italia inesistente ai limiti dell'irritante", ma mi pareva troppo lungo.
Non so se avete compreso quel che intendo. Provo a spiegarmi meglio...
Telefilm americano, uno a caso, scena "ambientata in Italia"... In genere si vedono alcune inquadrature della Torre di Pisa, del Colosseo e di Piazza San Marco, in sequenza rapida. Poi la scena si fissa dove si trovano i protagonisti della fiction, un luogo con tanti grattacieli e macchinoni enormi che sfilano, la tipica piazza italiana. La telecamera zooma su un bar coi tavolini all'aperto e una bandiera italiana (o forse messicana) appesa all'ingresso. Lungo la strada sono di ronda due poliziotti con la divisa verde militare (le famose divise verdi della polizia italiana), pelle scurissima, baffi neri, occhiali da sole. A un tavolo del bar siede un signore che legge un quotidiano con gli occhiali da sole. Passano di corsa due bambini, uno dei due regge un pallone. Se tra i protagonisti del telefilm c'è una donna, in genere passa anche un uomo con gli occhiali da sole che se li abbassa per guardarla sbavando. Quando cercano di ordinare un caffé il cameriere è distratto, gli presta attenzione in ritardo e poi gli sorride come un idiota, infine gli serve una caraffa di caffé annacquato; mentre i protagonisti lo bevono passano al loro fianco alcune suore. Se i protagonisti entrano dentro il bar si può inevitabilmente notare una foto in bianco e nero di Sophia Loren appesa alla parete, ma anche un poster con una squadra di calcio (probabilmente il Real Madrid o il Benfica).
Ecco, io mi sono rotto le palle di queste scene "ambientate in Italia" di certe fiction americane.
Per vendetta un giorno scriverò la sceneggiatura di un film ambientato in America il cui protagonista è un ranger texano con la testa sempre sormontata da un cappellone da cow boy - anche quando va a dormire - che si reca a New York per indagare su un dirigente della CIA corrotto. Durante il soggiorno avrà una storia d'amore con una donna in carriera newyorkese che tromba sette volte al giorno con dieci persone diverse (contando ovviamente i ménage à trois).
La scena clou si svolge nel centro di New York: in una piazza con tipiche antiche case in tufo americane e trulli del New England, sopra le quali spiccano cartelli pubblicitari con immagini delle cascate del Niagara e del Big Ben, un ragazzo con la divisa da giocatore di football (casco incluso) sta portando a spasso il suo cane. Un nero con un ghetto blaster enorme sulle spalle fa suonare a tutto volume una canzone di Tiziano Ferro mentre due ragazze vestite da cheerleaders sono ferme davanti a una vetrina che espone scarpe della Superga. Un carabiniere hawaiano (con una corona di fiori sopra la divisa di ordinanza) si guarda attentamente intorno mentre due indiani pellerossa passano a cavallo in mezzo alla strada. In un bar un televisore acceso trasmette un discorso del presidente Nixon; all'ingresso sventola una bandiera americana del 1779 con 13 stelle. Poco più in là un signore sta leggendo un quotidiano newyorkese, ovviamente il Times di Londra.
Ecco, questa sarà la mia vendetta!
(N.B.: fa ancora molto caldo, siate indulgenti con questo povero blogger ;-)
mercoledì 12 agosto 2015
Rientro con cazzeggio
Mettersi da subito a bloggare seriamente (ammesso che lo abbia mai fatto) sarebbe troppo difficile.
Perciò la ripartenza sarà lenta, con ampio spazio dedicato al cazzeggio, l'unica attività che ottiene sempre una discreta credibilità nel nostro paese.
Per questo primo poco serio post di rientro, mi sono permesso di imitare il grafico bulgaro Yanko Tsvetkov che qualche anno fa creò delle mappature irriverenti dell'Europa basandosi sui luoghi comuni dei vari popoli che la abitano (potete vederne alcune qui).
Io ne ho creata una che mostra l'Europa dal punto di vista dei maschi etero italiani. Giudicate voi se sono stato accurato...
Perciò la ripartenza sarà lenta, con ampio spazio dedicato al cazzeggio, l'unica attività che ottiene sempre una discreta credibilità nel nostro paese.
Per questo primo poco serio post di rientro, mi sono permesso di imitare il grafico bulgaro Yanko Tsvetkov che qualche anno fa creò delle mappature irriverenti dell'Europa basandosi sui luoghi comuni dei vari popoli che la abitano (potete vederne alcune qui).
Io ne ho creata una che mostra l'Europa dal punto di vista dei maschi etero italiani. Giudicate voi se sono stato accurato...
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