venerdì 25 luglio 2014

martedì 22 luglio 2014

Self-made man - conclusione

Una carrellata finale su varie macchinette self-service:

Car-wash: sì, lo so, c'è sempre quello che: 'Eh, ma fatto a mano, con la spugna e il panno daino, viene meglio...'
Ditemi quel che vi pare, ma io ammetto che le MIE mani, sia pure attrezzate con spugna e panno daino, non riusciranno MAI a fare altrettanto bene. E mi affido (con soddisfazione) alla tecnologia lava-macchine self-service.

Bancomat: beh, questo lo usate anche voi, vero? Il suo unico difetto è che eroga soldi.
Sì, mi rendo conto che il suo scopo è proprio questo, ma il problema è che lo sanno anche quei due tizi dall'aria minacciosa chi vi si avvicinano alle spalle mentre state prelevando...

Distributore di benzina self-service: anche questo lo usano in tanti. Indubbiamente ha una serie di vantaggi rispetto al distributore “servito”:
-il prezzo del carburante è più basso;
-eroga l’intera somma richiesta e non tenta di fare il furbo trattenendo gli ultimi tre / quattro euro;
-non chiede la mancia;
-non lancia occhiate ammiccanti alla ragazza che sta in auto con voi.

Bambola gonfiabile:  ecco, questo è l’unico apparato self-service che non ho mai sperimentato. È sicuramente contraddittorio rispetto alla mia indole, ma per quel tipo di servizi mi arrendo all'ineluttabile necessità di avere un’interazione con un altro essere vivente. Necessariamente di sesso femminile, biologicamente classificabile come umano (anzi, umanA), ed esteticamente definibile come “accettabile”.

E se un giorno inventassero il blog self-service che sforna articoli inserendo una monetina nell'apposita fessura?...

giovedì 17 luglio 2014

Self-made man: al supermercato

Una macchinetta self-service che torna assai comoda al supermercato è il lettore ottico, utilissimo per capire il prezzo che pagherete alla cassa.
Uno vede il cartello LATTE IN OFFERTA davanti a uno scaffale, prezzo indicato: € 0,75 al litro. Prende la confezione, passa il codice a barre sul lettore ottico e compare sul display un bel € 1,45, che onestamente sembra un po’ diverso rispetto all’offerta.
A quel punto uno è costretto – persino un sociopatico come me – a cercare una commessa biologicamente umana, la quale spiegherà che l’offerta in questione riguarda solo le tre confezioni di latte nascoste nella parte più bassa dello scaffale, dietro le bottiglie di vino, e fa anche presente che le tre confezioni in questione scadono entro la mezzanotte di oggi, quindi sarà meglio consumarle in fretta…
Morale: il lettore ottico è PROMOSSO, usatelo ogni volta che avete dei dubbi.
Torna assai utile anche la cassa automatica, anche se è preferibile usarla solo per spese composte di pochi pezzi. Quando i pezzi acquistati sono tanti, rischia seriamente di impazzire, e la sua voce da automa inizia lentamente a rimbombare nel cervello del cliente…

Articolo non. Riconosciuto. Si prega di. Passarlo nuovamente. Articolo non. Riconosciuto. Digitare il codice riportato. Sulla confezione. Codice non valido. Inserire nuovamente il. Codice. Richiedere. Assistenza. Articolo non. Riconosciuto. Deporre nella. Busta. Busta non. Inserita. Ripetere l’operazione”.

Dopo qualche minuto, anche se si è consapevoli che è impossibile, si ha tuttavia l’impressione che la macchinetta cominci a produrre messaggi automatici un po’ diversi dai precedenti…

Ti sto. Prendendo per. Il culo. E ancora. Non te ne sei accorto. Il signore. Alle tue spalle. Si è rotto i coglioni di attendere. Datti. Una mossa. Idiota”.

Insomma, diciamo che la cassa continua è rimandata a settembre.

sabato 12 luglio 2014

Self-made man 2

E oggi parliamo del distributore di bevande e merendine.
È un self-service che si diffonde sempre di più, e ha i suoi pro e i suoi contro.
È disponibile ventiquattro ore al giorno.
Però non è in grado di fornire prodotti freschi appena sfornati (ma d’altronde anche molti bar e pasticcerie non ne hanno, quantunque sostengano spudoratamente il contrario mentre tentano di rifilarvi un cornetto in procinto di festeggiare il suo decimo giorno di vita).
Non dovete perdere dieci minuti ad aspettare i comodi del barman e potete regolare voi il grado di calore per caffè e cappuccino.
Ma il sapore non è esattamente quello di un caffè, tanto meno quello di un cappuccino.
L’acqua è sempre gelata di frigo.
Purtroppo anche la brioche confezionata, tanto è vero che sembra di mangiare un ghiacciolo al gusto croissant.
Il latte che utilizza per il cappuccino non è mai acido, tanto meno scaduto.
Però in effetti non è latte, è acqua calda mischiata a latte in polvere.
La data di scadenza sul prodotto è sempre ben visibile.
Eppure, anche se non è affatto scaduto, talvolta qualche dubbio viene lo stesso, soprattutto dopo il primo morso.
Il tè è sicuramente ben zuccherato.
Se vi piace il tè amaro sono cavoli vostri, perché anche se mettete l’intensità dello zucchero a zero ve lo eroga ugualmente dolce smielato.

Concludendo, è un self-service utile ma solo parzialmente in grado di competere con gli antiquati baristi in carne ed ossa. Promosso col minimo dei voti.

lunedì 7 luglio 2014

Self-made man ovvero: un nuovo divertissment

E dopo una lunga assenza, ripropongo una serie di post del tipo divertissment: sequenze di frasi scritte col cervello disattivato a proposito di argomenti inutili raccontati con evidente propensione al cazzeggio.
Stavolta intendo sprecare le mie (comunque scarse) facoltà di analisi parlando di macchinette self-service.

Essendo affetto da sociopatia acuta e ormai irreversibile, possibilmente evito le situazioni che mi costringano a processi di comunicazione verbale con altri esseri viventi, umani e/o animali (talvolta la differenza non è così ovvia).
Le macchinette self-service diventano pertanto un utilissimo strumento per concludere una transazione senza l’inutile presenza di altre forme di vita intelligente (o presunta tale). Anzi, dirò di più: spesso la macchina plastico-metallica si dimostra assai più efficiente rispetto a un commesso fatto di carne, ossa e (pochi) neuroni.
Ormai le conosco tutte, e posso darvi utili indicazioni per l’uso.
Un apparato self-service al quale in genere nessuno da mai il benché minimo credito è la poltrona massaggiante che si trova in molti centri commerciali. In effetti anch’io sono convinto che una massaggiatrice professionista fornisca prestazioni più soddisfacenti (non ci sono sottintesi sessuali nella frase appena formulata, lo giuro), ma ho potuto verificare che anche la controparte meccanizzata se la cava mica male. L’ho scoperto casualmente il giorno in cui mi è capitato un piccolo incidente: la mia schiena ha crackato mentre mi trovavo a Romaest, e mi sono ritrovato a camminare piegato in avanti accusando fitte di dolore alle vertebre a ogni passo. Muovendomi alla velocità di una lumaca storpia ho cominciato a riflettere su come potessi risolvere la situazione.
Fermare una persona a caso per chiedergli se cortesemente mi facesse un massaggio lombare mi è sembrato inopportuno, perciò l’ho scartato subito.
Rivolgermi all’assistenza clienti affinché eseguisse un annuncio con l’altoparlante tipo: “Attenzione! Se c’è un fisioterapista nel centro è pregato di accorrere con urgenza all’infopoint per rimettere in sesto la schiena di un nostro cliente!” mi è parso ugualmente poco opportuno.
Proprio mentre disperavo di trovare una soluzione ho avvistato una poltrona massaggiante. Sulla targhetta con le istruzioni c’era scritto che era altamente sconsigliata a persone con patologie ossee o muscolari, ma allora a che cazzo servirebbe, scusate? Se uno già sta bene, che necessità ha di un massaggio? Ho sentenziato seduta stante che si trattava sicuramente di un errore di traduzione (amo il pericolo, lo ammetto), mi sono accomodato e ho inserito la moneta da un euro. Mani meccaniche hanno cominciato a premermi lungo la colonna vertebrale, ad afferrare la spina dorsale, a dare colpetti alla cervicale e sulle gambe. Per alcuni istanti ho avuto il sospetto che sotto la fodera della poltrona ci fosse una donna nascosta che aveva atteso pazientemente per ore che qualcuno infilasse la moneta per poi partire coi massaggi. Realistico al massimo. Ed efficace! I miei lombi sono rinati.

Insomma: la poltrona massaggiante è PROMOSSA. Un self-service decisamente utile.

mercoledì 2 luglio 2014

In fondo, belpaese davvero

Chiunque legga con una certa assiduità il mio blog sa che non risparmio critiche né al nostro stato né a certi miei concittadini (senza andare troppo lontano, basta vedere la citazione riportata nel post precedente). Non sono di quelli che "Ah, l'Italia è il posto più bello al mondo" a prescindere.
Però, fresco di rientro da una settimana di soggiorno nella zona del lago di Garda (ma avrebbe potuto essere anche la Valdorcia, la Costiera Amalfitana o tantissimi altri luoghi lungo la penisola che ho avuto la fortuna di visitare) posso solo confermare che, beh, quando ci si riferisce allo stivale con l'appellativo belpaese, sì, se lo merita.