venerdì 29 novembre 2013

Quattro caffé dall'atmosfera retrò

Tra i piccoli piaceri che allietano la vita quotidiana c'è sicuramente la degustazione di un tè o di un caffé (nel mio caso purtroppo rigorosamente decaffeinato) in uno dei tanti bar presenti in ogni angolo del nostro paese.
La scelta del bar in cui consumare il rito della pausa è legato ai gusti individuali, ovvio, e nel mio caso tendo a prediligere locali con un'atmosfera retrò.
Quattro mi sono rimasti particolarmente impressi, e mi permetto di consigliarli a chiunque avesse la mia stessa vocazione per l'antico (precisazione: non ho ricevuto una lira per scrivere questo post, e la pubblicità che sto facendo è totalmente gratuita). Chiedo scusa in anticipo per la pessima qualità delle foto, ma sono state scattate con il cellulare o scansionate da vecchie fotografie cartacee.

CAFFE' SAN CARLO A TORINO
Non necessita di alcuna presentazione. É uno dei caffè storici più celebri d'Italia e purtroppo non è esattamente dietro l'angolo, almeno dal mio punto di vista geografico.
Effettivamente merita la sua fama. L'unico consiglio che mi permetto di dare è di limitarsi davvero a un semplice caffé. Se ci si lascia prendere dall'entusiasmo, c'è la seria possibilità che una colazione venga a costare più o meno quanto un pranzo...

CAFFE' TETTUCCIO A MONTECATINI
Altro locale storico come le omonime terme, ha lo svantaggio... di stare dentro le terme.
Ergo: o pagate il biglietto per entrare nel complesso, oppure attendete una serata con ingresso gratuito, oppure vi fate prescrivere dal vostro medico una terapia per le cure renali e pagate quella...
Però è davvero un locale elegante, e straordinariamente liberty. Per mia fortuna ho la possibilità di andarci almeno due o tre volte all'anno.

CAFFE' POLIZIANO A MONTEPULCIANO
Ecco, anche qui mi capita di poterci andare con una maggiore frequenza. Non è molto appariscente, ma ha davvero l'atmosfera. E poi c'è la possibilità di gustare la propria consumazione ammirando la veduta sui colli della campagna senese, uno dei luoghi più belli della Toscana e non solo.
Ovviamente il prodotto locale per eccellenza è il vino, ma garantisco che pure il caffé lo sanno far bene.

CAFFE' SCHENARDI A VITERBO
Questo è in assoluto il caffé che riesco a frequentare con maggiore continuità, complice la vicinanza alla mia città.
Viterbo ha il pregio di essere un capoluogo con la semplicità del paese di provincia, e il suo centro storico, pur notevole, mantiene l'aria rassicurante di un luogo famigliare.
Schenardi non fa eccezione, e anche se potrebbe competere con altri caffé storici non provoca alcuna soggezione agli avventori di passaggio.
Se vi capitasse di visitare la Città dei Papi, includetelo dell'itinerario.

lunedì 25 novembre 2013

Scontri fra letterati

È abbastanza frequente che sorgano dispute fra letterati e che volino parole offensive fra l'uno e l'altro (ne avevo parlato in un vecchio post).
Ma oggi voglio rammentare alcuni casi in cui lo scontro non si è fermato al livello verbale, sia pure per motivi non letterari.
L'episodio più celebre e sicuramente più traumatico riguarda i poeti francesi Paul Verlaine e Arthur Rimbaud. Verlaine aveva rinunciato alla moglie e alla sua reputazione sociale per amore del giovanissimo Rimbaud, andando a vivere con lui (un gesto che non era solo scandaloso ma anche illegale poiché a quei tempi, purtroppo, l'omosessualità era considerata reato). Nel 1873, nel momento in cui Rimbaud pareva intenzionato a interrompere la relazione, il celestiale poeta Verlaine reagì come il più banale dei mariti abbandonati e gli sparò due colpi di pistola, ferendolo non gravemente. Venne condannato a due anni di carcere, e comunque venne poi perdonato da Rimbaud col quale si incontrò brevemente un'ultima volta prima che il giovane iniziasse un lungo e solitario vagabondaggio da un lato all'altro del globo.
Il rischio di uno scontro a colpi di pistola capitò anche a due grandi letterati russi, Lev Tolstoy e Ivan Turgenev.
Nel 1861, nel corso di un incontro fra intellettuali, Tolstoy criticò Turgenev per la sua non encomiabile condotta morale, e questi reagì con parole piuttosto pesanti. La discussione degenerò, e quella sera stessa Tolstoy inviò una lettera a Turgenev con la quale lo sfidava a duello. Ma la singolar tenzone non ebbe mai luogo, e l'unica cosa che rimase ferita fu la loro amicizia. È opportuno ricordare che fra i gentiluomini della Russia zarista il ricorso al giudizio delle armi era piuttosto frequente, tanto è vero che un altro celebre letterato, il poeta Aleksandr Puskin, morì a causa delle pallottole ricevute durante lo scontro a fuoco con un aristocratico.
L'ultimo caso è più recente. Risale al 1976 e coinvolge due giganti della letteratura sudamericana, Mario Vargas Llosa e Gabriel Garcìa Marquéz. Si parte da un antefatto ufficioso e mai confermato secondo il quale Marquéz aveva rivelato alla moglie di Llosa l'esistenza di una relazione amorosa del marito con un'altra donna e si era addirittura spinto a consigliarle il divorzio. Poco tempo dopo (e stavolta si parla di un evento documentato) lo scrittore peruviano incontrò l'autore di "Cent'anni solitudine" nel Palazzo delle Belle Arti di Città del Messico, gli si avvicinò a passi veloci e anziché salutarlo gli sferrò un pugno in piena faccia, tra lo stupore dei presenti.
Pare che Llosa continui a portare rancore a Marquéz per i presunti pettegolezzi sulla sua fedeltà coniugale, dimostrando che anche un raffinato scrittore può avere il sangue caldo (anzi, la sangre caliente).
Qualcuno conosce altri casi del genere?


EDIT n. 1 - Aggiungo un episodio fondamentale segnalatomi da Solomon Xeno, ovvero la rissa fra i readattori della rivista "La Voce" (fra i quali spiccavano letterati come Ardengo Soffici e Giuseppe Prezzolini) e un gruppo di futuristi, in cui a dire il vero erano i pittori a essere in maggioranza. Questa è la descrizione che ne fa lo storico Giordano Bruno Guerri:
“Oltre sei mesi prima Ardengo Soffici aveva recensito la mostra veneziana di Boccioni definendolo sprezzantemente “un saggissimo pittorello”, che con le sue opere tradiva la sua fama “d’incendiario, anarchico e ultraviolento”. Il giudizio non era cambiato dopo le prime opere davvero futuriste di Boccioni. Quindi quel 29 giugno, Effettì (Marinetti n.d.R.), Umberto Carrà e Russolo partirono per una spedizione punitiva, lo scontro fisico dei due gruppi intellettuali più nuovi e dinamitardi d’Italia. La sera stessa, alle Giubbe Rosse, ritrovo degli intellettuali fiorentini, Boccioni chiede di indicargli Soffici e gli si para davanti in tutto il suo metro e mezzo di statura: “Lei è Soffici?” “Sì, sono io”. “ E io sono Boccioni”, seguito da un manrovescio tale da far cadere il pur robusto Soffici. Ne nacque una gigantesca zuffa fra vociani, futuristi e altri volenterosi, mentre Palazzeschi (fiorentino e pauroso) si nascondeva dentro il caffè. Forse per rimediare alla brutta figura, Palazzeschi rivelò al gruppo futurista che gli avversari avevano preparato un agguato alla stazione, la mattina seguente. “Se non reagiamo subito”, aveva argomentato il mite Prezzolini, “tutti crederanno di poterci pisciare addosso”. Detto fatto, sotto la pensilina lo stesso Prezzolini attaccò Marinetti, cercando anche di morderlo alla testa. Boccioni si difese bene dal temuto bastone di Soffici, un artista anche con quello strumento, ma alla fine tutti quanti si ritrovarono al posto di polizia”.

EDIT n. 2 - Nell'agosto del 1926 il poeta Giuseppe Ungaretti rimase ferito in un duello con... lo scrittore Massimo Bontempelli. Per fortuna nessuno dei due perse la vita, e la discussione che aveva portato allo scontro venne chiarita e i due si riappacificarono.  

mercoledì 20 novembre 2013

Un incubo

Mi trovo in una stanza in penombra.
Occhi minacciosi brillano sinistri nell’oscurità.
Bisbigli rochi alterano il silenzio come il ronzio di insetti malevoli.
Improvvisamente una voce mi aggredisce minacciosa:
“Cosa ti fa pensare che questa roba che hai scritto sia degna di essere letta?”
Sono disorientato, non capisco cosa stia accadendo e non riesco a replicare.
Poi… la luce. Tutto appare nella sua pienezza. Anche i volti delle persone che mi circondano ostili e… cazzo, ma è Rudy De Zerbi. E quella lì è la De Filippi.
“È una storrria totalmente prrriva di trrronisti, e soprrrattutto non ci sono io trrra i prrrotagonisti. Pessima”.
Jerry Scotti non parla, ma la smorfia ironica del suo viso ciccioso la dice lunga sull’indice di (s)gradimento suscitato dal mio libro.
“Ma è inutile stare qui a perdere tempo! Fa schifo, punto e basta!” urla inferocita Tina Cipollari.
“Sentiamo cosa ne pensano a Milano” interviene una voce fuori campo.
Sul maxischermo appare il lifting abbronzato di Simona Ventura.
“Cosa ne dobbiamo pensare? Roba da inviare direttamente alla raccolta differenziata!”
Morgan ha il suo tipico sguardo deluso, che poi è identico al suo sguardo soddisfatto. Però comprendo che nella situazione attuale sta esprimendo insoddisfazione. Fastidio. Bocciatura.
La voce fuori campo interviene ancora una volta:
“E adesse sci colleghiaamo con Milly Carlucci per sentireh l’oppnione di IVN ZAZZRONIIII!!”

Urlo. Mi sollevo dal letto, sento il cuore che batte sulle costole. Sono sudato fradicio, sembra che mi abbiano rovesciato addosso una secchiata d’acqua. Gelata.
“Era un incubo!”
Sì, per fortuna era solo un incubo. Per ora…

lunedì 18 novembre 2013

Yoshitoshi


Yoshitoshi Tsukioka (1839-1892) è stato uno dei più grandi artisti giapponesi nel campo delle stampe tradizionali, le ukyio-e (letteralmente: “immagini del mondo fluttuante”).
Se Hokusai e Hiroshige sono celebri per i loro poetici paesaggi e Utamaro per i raffinati ritratti di donna, Yoshitoshi è invece il visionario, l’eccentrico, colui che da vita agli incubi, come lui stesso si diverte a sottolineare nella stampa in alto in cui raffigura se stesso spaventato da uno spirito creato dal proprio disegno…
I suoi temi prediletti sono le storie di fantasmi, che illustrò con tavole grottesche nelle quali è possibile scorgere l’embrione della futura arte fumettistica di Go Nagai.






Un altro tema presente nella sua opera è la rappresentazione della violenza, da lui raccontata con immagini estremamente esplicite. Una sua famosa serie di stampe illustra crimini celebri con compiaciuto, sadico realismo. Anche in questo caso è possibile vedere in Yoshitoshi il precursore di un artista moderno quale Suheiro Maruo.





Comunque è doveroso sottolineare che l’enorme produzione grafica di Yoshitoshi comprende anche altre tematiche meno inquietanti, come i classici ritratti di donna (bijin-ga) e di attori del teatro kabuki (yakusha-e). D’altronde, il discorso della varietà è valido per quasi tutti i creatori di ukyio-e: Hokusai, come già ricordato, è noto per i suoi paesaggi, ma tra le sue stampe si possono ammirare anche raffigurazioni erotiche (shunga) e storie di fantasmi.
Nel caso di Yoshitoshi tuttavia anche i ritratti di donna talvolta sono un po’ devianti rispetto allo stile tradizionale…


Nel complesso un artista capace di dare forma anche a immagini convenzionali, ma con un’evidente predilezione per l’eccesso, la morbosità, il sogno e l’incubo.

venerdì 8 novembre 2013

Tra programmi e problemi

Vista la situazione attuale dell'azienda in cui lavoro, non è da escludere che nelle prossime settimane possano capitare situazioni concrete non proprio ideali per stimolare la mia voglia di aggiornare il blog e editare i miei ultimi scritti.
Comunque sia, come avevo già sentenziato in un altro post, questo spazio deve rimanere quanto più possibile sganciato dalla mia vita offline, perciò fingo di credere nell'ipotesi più ottimistica (la crisi si risolverà) e conto pertanto di portare avanti i seguenti lavori in corso:

-quarto libro di racconti di Hiroshi Miura: a novembre o dicembre dovrebbe uscire l'ultimo ebook con le traduzioni delle storie dello scrittore giapponese, comprendente (ovviamente) l'ultimo racconto da lui pubblicato pochi mesi prima della morte, nel 1932.
-romanzo collegato a "L'anno prima del bicentenario": trattandosi di uno scritto collegato al futuro bicentenario d'Italia, doveva per forza essere un bilogia, no?... In questo caso ho già disponibile il cartaceo (letteralmente), devo solo improvvisarmi amanuense al contrario (digitare ciò che fu scritto con la penna) e trasformarlo in ebook.
-romanzo misterioso: parecchie pagine sono già state redatte, altre le ho pronte - purtroppo solo in testa, al momento. Forse lo pubblicherò su amazon, ma con uno pseudonimo diverso da quello che uso in genere e senza far sapere pubblicamente che l'autore sono io...

E questo è tutto. Purché non succeda che debba preoccuparmi di questioni assai più volgari legate alla mia collocazione categoriale nelle statistiche Istat...

lunedì 4 novembre 2013

Contributi vari

Nei giorni scorsi ho partecipato a due iniziative di scrittura breve.
Una è stata lanciata da biblioteca giapponese che invitava a scrivere un commento ispirato alla passione per il tè e la letteratura giapponese, ovviamente avendo come argomento l'ipotetica possibilità di bere un tè in compagnia di un letterato giapponese. Nel mio caso ho scelto la dama di corte nota come Sei Shonagon (di cui avevo parlato qui) e questo è il mio componimento:

Io non condivido con nessuno il mio momento del tè, è un piacere individuale che voglio assaporare nella più totale intimità. In quegli attimi le voci altrui mi disturbano come rumori fastidiosi.
Ma se per assurdo fosse possibile sorseggiare tè in compagnia della dama di corte passata alla storia col nome di Sei Shonagon, allora sarei io a pregarla di parlare tutto il tempo. La supplicherei di concedermi il piacere di ascoltare le sue osservazioni acute sugli uomini e le donne mentre porto alle labbra la mia tazza di oolong. Sarebbero forse concetti che già conosco, visto che ho letto tante volte le sue Note del Guanciale. Però soddisferei la curiosità più grande che sento in me ogni volta che li rileggo: udirli raccontati dalla sua voce. Perché, anche se come dicevo gusto il tè da solo, in realtà tante volte l’ho bevuto insieme a lei. Però, di lei c’era solo un volto immaginato.

La seconda è partita da un'idea di Ferruccio, ovviamente in pieno clima halloweeniano. La mia paura in 140 caratteri (anche qualcuno in meno) pubblicata su twitter con l'ashtag #paura é:

Un verme carnivoro vive nel mio corpo nutrendosi di me, a piccoli morsi mi lacera gli organi interni senza farmi morire