Da bravo contabile (anche se come impiegato contabile, a dire il vero, non sono mica tanto bravo) so bene che un bilancio si redige sempre e comunque partendo dai numeri. Le bugie si aggiungono successivamente.
Ebbene: i post pubblicati nel corso del 2013 sono stati 82; nel 2012 avevano raggiunto quota 128, pertanto c'è stato un calo percentuale pari a... boh, la formula matematica per estrapolare il dato in questione non me la ricordo. Comunque, i post sono calati.
I contatti hanno superato di poco i ventunomila, perciò rispetto all'anno scorso sono in diminuzione di alcune migliaia (così su due piedi non saprei specificare quante, però sono di meno e non di più).
Anche gli ebook venduti sono diminuiti, visto che non riesco neppure a raggiungere quota duecento sul mio report annuale del kindle direct publishing.
Gli anni invece sono aumentati: ne ho uno in più, ma presumo che ciò non costituisca un dato particolarmente rilevante, e neppure originale.
Insomma, concludendo lo definirei un bilancio negativo caratterizzato da un forte elemento di recessione rispetto all'anno precedente.
Vedremo se nel 2014 ci sarà la ripresa o il collasso finale (purtroppo la frase potrebbe riguardare non solo il blog, ma al momento preferisco uno scaramantico silenzio).
Restano gli auguri. Almeno quelli non diminuiscono, sono sempre tanti, tantissimi per tutti i lettori del blog. Che l'anno nuovo vi possa portare ciò che più desiderate dalla vita :-)
PAGINE
▼
lunedì 30 dicembre 2013
martedì 24 dicembre 2013
venerdì 20 dicembre 2013
Obiettivi per il 2014
Il 2013 è stato un anno difficile. Lutti famigliari, la paura che si moltiplicassero a causa di vari ricoveri ospedalieri di persone care, l'acuirsi della crisi dell'azienda in cui lavoro...
Certo, ci sono stati anche bei momenti, soprattutto grazie alla mia principessina. Mi ha fatto scoprire, a 43 anni compiuti, un'imprevedibile passione per il pattinaggio sul ghiaccio.
Però purtroppo il bilancio non è positivo. Ho passato momenti neri, e durante questi dodici mesi ormai quasi terminati ho dovuto cercare motivazioni per figurarmi una realtà accettabile. Inventarmi qualcosa. Perché in fondo, citando Pirandello
abbiamo in noi, senza sapere né come né perché né da chi, la necessità di ingannare di continuo noi stessi con la spontanea creazione di una realtà (una per ciascuno e non mai la stessa per tutti) la quale di tratto in tratto si scopre vana e illusoria. Chi ha capito il gioco non riesce più a ingannarsi; ma chi non riesce più a ingannarsi non può più prendere né gusto né piacere alla vita.
Io ho cercato di inventarmi un elemento speciale per il 2014. Qualcosa che lo rendesse almeno diverso dal 2013, visto che non esiste alcuna garanzia che un anno sia migliore di quello che lo ha preceduto.
Compiendo questa ricerca mentale mi sono reso conto che quando ho iniziato a scrivere racconti e poesie correva l'anno 1989, perciò ne consegue che il 2014 costituirà il mio 25° anno di... attività scribacchina.
Quindi il prossimo anno dovrò per forza di cose tracciare dei bilanci su larga scala e analizzare quella parte di tempo della mia vita che ho impiegato mettendo nero su bianco fantasie e storie germinate nella mia mente.
Insomma, non ho ancora definito i programmi, ma penso di dare un'impostazione più personale al blog, parlare più insistentemente di me stesso.
E già so che la frequenza dei post rimarrà bassa, probabilmente persino inferiore a quella del 2013.
Però non intendo diminuire la mia partecipazione alla blogosfera almeno come frequentatore degli spazi altrui. Dovrete sopportare le mie intrusioni per un altro anno ;-)
Certo, ci sono stati anche bei momenti, soprattutto grazie alla mia principessina. Mi ha fatto scoprire, a 43 anni compiuti, un'imprevedibile passione per il pattinaggio sul ghiaccio.
Però purtroppo il bilancio non è positivo. Ho passato momenti neri, e durante questi dodici mesi ormai quasi terminati ho dovuto cercare motivazioni per figurarmi una realtà accettabile. Inventarmi qualcosa. Perché in fondo, citando Pirandello
abbiamo in noi, senza sapere né come né perché né da chi, la necessità di ingannare di continuo noi stessi con la spontanea creazione di una realtà (una per ciascuno e non mai la stessa per tutti) la quale di tratto in tratto si scopre vana e illusoria. Chi ha capito il gioco non riesce più a ingannarsi; ma chi non riesce più a ingannarsi non può più prendere né gusto né piacere alla vita.
Io ho cercato di inventarmi un elemento speciale per il 2014. Qualcosa che lo rendesse almeno diverso dal 2013, visto che non esiste alcuna garanzia che un anno sia migliore di quello che lo ha preceduto.
Compiendo questa ricerca mentale mi sono reso conto che quando ho iniziato a scrivere racconti e poesie correva l'anno 1989, perciò ne consegue che il 2014 costituirà il mio 25° anno di... attività scribacchina.
Quindi il prossimo anno dovrò per forza di cose tracciare dei bilanci su larga scala e analizzare quella parte di tempo della mia vita che ho impiegato mettendo nero su bianco fantasie e storie germinate nella mia mente.
Insomma, non ho ancora definito i programmi, ma penso di dare un'impostazione più personale al blog, parlare più insistentemente di me stesso.
E già so che la frequenza dei post rimarrà bassa, probabilmente persino inferiore a quella del 2013.
Però non intendo diminuire la mia partecipazione alla blogosfera almeno come frequentatore degli spazi altrui. Dovrete sopportare le mie intrusioni per un altro anno ;-)
lunedì 16 dicembre 2013
Una recensione e due ringraziamenti
La raccolta di racconti Shakespeare noir ha ricevuto la sua prima recensione su amazon, peraltro positiva, e ovviamente è sempre una piccola grande soddisfazione per il misero scribacchino che gestisce questo blog.
Voglio porgere due ringraziamenti. Il primo è tutto per il lettore che ha avuto la cortesia di recensirlo. I feedback sono importantissimi perché incoraggiano gli altri frequentatori del kindle store di amazon a scaricare l'estratto gratuito, darci un'occhiata, per poi magari decidere che l'ebook sembra interessante e vale la pena di comprarlo.
Il secondo ringraziamento va invece a Ferruccio che due mesi fa ha ospitato Shakespeare noir nella vetrina del suo blog e da quel momento l'ebook ha ricevuto maggiore attenzione, almeno a giudicare dalle vendite, quindi penso di non esagerare se dico che questa recensione è anche un po' merito suo.
Visto che siamo in argomento, colgo l'occasione per invitare tutti coloro che sono stati favorevolmente colpiti da un ebook a inserire il loro feedback nell'apposito spazio dell'e-store presso il quale lo hanno acquistato (se l'e-store lo permette, ovvio, e nel caso di amazon la risposta è sicuramente sì).
E se invece l'impressione fosse negativa... beh, d'altronde noi scribacchini ci siamo messi in gioco proprio per capire se valiamo qualcosa. Posso garantire che anche una critica - se ben motivata, accuratamente dettagliata e specifica nell'evidenziare quel che non va nella narrazione - può essere di enorme aiuto.
Voglio porgere due ringraziamenti. Il primo è tutto per il lettore che ha avuto la cortesia di recensirlo. I feedback sono importantissimi perché incoraggiano gli altri frequentatori del kindle store di amazon a scaricare l'estratto gratuito, darci un'occhiata, per poi magari decidere che l'ebook sembra interessante e vale la pena di comprarlo.
Il secondo ringraziamento va invece a Ferruccio che due mesi fa ha ospitato Shakespeare noir nella vetrina del suo blog e da quel momento l'ebook ha ricevuto maggiore attenzione, almeno a giudicare dalle vendite, quindi penso di non esagerare se dico che questa recensione è anche un po' merito suo.
Visto che siamo in argomento, colgo l'occasione per invitare tutti coloro che sono stati favorevolmente colpiti da un ebook a inserire il loro feedback nell'apposito spazio dell'e-store presso il quale lo hanno acquistato (se l'e-store lo permette, ovvio, e nel caso di amazon la risposta è sicuramente sì).
E se invece l'impressione fosse negativa... beh, d'altronde noi scribacchini ci siamo messi in gioco proprio per capire se valiamo qualcosa. Posso garantire che anche una critica - se ben motivata, accuratamente dettagliata e specifica nell'evidenziare quel che non va nella narrazione - può essere di enorme aiuto.
giovedì 12 dicembre 2013
Letterati e uomini d'azione
I letterati sono una categoria ampia e ovviamente tutt'altro che univoca nelle proprie attitudini.
Si tende a pensare che il loro rapporto con l'"azione" sia scarso, visto che scrivere è un'attività sedentaria e creativa.
Tuttavia il letterato è spesso (non sempre, ovvio) anche una persona che si impegna attivamente nelle questioni sociali e politiche, pronto a prendere posizione pubblicamente in tal senso e a schierarsi con (o contro) un certo movimento, potere, partito o governo.
In molte più occasioni di quanto si creda comunemente, i letterati hanno preso parte alle "grandi questioni" dei loro tempi non solo con la penna.
Dante Alighieri, l'uomo simbolo della letteratura italiana, fu un protagonista attivo della vita politica a Firenze, fu soldato nella battaglia di Campaldino e finì in esilio proprio per questioni politiche legate alla contrapposizione fra guelfi e ghibellini.
Anche il suo equivalente spagnolo, Miguel de Cervantes, decise di partecipare alla lotta contro l'espansionismo turco in modo diretto (questione assai sentita alla fine del XVI secolo in Europa) e si arruolò come soldato nella flotta cristiana che combatté a Lepanto.
In tutti i grandi sommovimenti storici con spargimento di sangue - rivoluzioni, guerre, lotte sociali - c'è sempre stato qualche letterato che non si è limitato a esprimere la sua opinione e ha preferito combattere armi un pugno perché riteneva giusto impegnarsi non solo intellettualmente. Ovviamente gli atteggiamenti possono variare.
Nella Guerra di Secessione americana, per dire, Ambrose Bierce si arruolò nell'esercito nordista e prese parte a numerosi combattimenti. Mark Twain invece si unì a una pattuglia volontaria sudista che però si sciolse dopo appena due settimane per l'evidente incapacità dei suoi componenti di affrontare azioni militari. Il poeta Walt Whitman abbracciò la causa nordista antischiavista, ma partecipò alla guerra non da soldato, preferendo seguire le truppe come infermiere ed assistere i feriti.
Durante la Prima Guerra Mondiale tantissimi letterati combatterono al fronte. Alcuni controvoglia, solo per obbedire alla coscrizione o per un generico senso del dovere verso la propria nazione. Altri invece erano profondamente convinti della necessità di impugnare le armi e parteciparono al conflitto arruolandosi per scelta personale, non perché costretti. Tra gli interventisti convinti si possono sicuramente citare i nostri D'Annunzio e Marinetti, mentre Ernest Hemingway e Jerome K. Jerome preferirono guidare mezzi di soccorso.
Nell'elenco possiamo includere anche George Orwell. Lo scrittore inglese andò in Spagna nel 1937 e si unì ai miliziani repubblicani per combattere contro i soldati di Franco, rimanendo peraltro ferito in uno scontro, allo stesso modo in cui il suo connazionale George Gordon Byron, grande poeta romantico, nel 1824 si era recato in Grecia per unirsi ai patrioti ellenici nella loro lotta indipendentista contro l'Impero Ottomano.
Insomma, l'immagine stereotipata del letterato inetto all'azione è decisamente erronea.
Si tende a pensare che il loro rapporto con l'"azione" sia scarso, visto che scrivere è un'attività sedentaria e creativa.
Tuttavia il letterato è spesso (non sempre, ovvio) anche una persona che si impegna attivamente nelle questioni sociali e politiche, pronto a prendere posizione pubblicamente in tal senso e a schierarsi con (o contro) un certo movimento, potere, partito o governo.
In molte più occasioni di quanto si creda comunemente, i letterati hanno preso parte alle "grandi questioni" dei loro tempi non solo con la penna.
Dante Alighieri, l'uomo simbolo della letteratura italiana, fu un protagonista attivo della vita politica a Firenze, fu soldato nella battaglia di Campaldino e finì in esilio proprio per questioni politiche legate alla contrapposizione fra guelfi e ghibellini.
Anche il suo equivalente spagnolo, Miguel de Cervantes, decise di partecipare alla lotta contro l'espansionismo turco in modo diretto (questione assai sentita alla fine del XVI secolo in Europa) e si arruolò come soldato nella flotta cristiana che combatté a Lepanto.
In tutti i grandi sommovimenti storici con spargimento di sangue - rivoluzioni, guerre, lotte sociali - c'è sempre stato qualche letterato che non si è limitato a esprimere la sua opinione e ha preferito combattere armi un pugno perché riteneva giusto impegnarsi non solo intellettualmente. Ovviamente gli atteggiamenti possono variare.
Nella Guerra di Secessione americana, per dire, Ambrose Bierce si arruolò nell'esercito nordista e prese parte a numerosi combattimenti. Mark Twain invece si unì a una pattuglia volontaria sudista che però si sciolse dopo appena due settimane per l'evidente incapacità dei suoi componenti di affrontare azioni militari. Il poeta Walt Whitman abbracciò la causa nordista antischiavista, ma partecipò alla guerra non da soldato, preferendo seguire le truppe come infermiere ed assistere i feriti.
Durante la Prima Guerra Mondiale tantissimi letterati combatterono al fronte. Alcuni controvoglia, solo per obbedire alla coscrizione o per un generico senso del dovere verso la propria nazione. Altri invece erano profondamente convinti della necessità di impugnare le armi e parteciparono al conflitto arruolandosi per scelta personale, non perché costretti. Tra gli interventisti convinti si possono sicuramente citare i nostri D'Annunzio e Marinetti, mentre Ernest Hemingway e Jerome K. Jerome preferirono guidare mezzi di soccorso.
Nell'elenco possiamo includere anche George Orwell. Lo scrittore inglese andò in Spagna nel 1937 e si unì ai miliziani repubblicani per combattere contro i soldati di Franco, rimanendo peraltro ferito in uno scontro, allo stesso modo in cui il suo connazionale George Gordon Byron, grande poeta romantico, nel 1824 si era recato in Grecia per unirsi ai patrioti ellenici nella loro lotta indipendentista contro l'Impero Ottomano.
Insomma, l'immagine stereotipata del letterato inetto all'azione è decisamente erronea.
sabato 7 dicembre 2013
Un paio di sogni per l'anno prossimo (e anche oltre)
Lo so che mancano ancora tre settimane alla fine dell'anno, però, per non concentrare tutto nel post finale del 2013, comincio anticipatamente a fare programmi per il 2014.
A fine dicembre esporrò la situazione in modo pragmatico e parlerò di dati concreti, come impone il buonsenso.
Ma siccome - almeno per questo fine settimana - voglio accantonare stò benedetto buonsenso che si sta rivelando indispensabile per affrontare le problematiche quotidiane ma al tempo stesso raffredda troppo emozioni e sogni rendendo l'esistenza un po' insipida; ebbene, oggi do spazio al quasi impossibile: dichiaro pubblicamente i miei desideri per l'anno venturo (s'intende quelli materialmente fattibili e tutt'altro che irrealistici).
-illustrare un mio libro
I libri illustrati sono una delle mie passioni. Mi piacerebbe vedere "Iperbole" o "Romanzo sensazionale" corredati da una decina di illustrazioni di alta classe... Purtroppo io non sono un disegnatore, ma spero sempre di incontrarne uno che sappia integrare le mie pagine scritte con adeguate immagini. Se avessi maggiori disponibilità economiche avrei già provveduto a ingaggiare un artista, può darsi che l'anno prossimo riesca a trovare la cosiddetta occasione per dar vita a questo desiderio senza spendere una cifra superiore alle mie possibilità.
-organizzare un evento letterario
Molti bloggers hanno dato vita a concorsi a tema, round robin di scrittura, gare di poesia e quant'altro. Sono iniziative utili per favorire l'incontro e il confronto tra noi scribacchini, tanto è vero che ho spesso (non sempre purtroppo) partecipato.
Non mi sento all'altezza di recitare il ruolo dell'organizzatore, però può darsi che alla fine decida di tentare ugualmente...
E questi sono i miei sogni non impossibili. Per quelli che lo sono eccome, beh, magari ne parlerò in un altro post.
A fine dicembre esporrò la situazione in modo pragmatico e parlerò di dati concreti, come impone il buonsenso.
Ma siccome - almeno per questo fine settimana - voglio accantonare stò benedetto buonsenso che si sta rivelando indispensabile per affrontare le problematiche quotidiane ma al tempo stesso raffredda troppo emozioni e sogni rendendo l'esistenza un po' insipida; ebbene, oggi do spazio al quasi impossibile: dichiaro pubblicamente i miei desideri per l'anno venturo (s'intende quelli materialmente fattibili e tutt'altro che irrealistici).
-illustrare un mio libro
I libri illustrati sono una delle mie passioni. Mi piacerebbe vedere "Iperbole" o "Romanzo sensazionale" corredati da una decina di illustrazioni di alta classe... Purtroppo io non sono un disegnatore, ma spero sempre di incontrarne uno che sappia integrare le mie pagine scritte con adeguate immagini. Se avessi maggiori disponibilità economiche avrei già provveduto a ingaggiare un artista, può darsi che l'anno prossimo riesca a trovare la cosiddetta occasione per dar vita a questo desiderio senza spendere una cifra superiore alle mie possibilità.
-organizzare un evento letterario
Molti bloggers hanno dato vita a concorsi a tema, round robin di scrittura, gare di poesia e quant'altro. Sono iniziative utili per favorire l'incontro e il confronto tra noi scribacchini, tanto è vero che ho spesso (non sempre purtroppo) partecipato.
Non mi sento all'altezza di recitare il ruolo dell'organizzatore, però può darsi che alla fine decida di tentare ugualmente...
E questi sono i miei sogni non impossibili. Per quelli che lo sono eccome, beh, magari ne parlerò in un altro post.
martedì 3 dicembre 2013
Ultimi racconti sensazionali
Come avevo anticipato in un precedente post, ecco disponibile su amazon il quarto e ultimo volume coi racconti di Hiroshi Miura.
La serie relativa allo scrittore giapponese è stata, al momento, quella che ha suscitato maggiore interesse, almeno a giudicare dalle copie vendute.
Ma non mi piace insistere su una serie a ogni costo, preferisco scrivere solo quando mi sento realmente ispirato a farlo, e perciò ho deciso di concluderla perché sento di aver parzialmente perso la spinta iniziale, e creare forzosamente un quinto o un sesto libro mi sembrerebbe una presa in giro a me stesso prima ancora che agli eventuali lettori.
L'anno prossimo mi porrò obiettivi diversi e cercherò nuovi ambiti narrativi.
Nel frattempo, ringrazio anticipatamente chiunque vorrà lusingarmi spendendo il prezzo di un caffé per comprare (e ovviamente leggere ed esprimere il proprio giudizio) sull'ultimo tomo dei racconti sensazionali.
La serie relativa allo scrittore giapponese è stata, al momento, quella che ha suscitato maggiore interesse, almeno a giudicare dalle copie vendute.
Ma non mi piace insistere su una serie a ogni costo, preferisco scrivere solo quando mi sento realmente ispirato a farlo, e perciò ho deciso di concluderla perché sento di aver parzialmente perso la spinta iniziale, e creare forzosamente un quinto o un sesto libro mi sembrerebbe una presa in giro a me stesso prima ancora che agli eventuali lettori.
L'anno prossimo mi porrò obiettivi diversi e cercherò nuovi ambiti narrativi.
Nel frattempo, ringrazio anticipatamente chiunque vorrà lusingarmi spendendo il prezzo di un caffé per comprare (e ovviamente leggere ed esprimere il proprio giudizio) sull'ultimo tomo dei racconti sensazionali.
venerdì 29 novembre 2013
Quattro caffé dall'atmosfera retrò
Tra i piccoli piaceri che allietano la vita quotidiana c'è sicuramente la degustazione di un tè o di un caffé (nel mio caso purtroppo rigorosamente decaffeinato) in uno dei tanti bar presenti in ogni angolo del nostro paese.
La scelta del bar in cui consumare il rito della pausa è legato ai gusti individuali, ovvio, e nel mio caso tendo a prediligere locali con un'atmosfera retrò.
Quattro mi sono rimasti particolarmente impressi, e mi permetto di consigliarli a chiunque avesse la mia stessa vocazione per l'antico (precisazione: non ho ricevuto una lira per scrivere questo post, e la pubblicità che sto facendo è totalmente gratuita). Chiedo scusa in anticipo per la pessima qualità delle foto, ma sono state scattate con il cellulare o scansionate da vecchie fotografie cartacee.
CAFFE' SAN CARLO A TORINO
Non necessita di alcuna presentazione. É uno dei caffè storici più celebri d'Italia e purtroppo non è esattamente dietro l'angolo, almeno dal mio punto di vista geografico.
Effettivamente merita la sua fama. L'unico consiglio che mi permetto di dare è di limitarsi davvero a un semplice caffé. Se ci si lascia prendere dall'entusiasmo, c'è la seria possibilità che una colazione venga a costare più o meno quanto un pranzo...
CAFFE' TETTUCCIO A MONTECATINI
Altro locale storico come le omonime terme, ha lo svantaggio... di stare dentro le terme.
Ergo: o pagate il biglietto per entrare nel complesso, oppure attendete una serata con ingresso gratuito, oppure vi fate prescrivere dal vostro medico una terapia per le cure renali e pagate quella...
Però è davvero un locale elegante, e straordinariamente liberty. Per mia fortuna ho la possibilità di andarci almeno due o tre volte all'anno.
CAFFE' POLIZIANO A MONTEPULCIANO
Ecco, anche qui mi capita di poterci andare con una maggiore frequenza. Non è molto appariscente, ma ha davvero l'atmosfera. E poi c'è la possibilità di gustare la propria consumazione ammirando la veduta sui colli della campagna senese, uno dei luoghi più belli della Toscana e non solo.
Ovviamente il prodotto locale per eccellenza è il vino, ma garantisco che pure il caffé lo sanno far bene.
CAFFE' SCHENARDI A VITERBO
Questo è in assoluto il caffé che riesco a frequentare con maggiore continuità, complice la vicinanza alla mia città.
Viterbo ha il pregio di essere un capoluogo con la semplicità del paese di provincia, e il suo centro storico, pur notevole, mantiene l'aria rassicurante di un luogo famigliare.
Schenardi non fa eccezione, e anche se potrebbe competere con altri caffé storici non provoca alcuna soggezione agli avventori di passaggio.
Se vi capitasse di visitare la Città dei Papi, includetelo dell'itinerario.
La scelta del bar in cui consumare il rito della pausa è legato ai gusti individuali, ovvio, e nel mio caso tendo a prediligere locali con un'atmosfera retrò.
Quattro mi sono rimasti particolarmente impressi, e mi permetto di consigliarli a chiunque avesse la mia stessa vocazione per l'antico (precisazione: non ho ricevuto una lira per scrivere questo post, e la pubblicità che sto facendo è totalmente gratuita). Chiedo scusa in anticipo per la pessima qualità delle foto, ma sono state scattate con il cellulare o scansionate da vecchie fotografie cartacee.
CAFFE' SAN CARLO A TORINO
Non necessita di alcuna presentazione. É uno dei caffè storici più celebri d'Italia e purtroppo non è esattamente dietro l'angolo, almeno dal mio punto di vista geografico.
Effettivamente merita la sua fama. L'unico consiglio che mi permetto di dare è di limitarsi davvero a un semplice caffé. Se ci si lascia prendere dall'entusiasmo, c'è la seria possibilità che una colazione venga a costare più o meno quanto un pranzo...
CAFFE' TETTUCCIO A MONTECATINI
Altro locale storico come le omonime terme, ha lo svantaggio... di stare dentro le terme.
Ergo: o pagate il biglietto per entrare nel complesso, oppure attendete una serata con ingresso gratuito, oppure vi fate prescrivere dal vostro medico una terapia per le cure renali e pagate quella...
Però è davvero un locale elegante, e straordinariamente liberty. Per mia fortuna ho la possibilità di andarci almeno due o tre volte all'anno.
CAFFE' POLIZIANO A MONTEPULCIANO
Ecco, anche qui mi capita di poterci andare con una maggiore frequenza. Non è molto appariscente, ma ha davvero l'atmosfera. E poi c'è la possibilità di gustare la propria consumazione ammirando la veduta sui colli della campagna senese, uno dei luoghi più belli della Toscana e non solo.
Ovviamente il prodotto locale per eccellenza è il vino, ma garantisco che pure il caffé lo sanno far bene.
CAFFE' SCHENARDI A VITERBO
Questo è in assoluto il caffé che riesco a frequentare con maggiore continuità, complice la vicinanza alla mia città.
Viterbo ha il pregio di essere un capoluogo con la semplicità del paese di provincia, e il suo centro storico, pur notevole, mantiene l'aria rassicurante di un luogo famigliare.
Schenardi non fa eccezione, e anche se potrebbe competere con altri caffé storici non provoca alcuna soggezione agli avventori di passaggio.
Se vi capitasse di visitare la Città dei Papi, includetelo dell'itinerario.
lunedì 25 novembre 2013
Scontri fra letterati
È abbastanza frequente che sorgano dispute fra letterati e che volino parole offensive fra l'uno e l'altro (ne avevo parlato in un vecchio post).
Ma oggi voglio rammentare alcuni casi in cui lo scontro non si è fermato al livello verbale, sia pure per motivi non letterari.
L'episodio più celebre e sicuramente più traumatico riguarda i poeti francesi Paul Verlaine e Arthur Rimbaud. Verlaine aveva rinunciato alla moglie e alla sua reputazione sociale per amore del giovanissimo Rimbaud, andando a vivere con lui (un gesto che non era solo scandaloso ma anche illegale poiché a quei tempi, purtroppo, l'omosessualità era considerata reato). Nel 1873, nel momento in cui Rimbaud pareva intenzionato a interrompere la relazione, il celestiale poeta Verlaine reagì come il più banale dei mariti abbandonati e gli sparò due colpi di pistola, ferendolo non gravemente. Venne condannato a due anni di carcere, e comunque venne poi perdonato da Rimbaud col quale si incontrò brevemente un'ultima volta prima che il giovane iniziasse un lungo e solitario vagabondaggio da un lato all'altro del globo.
Il rischio di uno scontro a colpi di pistola capitò anche a due grandi letterati russi, Lev Tolstoy e Ivan Turgenev.
Nel 1861, nel corso di un incontro fra intellettuali, Tolstoy criticò Turgenev per la sua non encomiabile condotta morale, e questi reagì con parole piuttosto pesanti. La discussione degenerò, e quella sera stessa Tolstoy inviò una lettera a Turgenev con la quale lo sfidava a duello. Ma la singolar tenzone non ebbe mai luogo, e l'unica cosa che rimase ferita fu la loro amicizia. È opportuno ricordare che fra i gentiluomini della Russia zarista il ricorso al giudizio delle armi era piuttosto frequente, tanto è vero che un altro celebre letterato, il poeta Aleksandr Puskin, morì a causa delle pallottole ricevute durante lo scontro a fuoco con un aristocratico.
L'ultimo caso è più recente. Risale al 1976 e coinvolge due giganti della letteratura sudamericana, Mario Vargas Llosa e Gabriel Garcìa Marquéz. Si parte da un antefatto ufficioso e mai confermato secondo il quale Marquéz aveva rivelato alla moglie di Llosa l'esistenza di una relazione amorosa del marito con un'altra donna e si era addirittura spinto a consigliarle il divorzio. Poco tempo dopo (e stavolta si parla di un evento documentato) lo scrittore peruviano incontrò l'autore di "Cent'anni solitudine" nel Palazzo delle Belle Arti di Città del Messico, gli si avvicinò a passi veloci e anziché salutarlo gli sferrò un pugno in piena faccia, tra lo stupore dei presenti.
Pare che Llosa continui a portare rancore a Marquéz per i presunti pettegolezzi sulla sua fedeltà coniugale, dimostrando che anche un raffinato scrittore può avere il sangue caldo (anzi, la sangre caliente).
Qualcuno conosce altri casi del genere?
EDIT n. 1 - Aggiungo un episodio fondamentale segnalatomi da Solomon Xeno, ovvero la rissa fra i readattori della rivista "La Voce" (fra i quali spiccavano letterati come Ardengo Soffici e Giuseppe Prezzolini) e un gruppo di futuristi, in cui a dire il vero erano i pittori a essere in maggioranza. Questa è la descrizione che ne fa lo storico Giordano Bruno Guerri:
“Oltre sei mesi prima Ardengo Soffici aveva recensito la mostra veneziana di Boccioni definendolo sprezzantemente “un saggissimo pittorello”, che con le sue opere tradiva la sua fama “d’incendiario, anarchico e ultraviolento”. Il giudizio non era cambiato dopo le prime opere davvero futuriste di Boccioni. Quindi quel 29 giugno, Effettì (Marinetti n.d.R.), Umberto Carrà e Russolo partirono per una spedizione punitiva, lo scontro fisico dei due gruppi intellettuali più nuovi e dinamitardi d’Italia. La sera stessa, alle Giubbe Rosse, ritrovo degli intellettuali fiorentini, Boccioni chiede di indicargli Soffici e gli si para davanti in tutto il suo metro e mezzo di statura: “Lei è Soffici?” “Sì, sono io”. “ E io sono Boccioni”, seguito da un manrovescio tale da far cadere il pur robusto Soffici. Ne nacque una gigantesca zuffa fra vociani, futuristi e altri volenterosi, mentre Palazzeschi (fiorentino e pauroso) si nascondeva dentro il caffè. Forse per rimediare alla brutta figura, Palazzeschi rivelò al gruppo futurista che gli avversari avevano preparato un agguato alla stazione, la mattina seguente. “Se non reagiamo subito”, aveva argomentato il mite Prezzolini, “tutti crederanno di poterci pisciare addosso”. Detto fatto, sotto la pensilina lo stesso Prezzolini attaccò Marinetti, cercando anche di morderlo alla testa. Boccioni si difese bene dal temuto bastone di Soffici, un artista anche con quello strumento, ma alla fine tutti quanti si ritrovarono al posto di polizia”.
EDIT n. 2 - Nell'agosto del 1926 il poeta Giuseppe Ungaretti rimase ferito in un duello con... lo scrittore Massimo Bontempelli. Per fortuna nessuno dei due perse la vita, e la discussione che aveva portato allo scontro venne chiarita e i due si riappacificarono.
Ma oggi voglio rammentare alcuni casi in cui lo scontro non si è fermato al livello verbale, sia pure per motivi non letterari.
L'episodio più celebre e sicuramente più traumatico riguarda i poeti francesi Paul Verlaine e Arthur Rimbaud. Verlaine aveva rinunciato alla moglie e alla sua reputazione sociale per amore del giovanissimo Rimbaud, andando a vivere con lui (un gesto che non era solo scandaloso ma anche illegale poiché a quei tempi, purtroppo, l'omosessualità era considerata reato). Nel 1873, nel momento in cui Rimbaud pareva intenzionato a interrompere la relazione, il celestiale poeta Verlaine reagì come il più banale dei mariti abbandonati e gli sparò due colpi di pistola, ferendolo non gravemente. Venne condannato a due anni di carcere, e comunque venne poi perdonato da Rimbaud col quale si incontrò brevemente un'ultima volta prima che il giovane iniziasse un lungo e solitario vagabondaggio da un lato all'altro del globo.
Il rischio di uno scontro a colpi di pistola capitò anche a due grandi letterati russi, Lev Tolstoy e Ivan Turgenev.
Nel 1861, nel corso di un incontro fra intellettuali, Tolstoy criticò Turgenev per la sua non encomiabile condotta morale, e questi reagì con parole piuttosto pesanti. La discussione degenerò, e quella sera stessa Tolstoy inviò una lettera a Turgenev con la quale lo sfidava a duello. Ma la singolar tenzone non ebbe mai luogo, e l'unica cosa che rimase ferita fu la loro amicizia. È opportuno ricordare che fra i gentiluomini della Russia zarista il ricorso al giudizio delle armi era piuttosto frequente, tanto è vero che un altro celebre letterato, il poeta Aleksandr Puskin, morì a causa delle pallottole ricevute durante lo scontro a fuoco con un aristocratico.
L'ultimo caso è più recente. Risale al 1976 e coinvolge due giganti della letteratura sudamericana, Mario Vargas Llosa e Gabriel Garcìa Marquéz. Si parte da un antefatto ufficioso e mai confermato secondo il quale Marquéz aveva rivelato alla moglie di Llosa l'esistenza di una relazione amorosa del marito con un'altra donna e si era addirittura spinto a consigliarle il divorzio. Poco tempo dopo (e stavolta si parla di un evento documentato) lo scrittore peruviano incontrò l'autore di "Cent'anni solitudine" nel Palazzo delle Belle Arti di Città del Messico, gli si avvicinò a passi veloci e anziché salutarlo gli sferrò un pugno in piena faccia, tra lo stupore dei presenti.
Pare che Llosa continui a portare rancore a Marquéz per i presunti pettegolezzi sulla sua fedeltà coniugale, dimostrando che anche un raffinato scrittore può avere il sangue caldo (anzi, la sangre caliente).
Qualcuno conosce altri casi del genere?
EDIT n. 1 - Aggiungo un episodio fondamentale segnalatomi da Solomon Xeno, ovvero la rissa fra i readattori della rivista "La Voce" (fra i quali spiccavano letterati come Ardengo Soffici e Giuseppe Prezzolini) e un gruppo di futuristi, in cui a dire il vero erano i pittori a essere in maggioranza. Questa è la descrizione che ne fa lo storico Giordano Bruno Guerri:
“Oltre sei mesi prima Ardengo Soffici aveva recensito la mostra veneziana di Boccioni definendolo sprezzantemente “un saggissimo pittorello”, che con le sue opere tradiva la sua fama “d’incendiario, anarchico e ultraviolento”. Il giudizio non era cambiato dopo le prime opere davvero futuriste di Boccioni. Quindi quel 29 giugno, Effettì (Marinetti n.d.R.), Umberto Carrà e Russolo partirono per una spedizione punitiva, lo scontro fisico dei due gruppi intellettuali più nuovi e dinamitardi d’Italia. La sera stessa, alle Giubbe Rosse, ritrovo degli intellettuali fiorentini, Boccioni chiede di indicargli Soffici e gli si para davanti in tutto il suo metro e mezzo di statura: “Lei è Soffici?” “Sì, sono io”. “ E io sono Boccioni”, seguito da un manrovescio tale da far cadere il pur robusto Soffici. Ne nacque una gigantesca zuffa fra vociani, futuristi e altri volenterosi, mentre Palazzeschi (fiorentino e pauroso) si nascondeva dentro il caffè. Forse per rimediare alla brutta figura, Palazzeschi rivelò al gruppo futurista che gli avversari avevano preparato un agguato alla stazione, la mattina seguente. “Se non reagiamo subito”, aveva argomentato il mite Prezzolini, “tutti crederanno di poterci pisciare addosso”. Detto fatto, sotto la pensilina lo stesso Prezzolini attaccò Marinetti, cercando anche di morderlo alla testa. Boccioni si difese bene dal temuto bastone di Soffici, un artista anche con quello strumento, ma alla fine tutti quanti si ritrovarono al posto di polizia”.
EDIT n. 2 - Nell'agosto del 1926 il poeta Giuseppe Ungaretti rimase ferito in un duello con... lo scrittore Massimo Bontempelli. Per fortuna nessuno dei due perse la vita, e la discussione che aveva portato allo scontro venne chiarita e i due si riappacificarono.
mercoledì 20 novembre 2013
Un incubo
Mi trovo in una stanza in penombra.
Occhi minacciosi brillano sinistri nell’oscurità.
Bisbigli rochi alterano il silenzio come il ronzio di insetti malevoli.
Improvvisamente una voce mi aggredisce minacciosa:
“Cosa ti fa pensare che questa roba che hai scritto sia degna di essere letta?”
Sono disorientato, non capisco cosa stia accadendo e non riesco a replicare.
Poi… la luce. Tutto appare nella sua pienezza. Anche i volti delle persone che mi circondano ostili e… cazzo, ma è Rudy De Zerbi. E quella lì è la De Filippi.
“È una storrria totalmente prrriva di trrronisti, e soprrrattutto non ci sono io trrra i prrrotagonisti. Pessima”.
Jerry Scotti non parla, ma la smorfia ironica del suo viso ciccioso la dice lunga sull’indice di (s)gradimento suscitato dal mio libro.
“Ma è inutile stare qui a perdere tempo! Fa schifo, punto e basta!” urla inferocita Tina Cipollari.
“Sentiamo cosa ne pensano a Milano” interviene una voce fuori campo.
Sul maxischermo appare il lifting abbronzato di Simona Ventura.
“Cosa ne dobbiamo pensare? Roba da inviare direttamente alla raccolta differenziata!”
Morgan ha il suo tipico sguardo deluso, che poi è identico al suo sguardo soddisfatto. Però comprendo che nella situazione attuale sta esprimendo insoddisfazione. Fastidio. Bocciatura.
La voce fuori campo interviene ancora una volta:
“E adesse sci colleghiaamo con Milly Carlucci per sentireh l’oppnione di IVN ZAZZRONIIII!!”
…
Urlo. Mi sollevo dal letto, sento il cuore che batte sulle costole. Sono sudato fradicio, sembra che mi abbiano rovesciato addosso una secchiata d’acqua. Gelata.
“Era un incubo!”
Sì, per fortuna era solo un incubo. Per ora…
Occhi minacciosi brillano sinistri nell’oscurità.
Bisbigli rochi alterano il silenzio come il ronzio di insetti malevoli.
Improvvisamente una voce mi aggredisce minacciosa:
“Cosa ti fa pensare che questa roba che hai scritto sia degna di essere letta?”
Sono disorientato, non capisco cosa stia accadendo e non riesco a replicare.
Poi… la luce. Tutto appare nella sua pienezza. Anche i volti delle persone che mi circondano ostili e… cazzo, ma è Rudy De Zerbi. E quella lì è la De Filippi.
“È una storrria totalmente prrriva di trrronisti, e soprrrattutto non ci sono io trrra i prrrotagonisti. Pessima”.
Jerry Scotti non parla, ma la smorfia ironica del suo viso ciccioso la dice lunga sull’indice di (s)gradimento suscitato dal mio libro.
“Ma è inutile stare qui a perdere tempo! Fa schifo, punto e basta!” urla inferocita Tina Cipollari.
“Sentiamo cosa ne pensano a Milano” interviene una voce fuori campo.
Sul maxischermo appare il lifting abbronzato di Simona Ventura.
“Cosa ne dobbiamo pensare? Roba da inviare direttamente alla raccolta differenziata!”
Morgan ha il suo tipico sguardo deluso, che poi è identico al suo sguardo soddisfatto. Però comprendo che nella situazione attuale sta esprimendo insoddisfazione. Fastidio. Bocciatura.
La voce fuori campo interviene ancora una volta:
“E adesse sci colleghiaamo con Milly Carlucci per sentireh l’oppnione di IVN ZAZZRONIIII!!”
…
Urlo. Mi sollevo dal letto, sento il cuore che batte sulle costole. Sono sudato fradicio, sembra che mi abbiano rovesciato addosso una secchiata d’acqua. Gelata.
“Era un incubo!”
Sì, per fortuna era solo un incubo. Per ora…
lunedì 18 novembre 2013
Yoshitoshi
Yoshitoshi Tsukioka (1839-1892) è stato uno dei più grandi artisti giapponesi nel campo delle stampe tradizionali, le ukyio-e (letteralmente: “immagini del mondo fluttuante”).
Se Hokusai e Hiroshige sono celebri per i loro poetici paesaggi e Utamaro per i raffinati ritratti di donna, Yoshitoshi è invece il visionario, l’eccentrico, colui che da vita agli incubi, come lui stesso si diverte a sottolineare nella stampa in alto in cui raffigura se stesso spaventato da uno spirito creato dal proprio disegno…
I suoi temi prediletti sono le storie di fantasmi, che illustrò con tavole grottesche nelle quali è possibile scorgere l’embrione della futura arte fumettistica di Go Nagai.
Un altro tema presente nella sua opera è la rappresentazione della violenza, da lui raccontata con immagini estremamente esplicite. Una sua famosa serie di stampe illustra crimini celebri con compiaciuto, sadico realismo. Anche in questo caso è possibile vedere in Yoshitoshi il precursore di un artista moderno quale Suheiro Maruo.
Comunque è doveroso sottolineare che l’enorme produzione grafica di Yoshitoshi comprende anche altre tematiche meno inquietanti, come i classici ritratti di donna (bijin-ga) e di attori del teatro kabuki (yakusha-e). D’altronde, il discorso della varietà è valido per quasi tutti i creatori di ukyio-e: Hokusai, come già ricordato, è noto per i suoi paesaggi, ma tra le sue stampe si possono ammirare anche raffigurazioni erotiche (shunga) e storie di fantasmi.
Nel caso di Yoshitoshi tuttavia anche i ritratti di donna talvolta sono un po’ devianti rispetto allo stile tradizionale…
Nel complesso un artista capace di dare forma anche a immagini convenzionali, ma con un’evidente predilezione per l’eccesso, la morbosità, il sogno e l’incubo.
mercoledì 13 novembre 2013
venerdì 8 novembre 2013
Tra programmi e problemi
Vista la situazione attuale dell'azienda in cui lavoro, non è da escludere che nelle prossime settimane possano capitare situazioni concrete non proprio ideali per stimolare la mia voglia di aggiornare il blog e editare i miei ultimi scritti.
Comunque sia, come avevo già sentenziato in un altro post, questo spazio deve rimanere quanto più possibile sganciato dalla mia vita offline, perciò fingo di credere nell'ipotesi più ottimistica (la crisi si risolverà) e conto pertanto di portare avanti i seguenti lavori in corso:
-quarto libro di racconti di Hiroshi Miura: a novembre o dicembre dovrebbe uscire l'ultimo ebook con le traduzioni delle storie dello scrittore giapponese, comprendente (ovviamente) l'ultimo racconto da lui pubblicato pochi mesi prima della morte, nel 1932.
-romanzo collegato a "L'anno prima del bicentenario": trattandosi di uno scritto collegato al futuro bicentenario d'Italia, doveva per forza essere un bilogia, no?... In questo caso ho già disponibile il cartaceo (letteralmente), devo solo improvvisarmi amanuense al contrario (digitare ciò che fu scritto con la penna) e trasformarlo in ebook.
-romanzo misterioso: parecchie pagine sono già state redatte, altre le ho pronte - purtroppo solo in testa, al momento. Forse lo pubblicherò su amazon, ma con uno pseudonimo diverso da quello che uso in genere e senza far sapere pubblicamente che l'autore sono io...
E questo è tutto. Purché non succeda che debba preoccuparmi di questioni assai più volgari legate alla mia collocazione categoriale nelle statistiche Istat...
Comunque sia, come avevo già sentenziato in un altro post, questo spazio deve rimanere quanto più possibile sganciato dalla mia vita offline, perciò fingo di credere nell'ipotesi più ottimistica (la crisi si risolverà) e conto pertanto di portare avanti i seguenti lavori in corso:
-quarto libro di racconti di Hiroshi Miura: a novembre o dicembre dovrebbe uscire l'ultimo ebook con le traduzioni delle storie dello scrittore giapponese, comprendente (ovviamente) l'ultimo racconto da lui pubblicato pochi mesi prima della morte, nel 1932.
-romanzo collegato a "L'anno prima del bicentenario": trattandosi di uno scritto collegato al futuro bicentenario d'Italia, doveva per forza essere un bilogia, no?... In questo caso ho già disponibile il cartaceo (letteralmente), devo solo improvvisarmi amanuense al contrario (digitare ciò che fu scritto con la penna) e trasformarlo in ebook.
-romanzo misterioso: parecchie pagine sono già state redatte, altre le ho pronte - purtroppo solo in testa, al momento. Forse lo pubblicherò su amazon, ma con uno pseudonimo diverso da quello che uso in genere e senza far sapere pubblicamente che l'autore sono io...
E questo è tutto. Purché non succeda che debba preoccuparmi di questioni assai più volgari legate alla mia collocazione categoriale nelle statistiche Istat...
lunedì 4 novembre 2013
Contributi vari
Nei giorni scorsi ho partecipato a due iniziative di scrittura breve.
Una è stata lanciata da biblioteca giapponese che invitava a scrivere un commento ispirato alla passione per il tè e la letteratura giapponese, ovviamente avendo come argomento l'ipotetica possibilità di bere un tè in compagnia di un letterato giapponese. Nel mio caso ho scelto la dama di corte nota come Sei Shonagon (di cui avevo parlato qui) e questo è il mio componimento:
Io non condivido con nessuno il mio momento del tè, è un piacere individuale che voglio assaporare nella più totale intimità. In quegli attimi le voci altrui mi disturbano come rumori fastidiosi.
Ma se per assurdo fosse possibile sorseggiare tè in compagnia della dama di corte passata alla storia col nome di Sei Shonagon, allora sarei io a pregarla di parlare tutto il tempo. La supplicherei di concedermi il piacere di ascoltare le sue osservazioni acute sugli uomini e le donne mentre porto alle labbra la mia tazza di oolong. Sarebbero forse concetti che già conosco, visto che ho letto tante volte le sue Note del Guanciale. Però soddisferei la curiosità più grande che sento in me ogni volta che li rileggo: udirli raccontati dalla sua voce. Perché, anche se come dicevo gusto il tè da solo, in realtà tante volte l’ho bevuto insieme a lei. Però, di lei c’era solo un volto immaginato.
La seconda è partita da un'idea di Ferruccio, ovviamente in pieno clima halloweeniano. La mia paura in 140 caratteri (anche qualcuno in meno) pubblicata su twitter con l'ashtag #paura é:
Un verme carnivoro vive nel mio corpo nutrendosi di me, a piccoli morsi mi lacera gli organi interni senza farmi morire
Una è stata lanciata da biblioteca giapponese che invitava a scrivere un commento ispirato alla passione per il tè e la letteratura giapponese, ovviamente avendo come argomento l'ipotetica possibilità di bere un tè in compagnia di un letterato giapponese. Nel mio caso ho scelto la dama di corte nota come Sei Shonagon (di cui avevo parlato qui) e questo è il mio componimento:
Io non condivido con nessuno il mio momento del tè, è un piacere individuale che voglio assaporare nella più totale intimità. In quegli attimi le voci altrui mi disturbano come rumori fastidiosi.
Ma se per assurdo fosse possibile sorseggiare tè in compagnia della dama di corte passata alla storia col nome di Sei Shonagon, allora sarei io a pregarla di parlare tutto il tempo. La supplicherei di concedermi il piacere di ascoltare le sue osservazioni acute sugli uomini e le donne mentre porto alle labbra la mia tazza di oolong. Sarebbero forse concetti che già conosco, visto che ho letto tante volte le sue Note del Guanciale. Però soddisferei la curiosità più grande che sento in me ogni volta che li rileggo: udirli raccontati dalla sua voce. Perché, anche se come dicevo gusto il tè da solo, in realtà tante volte l’ho bevuto insieme a lei. Però, di lei c’era solo un volto immaginato.
La seconda è partita da un'idea di Ferruccio, ovviamente in pieno clima halloweeniano. La mia paura in 140 caratteri (anche qualcuno in meno) pubblicata su twitter con l'ashtag #paura é:
Un verme carnivoro vive nel mio corpo nutrendosi di me, a piccoli morsi mi lacera gli organi interni senza farmi morire
giovedì 31 ottobre 2013
Elogio del self-publishing nel XXI secolo
A proposito del self-publishing posso dire che mi ritengo fortunatissimo (superlativo necessario) a vivere in un’epoca in cui questo fenomeno esiste nelle modalità e nelle potenzialità attualmente sviluppate.
Perché in realtà il self-publishing è sempre esistito, anche nei secoli precedenti al XXI, ma con difficoltà di accesso quasi insormontabili per la maggioranza degli essere umani.
L’analfabetismo ha costituito il limite principale – e in parte lo è ancora in molte zone del globo – alla possibilità di esprimere per iscritto le proprie idee e la propria immaginazione. Oggi diamo per scontata la facoltà di saper leggere e scrivere, ma ancora a metà del XX secolo non lo era affatto, neppure in Europa e soprattutto in Italia. Ora siamo tutti alfabetizzati, e spero che sia considerato un dato positivo.
Ma anche dopo aver superato questo aspetto basilare, subentrava il fattore economico.
Italo Svevo pubblicò i suoi romanzi a proprie spese. Gli eredi di Tomasi di Lampedusa fecero lo stesso per il libro tanto caro al parente deceduto. Fortunatamente per loro appartenevano a famiglie benestanti, e si potevano permettere di spendere una cifra non indifferente per togliersi la soddisfazione di pubblicare i propri scritti e adempiere alle varie pratiche burocratiche legate ai diritti d’autore.
Ma quanti altri non potevano? Quanti altri manoscritti respinti da editori non sono mai stati pubblicati perché l'autore non aveva soldi da "sprecare" per l'intima soddisfazione di trasformare in volumi i suoi romanzi e, che so, togliersi la curiosità di ricevere una recensione da un lettore che non fosse né un suo parente né un suo amico? (quindi sicuramente più obiettivo).
Prima del print-on-demand e dei libri digitali - non molto tempo fa quindi - il self-publishing già esisteva. Chiunque poteva pubblicare liberamente i propri libri. Però doveva rivolgersi al tipografo sotto casa, o alle famigerate case editrici a pagamento. Nell’uno e nell’altro caso, un salasso pauroso. Fattibile, ma pesante per le finanze famigliari.
Proprio perché parliamo di situazioni risalenti ad appena quindici anni fa, io le conosco bene. E a maggior ragione sostengo di avere un immenso (aggettivo talvolta abusato ma stavolta legittimo) privilegio visto che ora posso pubblicare a piacimento in forma cartacea e digitale praticamente a zero spese. Un privilegio al quale se ne aggiunge un altro non meno importante: poter usufruire delle potenzialità del web e delle piattaforme social che permettono di essere raggiungibile da qualunque eventuale lettore del globo con un semplice clic, bypassando tutte le problematiche della distribuzione e della consegna. Ovvio che non sia tutto così automatico, specialmente per un anonimo scribacchino che nessuno conosce, però è meraviglioso disporre di questa opportunità che un tempo era inimmaginabile.
Stiamo vivendo in diretta una piccola rivoluzione che ha permesso l'autentica democratizzazione della possibilità di pubblicare. Certo, questo implica che anche un idiota arrogante e incompetente può usufruirne, e ogni sua schifezza può essere pubblicata.
D'altra parte, la democrazia funziona così: chiunque può essere eletto in parlamento, anche un megalomane paranoico può candidarsi e - perché no? - diventare deputato. Ma non credo che questo sia un buon motivo per auspicare il ritorno a legislazioni oligarchiche in cui solo una piccola minoranza può ambire all'elezione mentre alla maggioranza dei cittadini è negata la possibilità di candidarsi. Io, almeno, preferisco la democrazia pur con tutti i suoi difetti.
Seguendo lo stesso principio, non penso sia opportuno rimpiangere i tempi in cui solo una minoranza alfabetizzata - e poi, ancora per decenni, una minoranza altamente benestante - poteva permettersi di pubblicare libri senza passare per il tramite di un editore.
Inoltre il self-publishing permette totale libertà di espressione. Si può comporre e rendere disponibile a chiunque una raccolta di poesie scritte con uno stile inusuale laddove l'editoria tradizionale evita di pubblicare le poesie (anche quelle assai convenzionali) perché vendono poco. Oppure si può distribuire, stampare in bassissima tiratura, e inviare su piattaforme digitali un saggio che magari interessa un numero estremamente limitato di lettori (gli abitanti di un quartiere o di un paesino, i membri di un'associazione).
Insomma, il self-publishing nelle modalità attuali spalanca un'infinita potenzialità alla scrittura senza costringerla al giogo umiliante (e, diciamoci la verità, totalmente inutile e spesso truffaldino) degli editori a pagamento.
Quindo, concludo inevitabilmente così come ho iniziato: mi ritengo fortunatissimo a vivere nell'era dell'auto-pubblicazione gratuita, totale e globale.
domenica 27 ottobre 2013
giovedì 24 ottobre 2013
Mondadori si avvicina al self-publishing?
Sembrerebbe che la Mondadori, quella che più di ogni altra è, nell'immaginario collettivo nazionale, LA casa editrice, si stia avvicinando al mondo del self-publishing.
In realtà le dichiarazionio rilasciate a tal proposito sono ambigue. Si parla di "pop-publishing" (?) definendolo come una piattaforma "in cui viene data a tutti la possibilità di acquisire gratuitamente competenze sulla scrittura e sulla pubblicazione, per poi, nel caso, auto-pubblicarsi..."
Il 29 ottobre se ne dovrebbe sapere qualcosa di più, però al momento attuale la risposta specifica dell'editore alla possibilità di auto-pubblicazione diretta è: "No, chi vorrà, potrà servirsi dei portali di self-publishing già esistenti. Ovviamente sarà presente un link diretto alla versione italiana del portale di Kobo, visto che sono nostri partner". I dettagli sull'intervista li trovate qui.
Se eventualmente cambiassero idea, potrebbe avverarsi una situazione piuttosto particolare: tutti noi scribacchini potremmo rispondere all'inevitabile domanda: "Ma i tuoi libri li pubblica Mondandori?" con un serissimo: "Sì, il mio romanzo è stato [omissis: AUTO-]pubblicato da Mondadori".
In realtà le dichiarazionio rilasciate a tal proposito sono ambigue. Si parla di "pop-publishing" (?) definendolo come una piattaforma "in cui viene data a tutti la possibilità di acquisire gratuitamente competenze sulla scrittura e sulla pubblicazione, per poi, nel caso, auto-pubblicarsi..."
Il 29 ottobre se ne dovrebbe sapere qualcosa di più, però al momento attuale la risposta specifica dell'editore alla possibilità di auto-pubblicazione diretta è: "No, chi vorrà, potrà servirsi dei portali di self-publishing già esistenti. Ovviamente sarà presente un link diretto alla versione italiana del portale di Kobo, visto che sono nostri partner". I dettagli sull'intervista li trovate qui.
Se eventualmente cambiassero idea, potrebbe avverarsi una situazione piuttosto particolare: tutti noi scribacchini potremmo rispondere all'inevitabile domanda: "Ma i tuoi libri li pubblica Mondandori?" con un serissimo: "Sì, il mio romanzo è stato [omissis: AUTO-]pubblicato da Mondadori".
sabato 19 ottobre 2013
Soddisfazione e sorpresa
Lo spunto per questo post è stata la mia incommensurabile vanità.
Ho trovato una nuova recensione positiva per Racconti sensazionali, e mi sono inorgoglito come se avessi vinto lo Strega, il Campiello e il Viareggio contemporaneamente. Poi, in un crescendo di autoesaltazione, ho provato la curiosità di scoprire le opinioni del recensore riguardo altri libri frugando nel suo spazio commenti su amazon.
A sorpresa ho notato che aveva affibbiato voti pessimi a due classici della letteratura. Spiegava però che si riferiva esclusivamente alla qualità del formato digitale: i due ebook in questione, benché pubblicati da editori piuttosto noti, presenterebbero una quantità inaccettabile di refusi e parole attaccate fra loro...
Poiché sono contemporaneamente autore e editor dei miei ebook so bene che le conversioni da word a mobi o a epub comportano rischi del genere. Programmi come calibre o mobipocket creator risultano utilissimi, ma non eliminano il rischio di perdite di dati relativi alla formattazione del testo. Può capitare che i paragrafi si appiccichino fra loro nonostante una riga bianca lasciata appositamente; oppure le vocali accentate si trasformano in caratteri assurdi appartenenti ad alfabeti sconosciuti... Sono inconvenienti difficili da evitare.
Prima di mettere on line un ebook su amazon perdo tantissimo tempo nelle operazioni preliminari di editing, proprio perché voglio essere sicuro che il prodotto sia buono quanto meno da un punto di vista formale. E devo fare tutto da solo.
Purtroppo, nonostante l'impegno, succede che qualcosa sfugga e il testo abbia dei bug. Sinora lo avevo considerato un limite causato dalla limitatezza dei mezzi a mia disposizione, e invece a quanto pare anche case editrici affermate - teoricamente più attrezzate di noi scribacchini frustrati e penosamente ambiziosi - sono ugualmente incappate in fastidi del genere e in misura più massiccia.
Come da titolo, per me è stata una soddisfazione e una sorpresa. E spero che ci siano altre soddisfazioni, ma nessun'altra sorpresa. Come lettore sono un buon cliente degli editori tradizionali, quindi non nutro alcun desiderio di rivalsa (ma poi, rivalsa per cosa?) nei loro confronti. Mi interessa solo che i libri acquistati, cartacei o digitali che siano, non presentino problemi di leggibilità.
Ho trovato una nuova recensione positiva per Racconti sensazionali, e mi sono inorgoglito come se avessi vinto lo Strega, il Campiello e il Viareggio contemporaneamente. Poi, in un crescendo di autoesaltazione, ho provato la curiosità di scoprire le opinioni del recensore riguardo altri libri frugando nel suo spazio commenti su amazon.
A sorpresa ho notato che aveva affibbiato voti pessimi a due classici della letteratura. Spiegava però che si riferiva esclusivamente alla qualità del formato digitale: i due ebook in questione, benché pubblicati da editori piuttosto noti, presenterebbero una quantità inaccettabile di refusi e parole attaccate fra loro...
Poiché sono contemporaneamente autore e editor dei miei ebook so bene che le conversioni da word a mobi o a epub comportano rischi del genere. Programmi come calibre o mobipocket creator risultano utilissimi, ma non eliminano il rischio di perdite di dati relativi alla formattazione del testo. Può capitare che i paragrafi si appiccichino fra loro nonostante una riga bianca lasciata appositamente; oppure le vocali accentate si trasformano in caratteri assurdi appartenenti ad alfabeti sconosciuti... Sono inconvenienti difficili da evitare.
Prima di mettere on line un ebook su amazon perdo tantissimo tempo nelle operazioni preliminari di editing, proprio perché voglio essere sicuro che il prodotto sia buono quanto meno da un punto di vista formale. E devo fare tutto da solo.
Purtroppo, nonostante l'impegno, succede che qualcosa sfugga e il testo abbia dei bug. Sinora lo avevo considerato un limite causato dalla limitatezza dei mezzi a mia disposizione, e invece a quanto pare anche case editrici affermate - teoricamente più attrezzate di noi scribacchini frustrati e penosamente ambiziosi - sono ugualmente incappate in fastidi del genere e in misura più massiccia.
Come da titolo, per me è stata una soddisfazione e una sorpresa. E spero che ci siano altre soddisfazioni, ma nessun'altra sorpresa. Come lettore sono un buon cliente degli editori tradizionali, quindi non nutro alcun desiderio di rivalsa (ma poi, rivalsa per cosa?) nei loro confronti. Mi interessa solo che i libri acquistati, cartacei o digitali che siano, non presentino problemi di leggibilità.
martedì 15 ottobre 2013
Il merito di esporsi
"Dimenticavo di dirLe che, per scrivere, bisogna avere qualche cosa da scrivere", diceva Primo Levi nel libro L'altrui mestiere. Una frase sintetica e semplice per rammentare che la scrittura non dovrebbe mai essere banalizzata.
Da questo punto di vista è un'affermazione pienamente condivisibile. L'importante è non estremizzarla arrivando al punto di non scrivere affatto.
Personalmente, parlando come parte in causa, provo un'istintiva comprensione per chi tenta di scrivere, anche se i suoi risultati sono negativi. Si espone al rischio di stroncature e derisioni, opzioni inevitabili ma non per questo meno mortificanti quando si ricevono.
Lo scrittore belga Georges Simenon non godeva di grande stima da parte della critica letteraria, pur avendo un enorme successo di vendite. Negli ultimi decenni questa tendenza si è invertita e molti critici hanno reso merito alla sua scrittura, ma si tratta di una rivincita postuma poiché da vivo Simenon era considerato un autore di romanzi commerciali che sfornava bestsellers quasi come una macchina.
Lui ebbe modo di scherzarci sopra durante il periodo del suo soggiorno negli Stati Uniti. "In America mi trovo bene" diceva, "Qui non ci sono cafés letterari dove gli intellettuali si raccontano i romanzi che non scriveranno mai". All'epoca era una battuta, adesso suona addirittura come un trionfo.
Per rendere meglio il mio punto di vista cito un ricordo universitario che apparentemente non c'entra, però ha la sua attinenza.
Uno dei testi relativi a un esame di Letteratura Inglese era la tragedia "The Duchess of Malfi" di John Webster, drammaturgo della generazione successiva a quella di Shakespeare. L'edizione che ci venne consigliata era quella di un noto accademico (di cui non dirò il nome visto che sto per parlarne male ;-) che nell'introduzione accennava ai temi dell'opera e poi si soffermava sull'apparato critico italiano ad essa relativo. Spiegava che esisteva una sola traduzione nella nostra lingua(*) e che era assai inaffidabile perché piena di errori, di cui riportava alcuni esempi ironizzando sul lavoro del traduttore. Infine, metteva a nostra disposizione la sua meravigliosa edizione con il testo originale in inglese seicentesco senza traduzione italiana a fronte e corredato da un limitatissimo numero di note a piè di pagina per i "passaggi più complessi".
Uno dei testi relativi a un esame di Letteratura Inglese era la tragedia "The Duchess of Malfi" di John Webster, drammaturgo della generazione successiva a quella di Shakespeare. L'edizione che ci venne consigliata era quella di un noto accademico (di cui non dirò il nome visto che sto per parlarne male ;-) che nell'introduzione accennava ai temi dell'opera e poi si soffermava sull'apparato critico italiano ad essa relativo. Spiegava che esisteva una sola traduzione nella nostra lingua(*) e che era assai inaffidabile perché piena di errori, di cui riportava alcuni esempi ironizzando sul lavoro del traduttore. Infine, metteva a nostra disposizione la sua meravigliosa edizione con il testo originale in inglese seicentesco senza traduzione italiana a fronte e corredato da un limitatissimo numero di note a piè di pagina per i "passaggi più complessi".
Personalmente posso dire che ho provato - e ancora oggi provo - maggior stima per il traduttore pasticcione che non per l'accademico annotatore. Voi che ne pensate?
(*) A quei tempi. Adesso ce ne sono altre disponibili.
venerdì 11 ottobre 2013
mercoledì 9 ottobre 2013
Concorso letterario "Marvellous Hotel"
Un altro concorso letterario è apparso nel web.
A proporlo è Paolo, il blogger del Midnight Corner, ed è incentrato sulle vicende che possono accadere nelle stanze del Marvellous Hotel, ovviamente affidate alla fantasia dei partecipanti.
Le regole per partecipare le potete trovare qui.
Prenotate la vostra camera e scegliete l'avventura che volete raccontare...
A proporlo è Paolo, il blogger del Midnight Corner, ed è incentrato sulle vicende che possono accadere nelle stanze del Marvellous Hotel, ovviamente affidate alla fantasia dei partecipanti.
Le regole per partecipare le potete trovare qui.
Prenotate la vostra camera e scegliete l'avventura che volete raccontare...
sabato 5 ottobre 2013
Concorso letterario "Distopie Impure"
Ancora una volta Alex Girola lancia un'iniziativa letteraria proponendo un concorso in cui occorre raccontare un futuro distopico...
Pur consapevole dei miei limiti e della mia preparazione aabastanza parziale in questo genere di narrativa, parteciperò ugualmente con un mio scritto.
Ovviamente spero che tanti altri aderiscano e che sia una nuova occasione per mettere in luce qualche talento nascosto.
Per sapere esattamente quali sono le regole, i premi e tutto il resto, vi linko direttamente il bando del concorso.
Pur consapevole dei miei limiti e della mia preparazione aabastanza parziale in questo genere di narrativa, parteciperò ugualmente con un mio scritto.
Ovviamente spero che tanti altri aderiscano e che sia una nuova occasione per mettere in luce qualche talento nascosto.
Per sapere esattamente quali sono le regole, i premi e tutto il resto, vi linko direttamente il bando del concorso.
martedì 1 ottobre 2013
Sopravvivenza di coppia - 4
PER LEI: Quelle serate in piazza organizzate dalla pro loco, con l’immancabile palco in cui un cantante dilettante aziona il sintetizzatore con le basi preregistrate di musica tradizionale napoletana e inizia a intonare, mieloso e patetico, “Te vojo bene assai”…
Ecco, non portarci mai lui. Vacci con le tue amiche, con tua madre, ma NON con lui.
Sì, lo so che è una musica così romantica, l’ideale per una coppia… Ma forse non ti rendi conto che lui, se è nato a una latitudine non partenopea, potrebbe non apprezzare…
“Ma a tutti piace la musica napoletana”.
No: piace alle donne (e neanche a tutte). Mentre gli uomini sono una specie diversa, dovresti saperlo.
Niente da fare, ti ostini nella tua idea, ci vai col tuo lui e lo trascini sotto il palco ad ascoltare un’ora di “O sole mio”, “Funiculì funiculà” “Maruzzella” e tutto il resto del repertorio.
E nei giorni successivi ti accorgi che, quando gli presenti quella tua conoscente che fa di cognome Esposito, lui la guarda in modo strano, sospettoso, le stringe la mano quasi con diffidenza.
E poi inizia a fare discorsi bizzarri, sostiene che tutto sommato la Lega Nord su molte cose ha ragione, in edicola chiede ‘La padania’ (“Qui da noi non esce” risponde l’edicolante lasciandolo mezzo deluso). E ti domanda notizie sui tuoi antenati, vuole sapere ogni cosa, soprattutto vuole essere informato di tue eventuali radici, sia pure lontane, in altre regioni, in particolare quelle più meridionali…
Passa una settimana e soprattutto il relativo sabato sera in cui – per fortuna! – non ci sono altre serate con musica napoletana in piazza, e lui ricomincia a essere il solito. Abbandona quegli strani atteggiamenti degli ultimi giorni, non fa più discorsi inusuali.
Insomma, ti sei resa conto che ogni volta che lo trascini a quei romantici concertini partenopei rischi di risvegliare il leghista latente che è in lui?...
E allora, vacci da sola o con le tue amiche, così rendi un utile servizio alla società!
Ecco, non portarci mai lui. Vacci con le tue amiche, con tua madre, ma NON con lui.
Sì, lo so che è una musica così romantica, l’ideale per una coppia… Ma forse non ti rendi conto che lui, se è nato a una latitudine non partenopea, potrebbe non apprezzare…
“Ma a tutti piace la musica napoletana”.
No: piace alle donne (e neanche a tutte). Mentre gli uomini sono una specie diversa, dovresti saperlo.
Niente da fare, ti ostini nella tua idea, ci vai col tuo lui e lo trascini sotto il palco ad ascoltare un’ora di “O sole mio”, “Funiculì funiculà” “Maruzzella” e tutto il resto del repertorio.
E nei giorni successivi ti accorgi che, quando gli presenti quella tua conoscente che fa di cognome Esposito, lui la guarda in modo strano, sospettoso, le stringe la mano quasi con diffidenza.
E poi inizia a fare discorsi bizzarri, sostiene che tutto sommato la Lega Nord su molte cose ha ragione, in edicola chiede ‘La padania’ (“Qui da noi non esce” risponde l’edicolante lasciandolo mezzo deluso). E ti domanda notizie sui tuoi antenati, vuole sapere ogni cosa, soprattutto vuole essere informato di tue eventuali radici, sia pure lontane, in altre regioni, in particolare quelle più meridionali…
Passa una settimana e soprattutto il relativo sabato sera in cui – per fortuna! – non ci sono altre serate con musica napoletana in piazza, e lui ricomincia a essere il solito. Abbandona quegli strani atteggiamenti degli ultimi giorni, non fa più discorsi inusuali.
Insomma, ti sei resa conto che ogni volta che lo trascini a quei romantici concertini partenopei rischi di risvegliare il leghista latente che è in lui?...
E allora, vacci da sola o con le tue amiche, così rendi un utile servizio alla società!
giovedì 26 settembre 2013
Sopravvivenza di coppia - 3
PER LUI: A volte nella vita occorre fingersi tonti, è l’unico modo per sopravvivere a certe situazioni pericolose. Uno dei casi in cui è tassativo simulare idiozia è quando lei inizia un discorso in questo modo:
“Senti, ma se per ipotesi…”
Quando il cervello maschile decodifica la voce della propria lei che mette in sequenza queste tre parole (se + per + ipotesi) deve scattare in automatico la stupidità volontaria più ostinata. Pazienza se si fa una brutta figura e se si crea qualche piccolo malumore passeggero, ma bisogna reagire a forza di: “Eh?”, “Cosa?”, “Non capisco”, “Non ho afferrato”. Vanno ripetuti sino allo sfinimento della donna, fino al punto in cui lei sussurra “Sì, vabbé, voi uomini avete l’elasticità mentale di un’ameba”. Finalmente torna il silenzio rassicurante.
Se ti fossi lasciato trascinare da quelle tre parole, ben presto il dialogo avrebbe intrapreso percorsi surreali con conseguenze drammatiche.
Mettiamo una frase tipo: “Se per ipotesi la mia migliore amica ci provasse con te, tu come reagiresti?”
Se le dai corda sei perduto. Le rispondi che la informeresti subito della cosa? E lei ti ribatte che non sta bene, perché così la faresti litigare con la sua amica, l’amica magari negherebbe di aver tentato l’infida seduzione e lei resterebbe col dubbio: le ha mentito lui o la migliore amica, chi dei due calunnia l’altro? Lei non saprebbe più di chi fidarsi, e questo le causerebbe una grave tensione mentale, e infatti dopo pochi attimi lei inizia a sclerare e a dare di matto incazzandosi per ogni inezia.
Ora tu stai pensando: “Allora avrei dovuto rispondere: se la tua migliore amica ci provasse con me la respingerei, ma a te non direi niente dell’accaduto per non metterti in imbarazzo con la tua amica”.
Provaci. Lei ti aggredirà come una leonessa ferita, ti accuserà di avere dei segreti verso di lei, ipotizzerà che tu non le diresti nulla perché, evidentemente, sotto sotto, la sua migliore amica ti eccita e non ti dispiace mica se ci ha provato, forse fin dall’inizio ritenevi che fosse la più bella fra le due… “Io sono stata un ripiego, vero? Stai con me perché ti sei dovuto accontentare, sbaglio? Beh, che aspetti? Lei ci ha provato no? Forza, portatela a letto, tradiscimi, appaga i tuoi desideri delusi, dammi un calcio nel sedere e sostituiscimi con lei, così la smettiamo con questa farsa!!!”
… E pensare che bastava recitare la parte dell’idiota e fingere di non capire per evitare tutto ciò…
domenica 22 settembre 2013
Sopravvivenza di coppia - 2
PER LEI: Il tuo lui è un appassionato di calcio, e ogni tanto va in qualche locale col maxischermo per seguire la partita con gli amici. All’improvviso decidi che, siccome dovete condividere tutto, devi rassegnarti a stare con lui anche in questa circostanza.
Non ci pensare neanche! Organizzati diversamente, rischi di scoprire cose sconvolgenti!
… Sì, so bene che tu sei consapevole di quanto il calcio rimbecillisca gli uomini, e comunque sei disposta a tollerarlo considerato che qualche momento di idiozia bisogna pur concederselo nella vita. Ma non ha senso che tu vada ad appurare personalmente quel che accade durante tali momenti!
… Niente da fare, sei ostinata. Peggio per te.
Ed eccoti accanto a lui e ai suoi amici tifosi: l’avvocato che parla come un libro stampato e il timidissimo impiegato comunale. Inizia la partita.
“Ma chi cazzo ha messo sulla fascia destra?”
“No, questo coglione ha rotto le palle! Schiera i terzini fuori posizione pur di giocare con questa merda di 3-5-2 che non usa più nessuno! Ormai siamo nell’era del 4-3-3!”
Non pensavi che dicessero tutte queste parolacce? ‘Beh, ma sono gli altri due’, tu pensi. Il tuo lui si fa prendere dalla tensione del match, certo, ma non si permetterebbe mai di…
“Grandissimo figlio di una rotta in c***! Arbitro di merda! Ci fischi sempre contro, come mai? Forse quella zoc**** di tua moglie la dà a uno dei nostri?”
Sì, lui ha appena pronunciato esattamente le parole che hai ascoltato. Stai per dirgli qualcosa, ma proprio ora la squadra per cui lui tifa ha infine segnato…
“Gooooooool!!! Sììììììììì!!!!!”
Stai pensando che non l’avevi mai visto in preda a una simile eccitazione neppure mentre facevate sesso sfrenato. E quell’esultanza ha qualcosa di inquietante… Te lo leggo in faccia, tu stai rammentando quella volta in cui lui proprio non riusciva a venire, sembrava stanco, svogliato, poi ha cominciato a carburare e al momento culminante è scoppiato in quell’urlo liberatorio: “Goooooooo!”
Tu eri convinta che fosse una deformazione di “godo”, ma ora ti sta venendo l’orrendo dubbio che lui si stava eccitando pensando a un tiro all’incrocio dei pali… che non gliene fregava niente di te in fervida attesa della sua penetrazione, perché lui invece sognava penetrazioni in area di rigore con pallone a scavalcare il portiere…
Il tuo volto si adombra per l’atroce sospetto… Hai visto che avevo ragione quando ti dicevo di lasciarlo andare da solo coi suoi amici?
(continua)
Non ci pensare neanche! Organizzati diversamente, rischi di scoprire cose sconvolgenti!
… Sì, so bene che tu sei consapevole di quanto il calcio rimbecillisca gli uomini, e comunque sei disposta a tollerarlo considerato che qualche momento di idiozia bisogna pur concederselo nella vita. Ma non ha senso che tu vada ad appurare personalmente quel che accade durante tali momenti!
… Niente da fare, sei ostinata. Peggio per te.
Ed eccoti accanto a lui e ai suoi amici tifosi: l’avvocato che parla come un libro stampato e il timidissimo impiegato comunale. Inizia la partita.
“Ma chi cazzo ha messo sulla fascia destra?”
“No, questo coglione ha rotto le palle! Schiera i terzini fuori posizione pur di giocare con questa merda di 3-5-2 che non usa più nessuno! Ormai siamo nell’era del 4-3-3!”
Non pensavi che dicessero tutte queste parolacce? ‘Beh, ma sono gli altri due’, tu pensi. Il tuo lui si fa prendere dalla tensione del match, certo, ma non si permetterebbe mai di…
“Grandissimo figlio di una rotta in c***! Arbitro di merda! Ci fischi sempre contro, come mai? Forse quella zoc**** di tua moglie la dà a uno dei nostri?”
Sì, lui ha appena pronunciato esattamente le parole che hai ascoltato. Stai per dirgli qualcosa, ma proprio ora la squadra per cui lui tifa ha infine segnato…
“Gooooooool!!! Sììììììììì!!!!!”
Stai pensando che non l’avevi mai visto in preda a una simile eccitazione neppure mentre facevate sesso sfrenato. E quell’esultanza ha qualcosa di inquietante… Te lo leggo in faccia, tu stai rammentando quella volta in cui lui proprio non riusciva a venire, sembrava stanco, svogliato, poi ha cominciato a carburare e al momento culminante è scoppiato in quell’urlo liberatorio: “Goooooooo!”
Tu eri convinta che fosse una deformazione di “godo”, ma ora ti sta venendo l’orrendo dubbio che lui si stava eccitando pensando a un tiro all’incrocio dei pali… che non gliene fregava niente di te in fervida attesa della sua penetrazione, perché lui invece sognava penetrazioni in area di rigore con pallone a scavalcare il portiere…
Il tuo volto si adombra per l’atroce sospetto… Hai visto che avevo ragione quando ti dicevo di lasciarlo andare da solo coi suoi amici?
(continua)
mercoledì 18 settembre 2013
Sopravvivenza di coppia - 1
L’amore è una cosa meravigliosa. Una lunghissima convivenza no. Condividere costantemente i propri spazi e le proprie abitudini con un altro essere umano può trasformarsi in qualcosa di abbastanza simile a una reclusione in una cella comune. È per questo che le coppie più toniche sono quelle in cui ognuno dei due continua a condurre una vita quasi individuale, fregandosene di chi non ha niente di meglio da fare che chiedere: “Ma non uscite mai assieme? State sempre in due posti diversi…”
Se la vostra relazione è tale da costringervi a passare la maggior parte del vostro tempo accanto a lei / lui, ci sono alcune piccole accortezze da rispettare.
PER LUI: sei in un locale con servizio al bancone dove lei prende sempre un piatto che le piace in modo speciale (che so, pizza). All’improvviso lei ti dice: “Vai te a fare la fila?”
Da evitare tassativamente! Inventati una scusa, dille che hai mal di schiena e non puoi stare in piedi, falle credere che aspetti una telefonata urgente, ma NON dirle MAI: “Va bene, vado io”.
Cosa? Le hai appena risposto così?!?
… Mi spiace, ormai sei fottuto. Adesso lei ti sorride e ti dice:
“Allora: ti fai dare un pezzo di quattro stagioni però senza carciofini, e mi raccomando che non ci siano puntini neri sul pomodoro perché sono i pezzetti della farina bruciata che a me fa male, a meno che non sia l’origano, però devi chiedergli conferma se lo è davvero perché a volte ce lo mettono e a volte no, e si confonde con la farina bruciata. E mi raccomando: la porzione te la fai tagliare da una pizza uscita dal secondo forno da destra, non da sinistra, mi raccomando: secondo da destra, ok? È il forno che cuoce meglio, gli altri seccano troppo l’impasto. E fa attenzione che non ci sia troppo pomodoro, se no la sfoglia si imbeve e diventa gommosa. Gli devi chiedere che ti tagli un pezzo all’angolo sinistro del lato basso della teglia. Attenzione però: io dico ‘il lato basso’ perché quando sfilano la pizza dal forno in genere la mettono sul bancone in posizione opposto rispetto a quella che aveva durante la cottura. Per capirci: devi farti tagliare un pezzo sul lato della teglia che durante la cottura stava più vicino al fuoco, non il lato che stava più lontano, chiaro? E gli devi chiedere che la tagli partendo dall’angolo sinistro – a meno che mettano la teglia sul bancone nella stessa identica posizione che aveva entro il forno, in quel caso diventa l’angolo destro e quindi gli devi chiedere di partire dall’angolo destro – perché quello è il punto in cui l’impasto si cuoce meglio”.
Vai, vai a prendere la pizza esattamente come te l’ha chiesta lei. Adesso sono cazzi tuoi…
(continua)
Se la vostra relazione è tale da costringervi a passare la maggior parte del vostro tempo accanto a lei / lui, ci sono alcune piccole accortezze da rispettare.
PER LUI: sei in un locale con servizio al bancone dove lei prende sempre un piatto che le piace in modo speciale (che so, pizza). All’improvviso lei ti dice: “Vai te a fare la fila?”
Da evitare tassativamente! Inventati una scusa, dille che hai mal di schiena e non puoi stare in piedi, falle credere che aspetti una telefonata urgente, ma NON dirle MAI: “Va bene, vado io”.
Cosa? Le hai appena risposto così?!?
… Mi spiace, ormai sei fottuto. Adesso lei ti sorride e ti dice:
“Allora: ti fai dare un pezzo di quattro stagioni però senza carciofini, e mi raccomando che non ci siano puntini neri sul pomodoro perché sono i pezzetti della farina bruciata che a me fa male, a meno che non sia l’origano, però devi chiedergli conferma se lo è davvero perché a volte ce lo mettono e a volte no, e si confonde con la farina bruciata. E mi raccomando: la porzione te la fai tagliare da una pizza uscita dal secondo forno da destra, non da sinistra, mi raccomando: secondo da destra, ok? È il forno che cuoce meglio, gli altri seccano troppo l’impasto. E fa attenzione che non ci sia troppo pomodoro, se no la sfoglia si imbeve e diventa gommosa. Gli devi chiedere che ti tagli un pezzo all’angolo sinistro del lato basso della teglia. Attenzione però: io dico ‘il lato basso’ perché quando sfilano la pizza dal forno in genere la mettono sul bancone in posizione opposto rispetto a quella che aveva durante la cottura. Per capirci: devi farti tagliare un pezzo sul lato della teglia che durante la cottura stava più vicino al fuoco, non il lato che stava più lontano, chiaro? E gli devi chiedere che la tagli partendo dall’angolo sinistro – a meno che mettano la teglia sul bancone nella stessa identica posizione che aveva entro il forno, in quel caso diventa l’angolo destro e quindi gli devi chiedere di partire dall’angolo destro – perché quello è il punto in cui l’impasto si cuoce meglio”.
Vai, vai a prendere la pizza esattamente come te l’ha chiesta lei. Adesso sono cazzi tuoi…
(continua)
domenica 15 settembre 2013
Post programmati VS fatti concreti non programmati
La scorsa settimana avevo programmato di pubblicare un serie di post del genere "divertissment": una raccolta di utili consigli per la vita di coppia, forgiati in tono umoristico.
Ma negli ultimi giorni sono rimasto coinvolto in una serie di eventi materiali tutt'altro che umoristici. Non entro nei dettagli (lo farò a tempo debito), specifico soltanto che mi trovavo in una situazione in cui mi pareva inaccettabile che il mio blog avesse contenuti scherzosi. Per questo motivo all'ultimo istante ho virato su un haiku assai neutrale che si poneva la domanda fondamentale rimbombante nella mia testa: cosa resterà dopo l'ondata? (omissis: che si sta abbattendo su di me?)
Ora, approfittando della calma piatta del week end, ho ripensato a questa scelta.
In effetti il blog, pur essendo un prolungamento virtuale di Ariano Geta, non è Ariano Geta, ma quel che lui scrive in un certo momento. Uno scrittore di romanzi comici non può chiedere al suo editore che detti romanzi vengano ritirati dal commercio nel momento in cui la sua esistenza viene intristita da problemi imprevisti, né, tanto meno, può pregare i lettori di non leggerli in attesa che lui torni dell'umore giusto per sentirsi in sintonia con i suoi scritti ironici che ora gli appaiono fuori luogo...
Insomma, ho deciso che il blog deve marciare senza essere appesantito dai miei casi personali. Perciò da mercoledì si parte coi post del soprannunciato divertissment, e spero che riescano a far sorridere gli internauti di passaggio.
Non so se sorriderò anch'io. Ma provo a essere ottimista e spero che la prossima settimana riuscirò a ridere a mia volta.
Ma negli ultimi giorni sono rimasto coinvolto in una serie di eventi materiali tutt'altro che umoristici. Non entro nei dettagli (lo farò a tempo debito), specifico soltanto che mi trovavo in una situazione in cui mi pareva inaccettabile che il mio blog avesse contenuti scherzosi. Per questo motivo all'ultimo istante ho virato su un haiku assai neutrale che si poneva la domanda fondamentale rimbombante nella mia testa: cosa resterà dopo l'ondata? (omissis: che si sta abbattendo su di me?)
Ora, approfittando della calma piatta del week end, ho ripensato a questa scelta.
In effetti il blog, pur essendo un prolungamento virtuale di Ariano Geta, non è Ariano Geta, ma quel che lui scrive in un certo momento. Uno scrittore di romanzi comici non può chiedere al suo editore che detti romanzi vengano ritirati dal commercio nel momento in cui la sua esistenza viene intristita da problemi imprevisti, né, tanto meno, può pregare i lettori di non leggerli in attesa che lui torni dell'umore giusto per sentirsi in sintonia con i suoi scritti ironici che ora gli appaiono fuori luogo...
Insomma, ho deciso che il blog deve marciare senza essere appesantito dai miei casi personali. Perciò da mercoledì si parte coi post del soprannunciato divertissment, e spero che riescano a far sorridere gli internauti di passaggio.
Non so se sorriderò anch'io. Ma provo a essere ottimista e spero che la prossima settimana riuscirò a ridere a mia volta.
giovedì 12 settembre 2013
sabato 7 settembre 2013
'Cronaca di natale' su amazon
Il romanzo breve 'Cronaca di natale', nobilitato da una stupenda copertina di Luca Morandi, è da oggi disponibile su amazon.
Sinora non lo avevo inserito poiché è disponibile anche in free download, e come ho già spiegato in un precedente post io non metto mai in vendita ebook già presenti in rete gratuitamente: prima devo aggiungere all'ebook in questione qualcosa di inedito, una bonus track presente solo nell'edizione a pagamento (meritato premio per chi ha deciso di acquistarne una copia dopo averlo letto gratuitamente), e purtroppo non avevo nulla di adatto da abbinare al romanzo.
Ma dopo alcune settimane di rielaborazioni e riscritture, ho finalmente ottenuto un racconto che mi soddisfa con tematiche affini a quelle di 'Cronaca di natale': passaggio all'età adulta, il sentirsi soddisfatti delle proprie scelte prescindendo dalle pressioni famigliari e sociali, il disagio di abituarsi alla quotidianità. 'Spettatore', questo il titolo del racconto, lo avevo scritto anni fa, ma non lo avevo mai proposto né sul blog né in altre sedi perché lo percepivo come non completamente riuscito. Adesso mi sembra che abbia finalmente preso la forma giusta.
'Cronaca di natale' e 'Spettatore' sono in vendita qui al prezzo di un caffè ;-)
Sinora non lo avevo inserito poiché è disponibile anche in free download, e come ho già spiegato in un precedente post io non metto mai in vendita ebook già presenti in rete gratuitamente: prima devo aggiungere all'ebook in questione qualcosa di inedito, una bonus track presente solo nell'edizione a pagamento (meritato premio per chi ha deciso di acquistarne una copia dopo averlo letto gratuitamente), e purtroppo non avevo nulla di adatto da abbinare al romanzo.
Ma dopo alcune settimane di rielaborazioni e riscritture, ho finalmente ottenuto un racconto che mi soddisfa con tematiche affini a quelle di 'Cronaca di natale': passaggio all'età adulta, il sentirsi soddisfatti delle proprie scelte prescindendo dalle pressioni famigliari e sociali, il disagio di abituarsi alla quotidianità. 'Spettatore', questo il titolo del racconto, lo avevo scritto anni fa, ma non lo avevo mai proposto né sul blog né in altre sedi perché lo percepivo come non completamente riuscito. Adesso mi sembra che abbia finalmente preso la forma giusta.
'Cronaca di natale' e 'Spettatore' sono in vendita qui al prezzo di un caffè ;-)
lunedì 2 settembre 2013
Scrittori e pittori
Visto che questo blog si occupa prevalentemente di scrittura
e si concede frequenti incursioni nel mondo delle arti figurative, dovevo
necessariamente dedicare un post ai letterati che si dilettano a dipingere, o
ai pittori che talvolta diventano autori.
Nel Rinascimento, epoca in cui le arti costituivano un
mestiere completo appreso a trecentosessanta gradi nelle botteghe dei maestri,
era normale che l’artista fosse pittore, architetto, scultore e persino
musicista e scrittore. Michelangelo Buonarroti componeva sonetti, e sebbene non
venga ricordato per questa sua attività letteraria, costituisce un primo valido
esempio di pittore-letterato.
Nell’Inghilterra di fine ‘800 un suo emulo è stato Dante
Gabriel Rossetti, noto per le sue splendide tele con le quali ha dato il via al
movimento Preraffaellita, ma conosciuto anche per le sue struggenti poesie
dedicate alle donne che ha amato.
Massimo D’Azeglio, ricordato soprattutto per il suo ruolo di
uomo politico negli anni del Risorgimento, è stato scrittore e pittore di
successo. Romanzi come ‘Ettore Fieramosca’ o ‘Niccolò de Lapi’ ormai vengono letti
esclusivamente dagli studiosi di letteratura italiana del diciannovesimo secolo,
ma quando vennero pubblicati riscossero un enorme successo. Anche le sue opere
pittoriche sono considerate secondarie rispetto ad altri artisti coevi,
tuttavia molti dei suoi quadri sono ancora oggi esposti nella Galleria di Arte
Moderna di Torino.
L’austriaco Alfred Kubin viene ricordato principalmente per
la sua attività da illustratore. I suoi disegni inquietanti hanno decorato
edizioni in lingua tedesca delle opere di Edgar Allan Poe e E.T.A. Hoffman, ma
anche un libro concepito da lui stesso, ‘L’altra parte’, claustrofobico romanzo
dallo stile kafkiano che è stato quindi scritto e illustrato dalla stessa mano.
Il polacco Bruno Schulz, uomo alquanto schivo morto
tragicamente durante l’occupazione nazista della sua città, ha scritto varie
raccolte di racconti tra cui ‘Le botteghe color cannella’, ancora oggi
pubblicato e tradotto, e ha contemporaneamente dato sfogo alla sua oscura
fantasia grafica creando illustrazioni a china successivamente raccolte nel
‘Libro idolatra’.
Anche Dino Buzzati si è cimentato in entrambi i campi. Famoso
soprattutto come scrittore, ha comunque dipinto per quasi tutta la vita, ottenendo
giudizi lusinghieri da parte di alcuni critici d’arte.
Carlo Levi, di cui si rammenta il romanzo di grande successo
‘Cristo si è fermato a Eboli’, è stato un altro scrittore-pittore. Alcune sue
tele sono esposte nel Museo di Arte Medievale e Moderna della Basilicata, la
regione in cui trascorse un periodo di confino obbligatorio durante la dittatura fascista.
giovedì 29 agosto 2013
Blog amici
Nell'elenco dei miei "blog amici" a sinistra sono elencati anche blog che non vengono più aggiornati.
Da un punto di vista tecnico-professionale, diciamo così, sarebbe opportuno toglierli dalla lista.
Però non me la sento. Il blog di Temistocle, per dire. Anche se solo via web (con qualche incursione nella vecchia e cartacea posta ordinaria) con lui c'è un legame speciale, e togliere dalla lista il suo blog mi darebbe la sensazione di togliere anche l'amico... E lo stesso posso dire per altri in situazione analoga (anche se Nick, per fortuna, forse sta per riprendere l'attività bloggaria).
E poi un blog, anche se composto di soli post arretrati, è pur sempre una fonte di informazioni, parole, pensieri, al pari di un sito statico, no?
Insomma, la lista resta intatta. E spero anche l'amicizia :-)
Da un punto di vista tecnico-professionale, diciamo così, sarebbe opportuno toglierli dalla lista.
Però non me la sento. Il blog di Temistocle, per dire. Anche se solo via web (con qualche incursione nella vecchia e cartacea posta ordinaria) con lui c'è un legame speciale, e togliere dalla lista il suo blog mi darebbe la sensazione di togliere anche l'amico... E lo stesso posso dire per altri in situazione analoga (anche se Nick, per fortuna, forse sta per riprendere l'attività bloggaria).
E poi un blog, anche se composto di soli post arretrati, è pur sempre una fonte di informazioni, parole, pensieri, al pari di un sito statico, no?
Insomma, la lista resta intatta. E spero anche l'amicizia :-)
sabato 24 agosto 2013
Mads Berg
Per una volta dedico un post a un artista che non è propriamente un pittore o un illustratore, ma un designer pubblicitario (d'altronde il design spesso si confonde con l'arte, come ci ha più volte dimostrato l'amico Cyberluke. E poi, il grande Alfons Mucha non era forse un grafico pubblicitario dei suoi tempi?)
Il protagonista di oggi è il danese Mads Berg, che ha scelto uno stile semplice, con colori vivi e immagini accattivanti, ma soprattutto ha voluto ispirarsi all'Art Déco, e ciò lo rende meraviglioso ai miei occhi.
Nelle sue creazioni si nota chiaramente l'implicito omaggio al tratto pittorico di Tamara De Lempicka o alle stampe di Giovanni Meschini.
Uno stile un po' retrò, e neppure particolarmente innovativo, ma tecnicamente ineccepibile.
Doverosa la segnalazione del sito ufficiale dell'artista: http://www.madsberg.dk/
Il protagonista di oggi è il danese Mads Berg, che ha scelto uno stile semplice, con colori vivi e immagini accattivanti, ma soprattutto ha voluto ispirarsi all'Art Déco, e ciò lo rende meraviglioso ai miei occhi.
Nelle sue creazioni si nota chiaramente l'implicito omaggio al tratto pittorico di Tamara De Lempicka o alle stampe di Giovanni Meschini.
Uno stile un po' retrò, e neppure particolarmente innovativo, ma tecnicamente ineccepibile.
Doverosa la segnalazione del sito ufficiale dell'artista: http://www.madsberg.dk/
martedì 20 agosto 2013
Scoperte vacanziere
Rientro dalla villeggiatura toscana con alcune considerazioni sparse.
Anni che passano - a Firenze, moglie-munito, mentre mi accingevo al più arduo dei doveri coniugali (farle compagnia in un negozio di calzature femminili per le quattro ore che sarebbero seguite) ho cominciato a fissare gli specchi che ricoprivano praticamente ogni superficie di quel locale, dal pavimento alle pareti sino al soffitto, e ho notato una nuca i cui capelli cominciavano a sfoltirsi tratteggiando un'involontaria chierica fratesca. Purtroppo la nuca in questione era la mia :-(
Anni che passano... in modo soddisfacente - nella pineta di Montecatini ho dato lezioni di pallavolo a mia figlia, percorso chilometri in bicicletta, e persino sfidato due ragazzini a un match di scattarella. Alla fine uno dei due mi ha detto: "Ma sei sicuro di essere il padre di questa bambina? Secondo me tu hai quindici anni!"
Mi sono sentito quindicenne come non mi ci ero mai sentito neppure quando lo ero anagraficamente :-)
Tesori sprecati - Le Terme Leopoldine sono da mesi avvolte nel telone dipinto per nascondere i restauri in corso (che in realtà non sono affatto in corso ma penosamente fermi causa errato conteggio dei fondi necessari).
Le meravigliose Terme Tamerici (io le avevo documentate in questo post) perennemente chiuse al pubblico.
Lo storico Caffé Di Simo a Lucca chiuso per problemi economici.
E la tristezza di constatare che il paese con la più grande densità mondiale di siti artistico-culturali si dimostra incapace di valorizzarli.
Shopping - Una targhetta spiritosa da appendere al mio pc, una scatola metallica di gelatine zuccherose (che darò a mia figlia, a me interessa solo la scatola e le sue decorazioni un po' retrò), e un libro illustrato su Firenze.
Anni che passano - a Firenze, moglie-munito, mentre mi accingevo al più arduo dei doveri coniugali (farle compagnia in un negozio di calzature femminili per le quattro ore che sarebbero seguite) ho cominciato a fissare gli specchi che ricoprivano praticamente ogni superficie di quel locale, dal pavimento alle pareti sino al soffitto, e ho notato una nuca i cui capelli cominciavano a sfoltirsi tratteggiando un'involontaria chierica fratesca. Purtroppo la nuca in questione era la mia :-(
Anni che passano... in modo soddisfacente - nella pineta di Montecatini ho dato lezioni di pallavolo a mia figlia, percorso chilometri in bicicletta, e persino sfidato due ragazzini a un match di scattarella. Alla fine uno dei due mi ha detto: "Ma sei sicuro di essere il padre di questa bambina? Secondo me tu hai quindici anni!"
Mi sono sentito quindicenne come non mi ci ero mai sentito neppure quando lo ero anagraficamente :-)
Tesori sprecati - Le Terme Leopoldine sono da mesi avvolte nel telone dipinto per nascondere i restauri in corso (che in realtà non sono affatto in corso ma penosamente fermi causa errato conteggio dei fondi necessari).
Le meravigliose Terme Tamerici (io le avevo documentate in questo post) perennemente chiuse al pubblico.
Lo storico Caffé Di Simo a Lucca chiuso per problemi economici.
E la tristezza di constatare che il paese con la più grande densità mondiale di siti artistico-culturali si dimostra incapace di valorizzarli.
Shopping - Una targhetta spiritosa da appendere al mio pc, una scatola metallica di gelatine zuccherose (che darò a mia figlia, a me interessa solo la scatola e le sue decorazioni un po' retrò), e un libro illustrato su Firenze.
sabato 10 agosto 2013
giovedì 8 agosto 2013
Elogio delle capacità seduttive di Gabriele D'Annunzio
Eh sì, se lo merita proprio, perché ho visto coi miei occhi quanto sia abile nel conquistare il cuore delle donne. Anche da defunto.
Luogo dell’evento la sua villa a Gardone Riviera, il celeberrimo Vittoriale.
I visitatori vengono fatti entrare in piccoli gruppi, obbligatoriamente accompagnati da una delle guide che lavorano nella storica residenza. Quella che fa da cicerone al mio spiega come D’Annunzio sia riuscito a farsi dare la villa dallo stato italiano dopo che era stata sequestrata al suo precedente proprietario, e la visita inizia dalla sala d’attesa dove i creditori – così ci viene riferito – venivano fatti accomodare per ore e ore senza alcuna speranza di essere ricevuti perché il Vate era pieno di debiti e non pagava mai nessuno…
Ma le donne del gruppo non ci fanno caso, sono affascinate dalla residenza. Si odono commenti tipo “Guarda che finezza quelle decorazioni”… “Un’eleganza eccezionale”.
Perché, in fondo, uno che arreda casa comprando orpelli senza pagarli, ma dimostra buon gusto nello sceglierli, beh, può essere perdonato.
Intanto si passa agli aneddoti. La guida racconta della sua compagna, Luisa Baccara, che pazientemente sopportò i tanti tradimenti e suonava musica solo per lui nell’apposita stanza.
“Noi donne siamo fatte così: sappiamo amare in qualunque circostanza”, sento sussurrare in sottofondo.
“Lei credeva incondizionatamente in D’Annunzio perché scorgeva le sue enormi potenzialità di compagno fedele, anche se lui non le metteva in pratica”.
Per un attimo mi chiedo se mia moglie sarebbe disposta a perdonarmi un tradimento in nome delle mie enormi potenzialità di fedeltà non messe in pratica… ma temo di conoscere già la risposta.
Finalmente si passa all’incontro (quasi) diretto: le sale con le foto, i ritratti, le immagini.
“Questo era D’annunzio?”
“Ma era così basso?”
“E calvo?”
“E aveva perso molti denti perché non se li curava” infierisce la guida.
Sembrerebbe che, venuto meno lo scenario obnubilante della villa con le sue migliaia di soprammobili, cuscini, stampe, decorazioni e libri, la brutalità della realtà visiva sia infine emersa per mettere in difficoltà il Vate.
E invece no.
“Però vedi: non era ricco, non era bello, ma con l’astuzia e un po’ di faccia tosta riusciva a ottenere tutto”.
“Davvero! Un uomo che sopperiva ai propri limiti con l’eleganza e la classe”.
E mentre le donne continuano a elogiarlo sento le loro voci sciogliersi, e di colpo il cranio pelato di D’Annunzio, il suo corpo così gracile e minuto e la bocca sdentata ispirano tenerezza come se fosse un bimbo di pochi mesi da amare e coccolare in tutta la sua tenera fragilità.
Che dire? Gentile Vate, ancora complimenti le sue capacità seduttive addirittura postume. E glielo dico con una punta d’invidia che Lei vorrà sicuramente perdonarmi.
venerdì 2 agosto 2013
Tè pomeridiano in una giornata estiva ma lavorativa...
La degustazione di una tazza di tè dovrebbe costituire l’occasione propizia per ritagliarsi un momento piacevole nel corso della giornata.
Un bel tavolino apparecchiato all’aperto con un raffinato servizio di porcellana, tanto rinfrescante verde e profumo di rose, il suono argentino di una fonte d’acqua fresca alla quale attingere per riempire il bricco…
Un bel tavolino apparecchiato all’aperto con un raffinato servizio di porcellana, tanto rinfrescante verde e profumo di rose, il suono argentino di una fonte d’acqua fresca alla quale attingere per riempire il bricco…
Ovviamente può capitare che ci si debba adattare a uno scenario un po’ meno poetico, anche se comunque corredato da un bel campo di girasoli in lontananza…
Vabbé, pazienza. L’importante è poter bere il tè, e mentre lo assaporo chiudo gli occhi e immagino di essere altrove…
sabato 27 luglio 2013
Indovinelli sotto l'ombrellone
Se - come vi auguro - in questo momento siete già in partenza per spiaggia o piscina, vi fornisco un banale giochino da fare sotto l'ombrellone, tanto per perdere tempo con leggerezza.
Si tratta di cinque domande a risposta multipla per le quali bisogna scegliere la parola che corrisponde in modo più adeguato alla descrizione proposta.
1 - Strumento che viene utilizzato per eseguire prelievi in banca (8 lettere)
a) bancomat
b) revolver
2 - Si organizza in occasione dell'arrivo in città di un personaggio illustre (9 lettere)
a) benvenuto
b) attentato
3 - Libero professionista che, dietro pagamento di un compenso, risolve controversie fra privati (6 lettere)
a) notaio
b) killer
4 - Accessorio fondamentale per celebrare degnamente l'anniversario di nozze o di fidanzamento (12 lettere)
a) cioccolatini
b) preservativi
5 - Evento di grande importanza nella vita di una persona, al quale tutti i parenti e gli amici sperano di essere invitati (10 lettere)
a) matrimonio
b) testamento
Si tratta di cinque domande a risposta multipla per le quali bisogna scegliere la parola che corrisponde in modo più adeguato alla descrizione proposta.
1 - Strumento che viene utilizzato per eseguire prelievi in banca (8 lettere)
a) bancomat
b) revolver
2 - Si organizza in occasione dell'arrivo in città di un personaggio illustre (9 lettere)
a) benvenuto
b) attentato
3 - Libero professionista che, dietro pagamento di un compenso, risolve controversie fra privati (6 lettere)
a) notaio
b) killer
4 - Accessorio fondamentale per celebrare degnamente l'anniversario di nozze o di fidanzamento (12 lettere)
a) cioccolatini
b) preservativi
5 - Evento di grande importanza nella vita di una persona, al quale tutti i parenti e gli amici sperano di essere invitati (10 lettere)
a) matrimonio
b) testamento
sabato 20 luglio 2013
Le parole che ho scritto
Tutto è nato da una domanda banale che mi sono posto l’altro giorno: quante parole avrò mai scritto nel corso della mia vita?
Una risposta precisa è impossibile, anche perché a essere pignolo dovrei conteggiare… cosa? Anche i temi-storielle scritti alle superiori? E la tesi universitaria? Come considerare i racconti di formazione di quando ancora scribacchiavo come un adolescente immaturo? [EDIT: che ancora oggi scribacchio come un adolescente immaturo]. E i post di questo blog? E le cose rimaste incompiute?
Alla fine ho deciso di seguire un metodo: considerare solo i libri completi, nonché “approvati” secondo il mio individualissimo punto di vista.
Il risultato è il seguente.
Parlando di opere “pubblicate” [risate in sottofondo] ho scritto 534.133 parole, alle quali dovrebbero aggiungersene altre 30.000 nei prossimi mesi (perché, come ho già detto, vi sono delle scritture ultimate ma in fase di editing o trascrizione in bella copia).
Considerando invece i racconti scritti per partecipare a concorsi o inseriti nel blog (ad esempio “L’arcipelago di Ulisse” o i tre racconti comici ‘nerdotaku’) posso aggiungere altre 70.336 parole.
Infine, ci sono opere complete e tutto sommato approvate, che però per motivi personali resteranno per sempre chiuse in un cassetto virtuale del mio pc e protette da password, sigle cifrate, gas tossici e frecce velenose. In questo caso parliamo di 66.283 parole.
Totale complessivo: 700.752 parole.
Ovviamente è un dato che in se stesso non significa nulla. Potrebbe essere interpretato indifferentemente come una cifra simboleggiante la quantità di tempo dedicato a una passione, oppure sprecato in maniera inutile.
Per il momento vale la prima delle due. Se un giorno cambiassi idea ve ne accorgereste subito, perché cesserei di aggiornare questo blog (per ora no ;-)
Una risposta precisa è impossibile, anche perché a essere pignolo dovrei conteggiare… cosa? Anche i temi-storielle scritti alle superiori? E la tesi universitaria? Come considerare i racconti di formazione di quando ancora scribacchiavo come un adolescente immaturo? [EDIT: che ancora oggi scribacchio come un adolescente immaturo]. E i post di questo blog? E le cose rimaste incompiute?
Alla fine ho deciso di seguire un metodo: considerare solo i libri completi, nonché “approvati” secondo il mio individualissimo punto di vista.
Il risultato è il seguente.
Parlando di opere “pubblicate” [risate in sottofondo] ho scritto 534.133 parole, alle quali dovrebbero aggiungersene altre 30.000 nei prossimi mesi (perché, come ho già detto, vi sono delle scritture ultimate ma in fase di editing o trascrizione in bella copia).
Considerando invece i racconti scritti per partecipare a concorsi o inseriti nel blog (ad esempio “L’arcipelago di Ulisse” o i tre racconti comici ‘nerdotaku’) posso aggiungere altre 70.336 parole.
Infine, ci sono opere complete e tutto sommato approvate, che però per motivi personali resteranno per sempre chiuse in un cassetto virtuale del mio pc e protette da password, sigle cifrate, gas tossici e frecce velenose. In questo caso parliamo di 66.283 parole.
Totale complessivo: 700.752 parole.
Ovviamente è un dato che in se stesso non significa nulla. Potrebbe essere interpretato indifferentemente come una cifra simboleggiante la quantità di tempo dedicato a una passione, oppure sprecato in maniera inutile.
Per il momento vale la prima delle due. Se un giorno cambiassi idea ve ne accorgereste subito, perché cesserei di aggiornare questo blog (per ora no ;-)
sabato 13 luglio 2013
Un tema pittorico ricorrente - 4
Nelle arti figurative la donna è il simbolo della bellezza estetica per eccellenza, e incarna l’amore, la sensualità, la maternità. Da un punto di vista fisiologico ha minore possanza rispetto all'uomo, e ciò la espone – anche a livello figurativo – al rischio di essere vittima della prepotenza maschile (vedi, tanto per fare un esempio A CASO, il mio ultimo post pittorico incentrato sulla biblica Susanna ;-)
Negli ultimi due secoli gli si è però affiancata un’iconografia diversa: la donna intesa come femme fatale in grado di dominare e soggiogare l’uomo col potere dell’attrazione carnale, subdolamente suscitata e utilizzata a proprio vantaggio.
Un precursore di questa femminilità spaventevole (dal punto di vista maschile) è stato il pittore tedesco Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553) che scelse di rappresentare l’episodio biblico di Sansone e Dalila. La sua tela enfatizza la soddisfazione feroce della giovane filistea nel momento in cui recide i capelli – e le forze fisiche – del maschio addormentato (da notare che anche altri pittori rinascimentali hanno dipinto quadri su questo argomento, ma in genere Dalila è sempre affiancata da soldati filistei mentre taglia la chioma di Sansone; invece Cranach preferisce che sia lei da sola a compiere il gesto, coi soldati amici ridotti a mere comparse sullo sfondo).
Negli ultimi due secoli gli si è però affiancata un’iconografia diversa: la donna intesa come femme fatale in grado di dominare e soggiogare l’uomo col potere dell’attrazione carnale, subdolamente suscitata e utilizzata a proprio vantaggio.
Un precursore di questa femminilità spaventevole (dal punto di vista maschile) è stato il pittore tedesco Lucas Cranach il Vecchio (1472-1553) che scelse di rappresentare l’episodio biblico di Sansone e Dalila. La sua tela enfatizza la soddisfazione feroce della giovane filistea nel momento in cui recide i capelli – e le forze fisiche – del maschio addormentato (da notare che anche altri pittori rinascimentali hanno dipinto quadri su questo argomento, ma in genere Dalila è sempre affiancata da soldati filistei mentre taglia la chioma di Sansone; invece Cranach preferisce che sia lei da sola a compiere il gesto, coi soldati amici ridotti a mere comparse sullo sfondo).
A distanza di oltre tre secoli un altro pittore tedesco, Max
Liebermann (1847-1935) ripropone a sua volta l’episodio di Sansone e Dalila con
ancora maggior enfasi sul senso di trionfo della donna mentre schiaccia la sua
controparte maschile e mostra i capelli strappati quasi fossero un trofeo di
guerra tolto al nemico dopo una sanguinosa battaglia.
Ma siamo già in un’altra epoca, gli anni di Freud e della scoperta dell’inconscio e del desiderio sessuale represso e sublimato. In questa nuova ottica della donna dominatrice grazie all’attrazione fisica, la figura biblica di Salomè diventa altamente simbolica (non a caso, sempre Cranach aveva dedicato una sua tela anche a lei).
Fra la fine del XIX secolo e i primi decenni del XX Salomè è l'onnipresente protagonista di numerose opere letterarie, e tantissimi pittori la pongono al centro delle loro raffigurazioni enfatizzando spesso il momento del piacere sadico che le deriva dal vedersi consegnata in un vassoio la testa di Giovanni Battista. Si veda ad esempio questa interpretazione del francese Pierre Bonnaud (1865-1930).
Particolarmente inquietante (sempre dal punto di vista di noi maschietti) è la Salomè dell’artista austriaco Julius Klinger (1876-1920) in cui la giovane principessa non sorregge una testa, ma semmai qualcosa che assomiglia indiscutibilmente a un pene mozzato…
Giulio Aristide Sartorio (1860-1932), pittore assai amato in questo blog, utilizza il mito greco della Gorgone per dare vita a una donna che – letteralmente – mette i piedi in testa agli uomini caduti impotenti e paralizzati di fronte al suo stregonesco potere.
L’illustratore e scrittore polacco Bruno Schulz (1892-1942) ha dedicato un libro all'argomento – “Il libro idolatra” – in cui vengono messi in scena gli aspetti più oscuri del rapporto fra uomo e donna, con particolare riferimento all'umiliazione maschile. La tavola intitolata “Undula l’eterno ideale” è piuttosto esplicita…
Infine propongo un’opera del celebre artista norvegese Edvard Munch (1863-1944), “Il vampiro”. Qui la donna è una creatura mostruosa che succhia il sangue dell’uomo, oppure è lei stessa la ferita che ammanta di rosso il maschio sconfitto.
lunedì 8 luglio 2013
In attesa di tempi migliori
Questo è stato, almeno sinora, un anno davvero insidioso per me. Nei primi sei mesi ho dovuto affrontare eventi estremamente spiacevoli, e purtroppo continuano a persistere situazioni che mi tolgono la serenità e il tempo libero - e talvolta anche la voglia - necessari per dedicarmi alla scrittura e alla lettura.
Quando il 2013 sarà terminato scriverò un post apposito sull'argomento (ma solo dopo la mezzanotte del 31 dicembre, restano sei mesi per concluderlo e non voglio rischiare di stuzzicare i cattivi umori di luglio o l'oscurità di novembre o le novità imprevedibili di dicembre).
Per ora mi limito a dire che qualcosa sto comunque scrivendo. Un racconto è stato praticamente concluso - come può testimoniare l'amico Tim - un secondo è in fase di editing e un terzo sta prendendo forma, purtroppo con tempi fastidiosamente dilatati e discontinui. Chiunque scrive sa che il mantenimento del giusto grado di continuità e di tensione è fondamentale per evitare di impantanarsi; viceversa, far passare una settimana senza riuscire a scrivere neppure un paragrafo è il miglior metodo per rischiare l'opera incompiuta.
Anche le letture vanno a rilento, più o meno come una Trabant riparata con fil di ferro e nastro adesivo. Sto porgendo l'ennesimo - ma doveroso - omaggio a Pirandello con un ulteriore volume delle "Novelle per un anno" (e ribadisco che prima di morire devo riuscire a terminare l'intera produzione letteraria del genio di Girgenti).
E poi vorrei mettere in bella copia un mio vecchio manoscritto (nel senso letterale del termine: agli inizi degli anni '90 usavo carta, penna e mano destra indolenzita). Si tratta - udite udite - del sequel de "L'anno prima del bicentenario" che scrissi all'epoca senza sapere che molti anni dopo avrei scritto (stavolta con pc e tastiera) il prequel.
Insomma: un po' di carne sul fuoco c'è, ma la fiamma è fiacca. Spero che lassù qualcuno mi ami.
Quando il 2013 sarà terminato scriverò un post apposito sull'argomento (ma solo dopo la mezzanotte del 31 dicembre, restano sei mesi per concluderlo e non voglio rischiare di stuzzicare i cattivi umori di luglio o l'oscurità di novembre o le novità imprevedibili di dicembre).
Per ora mi limito a dire che qualcosa sto comunque scrivendo. Un racconto è stato praticamente concluso - come può testimoniare l'amico Tim - un secondo è in fase di editing e un terzo sta prendendo forma, purtroppo con tempi fastidiosamente dilatati e discontinui. Chiunque scrive sa che il mantenimento del giusto grado di continuità e di tensione è fondamentale per evitare di impantanarsi; viceversa, far passare una settimana senza riuscire a scrivere neppure un paragrafo è il miglior metodo per rischiare l'opera incompiuta.
Anche le letture vanno a rilento, più o meno come una Trabant riparata con fil di ferro e nastro adesivo. Sto porgendo l'ennesimo - ma doveroso - omaggio a Pirandello con un ulteriore volume delle "Novelle per un anno" (e ribadisco che prima di morire devo riuscire a terminare l'intera produzione letteraria del genio di Girgenti).
E poi vorrei mettere in bella copia un mio vecchio manoscritto (nel senso letterale del termine: agli inizi degli anni '90 usavo carta, penna e mano destra indolenzita). Si tratta - udite udite - del sequel de "L'anno prima del bicentenario" che scrissi all'epoca senza sapere che molti anni dopo avrei scritto (stavolta con pc e tastiera) il prequel.
Insomma: un po' di carne sul fuoco c'è, ma la fiamma è fiacca. Spero che lassù qualcuno mi ami.