lunedì 30 novembre 2009

Questo libro esiste - 4

Essendo un frequentatore di librerie, non posso fare a meno di notare certi titoli che compaiono sugli scaffali...
DISCLAIMER: io ho il massimo rispetto per i libri e per chi li scrive. In questa "rubrica" saltuaria magari non sembrerò tanto rispettoso, ma é solo un modo di scherzare sul variegato universo delle pubblicazioni editoriali italiche, senza voler offendere nessuno.


E così il tormentone del calcio italiano Antonio Cassano sfodera la sua sapienza letteraria con una raccolta di aforismi, alla stregua di Wilde o La Rochefoucald, intitolata "Le mattine non servono a niente"...
Onestamente non si può parlare di presunzione, il libro si presenta già dalla copertina come una cosa volutamente leggera: fantAntonio che scherza sin dal sottotitolo, prefazione di Fiorello (ridi italiano ridi), incasso che verrà devoluto in beneficienza… però a questo punto mi sento in dovere di fare un proposta…
recensione: non è importante, lo scopo del libro esula dai suoi contenuti.
consiglio: se in nome della beneficienza è stato creato questo libro, perché non dare la stessa chance a un esordiente? Io sarei pronto (e molti altri lo sarebbero) a rinunciare al guadagno sul libro d’esordio ritenendo più importante entrare nell’universo librario. Ovviamente Cassano fa più clamore perché è un personaggio noto, però la beneficienza potrebbe essere un input per spingere un maggior numero di lettori a comprare il romanzo di uno sconosciuto pensando: “Se il libro non mi piacesse, almeno ho contribuito ad una buona causa”. Che dite cari editori, si può fare una collana di esordienti con percentuale di incasso devoluta a qualche ente benefico? Ovviamente la risposta sarà... NO.
 

mercoledì 25 novembre 2009

Libri vissuti - 4

E' un classico della letteratura moderna, uno di quei libri che hanno letto in tanti e che si trova abbastanza facilmente nelle antologie scolastiche, ed é diventato il simbolo dello stile narrativo del suo autore, Franz Kafka.
Borges lo ha definito un autore talmente originale che é riuscito a generare non solo imitatori postumi, ma addirittura precursori. Ovvero: scrittori antecedenti a Kafka che erano passati inosservati, hanno ottenuto visibilità grazie a lui poiché alcuni critici li hanno riscoperti notando nelle loro opere stili e tematiche che poi prenderanno forma concreta nel "Processo", nel "Castello" e, ovviamente, nella "Metamorfosi".
La vicenda non necessita neppure di essere raccontata poiché tutti la conoscono, anche quelli che non l'hanno letta. Io la inserisco a pieno titoli fra i miei "libri vissuti" che mi hanno lasciato una traccia addosso, perché posso garantire che (almeno per me) é stata una lettura inquietante e carica di angoscia, al termine della quale ho provato il forte desiderio di mettere da parte i libri per qualche tempo.
Perché questo effetto così devastante? Posso parlare solo a titolo personale, ma credo che il meccanismo narrativo inconfondibile del grande scrittore ceco sia saper condurre i lettori nell'inspiegabile e nell'iniquo e abbandonarli lì. Il racconto inizia riferendo che Gregor Samsa si é trasformato in un insetto, senza spiegare perché sia successo. Un approccio che non cambierà sino alla fine. La vita del protagonista sprofonda nell'incubo di questa assurda metamorfosi con tutte le sue conseguenze orribili, ma non si capirà mai perché sia avvenuta e perché lui ha dovuto subire questa esperienza atroce. Se nel finale fosse stata inserita una spiegazione, un'ipotesi che avesse dato un senso a questa trasformazione, la carica d'angoscia svanirebbe e il lettore si sentirebbe sollevato. Invece l'assurdità e l'ingiustizia di questa situazione rimangono prive di significato.
L'angoscia kafkiana é proprio questa secondo me: trasmettere sottilmente l'idea che sia vero il nostro terrore più profondo, ossia che gli eventi che ci accadono sono privi di un qualunque disegno o scopo, e che tutto il male che siamo costretti a subire non verrà in nessun modo ricompensato da una forma di giustizia superiore.

lunedì 23 novembre 2009

La difficoltà del lunedì

Vista la mancanza di lucidità mentale tipica del lunedì, mi limito a un post del genere "divertissment", un'altra voce del poco serio compendio sui centri commerciali...

ESTETICA
L’estetica e il design dei grandi centri commerciali italiani mi danno una certezza importante: NON è vero che gli americani sono sempre dieci anni più avanti rispetto a noi. Quante volte sento dire: “Eh, gli americani sono un’altra cosa”. NO! Almeno a livello di estetica, non abbiamo nulla da invidiargli. Hai presente quelle cafonate kitsch stile Las Vegas, che tu pensi: “Noi italiani non potremmo mai concepire qualcosa di così orribilmente pacchiano”. Sbagliato! Gli americani si rassegnino: siamo capaci di realizzare delle strutture vistose, esagerate e volgari come le loro! False scenografie classico-rinascimentali con le luci al neon, impianti di illuminazione natalizi montati su sfondi da isola tropicale, sfere luccicanti tipo discoteca con musica tradizionale napoletana in sottofondo…  Siamo alla pari con gli yankee, anzi, possiamo dire fieramente che l’allievo italico ha eguagliato il maestro stelle-e-strisce! Sono finiti i tempi in cui l’apoteosi del cattivo gusto estetico-architettonico era una questione privata tra California e Nevada. L’Italia ormai compete alla pari con questi colossi del tamarro-style, e entro prossimi dieci anni i più truzzi, i più coatti e i più cafoni saremo sicuramente noi! Sono queste le cose che mi rendono fiero di essere italiano!

giovedì 19 novembre 2009

Fiera dei piccoli editori

Dal 5 all' 8 dicembre si svolgerà a Roma la Fiera della piccola e media editoria.Vista la vicinanza geografica con la mia città vorrei proprio andarci, quindi spero di ottenere un "permesso per buona condotta" dalla mia famiglia...
E' l'occasione per conoscere da vicino l'attività e le offerte di piccoli editori i cui libri spesso sono difficili da trovare nelle librerie, e magari scoprire qualche lettura originale e interessante.
Da quanto segnalato sul sito ufficiale, la manifestazione si dovrebbe svolgere al Palazzo dei Congressi del quartiere EUR.

martedì 17 novembre 2009

Ancora sul liberty

Salsomaggiore Terme é una località che tutti gli italiani conoscono poiché... é il fantasmagorico palcoscenico di "Miss Italia".
Personalmente, quel che ho avuto modo di ammirare della piccola città emiliana sono le Terme Berzieri, un capolavoro dello stile liberty decorato dal grande artista Galileo Chini, peraltro creatore anche delle Terme Tamerici di Montecatini di cui avevo già parlato in un altro post corredato da apparato fotografico.
La ricerca ossessiva della perfezione estetica, la cura maniacale per i dettagli decorativi e i motivi classicheggianti reinterpretati in chiave fin de siècle sono gli elementi che rendono straordinari questi luoghi.
Con tutto il rispetto per la Colombari e le altre vincitrici, la vera bellezza di Salsomaggiore l'ha creata Galileo Chini circa cento anni fa.

lunedì 16 novembre 2009

Autostima

Come avevo anticipato in alcuni post precedenti, sto editando un mio romanzo inedito per tentare nuovamente l'invio ad alcuni editori. La cosa che mi colpisce é il diverso grado di "meritorietà" che attribuisco a questo manoscritto a seconda dei giorni.
All'inizio della settimana scorsa mi ritenevo soddisfatto e lo consideravo ben riuscito, ipotizzando che poteva avere qualche speranza purché il redattore non si fosse fermato alla sinossi e avesse letto l'intero manoscritto (e capita spesso, ma questa é un'altra storia).
Rileggendolo ieri invece mi é sembrato una boiata mostruosa che non vale neppure la pena di spedire...
Perché questi sbalzi? Sarà vero che per emergere ci vuole anche molta autostima?...

mercoledì 11 novembre 2009

Borges

Jorge Luis Borges é uno dei miei scrittori preferiti. I suoi racconti fantastici sono un esempio straordinario di come sia possibile creare una narrazione totalmente incentrata su un'idea, realizzando storie/non-storie, qualcosa che é contemporaneamente un racconto, ma anche un saggio o una recensione o una riflessione.
Sicuramente tornerò a parlare del grande scrittore argentino anche in altri post specifici sui suoi libri.
Ma oltre che narratore é stato anche poeta, autore di versi molto intellettuali secondo il suo inconfondibile atteggiamento esistenziale. Talvolta però ha espresso una sorta di pentimento per aver vissuto così intellettualmente e assai poco emotivamente la vita. In effetti sentirsi emotivamente vuoto é una sensazione alienante, mi é capitato di viverla per alcuni mesi e non mi piaciuta per niente.
L'espressione del "pentimento" si trova in diverse poesie. Una é questa:

EL REMORDIMIENTO
He cometido el peor de los pecados
que un hombre puede cometer. No he sido
feliz. Que los glaciares del olvido
me arrastren y me pierdan, despiadados.
Mis padres me engendraron para el juego
arriesgado y hermoso de la vida,
para la tierra, el agua, el aire, el fuego.
Los defraudé. No fui feliz. Cumplida
no fue su joven voluntad. Mi mente
se aplicó a las simétricas porfías
del arte, que entreteje naderías.
Me legaron valor. No fui valiente.
No me abandona. Siempre está a mi lado
La sombra de haber sido un desdichado.


(traduzione)

IL RIMORSO
Ho commesso il peggiore dei peccati
che possa commettere un uomo, non sono stato
felice. Che i ghiacciai della dimenticanza
possano travolgermi e disperdermi senza pietà.
I miei mi generarono per il gioco
rischioso e stupendo della vita,
per la terra, per l’acqua, l’aria, il fuoco.
Li ingannai. Non fui felice. Non fu compiuta

la loro giovane volontà. La mia mente
si applicò alle simmetriche testardaggini
dell’arte che intesse nullità.
Ereditai valore. Non fui valoroso.
Non mi abbandona. Mi sta sempre a lato
l’ombra d’essere stato un disgraziato.

lunedì 9 novembre 2009

Il talento dello scrittore

Il talento dello scrittore è riuscire a raccontare in modo coinvolgente per il lettore. In questi giorni sto leggendo “Ritratto in seppia” di Isabel Allende, unanimemente considerata una delle migliori autrici contemporanee. Eppure, se dovessi valutare il suo romanzo in termini di personaggi e situazioni direi che ci sono un sacco di cliché: la protagonista tormentata da un misterioso sogno ricorrente; lo zio idealista che da il proprio cognome al figlio della ragazza sedotta e abbandonata pur senza esserne il padre; il cugino ricco e annoiato che si abbandona all’oppio e alle perversioni; la nonna che si è costruita un impero commerciale quasi da sola grazie alla sua determinazione; e poi le atrocità della guerra, la famiglia patriarcale borghese e bigotta, il collegio rigido gestito da suore acide dove fa sempre freddo e le punizioni corporali abbondano…
La bravura della Allende è quella di non restare intrappolata in questi cliché, magari dandogli poco spazio (la protagonista resta nel collegio delle suore acide per breve tempo e convince quasi subito la nonna a portarla via da lì, riducendo le scene “patetiche” al minimo di due pagine). Oppure, quando li sfrutta ampiamente, lo fa da un’angolazione inusuale per il lettore (il cugino ricco e annoiato è un personaggio odioso, ma è anche… il padre della protagonista).
Insomma, dopo tremila anni di letteratura l’originalità è probabilmente impossibile, ma la bravura a narrare per fortuna esisterà sempre.

martedì 3 novembre 2009

L'insostenibile pesantezza dell'editing...

Ho ultimato l'editing per la versione definitiva (e spero finalmente priva del benché minimo refuso o errore/orrore grammaticale) di "Trilogia veneta sognata". Ho già inoltrato il file a Boopen, ma temo che i tempi di pubblicazione saranno lunghi visto che, a quanto pare, non sono l'unico pirla che ha deciso di ricorrere al print-on-demand...
E' stata la quinta revisione, e ogni revisione ha implicato cinque-sei letture complete del testo e un numero imprecisato di correzioni, modifiche, miglioramenti (spero). Un lavoro iniziato qualche anno fa, con molte interruzioni lunghe talvolta mesi e mesi, finalmente terminato oggi.
Da qualche mese ho iniziato un editing accurato anche di un altro mio racconto lungo scritto qualche anno fa (eufemismo. E' ambientato nel 1997, quindi fate un po' di conti...) che vorrei trasformare in un romanzo da inviare a qualche editore l'anno prossimo. Dopo un paio di riletture, e un numero già corposo di correzioni e modifiche, l'unico commento che posso fare é... mamma mia! Certe pagine fanno proprio ridere, é un peccato che il soggetto non sia comico...
Vabbé, siamo a novembre 2009, entro la primavera del 2010 spero di spedire i manoscritti...

William Holman Hunt


Continuando nell'esposizione del mio individualissimo gusto pittorico, prima di passare ad artisti che hanno cercato vie alternative al "classico" volevo dedicare un altro post ad un seguace della tradizione, il pre-raffaellita William Holman Hunt. Al pari degli altri appartenenti a questo movimento nato in Inghilterra alla fine del 1800, lui ha ricercato una "purezza" pittorica fondata anche su simboli e significati allegorici in chiave mistica e religiosa. Hunt é probabilmente il meno noto fra i pre-raffaelliti, eppure il mio preferito, probabilmente perché i suoi quadri hanno un'immediatezza narrativa che riesco a comprendere più facilmente (e sono costretto a ripetere e a "ripetermi" che la mia conoscenza delle arti figurative é amatoriale e totalmente priva di basi, quindi ho dei limiti notevoli...)
I suoi quadri di tema religioso riescono ad esprimere speranza e fiducia, quelli a carattere profano suonano sempre come ammonimenti. E in entrambi i casi rappresentano degli straordinari esempi di dedizione all'arte pittorica, con una cura maniacale in ogni minimo dettaglio, uno studio attento dei colori e della luce, e in definitiva una perfezione formale che, da sola, già é sufficiente ad attrarre l'interesse dell'osservatore.