L’arte e la letteratura sono una forma d’espressione, e possono raccontare qualunque cosa. Esprimono il pensiero e l’emozione del loro creatore. Oppure un suo trauma…
Talvolta dietro un capolavoro si nasconde qualcosa di orribile, anche se a prima vista non sembra.
René Magritte è un’icona del XX secolo. I suoi quadri surrealisti sono entrati nell’immaginario collettivo con composizioni ambigue e fuorvianti che interrogano l’uomo sulla effettiva portata della sua percezione sensoriale e ironizzano sulla capacità della pittura di rappresentare il mondo reale.
Una delle sue tele più celebri raffigura una coppia col volto coperto da uno straccio, (“Gli amanti”, qui accanto). L’immagine è perfetta per esprimere un senso di dolorosa incomunicabilità tra le persone, tipico della sua epoca (il quadro in questione sembra la trasposizione pittorica del dramma “La cantatrice calva” di Ionesco).
Ma queste facce velate assumono un significato assai più inquietante se vengono rapportate alla vita privata dell’artista.
Nel 1912, quando Magritte era poco più che un adolescente, sua madre si era suicidata gettandosi in un lago. Il suo cadavere era stato ripescato e trascinato a riva col volto coperto dai vestiti fradici d’acqua, e lui era presente al momento del ritrovamento... una scena che non avrebbe dimenticato mai più.
Otto anni prima in Inghilterra era stata rappresentata una commedia che avrebbe avuto molta fortuna. Il personaggio principale era Peter Pan, il ragazzino che non vuole crescere.
Opera fiabesca particolarmente amata dai bambini, dietro il suo magico mondo nasconde un dramma privato dell’autore, James Matthew Barrie.
Anche in questo caso bisogna tornare indietro nel tempo, all’epoca della sua infanzia. Uno dei suoi fratelli morì per disgrazia mentre pattinava sul ghiaccio, una tragedia per tutta la famiglia e in particolare per la madre che non riusciva a farsene un ragione. Solo nel corso degli anni riuscì ad elaborare il lutto immaginando che, a causa della morte prematura, suo figlio non aveva mai conosciuto la vecchiaia, ma solo la giovinezza… Lo diceva spesso a James Matthew, che evidentemente non dimenticò mai questa particolare teoria consolatoria di sua madre.
Due capolavori dietro i quali si annidano delle tragedie. O forse il contrario: due tragedie che sono state superate solo grazie al potere liberatorio di arte e letteratura, grazie alla possibilità di sublimare la realtà quotidiana in una forma espressiva che potrebbe chiamarsi anche musica o cinema o fotografia.
La bellezza e l’importanza delle arti risiede anche in questo potere liberatorio per l’autore. La ricerca di fama e successo è (o almeno dovrebbe essere) solo un aspetto secondario…
Molte opere d'arte nascono da personalità tormentate o da episodi traumatici.
RispondiEliminaÈ un prezzo alto da pagare, ma tutta l'umanità ne è riconoscente.
Infatti credo che per certi artisti le loro creazioni siano proprio una scialuppa di salvataggio nella tempesta della vita.
RispondiEliminaTi ringrazio.
RispondiEliminaCredo che mi hai fornito nuovi spunti per altri post. ;)