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mercoledì 20 dicembre 2023

Regalo di natale per i lettori del blog

Come nel post precedente, vi rammento che a partire da oggi dopo mezzogiorno e per tutto domani potrete scaricare gratuitamente su Amazon il mio fumetto digitale "Musica".
Poiché le promozioni amazoniane non seguono il fuso orario nostro ma quello americano, per sicurezza controllate attentamente che l'ebook compaia a costo zero non solo per l'opzione Kindle Unlimited (che è sempre gratuita per chi è abbonato) ma ANCHE per l'opzione "oppure acquista a...": anche quella deve essere a zero. Se vedete ancora comparire il prezzo, evidentemente la promozione non è ancora entrata in corso, in quel caso attendete e riprovate nelle ore successive connettendovi sempre a QUESTO LINK.

martedì 7 gennaio 2020

Saldi post-festivi! Letture gratis per tutti!

Come è tradizione nel nostro occidente capitalistico e consumista, quando terminano le festività natalizie e si entra a tutti gli effetti nel meccanismo feriale dell'anno nuovo, le attività commerciali organizzano i saldi di fine stagione.
Nel mio caso non posso partecipare perché i prezzi sono già talmente bassi che il servizio di amazon "countdown deal" è inapplicabile ai miei ebook.
Però posso usufruire della promozione "libro gratis"...
Quindi, udite udite cari lettori di tutte le età: avete la possibilità di eseguire il download gratuito di alcuni miei libri dalle ore dieci di giovedì 9 gennaio sino alla mezzanotte di venerdì 10 (sempre gennaio, eh!)
Giovedì pubblicherò sicuramente un post-promemoria, però intanto vi anticipo l'elenco degli ebook che rientrano nella promozione così da permettervi di verificare se siano di vostro interesse:

Storie di scrittori
L'ultimo libro del Maestro
L'etrusco immortale e altri racconti fantastici
Bilogia del Bicentenario d'Italia

Se volete farmi qualche domanda diretta riguardo questi ebook, io sono a completa disposizione.

mercoledì 20 febbraio 2019

Le mie (non così eclatanti) letture nel 2018

Qualche giorno fa Cristina ha pubblicato un post con le sue letture del 2018 nel quale chiedeva alla fine ai suoi followers di raccontare le proprie. Io ho mostrato un po' di ritrosia perché le mie letture sono assai poco ammirevoli in termini di quantità, nonché piuttosto altalenanti in fatto di qualità (passo con estrema disinvoltura da un classico letterario a un romanzo di puro intrattenimento, da una graphic novel con contenuti profondi a un fumettino senza pretese).
Comunque, visto che non si può dire di no a una blogger così garbata come Cristina e considerato che redigo un elenco sempre aggiornato delle mie letture causa partecipazione a vari forum di lettori, ecco a voi i libri / fumetti letti dal qui presente sottoscritto me medesimo nel corso dell'anno solare 2018:

NARRATIVA
Il cacciatore di aquiloni, di Khaled Hosseini
Gli indifferenti, di Alberto Moravia
La sala rossa, di August Strindberg
Stella mattutina, di Ada Negri
Il signorino, di Natsume Soseki
Il sapore della gloria, di Yukio Mishima
La Cacciatora e altri racconti, di Ada Negri

FUMETTI

L'olmo e altri racconti, storie di Ryuichiro Utsumi e disegni di Jiro Taniguchi
Blue (volume 2), di Angela Vianello
Silver spoon (volumi 1-2-3-4), di Hiromu Arakawa
Il cane che guarda le stelle, di Takashi Murakami
La cronaca degli insetti umani, di Osamu Tezuka
I quaderni giapponesi, di Igort
Frankenstein, storia di Sergio Sierra e disegni di Meritxell Ribas
Your name, storia di Makoto Shinkai e disegni di Ranmaru Kotone
Curiosity Shop, storia di Teresa Valero e disegni di Montse Martin
Solanin, di Inio Asano
Le memorie di Emanon, storia di Shinji Kajio e disegni di Kenji Tsuruta
I viaggi di Emanon, storia di Shinji Kajio e disegni di Kenji Tsuruta
Uzumaki / Spirale (volumi 1-2), di Junji Ito
Trashed, di Derf Backderf 
Junji Ito's cat diary: Yon & Mu, di Junji Ito

Come vedete sono un ottocentesco affetto da nippofilia con passioni fumettistiche ugualmente (ma non esclusivamente) indirizzate verso il Sol Levante.
Quali sono state le letture più gradite? Sono stato fortunato, nel 2018 ho pescato solo cose che mi sono piaciute (anche perché ormai mi avventuro sempre meno al di fuori della mia comfort zone. Ho fatto un'eccezione con Khaled Hosseini e devo dire che mi ha colpito positivamente, ho scoperto un nuovo autore da approfondire).
La doppia presenza di Ada Negri fa capire quanto mi piaccia questa donna dimenticata della letteratura nazionale.
E ora, quotando Cristina vi chiedo: avete per caso letto qualcuno dei libri / fumetti elencati? Se sì, vi sono piaciuti?

giovedì 31 gennaio 2019

Consigli per una migliore lettura dei fumetti digitali

I fumetti in formato digitale, a differenza di quelli cartacei, possono essere letti con diverse tipologie di visualizzazione. Ovviamente molto dipende dal formato in cui sono stati pubblicati (e questo dipende dall'editore) e dall'apparato che si utilizza per leggerli (in questo caso il lettore può scegliere autonomamente).
La lettura tramite pc è quella che offre la visualizzazione migliore delle pagine, con l'evidente scompenso di una maggiore scomodità d'uso.
Tramite tablet e smartphone c'è sicuramente più gusto, specialmente se si tratta di fumetti in formati che permettono di zoomare liberamente le dimensioni della pagina digitale (ad esempio i formati .cbr o .cbz ).
Per quanto riguarda quelli pubblicati dal sottoscritto su amazon, in fase di editing applico una suddivisione in vignette o sezione di vignette per permettere una migliore lettura. Ovvero: la visualizzazione standard è quella della pagina intera, tuttavia con un doppio clic sull'apposito pulsante del kindle (o un doppio colpetto rapido del dito se utilizzate un tablet) viene zoomata la singola vignetta o il singolo particolare che io ho selezionato. É un lavoro che mi fa perdere un po' di tempo quando predispongo l'albo per la pubblicazione, però mi sembra giusto offrire al lettore delle opzioni per una lettura più confortevole.
Voi leggete fumetti digitali? Che apparati usate?

mercoledì 23 maggio 2018

Ispirazione...

La celebrata ispirazione degli antichi è considerata un mito da molti scrittori moderni, secondo i quali scrivere è un'azione concreta che può essere compiuta in modo professionale e con ottimi risultati, senza alcun bisogno di sentirsi "ispirato".
Sarà che sono un tipo un po' retrò, sarà che non sono sufficientemente professionale (in effetti non lo sono proprio per nulla) fatto sta che, per quanto mi riguarda, non riesco a scrivere con la stessa metodicità con cui compio le mie mansioni in ufficio. Per dirla tutta non sono un granché neppure come impiegato, il lavoro lo rimando sempre a domani (ma non ditelo in giro, mi raccomando ;-) 
Quindi vado in controtendenza rispetto alle tendenze in voga: per me l'ispirazione resta un fattore fondamentale, ma non solo per iniziare a scrivere qualcosa: anche per leggere (e pure per lavorare, ormai lo avrete capito).
Non ho dei gusti definiti, così come scrivo senza fissarmi su un genere e passo dal giallo umoristico all'introspettivo e ora al fantasy, anche nella lettura mi piace spaziare. Ci sono degli autori che prediligo, ma non è detto che io legga tutto quello che scrivono. Quindi anche come lettore seguo l' ispirazione del momento. Il mese scorso ho sentito la necessità di leggere il romanzo "Stella mattutina" di Ada Negri perché mi sto appassionando a questa autrice dimenticata che oggi appare antiquata (e magari mi intriga proprio per questo, chissà) e contemporaneamente sto leggendo gli albi del manga "Silver spoon" di Hiromu Arakawa, praticamente come passare dal giorno alla notte nel corso della stessa giornata (oddio, detto così non sembra una stranezza ma semmai una cosa normalissima. Forse lo è davvero?) 
Appena avrò finito questa lettura probabilmente passerò a un libro completamente diverso. Quale?
Non so, mi lascerò guidare dall'ispirazione...


anche questo fa parte dell'operazione di riciclaggio di vecchi post

domenica 26 febbraio 2017

Un sentito ringraziamento a liberliber

Per chi non lo conoscesse, liberliber è un sito che mette a disposizione gratuitamente libri in formato digitale. Per la stragrande maggioranza si tratta di libri con copyright scaduto, con qualche occasionale copyleft di autori viventi.
Trattandosi di opere datate, risalenti a epoche in cui la stampa su carta era l'unica pubblicazione possibile, la digitalizzazione avviene nel modo più primitivo, ovvero con la paziente trascrizione del testo orignale su un file word da parte di moderni amanuensi forniti di tastiera.
É solo grazie al loro lavoro che ho potuto leggere libri ormai scomparsi da ogni catalogo editoriale e difficili da reperire persino nelle biblioteche; scritture ormai dimenticate eppure a modo loro gradevoli (ne avevo parlato qui, qui e qui).
In questi giorni sto apprezzando un altro di questi volumi obliati della storia letteraria nazionale: Di giorno in giorno, un testo di prose di Ada Negri, una poetessa e scrittrice meno ricordata di quanto meriterebbe.
Il genere della prosa non prettamente narrativa, sospesa tra autobiografia, diario di viaggio, esposizione dei propri pensieri e annotazioni di sensazioni che durano solo un attimo eppure lasciano il segno nell'anima, è un genere non particolarmente diffuso, quantunque abbia tuttoggi i suoi apprezzabili esponenti.
Parlando solo di autori italiani, di questo medesimo genere avevo letto l'emotivo Il mio carso di Scipio Slataper e l'assai più oscuro - onestamente troppo oscuro - collage di prosa e poesia dei Canti orfici di Dino Campana. Anche questi grazie a liberliber.
Quindi, se in questi giorni mi sto godendo una lettura inusuale ma gradevole, è doveroso che io ringrazi pubblicamente non solo l'ormai deceduta autrice ma anche coloro che rendono possibile la sopravvivenza on line delle sue opere.

Non ricordo d'aver mai veduto testa di fanciulletta che possegga tale purezza, biondezza, superba perfezione. Non  posso descriverla. Non  credo  che la vera bellezza si possa descrivere: è  un mistero. Mi colpisce in questa creatura una gravità superiore ai suoi anni:  direi (ma è possibile?) ch'è già consapevole di dover portare tutta la vita un segno diverso, un peso prezioso. Mi fissa, senza timore, vedendosi fissata: indifferente alla mia meraviglia, certo avvezza a udirsi lodare, già esperta a legger l'ammirazione nelle facce rivolte a lei. Le sue larghe pupille nuotano in una liquida luce bluastra fra le ciglia  piú scure dei capelli: il loro sguardo vien di lontano, o dal profondo, ch'è lo stesso.

giovedì 24 settembre 2015

Autobiobibliografia

Alla fine ho deciso di partecipare al meme lanciato da Ivano con questo post ispirato a un'affermazione di Henry Miller.
Ho atteso un po' perché - come avevo spiegato a Ivano stesso - la formula di proporre cento libri che mi hanno influenzato la trovo, nel mio caso, eccessiva. Ritengo che affermare di essere stato "influenzato" da un libro significa sottintendere che quella lettura ha lasciato dei segni permanenti nella propria concezione e percezione della vita. Ho letto moltissimi romanzi interessanti, commoventi, drammatici, pagine capaci di suscitare emozioni profonde, ma non di cambiare la mia psiche e neppure di aprirle nuove strade inesplorate.
Una classificazione del genere posso riconoscerla solo a un numero limitato di letture, non le cento che richiede il meme, tuttavia mi accodo con questa versione personalizzata (so per esperienza che Ivano è molto accomodante e non mi toglierà il saluto per aver snaturato il suo meme ;-)
Prima di proporre la mia lista premetto che in un certo senso io avevo già parlato dei libri che mi hanno influenzato con un tag apposito, librivissuti. Quindi per incominciare ripropongo i titoli di cui avevo già parlato nei post associati a quel tag:

-Confessioni di una maschera, di Yukio Mishima
-La vita è altrove, di Milan Kundera
-Il libro dell'inquietudine, di Fernando Pessoa
-La metamorfosi, di Franz Kafka
-Una stanza tutta per sé, di Virginia Woolf
-La condizione umana, di André Malraux
-Altre inquisizioni, di J.L. Borges
-Les enfants terribles, di Jean Cocteau
-Sanshiro, di Natsume Soseki
-Camera con vista, di E. M. Forster
-Il Decameron, di Giovanni Boccaccio
-Il Signore degli Anelli, di J.R.R. Tolkien
-Zorba il greco, di Nikos Kazantzakis
-Le particelle elementari, di Michel Houellebecq

A questi ne aggiungo altri che forse in futuro saranno anch'essi oggetto di post specifici nel tag "librivissuti", libri a proposito dei quali non posso negare che mi abbiano realmente influenzato.

-Memorie dal sottosuolo, di Fedor M. Dostoevskj
-Moby Dick, di Herman Melville
-Gita al faro, di Virginia Woolf
-La porta senza porta, di Mumon
-Candido, di Voltaire
-L'amante di Lady Chatterley, di D.H. Lawrence
-Le baruffe chiozzotte, di Carlo Goldoni
-Lezioni spirituali per giovani samurai, di Yukio Mishima
-La conquista dell'America. Il problema dell'altro, di Tzvetan Todorov
-Novelle per un anno, di Luigi Pirandello
-L'allegria, di Giuseppe Ungaretti
-gli haiku di Kobayashi Issa
-Eternidades, di Juan Ramón Jiménez
-I fiori del male, di Charles Baudelaire

e sebbene non si possa parlare di libri in senso stretto ma semmai di fumetti, mi sento nell'obbligo di aggiungere

-le strisce dei Peanuts di Charles Schulz
-le strisce di Mafalda di Quino

raggiungendo così un totale di trenta voci (le ultime due non si possono definire "libri" poiché potrebbero essere suddivise in decine di volumi se si considerano le varie pubblicazioni nel corso degli anni).
Che ne dici Ivano: anche se ho adempiuto solo al 30% del lavoro, mi accetti fra i partecipanti al meme?

giovedì 4 settembre 2014

Libri vissuti - Le particelle elementari

Raccontare l’evoluzione della società occidentale nella seconda metà del XX secolo in un libro che ha la struttura di un romanzo e mescola il linguaggio scientifico di un saggio antropologico a una prosa altamente provocatoria. Mettere insieme contesti realistici e situazioni verosimili affiancandoli alle loro evoluzioni iperrealistiche e inverosimili con tale naturalezza da far sorgere il dubbio al lettore su quale sia il reale confine fra il materialmente documentato e l’immaginato.
Questi sono gli elementi caratterizzanti de “Le particelle elementari” di Michel Houellebecq.
Terzo romanzo da me letto dello scrittore francese, dopo "Piattaforma" e "Estensione del dominio della lotta", ho ritrovato temi ricorrenti e situazioni analoghe: disagio esistenziale, sessualità distorta e ossessiva, paranoie, volgarità, onnipresenza della morte e del decadimento fisico.
I tre romanzi citati non sono sullo stesso livello, c’è una certa discontinuità, però, bisogna ammetterlo, Houellebecq sa scrivere. Sa raccontare, sa provocare nella maniera corretta, sa creare dubbi, sa organizzare i dati sociologici in modo non improvvisato, sa ideare scene e situazioni grottesche sempre ben riuscite. E “Le particelle elementari” è il più riuscito.
Prescindendo dal finale e dall’ipotesi su come potrebbe evolversi l’umanità anche in senso biologico in base agli studi di Michel, uno dei due protagonisti, il vero indimenticabile personaggio del romanzo è Bruno, l’essere umano malriuscito: un condensato di nevrosi, perversione, ipocrisia, disperazione, vigliaccheria, rabbia, rancore, egoismo e materialismo. Una caricatura dell'uomo occidentale contemporaneo, un personaggio letterario che potrebbe essere il discendente attuale della voce narrante che si confessa nelle "Memorie del sottosuolo" di Dostoevskj (paragone che a molti sembrerà blasfemo ma che io mi azzardo a proporre).
Una lettura difficile, spiazzante, una sfida per il lettore che vale la pena di affrontare.

domenica 22 giugno 2014

Leggere in GdL

Essendo un sociopatico, peraltro assai individualista, tendo a scegliere ogni cosa di testa mia.
Le letture in particolare: non mi lascio influenzare né dalla moda del momento né dai consigli altrui.
Però da alcuni mesi sto scoprendo - ed è sorprendente per me - che leggere in gruppo può essere un'esperienza interessante.
Ho partecipato sul web a diversi Gruppi di Lettura (GdL) e siccome in questi casi è necessario mettere d'accordo più teste può capitare che il libro prescelto dalla maggioranza sia un libro che il lettore in minoranza non conosceva neppure o non avrebbe mai immaginato di leggere. O addrittura che presupponeva in partenza di non apprezzare.
Invece si finisce con lo scoprire pagine originali, autori imprevisti, narrazioni inattese.
La condivisione con altri delle proprie impressioni di lettura aiuta sicuramente a vivere con maggiore interesse lo scorrere della vicenda e i temi trattati.
Insomma, il GdL può essere un modo diverso di vivere la passione per i libri.

E voi, avete mai partecipato a un GdL?

mercoledì 7 maggio 2014

Serissimi consigli per la... lettura

Qualche anno fa vidi una commedia inglese abbastanza simpatica, pur senza essere memorabile.
Il protagonista è uno sceneggiatore televisivo di mezza età, un tranquillo uomo sposato che sta creando lo script per un film, al quale viene affiancato un giovane regista trasgressivo.
Discutendo a proposito di una certa scena, il regista propone che la protagonista assuma delle sostanze stupefacenti e abbia un trip visionario, ma lo sceneggiatore si oppone sostenendo che il personaggio in questione non fa ricorso a droghe.
Il regista lo fissa perplesso e gli chiede di confermargli se, come lui aveva capito, si tratta di una donna che ha superato i trent’anni.
Lo sceneggiatore conferma.
Allora il regista si fa ancora più perplesso, poi di colpo radioso, e pieno di entusiasmo elogia la fantasia incredibile dello sceneggiatore. Si complimenta sinceramente con lui perché è riuscito a immaginare una trentenne che non si è mai drogata in vita sua, una cosa inverosimile…
Questa scena sopra le righe racconta bene il rischio in cui incorriamo spesso come lettori (o scribacchini): contestualizziamo i personaggi e i loro comportamenti in base alle nostre esperienze personali e – soprattutto – all’epoca e al luogo in cui viviamo, dimenticandoci che non siamo i depositari dell’esperienza umana nella sua totalità. Socialmente, geograficamente e cronologicamente parlando noi ne sperimentiamo soltanto una piccola porzione, saremmo dei presuntuosi se credessimo che la nostra limitata conoscenza possa essere estesa universalmente.
Invece spesso capita. Magari si legge un romanzo vecchio di duecento anni e di fronte alle smanie coniugali della protagonista viene da pensare: “Ma questa è ossessionata solo dall’idea di sposarsi? Che razza di femmina superficiale e insignificante!”, dimenticando che due secoli fa per una donna molte strade erano chiuse, e restare “zitella” significava trascorrere la propria vita a invecchiare precocemente facendo da badante ai genitori e a vivere in condizioni economiche assai precarie, visto che le ricchezze di famiglie sarebbero state utilizzate come dote per le sorelle sposate, e la sorella nubile non avrebbe potuto neppure lavorare per mantenersi poiché all’epoca le donne erano escluse dall’istruzione e conseguentemente da molte carriere professionali.
Oppure, tornando all’ambito cinematografico, mi viene in mente una scena di una commedia americana degli anni ’30 con James Stewart e Ginger Rogers in cui una grassa cameriera nera si dichiara pronta a lasciare suo marito se per caso questi le proibisse di fumare. Vista con gli occhi di oggi può sembrare una sequenza di cattivo gusto: il classico stereotipo razziale che dipinge la donna nera come una popolana ignorante dedita a vizi sottoproletari che possono nuocere alla salute. Ma nel corso del film anche Ginger Rogers fuma piuttosto disinvoltamente (i pericoli della nicotina erano sottovalutati a quell’epoca) e scopre che persino sua suocera ama il tabacco e fuma di nascosto per evitare rampogne dal marito. Pertanto è verosimile che gli spettatori degli anni ’30 percepissero la scena con la cameriera di colore in modo tutt’altro che negativo: probabilmente lei incarnava la semplicità e la schiettezza delle donne del popolo in contrasto con l’ipocrisia delle dame dell’alta società.
Insomma, occorre saper contestualizzare in maniera corretta, altrimenti si rischia di fraintendere completamente la condotta e il simbolismo dei personaggi.
Alzi la mano chi è caduto almeno una volta in questo errore…

sabato 9 marzo 2013

Posso brevettarlo?

Poiché non mi interesso granché alle chiacchiere sulla gente, ho un'enorme difficoltà a tenere a mente i vari rapporti di parentela o le situazioni interpersonali che esistono fra Tizio e Caio.
Il problema è quando i pettegolezzi in questione non sono mera conversazione condominiale ma l'essenza della trama di un romanzo.
Come fare per memorizzare i legami fra i personaggi e le evoluzioni nei loro sentimenti reciproci senza dover rileggere di continuo le pagine precedenti?
Io sto sperimentando un segnalibro con annotazioni, ovvero una striscia di carta bianca sulla quale trascrivo le varie informazioni man mano che la vicenda procede.


Che ne dite, è un'idea da brevettare?

mercoledì 6 marzo 2013

Il buon lettore

Nella prima prefazione della “Storia universale dell’infamia”, Jorge Luis Borges scrive:

A volte credo che i buoni lettori siano dei cigni persino più oscuri e singolari rispetto ai buoni autori. Nessuno mi negherà che i meriti attribuiti da Valéry al suo più che perfetto Edmond Teste sono evidentemente meno importanti rispetto a quelli di sua moglie e dei suoi amici.
Leggere, all’atto pratico, è un’attività posteriore rispetto allo scrivere: più rassegnata, più civile, più intellettuale.

Tralasciando il riferimento erudito al poeta francese Paul Valéry e al suo immaginario monsieur Teste, mi chiedo se questa glorificazione del lettore posta nell’introduzione di un libro debba considerarsi una lusinga o un'opinione sincera.
Propendo per la seconda ipotesi, anche perché Borges stesso era un lettore prima ancora che uno scrittore. I suoi racconti e saggi denotano un’attitudine alla lettura che raggiunge dimensioni gigantesche, quasi impressionanti. Lui stesso talvolta parlava della propria vita sostenendo che l’aveva trascorsa più leggendo che vivendo. Evidentemente riteneva che ne valesse la pena.
Ma come si potrebbe definire “un buon lettore” dal punto di vista dell'autore?
Io ci provo partendo da un dato di fatto: tra scrittore e lettore si crea talvolta una compenetrazione che trascende il tempo e lo spazio. A molti lettori appassionati capita di incontrare un autore che sembra parlargli direttamente e con il quale condividono ogni singolo concetto espresso tramite la pagina scritta.
Nel suo breve commento Borges osserva questo fenomeno dal lato opposto. Presumo (ma ovviamente posso sbagliare) che intendesse dire che dal punto di vista dell’autore l’esistenza di questi “buoni lettori” definiti “oscuri e singolari” è probabilmente la più grande soddisfazione che derivi dalla scrittura, quasi quanto la scrittura in se stessa e l'eventuale successo in termini di vendite.
Con spirito borgesiano, inserisco una citazione colta tratta da un libro sullo zen di Tsai Chi Chung per esprimere più dettagliatamente la mia idea.
Si narra che Bo Ya fosse un eccellente suonatore di cetra. Zhong Ziqi amava ascoltarlo, e andava letteralmente in estasi mentre il musicista eseguiva le sue melodie. Il giorno in cui Zhong Ziqi morì, Bo Ya tagliò le corde della sua cetra e non suonò mai più, perché trovare qualcuno che amasse così profondamente la sua musica era quasi impossibile. Nel momento in cui Zhong Ziqi se ne era andato, Bo Ya aveva perso una parte di se: era ancora vivo, ma il piacere di suonare era morto assieme al suo ascoltatore più appassionato.
Ecco, penso che un “buon lettore” sia qualcuno che raggiunge una simbiosi di questo genere con taluni autori, ovviamente in un senso assai ampio e senza raggiungere l’apice estremo della storia zen citata.

mercoledì 27 febbraio 2013

Leggere leggere leggere...

Leggere non è un’attività sempre uguale a se stessa. Esiste la lettura impegnativa, la lettura di svago, quella di studio, quella informativa… Un articolo sul quotidiano viene letto con scopi diversi rispetto a un classico della narrativa o un manuale di introduzione all’astronomia.
Resta la certezza che leggere è un attività intellettuale, anche quando il testo non si può classificare come tale. L’intellettualità della lettura ripetuta quotidianamente implica l’abituare il proprio cervello a elaborare concetti che originano esclusivamente dai caratteri alfabetici simboleggianti parole e frasi anziché limitarsi agli stimoli sensoriali più diretti di vista, udito, gusto, olfatto e tatto. Per come la vedo io, non ne consegue una diminuita importanza dei sensi ma semmai la nascita di un senso supplementare, per così dire, ovvero lo sviluppo del pensiero. Basta non esagerare, ma questo vale per ogni attività umana.
Tutto questo preambolo per dire che se qualcuno mi chiede “Non ti sembra di leggere troppo?” non ho una reazione sdegnata. Anzi, cerco di analizzare oggettivamente il senso di questa domanda che sa tanto di critica.
E ammetto che in talune circostanze forse eccedo nell’astrarmi dal mondo circostante, preferendo leggere qualcosa anziché integrarmi nelle conversazioni estemporanee che nascono all’interno di compagini umane provvisorie (tipo in una sala d’attesa o sul vagone di un treno).
Il problema – per così dire – è che leggere mi piace. Potrei persino definirlo un mio vizio, anche se fortunatamente non dovrebbe avere conseguenze sulla salute (al massimo mezzo grado di vista in meno, ma ho notato che la maggior parte delle persone coi miei anni hanno più o meno la stessa carenza visiva, prescindendo dal leggere molto o nulla). Sicuramente non riesco a considerarlo neppure una virtù.
Mia zia mi raccontava che quando si complimentavano con lei per la sua estrema discrezione e per l’incapacità di fare pettegolezzi, rispondeva che non meritava elogi perché non compiva alcuno sforzo per attenersi a questa virtù: interessarsi agli affari altrui le pareva un fastidio e non un piacere, quindi non doveva imporsi alcuna disciplina.
Potrei usare le stesse parole per la mia abitudine a leggere (e scrivere). Se in qualche modo eccedo, beh, spero che i miei amici e famigliari possano perdonarmi ;-)

mercoledì 16 maggio 2012

Recensisco?

No, direi di no.
Il dubbio me lo ha fatto venire Gianluca con un suo ottimo post sull'argomento.
Io scrivo le mie opinioni (preferisco chiamarle così) sui libri che leggo, e le inserisco nella community anobii.com
Onestamente non mi pongo problemi sull'eventuale influenza che esse possono causare su altre persone a leggere o non leggere un certo romanzo, un po' perché dubito che le mie opinioni siano così seguite e ritenute degne di fiducia incondizionata, e un po' perché credo che giudicare qualcosa rientri comunque nella normale dialettica della differenza dei punti di vista, presente in ogni conversazione o monologo espositivo, sia verbale che scritto.
 Se dovessi dire "perché le scrivo", direi: più per me stesso che per gli altri. Sono un promemoria di ciò che ho letto e dell'impressione che mi ha lasciato. Un'annotazione a margine sulle sensazioni che mi ha trasmesso questo o quel libro.

lunedì 5 marzo 2012

Topolino per arrivare a Pirandello?

In questi giorni i miei genitori stanno ristrutturando la loro casa, e da scaffali sperduti sono saltati fuori colonne di fumetti.
Eh sì, perché anche se sono un uomo adulto e maturo con una sua famiglia, ancora conservo i vecchi albi in quella che un tempo fu la mia cameretta. Ho fatto visita ai miei nel week end e ho visto le pile di volumetti accumulati in un angolo: tanti numeri di Provolino, Braccio di Ferro, Geppo, Topolino, Charlie Brown, Andy Capp... E poi Martin Mystère, Dylan Dog, i manga di Kappa Magazine... (tutti quelli della mia generazione sono autorizzati a sospirare e ricordare l'infanzia e la prima adolescenza).
Nell'ultimo post sottolineavo i vuoti enormi nelle mie letture dei cosiddetti "classici", e per un attimo ho pensato che se non avessi letto così tanti fumetti forse avrei dedicato più spazio alla letteratura.
D'altro canto però certi libri non credo che possano essere letti a quattordici anni o addirittura meno. Come mi faceva notare Lucrezia in un commento, l'esperienza della vita è fondamentale per capire meglio il senso di certi ragionamenti della voce narrante di "Memorie dal sottosuolo" di Dostoevskij o quelli di Vito Moscarda in "Uno, nessuno e centomila".
E poi, inoltre, ho notato un'altra cosa che mi ha ispirato questo post, ovvero: tutti quelli che conosco che sono stati accaniti lettori di fumetti, nel corso degli anni sono diventati lettori di narrativa. Accanto ai pochissimi che hanno sempre letto romanzi e racconti sin da quando avevano undici anni, e a quelli che non hanno mai letto nulla (e continuano a non leggere nulla), e ci sono quelli come me che hanno iniziato con Topolino per poi arrivare a Pirandello. Non conosco nessuno che abbia iniziato coi fumetti e lì si è fermato o che poi ha smesso di leggere. Dai fumetti alla letteratura sembra che il passo sia automatico, sia pure con tempi più o meno lunghi e risultati assai diversi.
Sarà proprio così? Possibile che i fumetti da edicola, quelli tanto disprezzati da prof e intellettuali, riescano invece a formare un futuro lettore adulto? Meglio i fumetti della televisione o dei videogiochi?
Chissà...

venerdì 2 marzo 2012

Il punto della non-situazione

Quando posto un messaggio intitolato "il punto della situazione" o giù di lì, si vede che sono confuso.
In effetti si fa il punto della situazione quando tante attività si accumulano insieme e bisogna necessariamente mettere ordine. Nel mio caso non ho ancora raggiunto livelli di complicazione così elevati, tuttavia ogni tanto devo fare da autista a un mio congiunto per portarlo a un noto policlinico romano, e come potete immaginare non sono momenti piacevoli. Il tempo libero rimane, ma con qualche pensiero spiacevole in più per la testa... Forse è per questo che preferisco vivere nel 1908 in una torre d'avorio decorata in stile liberty.
Comunque, in mezzo a questi piccoli problemi, qualcosa sto scrivendo sebbene con poco costrutto. Anzi: per essere precisi sto traducendo ;-) altri racconti dello scrittore Hiroshi Miura. Evidentemente non posso farne a meno.
Sto anche editando un mio vecchio ebook di genere mainstream (o meglio: narrativa tradizionale, gli anglicismi vanno usati solo quando servono davvero).
Infine, ho in bozza un racconto vagamente steampunk (ecco, in questo caso il termine inglese è insostituibile) che forse potrei pubblicare a puntate sul blog. Almeno avrei un post a settimana già definito :-)
E poi naturalmente leggo. Più leggo e più mi accorgo di quanto poco ho letto. Sono troppi i libri e gli autori che ancora non compaiono nel mio mobile libreria o nel mio palmare. In questi giorni sto leggendo per la prima volta opere di Dostoevskij, e ho provato due sensazioni: comprensione profonda del perché certe opere diventano classici universali, e altrettanto profonda vergogna facendo un elenco rapido dei tantissimi classici che ancora non ho mai affrontato... Spero di colmare almeno in parte le mie gigantesche lacune.

venerdì 17 febbraio 2012

Samizdat

Durante gli anni ’50 e ’60, nei paesi dell’est europeo dominati dai regimi totalitari comunisti si sviluppò una particolare forma di aggiramento della censura, il samizdat. Il fatto che sia nato proprio in quel contesto non ha nulla a che fare col colore politico: un fenomeno simile avrebbe potuto prendere vita anche in nazioni vittime di una dittatura di destra o di una teocrazia.
A quei tempi non esistevano internet, i personal computer o qualunque altra forma di digitalizzazione del testo. Tanto meno posta elettronica e fax. C’erano la carta e l’inchiostro e la posta ordinaria. Punto. Ovviamente le tipografie erano strettamente controllate dal regime, e stampare una qualunque cosa avversa al potere politico era pressoché impossibile oltre che rischioso. Inoltre la corrispondenza era controllata, e un pacco con dentro un libro non sarebbe passato inosservato.
E allora chi voleva leggere opere censurate doveva rischiare, facendosi consegnare di persona da un amico il libro in forma di pagine dattiloscritte, e doveva inoltre assumersi l’onere di trascriverle a sua volta. Quando si riceveva la risma di fogli battuti a macchina con romanzi o saggi vietati dalla censura, non veniva chiesto solo di leggerli, ma anche di farli circolare. Quindi si infilavano nella macchina da scrivere due pagine A4 bianche con una carta carbone in mezzo, e si ricopiava il testo ricevuto clandestinamente. In questa maniera si poteva regalarne una o due copie anche ad altri lettori sovversivi, che a loro volta avrebbero poi dovuto improvvisarsi scrivani.
Trascrivere un romanzo di diverse centinaia di pagine è un’operazione che richiede tempo, tempo sottratto alla vita di tutti i giorni. Eppure c’era chi lo faceva per due motivi fondamentali: perché era felice di poter leggere ciò che era vietato, e perché voleva rendere felici altre persone con lo stesso dono. A rischio di finire sotto processo per violazione della legge. Perché leggere, e ancor più copiare e far circolare certi libri, era un reato grave.
Noi per fortuna non abbiamo questi problemi. Possiamo leggere quel che vogliamo e – forse proprio perché la cosa appare scontata – c’è tanta gente che non legge nulla. Chissà se proibire i libri renderebbe la lettura più interessante anche per coloro che normalmente non le danno alcuna importanza… Ovviamente è meglio non saperlo: il giorno in cui accadesse qualcosa del genere significherebbe che la nostra libertà è stata tremendamente limitata, non solo nel campo dei libri.
Comunque lancio un’idea: provate a raccontare cosa è stato il samizdat a qualche vostro conoscente che reputa la lettura una perdita di tempo, e poi proponetegli un libro… proibito. Forse potrebbe essere incuriosito dalle pagine bianche coi caratteri tipografici impressi sopra.

mercoledì 1 febbraio 2012

Un libro per caso

Una delle cose più belle dei libri è che ognuno può trovarci delle emozioni diverse. Il testo è sempre lo stesso, ma ogni lettore è unico, e la reazione è legata alla sua personale esperienza della vita.
Qualche giorno fa, per puro caso, ho scovato su liberliber un ebook con una raccolta di racconti di Amalia Guglielminetti, una delle tante scrittrici dimenticate della nostra letteratura.
Sono storielle umoristiche scritte negli anni ‘20, un umorismo leggero come l’aria, e si sa che l’aria può avere fragranze diverse. Per qualcuno potrebbe essere vecchia e stantia, io invece ho respirato un aroma particolare, quello di una casa abitata da una persona anziana dove tutto profuma di ricordi.
Mia zia è stata giovane proprio negli anni ‘20 e ‘30. Un periodo che purtroppo evoca uno dei momenti più bui della storia italiana, e infatti talvolta lei stessa mi raccontava dell’insopportabile retorica propagandistica del regime, dell’ipocrisia dei gerarchi, delle tante spiacevoli limitazioni alla libertà personale alle quali ha dovuto sottostare. Però non si può vivere solo di brutti ricordi, e così mi parlava anche delle cose piacevoli, del lato insospettabilmente spensierato di quegli anni: le serate danzanti in cui le signore con la tiara e la piuma in testa ballavano il charleston, gli appuntamenti mondani alle terme e allo stabilimento balneare in cui si spettegolava sui flirts delle dive Lyda Borelli e Francesca Bertini… e poi le gag di Ettore Petrolini, la radio che trasmetteva le canzoni di Alberto Rabagliati. Quando era particolarmente di buonumore mia zia canticchiava i motivetti del Trio Lescano.
Ecco, lei riusciva a raccontare i momenti leggeri di quei decenni tristi, ovviamente dal suo punto di vista di donna, e sapeva trascinarmi nel regno dei suoi ricordi. La stessa leggerezza e la stessa femminilità avvolgono queste storielle di Amalia Guglielminetti, sicuramente dimenticabili sul piano letterario ma capaci di rievocare i momenti frivoli di quel periodo, gli stessi momenti che mia zia condivideva nostalgicamente con me.
Perciò, anche se non è certo un capolavoro, non chiedetemi di stroncare questo libro, non ne sarei capace. Mi sembrerebbe di fare un torto a mia zia e ai pomeriggi che talvolta passavo a casa sua quando lei era ancora di questo mondo.

sabato 29 ottobre 2011

Il mese della...

... produzione indipendente? letteratura sfigata?
Il nome giusto lo deciderò alla fine, accettando anche i consigli che vorrete darmi. Ma prima devo articolare meglio il concetto.
Nel mese di ottobre appena trascorso mi sono interessato prevalentemente di narrativa autoprodotta. La quantità di pagine lette non pubblicate è stata superiore a quelle regolarmente dotate di isbn. Per molti bloggers del "circolo" web-letterario che frequento, questa è una cosa abbastanza normale. Possono variare le proporzioni, ma tutti utilizzano una parte del loro tempo per scoprire e valutare le opere prive di un editore.
Ebbene, lancio una proposta a tutti gli anonimi che talvolta capitano da queste parti: dedicare - almeno parzialmente - il mese di novembre all'autoproduzione (o alla letteratura sfigata, fate voi).
Tantissimi lettori partono dal presupposto che un romanzo/racconto che non è passato attraverso una selezione editoriale o un concorso è verosimilmente scadente, e la sua eventuale lettura costituirebbe uno spreco di tempo, che in genere è sempre poco. Perciò preferiscono concentrarsi sulla narrativa certificata, quella reperibile nelle librerie.
Questo atteggiamento diffidente è pienamente comprensibile, ma io vi propongo di fare un'eccezione per un solo mese all'anno. In proporzione vi toglierebbe un dodicesimo del tempo dedicato ai libri, una percentuale inferiore al 10%. É accettabile, no?
Ed ecco che si ritorna al punto di partenza: vorrei che il mese di novembre diventasse il mese della...
... autoproduzione letteraria? carità per gli scribacchini?
(L'adesione al programma e i suggerimenti per il nome da dargli sono estremamente graditi :-)

giovedì 6 ottobre 2011

Adozioni letterarie

Raccolgo l'appello di Alex per la salvaguardia della narrativa a rischio di estinzione, e mi adopero pubblicamente affinchè gli ebook di noi scribacchini vengano dichiarati "specie protetta" ;-)
Nel mio piccolo voglio adottare Ucronie impure, e anche se ha l'aria di una mossa interessata visto che uno dei racconti che compongono la raccolta è mio, garantisco che questo aspetto è secondario.
É un ebook da salvare per quello che rappresenta: un'iniziativa non istituzionale, una tematica poco sfruttata (almeno in Italia), un coinvolgimento notevole a livello partecipativo. I contenuti poi sono fuori discussione: racconti ben scritti, originali, inusuali.
Per questo è importante che l'attenzione su questa raccolta rimanga alta. Ho notato che su lulu.com a oggi non c'è neppure un giudizio, una recensione, un voto.  Sarebbe un peccato se l'oblio cadesse su questo ebook.
A maggior ragione, segnalo le recensioni a me note che sono comparse in rete:
Gianluca Santini
Mosche bianche
Doktor Geiger
Shaggley
Temistocle