giovedì 25 gennaio 2018

Canzoni dimenticate degli anni '80 - 4

Solo pochi coetanei rammenteranno una band inglese attiva tra la fine degli anni '70 e i primi anni '80 che aveva scelto il nome di Japan, e forse proprio per questo motivo aveva riscosso un discreto successo in Giappone e molto meno in patria. Le loro canzoni avevano uno stile glam, ispirate dal primo David Bowie e Marc Bolan, ma anche da un gruppo a quel tempo famoso come i Roxy Music.
Si presentavano in scena vestiti elegantemente come dei fascinosi dandy, tuttavia la loro musica era tutt'altro che banale o commerciale. Nel 1983, proprio nel momento in cui iniziavano a ottenere consenso anche in Inghilterra decisero però di sciogliere la band. Accadde, più o meno come per i Beatles, per colpa di una donna giapponese (inconsapevole emula di Yoko Ono): Yuka Fuji, fidanzata del bassista Mick Karn, lo mollò all'improvviso perché innamoratasi del cantante David Sylvian.
Comunque, al di là di questa vicenda privata, entrambi i musicisti ambivano ormai a carriere soliste.
Entrambi si cimentarono con la sperimentazione. David Sylvian in particolare iniziò a collaborare con gli artisti della cosiddetta ambient music, visto che all'epoca, fortunatamente, la ricerca di sonorità alternative al pop e al rock era assai più attiva di oggi. Partendo dagli anni '70 con la psichedelia dei primi Pink Floyd e le band elettroniche come i Kraftwerk e i Tangerine Dream, in quel periodo erano apprezzati anche musicisti come Brian Eno, Robert Fripp, Bill Nelson e Philip Glass che creavano colonne sonore ma al tempo stesso producevano e mettevano sul mercato dischi altamente sperimentali.
David Sylvian nel corso degli anni avrebbe prodotto opere importanti come Alchemy: an index of possibilities che per scarsità di fondi uscì solo in musicassetta (e io mi vanto di averne un originale comprato a Londra) e Gone to Earth, un LP doppio al quale parteciparono numerosi altri artisti e che uscì anche in vinile (ho anche questo).
In quegli anni era particolarmente attivo (lo è tuttora in effetti) il musicista giapponese Ryuichi Sakamoto, al quale dedicherò poi un post apposito. Il 1983 fu come già detto l'anno dello scioglimento dei Japan, ma anche quello in cui si verificò un incontro artistico anglo-nipponico grazie a una coproduzione cinematografica.
Il film di Nagisa Oshima Merry Christmas Mr. Lawrence (uscito in Italia col titolo Furyo) raccontava una drammatica storia d'amore omosessuale durante la Seconda Guerra Mondiale in un campo di prigionia dell'esercito giapponese dove erano detenuti dei soldati inglesi. I protagonisti erano David Bowie, Takeshi Kitano e lo stesso Ryuichi Sakamoto che oltre ad aver composto la colonna sonora recitava la parte di un ufficiale giapponese.
Una delle sequenze sonore da lui composte era particolarmente suggestiva cosicché venne l'idea di trasformarla in una canzone con il testo in lingua inglese. Ed ecco la collaborazione fra Ryuichi Sakamoto e David Sylvian, che insieme al musicista giapponese riadattò la melodia diventandone poi il vocalist.


Ascoltandola forse qualche coetaneo se la ricorderà, visto che all'epoca ebbe anche un certo successo. Alla canzone venne dato il titolo "Forbidden colours", lo stesso di un romanzo di Yukio Mishima la cui trama però, seppur incentrata sull'omosessualità, non ha niente a che fare col film di Nagisa Oshima.
Io ho visto il film, letto il romanzo che ha lo stesso titolo, ho diversi dischi di entrambi i musicisti... Insomma, adesso tocca a voi ;-)
Riporto il testo tradotto in italiano e il video originale su youtube con la canzone completa in cui si alternano immagini di Sylvian e sequenze tratte dal film. Buon ascolto!

(Testo: Le ferite sulle tue mani sembrano non guarire mai. Pensavo che tutto ciò di cui io avessi bisogno era credere. Io sono qui, una vita lontano da te, il sangue di Cristo o il battito del mio cuore, il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede. Anni insensati tuonano, a milioni sono pronti a dare la vita per te, c'è qualcosa che sopravviverà? Mentre lotto con sentimenti che sorgono in me le mie mani sono in terra, sono seppellito dentro me stesso. Il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede ancora in te. Camminerò in tondo dubitando della terra che ho sotto i piedi eppure mostrerò una fede incrollabile in ogni cosa. Io sono qui, una vita lontano da te, il sangue di Cristo o un cambio nel mio cuore. Il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede, il mio amore indossa colori proibiti, la mia vita crede in te ancora una volta.)

giovedì 18 gennaio 2018

Modalità acida "on" - 5

Le giornate acide rendono difficile anche il semplice rapportarsi col contesto in cui si vive.
Partiamo, a livelli ampi, dalla nazione. Nel corso di una giornata acida lo scribacchino può arrivare a pensare che le persone intelligenti tendano a fuggire dal paese in cui vive.
Lo crede basandosi su due considerazioni: la prima è che i suoi connazionali all'estero (a differenza di quelli che rimangono in patria) si distinguono per aver apportato novità importanti nella storia dell'umanità. Per dire: un emigrato italiano in Spagna ha inventato l'emigrazione in America; un altro connazionale, emigrato in Germania, ha inventato l'acqua di Colonia; un paesano emigrato negli Stati Uniti ha inventato la bomba atomica (ecco, questa onestamente non è stata una mossa molto intelligente); il figlio di due emigrati italiani in Inghilterra ha inventato la musica heavy metal (e direi che questa compensa la precedente). La cosa curiosa è che queste novità importanti valgono solo se l'italiano rimane all'estero, non quando ritorna in patria. Per dire: c'è stato un compaesano che era emigrato in Svizzera, poi però è tornato in Italia e ha inventato il fascismo...
La seconda considerazione acida riguardo la repulsione che lo Stivale esercita verso l'intelligenza è che la maggior parte di quelli che rimangono nel paese sembrano interessati solo a vedere quiz in cui non devi essere preparato su una materia specifica come si usava una volta (che so, storia della città di Roccacannuccia o biografia di San Vincino di Siena) ma soltanto quiz non-culturali a botta di culo, quelli in cui devi scegliere un pacco dopo un'ora di tira e molla con un presentatore stucchevole oppure tirare a indovinare se la tizia in studio è parente di quella che gli sta accanto a destra o di quell'altra che sta alla sua sinistra... Se vinci, puoi sperare di diventare celebre come 'vincitore del noto quiz a botta di culo' e così potrai partecipare a qualche reality show con concorrenti a loro volta famosi, tipo la sorella del marito di una pornostar (giustamente celebre in quanto sorella del marito di una pornostar. C'è forse qualche motivo migliore di questo per essere famosi?...)
E molti italiani non emigrati assisteranno con piacere a tale reality show, soprattutto la serata in cui c'è la sfida cui si devono sottoporre i partecipanti. Sfide che svariano dalla prova di canto stonato alla battaglia a secchiate d'acqua in biancheria intima...
Insomma, durante una giornata acida lo scribacchino arriva a vedere cose esasperate dalla sua acidità, cose che in realtà non esist...
... e niente, questo post è meglio finirlo qui ;-)

giovedì 11 gennaio 2018

Mangasia


Si è tenuta al Palazzo delle Esposizioni a Roma la mostra Mangasia, peraltro discretamente pubblicizzata sui mass media.
Io ci sono andato per lo più per l'interesse verso il fumetto giapponese, ma la mostra aiuta a scoprire la storia anche di altre realtà, alcune emergenti (come i manhwa coreani e cinesi) altre ancora poco conosciute come i comics filippini, indonesiani e del subcontinente indiano.
Ho scattato alcune foto che ho piacere di condividere con voi.
Vi sono molte tavole originali di grande effetto. Questa è del pioniere dei manga, Osamu Tezuka.


Vi sono anche esempi di manga art con la fusione di fumetti odierni e stampe tradizionali giapponesi, ad esempio questo incontro fra i personaggi di Eiichiro Oda e i disegni del leggendario artista del XIX secolo Hokusai:


Come detto non mancano esempi di fumetti di area non nipponica. Ne propongo un paio di tavole:



L'allestimento della mostra ha elementi che colpiscono l'attenzione, un po' suggestivi e un po' kitsch...



Insomma, è stata una visita interessante, sicuramente imperdibile per un nipponofilo come me.

giovedì 4 gennaio 2018

Una citazione per iniziare l'anno

Avevo già accennato che prima o poi vorrei scrivere un post dedicato al grande Lucio Battisti.
Per iniziare il 2018 ho pensato di sfruttare alcune sue considerazioni tratte da una delle poche interviste rilasciate dal cantautore (per la precisione è la sua ultima intervista ufficiale) che possono trasformarsi in uno spunto di discussione interessante ma anche in un ideale programmatico per noi scribacchini e creativi in genere. Perché sebbene qui Battisti si riferisca - ovviamente - alla musica, i concetti che espone sono estendibili a qualunque forma di espressività artistica. Ho trascritto il passaggio dell'intervista in modo testuale, senza alterare in nessun modo il linguaggio semplice di Battisti e il suo tipico modo di parlare da 'ragazzo di paese'. Ho solo omesso alcune esitazioni e intercalari onomatopeici.

Coesistono nella mia musica il desiderio di fare musica molto bella e di fare della musica molto popolare. Il desiderio di fare musica molto creativa e musica molto rozza perché possa arrivare a un pubblico che magari non ha voglia per niente di spremersi la testa e che magari ha ragione. E quindi questo crea di volta in volta delle strane cose che sono molto diverse anche da come ero partito, da come erano le mie intenzioni, ma questo è il bello della musica: non si sa mai che cosa esce fuori. É logico che delle volte può venir fuori una canzonetta scema, però delle volte da questo contrasto, da questa cosa caotica possono nascere delle cose molto belle.

Cosa ne pensate? É corretto restare sospesi fra il desiderio di creare qualcosa che sia davvero bello (che però non potrà essere compreso dalla massa) e qualcosa che invece tutti possano capire (ma forse divergerà dall'obiettivo iniziale)? Questo contrasto può comunque dare vita a "cose molto belle" adatte a tutti i palati o finisce col generare soltanto una 'canzonetta' (racconto, poesia, quadro, etc.) "scema"?