AVVISO
IMPORTANTE: LETTURA INADATTA AI BAMBINI
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“…
guardavo la televisione. Trasmettevano ‘Una giornata con’ e l’ospite era quella
gran fica di Marga Orsini. La inquadravano pure sotto la doccia… Ma mi sta ascoltando?”
“Sì,
ti sento. Continua”.
Non
era vero. L’agente Doglia non ascoltava affatto e permetteva ai suoi pensieri
di vagare altrove, di appigliarsi a qualunque distrazione. Nessuna durava più
di un minuto.
Negli
ultimi tempi gli succedeva sempre più frequentemente, persino durante gli
interrogatori. Il sospettato blaterava il suo alibi all’aria e al registratore,
mentre Doglia, gomito sulla scrivania e avambraccio trasformato nel sostegno
della testa, lasciava ciondolare gli occhi e la loro soglia di attenzione
ovunque, soprattutto verso il soffitto. Dieci canonici secondi di contemplazione
rivolta al vuoto, e poi, inevitabile, si perdeva in un flusso di pensieri
incerti alla ricerca di ulteriori vuoti ai quali appigliare la propria apatia
per altre frazioni di minuto.
Alcuni
colleghi, memori degli anni in cui l’uomo era costantemente efficiente (non a
giorni alterni come gli capitava ormai da parecchi mesi) gli avevano
inizialmente concesso l’improbabile indulgenza di ritenerlo un metodo voluto:
un apparente disinteresse per allentare la concentrazione dell’interrogato, per
dargli la sensazione che i sospetti della polizia nei suoi confronti fossero in
realtà minimi e che la convocazione in commissariato e le relative domande
fossero un’inutile perdita di tempo. In questo modo lo spingeva a parlare con
più tranquillità e con maggiori probabilità di contraddirsi.
Col
tempo, però, l’ipotesi si era rivelata infondata. Doglia non simulava affatto:
quando sprofondava nelle sue giornate letargiche compiva svogliato ogni genere
di attività, si incantava persino davanti alla macchinetta del caffè, tanto è
vero che qualcuno malignò l’assunzione di medicinali altamente debilitanti.
Ecco,
quella mattina lui era tediato o sedato: si deconcentrava e non prestava
attenzione alla versione dei fatti fornita dal pregiudicato di turno. In
effetti, già da alcuni mesi, anche nei giorni di lucidità si limitava a
compiere burocraticamente le proprie mansioni: inviava l’avviso di comparizione
al sospettato, gli rivolgeva faticosamente le domande stilate dall’ispettore
Berruti al quale consegnava subito la registrazione dell’interrogatorio,
esaminava le pratiche che gli erano state assegnate e poi attendeva passivo
altre istruzioni. Non aggiungeva niente all’indagine, il suo contributo era ai
limiti dell’inerzia.
Intanto
il sospettato taceva. Osservava l’uomo che gli stava di fronte: abiti borghesi
sgualciti, faccia ebete, sguardo perso nel nulla. Non aveva l’aspetto di un
poliziotto.
Rimasero
in questo stallo per quanto tempo?
Difficile
dirlo: i distacchi dalla realtà di Doglia potevano durare anche una ventina di
minuti. Se nessuno lo apostrofava lui non reagiva, si instupidiva nel nulla
della sua concentrazione assente, si dissolveva nelle sue meditazioni prive di
contenuto.
Si
destò, infine, perché sullo schermo del pc era balenata una notizia che
racchiudeva un nome a lui noto, quello di uno scrittore del quale aveva letto e
apprezzato alcuni romanzi. Implicitamente si risveglio la sua consapevolezza
che il pregiudicato attendeva altre domande.
“Dunque…”
(lasciò scivolare gli occhi assonnati verso il foglio di Berruti) “Come hai
trascorso la serata di martedì 19 maggio?”
L’interrogato
esitò prima di replicare, quasi con imbarazzo: “Me l’ha già chiesto. Ho
risposto prima”.
“Ah,
va bene” si infastidì Doglia, impegnato a leggere la notizia che lo
interessava. “Allora… Con quale gestore hai il contatto… no, scusa, il contratto
per la connessione adsl e a quali condizioni?”
L’uomo
rispose. Il poliziotto intanto si informava sui dettagli dell’imminente morte
del romanziere olandese Edwin Maas, malato terminale di cancro al fegato.
L’autore annunciava al mondo che alle ore 21:00 GMT avrebbe lasciato la vita
terrena tramite iniezione letale praticata dal suo medico di fiducia. La scelta
dell’eutanasia era l’inevitabile conseguenza delle tremende sofferenze fisiche
causate dal suo male incurabile. Ma prima di andarsene avrebbe voluto salutare
e quasi abbracciare virtualmente tutti i numerosi lettori dei suoi libri,
pertanto li invitava – a partire dalle ore 16:00 GMT – a visitare il suo blog
per lasciare un commento di addio sul suo ultimo post. Il server era stato
appositamente implementato per permettergli di reggere l’urto di centinaia di
migliaia di contatti contemporanei, e lo scrittore si auspicava di raggiungere
il milione di contatti e un equivalente numero di commenti prima delle 21:00.
Se avesse conseguito tale risultato avrebbe potuto morire sereno.
Mentre
sospirava di fronte all’ineluttabilità della morte, Doglia si accorse che
l’interrogato taceva nuovamente.
“Quale
viene adesso?...” (continuando a reggersi la testa con la mano sinistra,
allungò la destra sul foglio di Berruti e con movimenti intorpiditi delle dita
vi tambureggiò sopra) “Sei iscritto a facebook?”
“Certo
che sono iscritto” replicò il pregiudicato come se la risposta fosse sin troppo
ovvia.
“Puoi
accedere al tuo profilo?” cantilenò il poliziotto ripetendo meccanicamente la
domanda trascritta dall’ispettore.
“Va
bene” concesse l’uomo interrogato con un’occhiata perplessa.
In
quel momento la porta si aprì inattesa. Berruti sedette di fronte a Doglia e lo
salutò, senza ricevere alcuna risposta: il suo vice stava digitando sull’agenda
del cellulare un promemoria per rammentarsi che alle 19 avrebbe dovuto inserire
un commento sul blog di Edwin Maas.
“Dormito
bene?” lo provocò l’ispettore.
“Ah,
sei tu” si risvegliò Doglia notando la persona in più nella stanza.
“Mi
sono connesso come m’ha chiesto” s’intromise tra i due il pregiudicato.
Berruti
gli tolse di mano il palmare col quale aveva appena aperto il profilo su
facebook.
“Confermi
ciò che hai affermato in presenza del mio collega?” intimò senza preamboli.
L’interrogato
assentì.
“Allora
ci hai preso per il culo. Se martedì non ti sei mosso da casa tua all’Eur, per
quale motivo il tuo profilo è stato aggiornato alle otto di sera tramite la
connessione wi-fi privata di un condominio di Monteverde?”
“Mi
sarò connesso a sbafo” scherzò il pregiudicato “Ormai sté connessioni wi-fi
sono potentissime, c’hanno campo pure a dieci chilometri di distanza”.
“Ogni
stronzata che aggiungi peggiora la tua posizione”.
“Beh,
mo’ che ci penso meglio” inghiottì riluttante il sospettato “forse avevo fatto
due passi prima di cena…”
“Quindi
dalle parti di Monteverde, dove è avvenuto il furto. All’interno
dell’appartamento sono stati prelevati alcuni contanti, un rolex, quattro
bracciali d’oro, tre anelli e uno smartphone”.
“Embé?”
“Sono
esattamente gli oggetti che ti vanti di aver rubato nel tuo messaggio delle
20:21 di martedì 19 maggio” lo inchiodò Berruti.
“Ma
è sicuro che sono gli stessi?” balbettò il ladro.
“Hai
aggiunto anche la foto” precisò l’assistente dell’ispettore mostrando
l’istantanea sul desktop del cellulare.
“Però
ha visto quanti ‘mi piace’?” si vantò l’uomo ormai scoperto. Con un guizzo
d’orgoglio aggiunse: “Guardi il furto ai Parioli dell’anno scorso: me ne hanno
dati novemilaquattrocentocinquanta, un record!”
“Lei
è in arresto per il furto nell’appartamento sito al quarto piano, interno 16,
del condominio in via Cavallazzi al numero civico 4…”
“Eh
no, un attimo!” si oppose l’arrestato. “Mica è detto che l’ho scritto io quel
messaggio! Qualcuno è entrato nel mio profilo e m’ha fatto uno scherzo! Può
succedere, no?”
Berruti
chiamò ad alta voce un agente in divisa incaricandolo di accompagnare il ladro
dal collega che avrebbe compilato il verbale di arresto e il documento per il
rilascio sulla parola con obbligo di comunicare ogni cambio di domicilio.
“Ma
daje, se lei stesso ha detto che il messaggio l’hanno scritto con una
connessione diversa dalla mia, è ovvio che è stato qualcun altro! M’hanno
incastrato!” si agitava il topo d’appartamento mentre il poliziotto lo
trascinava fuori dalla stanza.
Doglia
e Berruti erano rimasti soli. L’ispettore osservò il suo vice ipnotizzato dal
cellulare.
“Che
stai guardando?”
“Eh?...
Ah, niente. Stavo solo rileggendo un promemoria che ho scritto”.
“Il
commissario ha chiesto di dare priorità assoluta agli attentati e di
interessarcene tutti”.
“Ah!
Ma non li segue direttamente il capo insieme agli amici dell’Arma?”
“Sì,
ma c’è urgenza di risolvere in tempi brevi. I giornali ci stanno massacrando,
su facebook abbiamo ricevuto tre milioni e mezzo di ‘non mi piace’ in due
giorni. Bisogna scoprire i colpevoli e arrestarli”.
“E
che dovremmo fare?” si stiracchiò Doglia.
“I
dati raccolti sono stati messi a disposizione di tutti i dipartimenti. Possiamo
accedere all’area riservata e attingere a ogni informazione, comprese le
perizie della scientifica. Chiunque abbia qualche ipotesi investigativa la può
comunicare subito al capo tramite e-mail. Non ci sono più gerarchie per questo
caso: ognuno può intervenire, purché serva a scovare l’attentatore”.
“Ci
darò un’occhiata domani” rispose scompostamente Doglia lasciando scivolare ogni
sillaba dentro un lungo sbadiglio.
CONTINUA…
questa volta sono il primo a commentare! l'attacco sembra promettente: genere che sembra poliziesco (come piace a me), base "virtuale", un personaggio stralunato e centrato su altro, la scrittura pulita di sempre. Gli ingredienti ci sono, naturalmente aspetto il seguito e intanto: nano nano!
RispondiEliminaGrazie per la fiducia "a prescindere", spero di continuare a meritarla anche nei prossimi giorni ;-)
EliminaL'azione si svolge nel presente, in una realtà alternativa simile alla nostra o nel nostro futuro? Il comando "unlike" non esiste sul nostro facebook, giusto?
RispondiEliminaSi svolge in un futuro prossimo non troppo lontano (tipo quello di Robocop, per capirci) lievemente distopico, quindi ci sono alcune piccole differenze col nostro presente.
EliminaMa mica tante ;-)
Bello come inizio, il carattere del protagonista è interessante e i primi particolari inquietanti si fanno già vedere. Voglio leggere il seguito :]
RispondiEliminaCiao, benvenuto :-)
EliminaL'attesa sarà breve, ogni due giorni esce una parte del racconto e il 6 novembre sarà concluso.
Come inizio m sembra bello, mi piace molto lo sguaro satirico sui Social Forum.
RispondiEliminaPiù avanti ci vado giù in modo più pesante...
EliminaIn genere un approdo troppo vicino alla realtà contemporanea mi spiazza sempre, quindi mi è capitato anche stavolta per naturale reazione, però mi è piaciuto moltissimo l'incipit.
RispondiEliminaMi è piaciuta la descrizione chiara, limpida e decisa che hai fatto di Doglia e andando avanti con la lettura sono entrata nel meccanismo della contemporaneità capendo - o almeno credo - in che senso essa irrompa sulla scena.
Attendo le prossime pagine! :D
L'attesa sarà breve ;-)
EliminaSembro me a lavoro quando leggo qualcosa di particolare sui manga al PC e divento distratta.. ahahah!
RispondiEliminaBeh, ma ti immagino più concentrata del mio personaggio ;-)
EliminaSul manga, ovvio.
E' molto interessante... e non mi sembra che sia il futuro perché
RispondiEliminaora i giovani vantano le burle con le foto sui siti di reti sociali e vengono arrestati o licenziati...
Infatti è un futuro abbastanza presente ;-.)
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