La ricorrenza della Pasqua è sempre piuttosto particolare per me. Non è un caso se riesce sempre a ispirarmi post sofferti (vedi quello del 2014 , quello del 2013 , quello del 2011 o quello più coinciso ma in fondo turbato del 2010)
Mi definisco spesso un eretico, con riferimento al mio nickname che sta a indicare un seguace dell'eresia di Ario (e non, come un utente attaccabrighe di anobii ha malignato, la razza eletta proclamata dall'imbianchino paranoico).
Ma non lo sono nel senso letterale del termine. Un eretico in genere crede profondamente in Dio, giungendo al punto di entrare in contrasto coi canoni ufficiali della sua religione proprio perché ritiene straordinariamente importante che essa venga insegnata nel modo corretto e mette in dubbio che tale fondamentale ortodossia dottrinaria sia correttamente applicata dal clero che la celebra.
Insomma, alla base c'è una fede estrema.
Ma io ce l'ho questa fede estrema?
Direi proprio di no.
Io sono un credente cristiano, e sono anche un razionalista, e sono anche un eretico a volte, certo, ma anche un peccatore consapevole (e quando uno si sente "peccatore" significa che il suo grado di ortodossia è più elevato di quanto lui stesso non vorrebbe).
Insomma, sono lacerato fra orientamenti discordanti che pure mi appartengono tutti.
Lo stesso fulcro centrale della Pasqua (la Resurrezione di Cristo che implica per i cristiani la speranza di una vita dopo la morte fisica del corpo) mi suscita dubbi più che certezze. Riesco a concepire Dio ma non l'immortalità dell'anima.
Come posso definire questo atteggiamento?
Scettico no, perché c'è di mezzo comunque una fede.
Eretico, beh, direi di sì.
O forse è solo un peccato di superbia?...
Dubbi, incertezze, contraddizioni. Come dicevo, la Pasqua mi costringe a ponderare il mio mai ben risolto rapporto con la religione cristiana.
Auguro a tutti voi una profonda serenità interiore che vi permetta di affrontare la Settimana Santa nel miglior modo, rinascendo alla vita come la natura che fiorisce di primavera proprio in questi giorni.
Il blog resterà fermo a riflettere qualche giorno in più dei soliti cinque, il prossimo post verrà pubblicato dopo le festività, e forse anche qualcosina in più.
Buona Pasqua a tutti :-)
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domenica 29 marzo 2015
martedì 24 marzo 2015
Un tema pittorico ricorrente - 6
La Pasqua è una ricorrenza che riesce sempre a indurmi alla riflessione (ma ne parlerò più approfonditamente in un post apposito nei prossimi giorni).
La vicinanza di questa festività mi ha suggerito di frugare nella memoria alla ricerca dei quadri che maggiormente mi hanno colpito con la loro rappresentazione pittorica dell'evento più significativo celebrato alla fine della Settimana Santa: la Resurrezione di Cristo. É un tema che ha ispirato, inevitabilmente, centinaia di opere d'arte.
Limitandomi alla mia ristrettissima esperienza posso dire che una delle interpretazioni più esteticamente aggraziate che ho ammirato è quella del Mantegna (1431-1506), una tela tipicamente rinascimentale in cui la Resurrezione viene messa in scena con poco realismo e una scenografia quasi teatrale, col Cristo in una posa solenne circondato da un ricamo di luce e i soldati romani ugualmente in scena come attori su un palcoscenico.
Il quasi contemporaneo Matthias Grünewald (1480-1528) prediligeva immagini più germanicamente espressive, cariche di emotività dai toni cupi. La Resurrezione concepita per l'Altare di Isenheim, una delle serie pittoriche più celebri della pittura tedesca, mostra un Cristo trasfigurato, ormai non più umano e, per contro, straordinariamente divino come un sole che sorge sulle rovine della terra.
Dominikos Theotokopoulos, meglio noto come El Greco (1541-1614) sceglie invece le tonalità luminose che è lecito aspettarsi da un uomo nato in un'isola del Mediterraneo e vissuto a Venezia e a Toledo. Col suo stile inconfondibile rappresenta Gesù risplendente di un biancore angelico mentre risorge in mezzo a un intrico di corpi, un minuscolo campione di umanità nella quale si può distinguere il convertito che acclama il Figlio di Dio e l'empio che non riconosce il miracolo e vorrebbe addirittura colpire il Cristo con la sua spada.
Il grande pittore olandese Rembrandt (1606-1669) lascia da parte l'eleganza estetica dei secoli precedenti e ammanta la scena di drammaticità e azione, col Cristo che è appena visibile - in basso a destra sporge la testa dal sepolcro - mentre il personaggio centrale diventa l'angelo fiammeggiante che solleva il coperchio della tomba e spaventa come un fantasma i soldati avvolti nelle tenebre concrete della notte e da quelle psicologiche del terrore suscitato dall'inatteso prodigio.
Un'impostazione simile viene ripresa un secolo e mezzo dopo dal visionario artista e poeta inglese William Blake (1757-1827) che immagina invece la scena all'interno del sepolcro, più intima, più tranquilla, con due angeli che vegliano amorosamente Gesù appena risvegliato alla vita e un terzo che svelle la pietra posta davanti all'ingresso della tomba.
L'artista contemporaneo svizzero Patrick Devonas, che definisce la propria pittura come réalisme imaginaire, trasforma la Resurrezione in un quadro che prende vita, una forma di arte nell'arte in cui i simboli e le allegorie non sono prettamente definiti (né definibili) e tentano di ispirare individualmente ogni osservatore stimolandone la personale percezione del significato di ogni dettaglio.
Ma le opere degne di menzione sono molte di più. Ognuno può cercare nel vasto mondo delle arti figurative la rappresentazione della Resurrezione che maggiormente lo emozioni. Le interpretazioni sono talmente numerose da riuscire ad esprimere ogni sorta di coinvolgimento sensoriale e psicologico nei riguardi di questo tema così centrale nella cultura occidentale e mondiale.
La vicinanza di questa festività mi ha suggerito di frugare nella memoria alla ricerca dei quadri che maggiormente mi hanno colpito con la loro rappresentazione pittorica dell'evento più significativo celebrato alla fine della Settimana Santa: la Resurrezione di Cristo. É un tema che ha ispirato, inevitabilmente, centinaia di opere d'arte.
Limitandomi alla mia ristrettissima esperienza posso dire che una delle interpretazioni più esteticamente aggraziate che ho ammirato è quella del Mantegna (1431-1506), una tela tipicamente rinascimentale in cui la Resurrezione viene messa in scena con poco realismo e una scenografia quasi teatrale, col Cristo in una posa solenne circondato da un ricamo di luce e i soldati romani ugualmente in scena come attori su un palcoscenico.
Il quasi contemporaneo Matthias Grünewald (1480-1528) prediligeva immagini più germanicamente espressive, cariche di emotività dai toni cupi. La Resurrezione concepita per l'Altare di Isenheim, una delle serie pittoriche più celebri della pittura tedesca, mostra un Cristo trasfigurato, ormai non più umano e, per contro, straordinariamente divino come un sole che sorge sulle rovine della terra.
Dominikos Theotokopoulos, meglio noto come El Greco (1541-1614) sceglie invece le tonalità luminose che è lecito aspettarsi da un uomo nato in un'isola del Mediterraneo e vissuto a Venezia e a Toledo. Col suo stile inconfondibile rappresenta Gesù risplendente di un biancore angelico mentre risorge in mezzo a un intrico di corpi, un minuscolo campione di umanità nella quale si può distinguere il convertito che acclama il Figlio di Dio e l'empio che non riconosce il miracolo e vorrebbe addirittura colpire il Cristo con la sua spada.
Il grande pittore olandese Rembrandt (1606-1669) lascia da parte l'eleganza estetica dei secoli precedenti e ammanta la scena di drammaticità e azione, col Cristo che è appena visibile - in basso a destra sporge la testa dal sepolcro - mentre il personaggio centrale diventa l'angelo fiammeggiante che solleva il coperchio della tomba e spaventa come un fantasma i soldati avvolti nelle tenebre concrete della notte e da quelle psicologiche del terrore suscitato dall'inatteso prodigio.
Un'impostazione simile viene ripresa un secolo e mezzo dopo dal visionario artista e poeta inglese William Blake (1757-1827) che immagina invece la scena all'interno del sepolcro, più intima, più tranquilla, con due angeli che vegliano amorosamente Gesù appena risvegliato alla vita e un terzo che svelle la pietra posta davanti all'ingresso della tomba.
L'artista contemporaneo svizzero Patrick Devonas, che definisce la propria pittura come réalisme imaginaire, trasforma la Resurrezione in un quadro che prende vita, una forma di arte nell'arte in cui i simboli e le allegorie non sono prettamente definiti (né definibili) e tentano di ispirare individualmente ogni osservatore stimolandone la personale percezione del significato di ogni dettaglio.
Ma le opere degne di menzione sono molte di più. Ognuno può cercare nel vasto mondo delle arti figurative la rappresentazione della Resurrezione che maggiormente lo emozioni. Le interpretazioni sono talmente numerose da riuscire ad esprimere ogni sorta di coinvolgimento sensoriale e psicologico nei riguardi di questo tema così centrale nella cultura occidentale e mondiale.
sabato 21 marzo 2015
Boomstick Award 2015
Ringraziando l'amico blogger di The Obsidian Mirror ricevo il prestigioso premio Boomstick Award.
Sento già le malelingue in sottofondo: "L'amico blogger? Allora sei un raccomandato, hai beccato il premio perché fra compagnetti ci si aiuta, una mano lava l'altra, le solite pastette all'italiana...!!!"
Niente di tutto ciò. Prima che decidiate di chiamare qualche p.m. per aprire un nuovo fascicolo nell'inchiesta 'Mafia Capitale', vi dico subito che il criterio di assegnazione utilizzato è stato di una limpidezza estrema: i primi sette commentatori del penultimo post del blog The Obsidian Mirror sono stati prescelti e io ho commentato per settimo. Più democratico e trasparente di così!
(N.B.: però le parole utilizzate sono state stupende, grazie ancora, ne sono rimasto davvero onorato :-)
Ma passiamo alle regole, che sono poche però rigidissime:
-il premio è stato creato dal blog Book & Negative ed è obbligatorio citarlo quando si viene insigniti di tale onore;
-i premiati sono sette, non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore;
-il post in cui viene presentato il premio non deve contenere giustificazioni da parte del premiante riservate agli esclusi per scusarsi di non averli nominati;
-l'assegnazione del premio va motivata. Non occorre una tesi di laurea: è sufficiente addurre un pretesto;
-è vietato riscrivere le regole: bisogna limitarsi a copiarle così come sono state concepite.
-se le regole verranno disattese, il premio viene immediatamente revocato e sostituito dal Bitch, Please Award, che non è affatto onorevole e porta grande sfiga.
Poiché non rispetterò la regola di nominare a mia volta sette vincitori mi terrò il Bitch, Please Award e sfiderò la sfiga che può comportare, consapevole che anche senza tale riconoscimento menagramo siamo incatramati in un'era di così dominante sfiga da rendere il premio una piccolissima goccia in un oceano immenso.
Buona domenica a tutti :-)
(P.S.: me lo tengo anche perché io adoro il Conte di Cavour, per me è stato un uomo eccezionale)
Sento già le malelingue in sottofondo: "L'amico blogger? Allora sei un raccomandato, hai beccato il premio perché fra compagnetti ci si aiuta, una mano lava l'altra, le solite pastette all'italiana...!!!"
Niente di tutto ciò. Prima che decidiate di chiamare qualche p.m. per aprire un nuovo fascicolo nell'inchiesta 'Mafia Capitale', vi dico subito che il criterio di assegnazione utilizzato è stato di una limpidezza estrema: i primi sette commentatori del penultimo post del blog The Obsidian Mirror sono stati prescelti e io ho commentato per settimo. Più democratico e trasparente di così!
(N.B.: però le parole utilizzate sono state stupende, grazie ancora, ne sono rimasto davvero onorato :-)
Ma passiamo alle regole, che sono poche però rigidissime:
-il premio è stato creato dal blog Book & Negative ed è obbligatorio citarlo quando si viene insigniti di tale onore;
-i premiati sono sette, non uno di più, non uno di meno. Non sono previste menzioni d’onore;
-il post in cui viene presentato il premio non deve contenere giustificazioni da parte del premiante riservate agli esclusi per scusarsi di non averli nominati;
-l'assegnazione del premio va motivata. Non occorre una tesi di laurea: è sufficiente addurre un pretesto;
-è vietato riscrivere le regole: bisogna limitarsi a copiarle così come sono state concepite.
-se le regole verranno disattese, il premio viene immediatamente revocato e sostituito dal Bitch, Please Award, che non è affatto onorevole e porta grande sfiga.
Poiché non rispetterò la regola di nominare a mia volta sette vincitori mi terrò il Bitch, Please Award e sfiderò la sfiga che può comportare, consapevole che anche senza tale riconoscimento menagramo siamo incatramati in un'era di così dominante sfiga da rendere il premio una piccolissima goccia in un oceano immenso.
Buona domenica a tutti :-)
(P.S.: me lo tengo anche perché io adoro il Conte di Cavour, per me è stato un uomo eccezionale)
martedì 17 marzo 2015
L'idea non basta
Una delle convinzioni tipiche di chi non scrive è che l'idea di base tramite la quale sviluppare una storia sia molto importante. L'ammirazione di molti lettori verso certi autori nasce soprattutto per l'originalità dello spunto di partenza.
In realtà l'idea in sé serve a ben poco se non viene sorretta da uno sviluppo valido e, soprattutto, da una narrazione capace di coinvolgere emotivamente il lettore. Tanto è vero che può capitare persino che uno spunto realmente peculiare fallisca.
Adesso vi accenno un'idea che nonostante la sua straordinaria originalità è stata insufficiente per dare il successo all'autore che l'ha concepita: un bambino nasce già vecchio e man mano che passano gli anni ringiovanisce...
Sento le voci in sottofondo, mi gridano: "Ehi, ma che stai dicendo? Questa è lo spunto di partenza de Il curioso caso di Benjamin Button che non è stato affatto un insuccesso, ci hanno tratto anche un film in tempi recenti!"
Vero. É una novella di Francis Scott Fitzgerald scritta nel 1922, ma a renderla unica è stato lo stile narrativo del grande scrittore americano, non l'idea in sé. Tanto è vero che questo spunto non è affatto originale: qualcuno lo aveva avuto prima di lui.
Il poeta torinese Giulio Gianelli (1879-1914), amico di Guido Gozzano e appartenente come lui all'area dei cosiddetti 'crepuscolari', nel 1911 (quindi undici anni prima di Fitzgerald) aveva pubblicato un libro per bambini il cui titolo non necessita di spiegazioni: Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino. Si potrebbe obiettare che un libro per bambini è ben altra cosa rispetto a una racconto di narrativa mainstream, però ci sono numerosi esempi, proprio in quegli anni, di libri per bambini diventati successi mondiali: Pinocchio di Carlo Collodi (prima edizione 1883), Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (prima edizione 1865) o Peter Pan di J.M. Barrie (prima messa in scena teatrale nel 1904). Anche volendosi limitare a un libro noto soltanto in Italia, Il giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli (prima edizione 1907) pur non avendolo forse mai letto quanto meno lo avrete sentito nominare. Mentre di Giulio Gianelli e del suo Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino ne sapevate qualcosa? Eravate a conoscenza dell'esistenza di un libro simile?
Eppure l'idea era originalissima! Ma se il libro ha uno stile un po' noioso, poco coinvolgente, l'idea di partenza non può salvarlo dal farlo rimanere nel limbo delle mere curiosità letterarie note solo agli studiosi (se volete leggerlo per verificare di persona potete dare un'occhiata al testo integrale su questo link)
Conoscete altri casi simili?
In realtà l'idea in sé serve a ben poco se non viene sorretta da uno sviluppo valido e, soprattutto, da una narrazione capace di coinvolgere emotivamente il lettore. Tanto è vero che può capitare persino che uno spunto realmente peculiare fallisca.
Adesso vi accenno un'idea che nonostante la sua straordinaria originalità è stata insufficiente per dare il successo all'autore che l'ha concepita: un bambino nasce già vecchio e man mano che passano gli anni ringiovanisce...
Sento le voci in sottofondo, mi gridano: "Ehi, ma che stai dicendo? Questa è lo spunto di partenza de Il curioso caso di Benjamin Button che non è stato affatto un insuccesso, ci hanno tratto anche un film in tempi recenti!"
Vero. É una novella di Francis Scott Fitzgerald scritta nel 1922, ma a renderla unica è stato lo stile narrativo del grande scrittore americano, non l'idea in sé. Tanto è vero che questo spunto non è affatto originale: qualcuno lo aveva avuto prima di lui.
Il poeta torinese Giulio Gianelli (1879-1914), amico di Guido Gozzano e appartenente come lui all'area dei cosiddetti 'crepuscolari', nel 1911 (quindi undici anni prima di Fitzgerald) aveva pubblicato un libro per bambini il cui titolo non necessita di spiegazioni: Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino. Si potrebbe obiettare che un libro per bambini è ben altra cosa rispetto a una racconto di narrativa mainstream, però ci sono numerosi esempi, proprio in quegli anni, di libri per bambini diventati successi mondiali: Pinocchio di Carlo Collodi (prima edizione 1883), Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll (prima edizione 1865) o Peter Pan di J.M. Barrie (prima messa in scena teatrale nel 1904). Anche volendosi limitare a un libro noto soltanto in Italia, Il giornalino di Gian Burrasca di Luigi Bertelli (prima edizione 1907) pur non avendolo forse mai letto quanto meno lo avrete sentito nominare. Mentre di Giulio Gianelli e del suo Storia di Pipino nato vecchio e morto bambino ne sapevate qualcosa? Eravate a conoscenza dell'esistenza di un libro simile?
Eppure l'idea era originalissima! Ma se il libro ha uno stile un po' noioso, poco coinvolgente, l'idea di partenza non può salvarlo dal farlo rimanere nel limbo delle mere curiosità letterarie note solo agli studiosi (se volete leggerlo per verificare di persona potete dare un'occhiata al testo integrale su questo link)
Conoscete altri casi simili?
giovedì 12 marzo 2015
Tipologie di utenti su twitter
Dopo un paio d'anni trascorsi sul social network dei cinguettii ho cominciato finalmente ad ambientarmi. Allo stesso modo in cui, dopo due anni di residenza in un paese straniero, c'è chi scrive un libro per descrivere il carattere e le abitudini dei suoi abitanti, assai più banalmente dedico un post ad alcune tipologie di utenti twitteriani identificati nel corso della biennale esperienza.
Il ritwittatore compulsivo - Non scrive messaggi, si limita a ritwittare quelli di altri in modo massiccio. Se diventate follower di utenti simili la vostra home sarà invasa da migliaia di messaggi inutili, alla media di dieci al secondo, che non hanno un filo conduttore e nessuna attinenza l'uno con l'altro. Utente utile esattamente come un software per inondare di spam le caselle di posta elettronica. Probabilmente le due entità coincidono.
Il positivista umorista - I suoi tweet devono dare buonumore perciò sono un susseguirsi di battute, freddure, colmi e barzellette rapide, talvolta onestamente divertenti, bisogna riconoscerglielo.
Per aggiungere maggiore positività un tweet su dieci inizia con "io amo", seguito da qualunque cosa possa essere amata: "Io amo il gelato alla fragola", "io amo i film di Robert Zemeckis", "io amo gli orecchini rotti riparati col chewing gum e i lacci delle scarpe"...
Il disinformatore - La politica domina ovunque, twitter non fa eccezione e anche qui c'è chi segnala notizie politiche o di cronaca con commenti mirati e conformi all'ideologia dell'utente. Alcuni però compiono una vera e propria disinformazione riportando accenni a fatti o dichiarazioni corredati da link per approfondire l'argomento che però spesso non conducono a quotidiani o altri mezzi di informazione ma a blog o pagine su facebook... Come dire: una fonte moooooolto attendibile per credere alla veridicità delle affermazioni riportate (non che i quotidiani siano tanto migliori, eh! Anzi, spesso in questa categoria di "twittatori disinformatori" rientrano proprio gli account di giornalisti iscritti all'albo nazionale della categoria).
Il cercatore di followers - La sua tecnica per aumentare i followers (l'unica cosa che sembra realmente importargli) è semplicissima: diventa un tuo follower e contemporaneamente attende che tu lo ricambi diventando a tua volta un suo follower. Se dopo qualche giorno non hai provveduto, lui si cancella dalla tua lista per vendicarsi del mancato scambio di favori.
C'è qualche altra particolare tipologia di utenti twitteriani che avete messo a fuoco nel corso della vostra esperienza sul social network in questione?
Il ritwittatore compulsivo - Non scrive messaggi, si limita a ritwittare quelli di altri in modo massiccio. Se diventate follower di utenti simili la vostra home sarà invasa da migliaia di messaggi inutili, alla media di dieci al secondo, che non hanno un filo conduttore e nessuna attinenza l'uno con l'altro. Utente utile esattamente come un software per inondare di spam le caselle di posta elettronica. Probabilmente le due entità coincidono.
Il positivista umorista - I suoi tweet devono dare buonumore perciò sono un susseguirsi di battute, freddure, colmi e barzellette rapide, talvolta onestamente divertenti, bisogna riconoscerglielo.
Per aggiungere maggiore positività un tweet su dieci inizia con "io amo", seguito da qualunque cosa possa essere amata: "Io amo il gelato alla fragola", "io amo i film di Robert Zemeckis", "io amo gli orecchini rotti riparati col chewing gum e i lacci delle scarpe"...
Il disinformatore - La politica domina ovunque, twitter non fa eccezione e anche qui c'è chi segnala notizie politiche o di cronaca con commenti mirati e conformi all'ideologia dell'utente. Alcuni però compiono una vera e propria disinformazione riportando accenni a fatti o dichiarazioni corredati da link per approfondire l'argomento che però spesso non conducono a quotidiani o altri mezzi di informazione ma a blog o pagine su facebook... Come dire: una fonte moooooolto attendibile per credere alla veridicità delle affermazioni riportate (non che i quotidiani siano tanto migliori, eh! Anzi, spesso in questa categoria di "twittatori disinformatori" rientrano proprio gli account di giornalisti iscritti all'albo nazionale della categoria).
Il cercatore di followers - La sua tecnica per aumentare i followers (l'unica cosa che sembra realmente importargli) è semplicissima: diventa un tuo follower e contemporaneamente attende che tu lo ricambi diventando a tua volta un suo follower. Se dopo qualche giorno non hai provveduto, lui si cancella dalla tua lista per vendicarsi del mancato scambio di favori.
C'è qualche altra particolare tipologia di utenti twitteriani che avete messo a fuoco nel corso della vostra esperienza sul social network in questione?
sabato 7 marzo 2015
Un'altra conversazione immaginaria
(dedicato alle donne che più mi piacciono)
UOMO: É libero questo posto?
RAGAZZA: Prego.
UOMO (con l'aria di chi vuole attaccare bottone per superare la noia del silenzio reciproco): Domani è l'otto marzo...
RAGAZZA (indifferente): Sì.
UOMO: Andrà in qualche locale con le sue amiche, eh?
RAGAZZA: No.
UOMO: Perché farete festa già stasera, eh? In fondo è sabato...
RAGAZZA: Stasera esco col mio ragazzo.
UOMO: Ah, così le regalerà un bel mazzetto di mimosa.
RAGAZZA: Guai a lui se ci prova! Sa che non ne sopporto la puzza!... Però se sono rose le accetto.
UOMO: Beh, allora una cenetta romantica e basta. Anche se vi sarà difficile trovare un locale libero...
RAGAZZA: Tanto andiamo direttamente al cinema e mangiamo qualcosa lì.
UOMO: Il suo ragazzo è fortunato! Certe donne tra oggi e domani si concederanno ogni genere di... scappatella.
RAGAZZA: A volte l'ho fatto anch'io. Capita a tutti la giornata in cui c'è voglia di sperimentare situazioni nuove.
UOMO (interessato): Ah sì?... Beh, dopo tutto... in effetti vale anche per noi uomini, eh! L'occasione fa l'uomo ladro e si tradisce la compagna... Poi magari ci si pente...
RAGAZZA: Normale. In certi periodi ogni sabato sera provavo a rimorchiare In questo periodo però mi sento appagata, non cerco avventure.
UOMO (deluso, propone un altro argomento): É contenta delle "quote rosa"?
RAGAZZA: Sarei più contenta se mi facessero scegliere chi votare. Mettere un segno sopra il simbolo di un partito e basta, senza sapere a chi andrà realmente il mio voto, mi scoccia abbastanza.
UOMO: Però, una donna in più in parlamento...
RAGAZZA: Tra un deputato stronzo e una deputata stronza l'unica differenza è la vocale finale.
UOMO (disorientato, da un'occhiata alle notizie sul cellulare): Ah, stasera gioca il Milan.
RAGAZZA (sospira): Me lo perdo purtroppo. Però ormai avevo promesso al mio ragazzo che saremmo andati al cinema... Mi vedrò la registrazione della partita domattina.
UOMO: Andate per caso a vedere "Cinquanta sfumature di grigio"?
RAGAZZA: Ma per carità! Vedremo "Birdman".
UOMO: É un film tipo Batman?
RAGAZZA (sorridendo): Un po' diverso.
UOMO (con l'aria di chi ha esaurito gli argomenti): Insomma, lei non lo festeggia l'otto marzo.
RAGAZZA: Io lo festeggio eccome.
UOMO (confuso): Ah... Eppure avevo capito che lei non...
RAGAZZA: Io lo festeggio sempre. Ma mica aspetto che sia proprio l'otto marzo: per me vanno bene tutti i giorni. Ora, con permesso, sono arrivata alla mia fermata.
UOMO: Eh?... Ah, le sto ostruendo il passaggio, mi scusi. Buon viaggio!
RAGAZZA: Il viaggio lo sta facendo lei, io sono giunta a destinazione.
UOMO: Beh, sì, è vero... Allora buon...
(la ragazza si allontana senza che l'uomo riesca a concludere la frase)
UOMO: É libero questo posto?
RAGAZZA: Prego.
UOMO (con l'aria di chi vuole attaccare bottone per superare la noia del silenzio reciproco): Domani è l'otto marzo...
RAGAZZA (indifferente): Sì.
UOMO: Andrà in qualche locale con le sue amiche, eh?
RAGAZZA: No.
UOMO: Perché farete festa già stasera, eh? In fondo è sabato...
RAGAZZA: Stasera esco col mio ragazzo.
UOMO: Ah, così le regalerà un bel mazzetto di mimosa.
RAGAZZA: Guai a lui se ci prova! Sa che non ne sopporto la puzza!... Però se sono rose le accetto.
UOMO: Beh, allora una cenetta romantica e basta. Anche se vi sarà difficile trovare un locale libero...
RAGAZZA: Tanto andiamo direttamente al cinema e mangiamo qualcosa lì.
UOMO: Il suo ragazzo è fortunato! Certe donne tra oggi e domani si concederanno ogni genere di... scappatella.
RAGAZZA: A volte l'ho fatto anch'io. Capita a tutti la giornata in cui c'è voglia di sperimentare situazioni nuove.
UOMO (interessato): Ah sì?... Beh, dopo tutto... in effetti vale anche per noi uomini, eh! L'occasione fa l'uomo ladro e si tradisce la compagna... Poi magari ci si pente...
RAGAZZA: Normale. In certi periodi ogni sabato sera provavo a rimorchiare In questo periodo però mi sento appagata, non cerco avventure.
UOMO (deluso, propone un altro argomento): É contenta delle "quote rosa"?
RAGAZZA: Sarei più contenta se mi facessero scegliere chi votare. Mettere un segno sopra il simbolo di un partito e basta, senza sapere a chi andrà realmente il mio voto, mi scoccia abbastanza.
UOMO: Però, una donna in più in parlamento...
RAGAZZA: Tra un deputato stronzo e una deputata stronza l'unica differenza è la vocale finale.
UOMO (disorientato, da un'occhiata alle notizie sul cellulare): Ah, stasera gioca il Milan.
RAGAZZA (sospira): Me lo perdo purtroppo. Però ormai avevo promesso al mio ragazzo che saremmo andati al cinema... Mi vedrò la registrazione della partita domattina.
UOMO: Andate per caso a vedere "Cinquanta sfumature di grigio"?
RAGAZZA: Ma per carità! Vedremo "Birdman".
UOMO: É un film tipo Batman?
RAGAZZA (sorridendo): Un po' diverso.
UOMO (con l'aria di chi ha esaurito gli argomenti): Insomma, lei non lo festeggia l'otto marzo.
RAGAZZA: Io lo festeggio eccome.
UOMO (confuso): Ah... Eppure avevo capito che lei non...
RAGAZZA: Io lo festeggio sempre. Ma mica aspetto che sia proprio l'otto marzo: per me vanno bene tutti i giorni. Ora, con permesso, sono arrivata alla mia fermata.
UOMO: Eh?... Ah, le sto ostruendo il passaggio, mi scusi. Buon viaggio!
RAGAZZA: Il viaggio lo sta facendo lei, io sono giunta a destinazione.
UOMO: Beh, sì, è vero... Allora buon...
(la ragazza si allontana senza che l'uomo riesca a concludere la frase)
lunedì 2 marzo 2015
Pessimismo
Ho già ammesso in alcuni parecchi tuttii i post a carattere personale che ho un atteggiamento pessimistico congenito. Quando capitano periodi in cui gli eventi storici tendono ad evidenziare il livello di idiozia, opportunismo, egoismo, ferocia e follia che l'essere umano è in grado di raggiungere, il mio pessimismo supera il livello di guardia.
Vivere in un paese governato da una classe politica miope, corrotta, chiacchierona, oligarchica e preoccupata soprattutto di difendere i propri privilegi come l'aristocrazia francese dell'ancien régime è già sconsolante di suo, anche se molti di noi hanno finito con l'abituarcisi.
Trovarsi ad affrontare una delle peggiori crisi economiche dell'ultimo mezzo secolo senza apparenti via d'uscita diventa pesante quando i mesi di cassa integrazione passano a vuoto e non si scorgono altre possibilità di lavoro.
Sapere che in paesi a poche centinaia di chilometri di distanza dal nostro è in corso un'offensiva contro la civiltà e la tolleranza di stampo nazista, con sanguinosi massacri di esseri umani trattati come bestie e distruzione di opere d'arte "non conformi", mi provoca ugualmente considerazioni negative.
Insomma, il quadro generale è sfavorevole.
Se poi si aggiungono certe problematiche private un po' angoscianti, anche se mai quanto le sconvolgenti rivelazioni di una qualsiasi puntata di "Quarto Grado" (stavo diventando troppo ridicolmente drammatico, una stronzata dovevo pur dirla per alleggerire lo sfogo che mi sto concedendo), beh, vedere il bicchiere mezzo vuoto è quasi automatico. Se devo essere sincero non lo vedo neppure mezzo vuoto, ci scorgo appena appena un goccetto di acqua sporca.
Concludendo, se ultimamente sono un po' latitante vi prego di scusarmi: sono demotivato a tutti i livelli. Rinchiudersi nella cara vecchia torre d'avorio non è una soluzione, tuttavia talvolta non sono proprio capace di farne a meno.
Vivere in un paese governato da una classe politica miope, corrotta, chiacchierona, oligarchica e preoccupata soprattutto di difendere i propri privilegi come l'aristocrazia francese dell'ancien régime è già sconsolante di suo, anche se molti di noi hanno finito con l'abituarcisi.
Trovarsi ad affrontare una delle peggiori crisi economiche dell'ultimo mezzo secolo senza apparenti via d'uscita diventa pesante quando i mesi di cassa integrazione passano a vuoto e non si scorgono altre possibilità di lavoro.
Sapere che in paesi a poche centinaia di chilometri di distanza dal nostro è in corso un'offensiva contro la civiltà e la tolleranza di stampo nazista, con sanguinosi massacri di esseri umani trattati come bestie e distruzione di opere d'arte "non conformi", mi provoca ugualmente considerazioni negative.
Insomma, il quadro generale è sfavorevole.
Se poi si aggiungono certe problematiche private un po' angoscianti, anche se mai quanto le sconvolgenti rivelazioni di una qualsiasi puntata di "Quarto Grado" (stavo diventando troppo ridicolmente drammatico, una stronzata dovevo pur dirla per alleggerire lo sfogo che mi sto concedendo), beh, vedere il bicchiere mezzo vuoto è quasi automatico. Se devo essere sincero non lo vedo neppure mezzo vuoto, ci scorgo appena appena un goccetto di acqua sporca.
Concludendo, se ultimamente sono un po' latitante vi prego di scusarmi: sono demotivato a tutti i livelli. Rinchiudersi nella cara vecchia torre d'avorio non è una soluzione, tuttavia talvolta non sono proprio capace di farne a meno.