mercoledì 10 ottobre 2018

In un mondo in cui l'intrattenimento è (di fatto) gratuito - 2

Continuando con l'argomento iniziato nel primo post di ottobre - l'inevitabilità della pirateria - faccio una piccola digressione.
Frequentando negli ultimi tempi il sito deviantart per sperimentare le potenzialità del software tramite il quale sto provando a creare fumetti, ho notato che la distribuzione gratuita di disegni digitali e fotografie da parte degli utenti è quasi la norma. Il pagamento viene considerato facoltativo, del tipo: "se proprio le mie opere vi piacciono qualcosina potreste pagarmi, no?" Al limite c'è la distinzione sulla qualità del prodotto: on line c'è un file jpeg da 1 megabyte, chi lo paga riceve un file png ad alta definizione da 15 megabyte.
Molti di coloro che seguono questa politica sono chiaramente hobbysti che smanettano, non certo professionisti della grafica. Però resta il fatto che questa mentalità sta diventando comune. Me lo ha confermato la mia principessa, che per motivi anagrafici è immersa nella nuova generazione dei millennials: secondo lei il fatto che i tuoi lavori siano disponibili on line gratuitamente è utile in quanto favorisce la visibilità; se poi la visibilità raggiunge cifre elevate (i famigerati followers) in qualche modo arriva anche il guadagno perché magari i fans più affezionati finiscono col comprare qualche tuo prodotto (pur potendolo avere gratis) perché sanno che sostenendo economicamente i tuoi sforzi ti incoraggiano a produrre altre opere.
Personalmente non sono così convinto di questo automatismo. Resta però il fatto che la creatività di chi non è ancora famoso deve affrontare la concorrenza di altra creatività che si mette a disposizione gratis.
Intendiamoci: qualcosa di gratuito a fini promozionali è la norma. Anche io all'inizio, per farmi conoscere ho reso disponibili alcuni ebook a prezzo zero. Però, per come la vedo io, è una politica da applicare solo per i primi tempi, non può diventare la regola per sempre. Ma a quanto pare invece lo sta diventando...
Insomma, dovrò seriamente valutare la questione e capire come adeguarmi a questo mondo in cui, ormai, i prodotti di intrattenimento sono di fatto potenzialmente tutti gratuiti.

22 commenti:

  1. In teoria il ragionamento di tua figlia non è sbagliato, ma è sentito e appoggiato finché non c'è l'impellente bisogno di denaro. Bisogna solo essere in coscienza onesti. Io non distribuisco cose gratis, tranne quello che appare sul blog (che non ritengo in ogni caso gratuito), ma mi serve per farmi conoscere.

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    1. Sì, infatti la diffusione di alcuni contenuti parziali gratuiti per farsi conoscere non ha nulla di sbagliato. Quello che mi preoccupa è l'insorgere di una mentalità secondo la quale tutto deve essere gratuito e il pagamento è "facoltativo"... è un ottimo disincentivo a creare.

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    2. Questo è un aspetto legato alla maturità delle persone. Se vendo qualcosa devo essere disposto anche a investire. L'altro giorno per esempio sono stato insultato e bannato da una persona su linekdin perché le ho detto che non facevo più recensioni e segnalazioni sul mio blog. Non ho parlato di soldi, ma lei mi ha attaccato sul denaro sostenendo che se mi avesse avesse prospettato un pagamento probabilmente avrei fatto anche la segnalazione. C'è una coda di paglia in molta gente sul web sotto questo aspetto.

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  2. Rimanendo nel campo dei fumetti un esempio che mi viene alla mente è quello di Zerocalcare. Lui ha un blog seguitissimo dove pubblica ogni tanto brevi storie a fumetti liberamente leggibili, penso che questo serva da traino anche per i suoi volumi che hanno un buon successo di vendite. Ovviamente stiamo parlando di un personaggio che ha una certa notorietà, al punto che un suo lavoro è da poco diventato un film. Da quanto scrive lui stesso è partito del self-publishing, vendendo praticamente porta a porta i suoi primi album autoprodotti.

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    1. Sì, è un esempio, anche se lui costituisce l'esempio fortunato, quello che ormai è talmente celebre che la gente potendo avere un suo albo intonso gratis oppure uno autografato pagandolo, preferirebbe la seconda opzione.

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  3. Io credo che un prodotto si possa rendere disponibile gratis per un periodo di tempo limitato, poi bisogna farlo pagare, anche un prezzo basso, ma è indispensabile per venire apprezzati. E sai perché? Chi non paga nulla, non apprezza il libro. Io ho lasciato gratis un mio racconto per diverso tempo, sono state scaricate oltre mille copie, il che mi ha fatto piacere ma in cambio mi sono arrivate due recensioni a 1 stella (e, meno male, anche 1 a 5 stelle) però dopo tanto tempo ho deciso di lasciarlo a un prezzo basso ma comunque un prezzo, chi vuole leggerlo lo compra. Del resto anch'io se pago un eBook lo leggo subito, ma se lo scarico gratis lo lascio lì a decantare e magari lo leggo quando e se ho tempo, il che potrebbe dire mai...


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    1. Ma poi è anche una questione di dare un prezzo al proprio lavoro. Il racconto non si scrive da solo, comunque ci si perde del tempo, ci si mette il proprio impegno, se si fanno le cose accuratamente si provvede a editing, paragrafazione, correzione. Vogliamo venderlo a un prezzo molto basso, quasi simbolico? Va bene, ma quel prezzo simbolico ha un senso, significa che vorrei che venisse riconosciuto il lavoro che c'è dietro quel racconto.

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  4. Anche io sono d'accordo con tua figlia perchè tanta gente che si fa conoscere e riesce a conquistare un certo pubblico può anche guadagnare con dei prodotti distribuiti in rete.

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    1. Il mio dubbio è: noi notiamo quelli che alla fine riescono a farsi conoscere. Ma quanti, pur provandoci, restano dei signori Nessuno?

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    2. Tanti.. non immagini quanti ne ho conosciuti che non so che grandiose cose si aspettavano dalla rete e sono rimasti delusi e arrabbiati perchè nella loro testa facevano video/blog/disegni stupendi e invece non era affatto così (a volte serve anche un pochetto di umiltà).
      Il confine dal pretendere fama e gloria, e il semplice far conoscere e avere un parere sui propri lavori in rete (magari con qualche guadagno) è sottile; delirante!

      Secondo me serve cmq un grandissimo impegno e costanza.
      Noto che la gente sempre presente in rete in maniera costante diventa quasi un punto di riferimento, una specie di amico immaginario per i followers e le persone tendono ad affezionarsi di più.

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  5. Con la visibilità non ci paghi le bollette. E comunque di quale visibilità stiamo parlando? Siamo comunque una goccia in un mare di gente alla ricerca della stessa visibilità..

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    1. In effetti la concorrenza sul piano della visibilità è notevole ;-)

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  6. Sono d'accordo con tua figlia,davvero molto saggia.

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    1. Io lo dico sempre che è in gamba, però detto da me può sembrare un giudizio "di parte" ;-)

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  7. Non sapevo queste cose... ma mi sembra che la tua figlia abbia ragione...

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    1. Beh, lei appartiene al XXI secolo e ne capisce meglio le dinamiche.

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  8. Mi sono scontrata anche io con questo tipo di riflessione e la penso un po' come te, nel senso che bisognerebbe trovare una via di mezzo fra prodotti effettivamente 'regalabili', tipo creazioni che riguardano occasioni specifiche e opere che necessariamente possono essere solo acquistate. Che ne so, ad esempio, un racconto di Natale può essere fruibile gratuitamente, un romanzo no a meno che non si tratti di una strategia promozionale a tempo determinato.

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    1. In ogni caso, qualche soluzione che permetta almeno di non fare tutto "per la gloria"...

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  9. Anche a me non convince quell'automatismo...
    Inoltre bisogna considerare che per quello che emerge a galla, ce ne sono innumerevoli altri ancora sott'acqua. Non tutti diventano Chiara Ferragni.

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    1. Infatti. Una bottiglietta d'acqua "Ariano Geta limited edition" non venderebbe neppure a 5 centesimi l'una...
      Scherzi a parte, oltre al fatto che solo pochi emergono, c'è comunque il principio che il frutto del proprio impegno non può essere dato via sempre gratis "vita natural durante". É una questione di principio.

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    2. Tu con me sfondi una porta aperta. Purtroppo qui mi riferisco non all'attività letteraria, ma al lavoro vero e proprio...

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    3. Infatti è anche questo a preoccuparmi: l'idea che le nuove generazioni crescano con l'idea che essere pagati per il proprio lavoro sia una questione "facoltativa"... Spero non si facciano gabbare da questa discutibile "moda"...

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